Archive for ottobre, 2018

Poesia di ottobre: “Spesso banale”

sabato, ottobre 27th, 2018

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Come tutti gli abitanti della vita, ciascuno di noi artisti cerca una risposta ai propri interrogativi esistenziali. O almeno una poesia, un racconto, un romanzo, un quadro, una scultura, una sinfonia, una canzone.
Io di poesie (che spesso, ultimamente, mi sforzo d’incrociare con la prosa ritmica) ne trovo sempre molte. Moltissime. Forse troppe. E dato che non so più dove metterle o stiparle, le scarico a voi, cari amici del «Cofanetto Magico». Che dire? Spiacente davvero d’importunarvi così tanto…

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La posta del cuore dei nostri amici animali di Imma Paone. La cannabis terapeutica

mercoledì, ottobre 24th, 2018

Cara dottoressa Imma,
mi chiamo Chiara, sono italiana, della provincia di Caserta, ma ormai vivo da anni negli Stati Uniti.
Ho il piacere di leggere questo giornale web da anni ormai e seguo con interesse la sua rubrica sugli animali.
Avevo una curiosità da chiederle per avere ulteriori informazioni e magari anche un suggerimento.
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Alberobello. Il culto dei Santi Medici

lunedì, ottobre 22nd, 2018

Fotografia di Gianfranco Ricupero

Ricordo di aver avuto 5 o 6 anni quando, un pomeriggio, mentre giocavo in bicicletta con le mie amichette nel tratturo di casa, vidi allo sbocco della statale una miriade di gente a piedi.
Scena che si ripete, ogni anno, negli ultimi giorni di settembre e che si dilunga per una decina di giorni con maggiore affluenza nei fine settimana. Una tradizione che prevede il pellegrinaggio alla volta di Alberobello, in onore dei Santi Medici Cosma e Damiano, il cui culto inizia nel 1600. I fedeli, ma anche soli curiosi, provengono dai paesi limitrofi come da Martina Franca, Locorotondo, Cisternino, Fasano, Noci, e dalla regione in genere.
L’usanza del pellegrinaggio, risalente al XVIII secolo, continua a rinnovarsi grazie al rimando da padre in figlio.

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Esserci adesso. Storia curiosa di una antica avventura fotografica londinese

giovedì, ottobre 18th, 2018

Questa storia ha 21 anni e qualche mese. Ma è iniziata 22 anni fa. Ed è assolutamente vera. Posso dirlo con granitica certezza, perché è capitata a me.

Più o meno in questi stessi giorni di ottobre del 1996 ero a Londra per una vacanza organizzata dal mio amico Franco, che quasi senza avvertirmi, anzi più esattamente senza aspettare una mia conferma, un po’ a sorpresa aveva prenotato volo e hotel, consapevole di una mia debolezza del resto inconfutabile: ad una vacanza a Londra io non so mai dire di no. Ci sono stato, per periodi che variano da un giorno a un mese, ben otto volte, e sto pensando di tornarci prestissimo, forse già nel prossimo novembre.

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Rampina, una favola dei nostri giorni (7° episodio)

lunedì, ottobre 8th, 2018

Immagine realizzata da Marica Caramia, ispirata dalla
favola di Rampina di Valentino Di Persio

In questo capitolo, la nostra Rampina non si lascia sfuggire l’occasione per compiere un atto eroico che salverà il suo benefattore da una situazione di pericolo. L’episodio è propedeutico a quello finale nel quale la nostra eroina dovrà fare una scelta obbligata per il suo futuro.
Buona lettura!

Clicca qui per l’episodio precedente.

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Olanda. Polemica sul taser, pistola elettrica, usata anche per pazienti psichiatrici. E’una questione etica. Sono malati. Non criminali!

mercoledì, ottobre 3rd, 2018

L’anno scorso nei Paesi Bassi è iniziato un esperimento che dava la possibilità a 300 agenti dei reparti mobili di usare il taser non solo sui malfattori ma anche su pazienti particolarmente aggressivi, affetti da patologie psichiatriche.

Il taser, o dissuasore elettrico, è una specie di pistola che genera scariche elettriche in grado di stordire ed immobilizzare una persona. Quando si preme il grilletto vengono sparati due piccoli dardi di metallo entrambi collegati ad un filo, da cui non si distaccano neanche quando toccano l’obiettivo, il quale viene colpito da una scossa di corrente che passa da un puntale di metallo all’altro creando un’immediata paralisi dei muscoli. Il corpo si irrigidisce e cade a terra. Questi due dardi saettano a 55 metri al secondo. Non è necessario che si conficchino sotto la pelle, è sufficiente che tocchino i vestiti.

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Editoriale. Il dolore negli animali e l’elaborazione del lutto.

lunedì, ottobre 1st, 2018

Commovente: un’orca ha continuato a nuotare per due giorni tenendo fuori dall’acqua il suo baby morto poco dopo la nascita, non riuscendo a staccarsi definitivamente da esso, lasciandolo andare a fondo…

L’orca della specie J35 di cui parlo in questo articolo, mentre cerca di tenere in superficie il corpo del suo baby appena morto. Andrà avanti per ben due giorni a nuotare provando a mantenerlo a galla, una specie di tentativo di rianimazione e di elaborazione del lutto, non riuscendo a separarsi definitivamente da esso. FOTO: DAVE ELLIFRIT & KEN BALCOMB, CENTER FOR WHALE RESEARCH

Più volte nel mio editoriale ho parlato dell’amore materno negli animali, a cominciare da quello di mamma polipo che si sfinisce di fatica sino a morire pur di mantenere in vita i suoi piccoli appena nati. Oggi vi parlo di un episodio altrettanto commovente ed eccezionale, avvenuto lo scorso 24 luglio: si tratta di un’orca marina che è stata seguita lungo la costa canadese Victoria, nell’Oceano Pacifico, dall’organizzazione americana per la difesa delle balene Center for Whale Research.

Dopo il parto purtroppo il suo cucciolo è vissuto soltanto 45 minuti. Ma mamma orca non è riuscita a separarsene subito; anzi, ha cercato in tutti i modi di rianimarlo spingendolo con il muso in modo da mantenerlo sulla superficie dell’acqua, così da non farlo cadere dentro e affondare. Tutto questo per due giorni interi. Instancabilmente, senza avere la forza di lasciarlo andare.

Un bellissimo esemplare di orca. I figli delle orche sono noti per rimanere insieme alle madri anche dopo aver raggiunto l’età adulta. Esse li aiutano nella ricerca del partner, per assicurarsi di avere una discendenza. Vivono dai 30 ai 50 anni. Emettono vari tipi di suoni per comunicare tra loro: si tratta di fischi e grida usati a seconda delle diverse circostanze. Ogni pod ha un suo suono distintivo che viene tramandato di generazione in generazione, per un massimo 6 generazioni.

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