Editoriale di dicembre. Un Natale più povero.

Quest’anno faccio fatica a scrivere l’editoriale di Natale, che come sapete, è la mia ricorrenza preferita. In quanto essa significa NASCITA, PACE, FAMIGLIA. Bella come la Pasqua, che implica il concetto di RESURREZIONE. Sta a dire: nascere, morire, risorgere.

Faccio fatica in quanto sono addolorata, sconvolta da mesi in cui la parola PACE è stata insanguinata da più guerre terribili, atroci, fra cui quella scatenata da Putin con l’invasione dell’Ucraina e quella terroristica del gruppo Hamas, che ha portato distruzione, morte, sia in Israele, che nella striscia di Gaza. Le vittime di questo sterminio, fra cui più di 4000 bambini e 2500 donne uccisi nella sola Gaza, massacrati fra stupri e torture, pesano come un macigno sui nostri cuori.

A ciò si aggiungono le continue notizie di femminicidi, di madri snaturate che ammazzano le loro creature: di calamità naturali conseguenze di scellerate scelte ambientalistiche.

Eppure non dobbiamo rinunciare a ritrovarci in famiglia, in ricordo delle famiglie distrutte; per festeggiare il Natale. Magari in modo meno “consumistico”, più povero. Per conservare del denaro da devolvere agli aiuti umanitari. Ma comunque insieme, attorno ad un desco; con un pensiero per tutti i nostri cari sotto l’albero di Natale. E Gesù Bambino nella culla del Presepe, per la gioia dei bambini, a cui raccontare la sua storia.

Allora che sia un Natale di favole, di pace, di calore, di luce, anche di candele e di addobbi luminosi che creino l’atmosfera di una festa che tanto amiamo. Una luce che possa illuminare i cuori di quegli uomini crudeli, cattivi, colmi di odio, di tenebre, buio, di sfrenato desiderio di potenza, supremazia, male assoluto.

Buon Natale a tutti, cari lettori, cari collaboratori del Cofanetto magico, nella speranza che la pace nel mondo arrivi presto. Qualsiasi altra parola sarebbe inutile a questo punto, soltanto pura retorica.

La vostra, come sempre vostra affezionata,

Maria Cristina Giongo
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