Posts Tagged ‘mauro almaviva’

Gli Himba e le cascate Epupa in Namibia

giovedì, dicembre 22nd, 2016

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Gli Himba hanno la medesima origine etnica degli Herero, etnia pastorale arrivata nel Kaokoland, nel nord della Namibia al confine con l’Angola, nel 16° secolo.
Mentre la maggioranza degli Herero continuò in seguito la migrazione verso sud, una parte restò; attorno alla metà dell‘800, essi furono vittime di scorrerie di predatori Nama che li derubarono, progressivamente, di quasi tutto il bestiame.
Molti di loro fuggirono oltre il fiume Kunene in quella che ora è l’Angola. Qui, privati di quasi tutto e ridotti allo stato di cacciatori-raccoglitori, furono costretti a mendicare ospitalità e sostentamento; per questo furono chiamati, dalle popolazioni locali, Ovahimba (mendicanti).

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Il “BIG HOLE” e la corsa ai diamanti a Kimberley, Sud Africa

martedì, novembre 22nd, 2016

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Il Big Hole oggi (foto M.Almaviva)

Molti sanno che il gruppo De Beers è uno dei maggiori gruppi di estrazione e commercializzazione di diamanti, ma pochi conoscono l’origine del suo nome.
La sua storia è legata a quella della città di Kimberley (ora capoluogo della Provincia del Capo Settentrionale in Sud Africa), città sorta in una zona di estrazione diamantifera.
Tutto iniziò nel 1866 quando Erasmus Jacobs, figlio di un fattore, trovò, sulle rive del fiume Orange, una strana pietra con cui si mise a giocare.
La pietra passò di mano in mano finché fu identificata come un diamante grezzo (chiamato Eureka); nel 1869 fu rinvenuto un altro diamante grezzo “La Stella del Sud Africa”. In seguito una vera e propria corsa ai diamanti iniziò nella zona attorno al fiume.
Alcuni prospettori si diressero però all’interno attirati anche dalla diceria che mattoni di argilla di alcune fattorie contenevano diamanti.

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Un caffè nel bar più alto d’Africa

giovedì, settembre 22nd, 2016

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Il passo

Andare a bere qualcosa al Pub di Sani Pass (Sani Top Chalet), al confine tra la Provincia del KwaZulu-Natal in Sud Africa e il regno del Lesotho, non è come fare una gita domenicale fuori porta.
Arrivarci è, infatti, un’impresa non da poco: la strada sterrata che raggiunge il passo è una delle più difficili d’Africa tanto che, al posto di frontiera sudafricano (ove termina l’asfalto), viene consentito l’accesso solo ai veicoli 4×4.
La strada, che segue la valle scavata dal fiume Mhkomazana, si snoda in un verde fondovalle con media vegetazione e pareti rocciose dalle quali precipita una miriade di cascatelle. Incontaminati paesaggi che l’autista non deve troppo ammirare a meno di non fermarsi: carcasse di veicoli nelle scarpate testimoniano imprudenza o inaffidabilità dei mezzi.

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Le grotte Cango in Sud Africa

venerdì, luglio 22nd, 2016

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Ricostruzione di insediamento preistorico

Le grotte Cango, si trovano nei monti Swartberg a circa 30 km da Oudtshoorn (città nota soprattutto per gli allevamenti di struzzi) nella Provincia di Western Cape e sono l’attrazione turistica più antica del Sud Africa.
Abitate in epoca preistorica (per almeno 80000 anni), esse furono scoperte da Jacobus Van Zyl alla fine del ‘700 e divennero subito meta di visitatori che erano spesso soliti, però, staccare pezzi di formazioni rocciose o scrivere il proprio nome sulle pareti.

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Il mistero della «Dama Bianca» dei monti Brandberg

mercoledì, giugno 22nd, 2016

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White Lady

«Quando verrà a visitare la nostra Dama Bianca dei Brandberg?».
Così, si narra, nei primi anni ’40 del secolo scorso J. Smuts, Primo Ministro della Repubblica del Sud Africa, invitò l’abate Henry Breuil a visitare la famosa pittura rupestre nei monti Brandberg, in Namibia, che allora era governata dai sudafricani.
Breuil (1877-1961), archeologo e antropologo francese, fu uno dei massimi studiosi di arte rupestre al mondo.
Egli passò diversi anni nell’Africa del sud compiendo studi sulla ricca arte rupestre; riguardo alla Dama Bianca commise, però, un errore d’interpretazione.

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A tu per tu con un’eruzione vulcanica

martedì, maggio 24th, 2016

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Vedete quel chiarore laggiù? È un’eruzione vulcanica dalle parti del Nyamulagira.
Così un infermiere dell’ospedale di Goma, nella Repubblica Democratica del Congo che allora aveva il nome di Zaire, ci venne a chiamare mentre stavamo finendo la giornata lavorativa di un tardo pomeriggio di fine aprile 1989 (quella all’ospedale di Goma fu la mia prima missione, da medico, con la Cooperazione Italiana).
Uscimmo dall’ospedale e salimmo verso la cima del Monte Goma, un piccolo vulcano inattivo che si ergeva sulle rive del lago Kivu in cui la città si specchiava.
Il buio calava presto e il lontano chiarore era ben visibile dietro le colline a nord-ovest della città.

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Swakopmund, il paesaggio lunare e l’eccidio di otarie a Cape Cross in Namibia

sabato, aprile 23rd, 2016

Palazzo Hohenzollern, 1906

Swakopmund

Swakopmund è una delle più apprezzate destinazioni turistiche della Namibia: sia la città, con i suoi palazzi di stile coloniale, sia i dintorni sono meta di turisti di tutte le età.
È singolare entrare in un ristorante di Swakopmund e trovare, tra i piatti elencati nel menu, lo stinco di maiale, i wurstel con crauti, il polpettone e così via (tutti, peraltro, molto ben cucinati) accompagnati da una buona birra locale.
È ancor più singolare che il cameriere si rivolga a noi in tedesco; poiché moltissimi turisti giungono dalla Germania per visitare quella che fu una sua colonia in Africa, il tedesco è ancora parlato.
Una piacevole sorpresa è la vasta collezione di torte e pasticcini, di tradizione germanica, del Café Anton.

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Edifici ben conservati

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Bloccati nel deserto dei deserti

giovedì, marzo 24th, 2016

A cavallo tra il 1979 e il 1980 partecipai, a bordo di un’ambulanza fuoristrada Fiat Nuova Campagnola, al rally “Transafrica ’80” aperto ad auto e moto che, partendo da Abidjan, in Costa d’Avorio, doveva raggiungere Tunisi attraverso il Burkina Faso, il Niger e la Libia.
Quest’ultimo paese non era ancora aperto al turismo per cui il raid ottenne uno speciale permesso di transito.

Non è il caso di rispolverare discorsi sulla disorganizzazione del rally: si era agli albori delle gare Trans-Africane (la prima Parigi-Dakar si era svolta l’anno precedente) e in ogni caso anche i più critici ammisero, in seguito, che si trattò di un’esperienza formativa.
Da quegli anni iniziò la stagione dei Rally africani che in seguito sparirono o cambiarono percorso, con il venir meno delle condizioni di sicurezza.
Il nostro rally si congiunse, alcuni giorni dopo la partenza, con quello francese chiamato “Échappement”, meglio organizzato.
Solo per citare il tema sanitario, i francesi avevano a disposizione diversi medici con cassette di Pronto Soccorso a bordo dì veicoli intervallati tra i concorrenti mentre noi avevamo un unico veicolo, la citata Fiat Nuova Campagnola diesel.

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La scimmia della pozza e i leoni in doccia

mercoledì, febbraio 24th, 2016

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Il fiume Orange

Augrabies Falls

Una leggenda narra che alla base della cascata Augrabies formata dal fiume Orange (in Sud Africa), vi sia un deposito di diamanti trasportati dalla corrente in milioni di anni.
Si narra anche che qui l’acqua sia però profonda più di 100 metri e sia anche la tana della malvagia “scimmia della pozza” pronta a ghermire chiunque cerchi di sottrarre i diamanti.
Sta di fatto che, quando nel 1934 un’eccezionale (ed unica) siccità trasformò il fiume in un ruscello, il timore della scimmia fu più forte del desiderio di arricchirsi e nessuno fece ricerche.
Il complesso delle cascate Augrabies (parola ottentotta che significa “luogo dal grande rumore”), fa parte del parco nazionale omonimo che è uno dei più interessanti del paese soprattutto per via del paesaggio dominato dal fiume che scorre, a valle delle cascate, in una gola lunga 18 km e le cui pareti sono alte anche 250 m.
Augrabies è una delle 6 più grandi al mondo e mentre nella stagione secca sopravvive solo un salto di 60 metri, nella stagione delle piogge la gola si anima fino a divenire, durante le non rare alluvioni, un terrificante girone infernale.

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Il Ponte del Diavolo: un attraversamento da brivido

domenica, gennaio 24th, 2016

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Devil’s Bridge in una rara mappa del 1914 su stoffa (per gentile concessione di Bob Forrester)

«È una stretta balza di roccia distesa sopra una spaccatura nella montagna ed è meglio non guardare troppo a lungo quello che sembra un abisso senza fine» (Edward P. Mathers: Golden South Africa, 1888)

«Il ponte è una formazione rocciosa che attraversa una valletta profonda circa 600 metri; esso è largo 6 metri e lungo 60 metri. Da entrambi i lati si osservano le profonde valli che si fanno strada per miglia in mezzo ad un’aspra babele di monti….. .È chiamato il Ponte del Diavolo, ma non riuscirò mai a capire perché tante bellissime località hanno preso nome da Sua Satanica Maestà». (E. Clairmonte: Africander, 1896)

Così fu descritto Devil’s Bridge, il Ponte del Diavolo, da due viaggiatori di fine ‘800.

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