Un caffè nel bar più alto d’Africa

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Il passo

Andare a bere qualcosa al Pub di Sani Pass (Sani Top Chalet), al confine tra la Provincia del KwaZulu-Natal in Sud Africa e il regno del Lesotho, non è come fare una gita domenicale fuori porta.
Arrivarci è, infatti, un’impresa non da poco: la strada sterrata che raggiunge il passo è una delle più difficili d’Africa tanto che, al posto di frontiera sudafricano (ove termina l’asfalto), viene consentito l’accesso solo ai veicoli 4×4.
La strada, che segue la valle scavata dal fiume Mhkomazana, si snoda in un verde fondovalle con media vegetazione e pareti rocciose dalle quali precipita una miriade di cascatelle. Incontaminati paesaggi che l’autista non deve troppo ammirare a meno di non fermarsi: carcasse di veicoli nelle scarpate testimoniano imprudenza o inaffidabilità dei mezzi.

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Una delle tante cascatelle d’acqua limpida

Dal posto di frontiera la strada a fondo sdrucciolevole, diviene più stretta, “nervosa” e solcata da ruscelli. Quando, dopo un’ennesima curva, si riesce a vedere l’inizio della valle con la parete rocciosa sulla cui cima sta il passo, ci si chiede: «ma da dove *#*^* si passa?»
Invece la strada c’è: a zig-zag, con acuti tornanti, rocciosa, stretta, ma c’è; ma percorrere gli ultimi 2 km è elettrizzante e un po’ angosciante tanto che giunti al passo (2876m) è d’obbligo un sospiro di sollievo.
Per raggiungere il Pub (2874m), che è in territorio sudafricano, bisogna però passare il posto di frontiera del Lesotho (scherzi delle linee di frontiera).

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Alex con me e Irene con un ammiratore locale

La terrazza del pub è a picco sul burrone e, nei giorni limpidi, la vista dei monti Drakensberg (che significa Monti del Drago) e della valle sottostante con la serpeggiante strada, è magnifica.
All’ingresso del pub è esposta una fila di sci e scarponi che, da noi, si usavano negli anni ’60 e forse ’70.
Qui, invece, permettono di farsi una sciata durante le precipitazioni invernali anche se non vi sono impianti di risalita.

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Sci da noi ormai da museo

Sono disponibili chalet per chi si vuole fermare per la notte e lasciare assorbire l’adrenalina accumulata nella salita prima di assaporare il brivido della discesa oppure effettuare escursioni nei dintorni.

Storia

Si può far risalire la prima ascesa in veicolo al 1948 quando un certo Godfrey Edmonds, con l’aiuto di un gruppo di persone armate di corde, paranchi e attrezzi da scavo, riuscì a salire sul passo.
Lo fece a bordo di una Land Rover, percorrendo il sentiero da muli che già esisteva dai primi del ‘900.
Nel 1950 David Alexander iniziò ad allargare la strada e, 5 anni dopo, fondò una compagnia di trasporti: la Mokhotlong Mountain Transport Company che effettuava trasporto di merci e persone su Land Rover tra Sud Africa e Lesotho attraverso il passo.
Fu in quei tempi che fu costruita una locanda sul passo per rifocillare i viandanti
La compagnia esiste ancora ed e trasporta turisti sul passo, sempre su Land Rover.

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La strada odierna segue la pista da muli dell’inizio ‘900

Proseguendo in Lesotho la strada, larga e recentemente asfaltata dai cinesi, sale fino al passo Kotisephola (3240m) ove si percepisce la rarefazione dell’aria, per poi discendere verso Mapholaleng e poi Butha-Buthe (frontiera col Sud Africa) oppure verso Maseru. la capitale del Lesotho, tramite però una difficile strada sterrata.
Lungo la strada per Butha-Buthe, poco prima del passo Mahlasela, vi è un impianto sciistico con una pista lunga poco più di un km: è una delle rare che si trovano nell’Africa australe.

Vi è il progetto per asfaltare anche il difficile e franoso tratto dal posto di frontiera sudafricano fino a Sani Pass.
Da alcune parti è obiettato che, se è vero che il progresso deve poter avanzare, è altrettanto vero che la strada in questione non è, al momento, di fondamentale importanza per gli scambi commerciali tra i due paesi (ma si presume lo possa diventare).
Anche se allargati ed asfaltati, i tornanti resterebbero comunque di difficile transito soprattutto in caso di nebbia o neve.
Inoltre consentire il passaggio a veicoli a due ruote motrici, viste anche scarse condizioni meccaniche in cui spesso si trovano (specie i minibus di trasporto locale), aumenterebbe il numero di incidenti.
Sta di fatto che sembra un controsenso asfaltare centinaia di km, consentire l’acceso a tutti i veicoli, per poi bloccarne la maggior parte per pochi km.

Certamente, se verrà completata l’asfaltatura, andare a bere il caffè a Sani Pass non sarà più un’emozionante avventura.

Foto e testo di Mauro Almaviva

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