Intervista a Carmelinda Gentile, attrice di teatro di gran talento. Quando decisi di portare la cultura italiana fuori dai confini. Sono una proletaria del teatro. La sua esperienza nella serie televisiva Il commissario Montalbano, nei panni di Beba, la moglie di Mimì.

Un bel primo piano dell’attrice Carmelinda Gentile. Foto di Adam Nishma

Carmelinda Gentile viene ricordata spesso per la sua parte nella famosa serie televisiva Il Commissario Montalbano, tratta dai libri di Andrea Camilleri, in cui interpretò Beba (Beatrice di Leo) la moglie di Mimì Augello, impersonato a sua volta da Cesare Bocci. Proprio pochi giorni fa la seguitissima trasmissione di Rai 1, Techetechetè, ha mandato in onda delle sue immagini tratte da una delle puntate del Commissario Montalbano.

Bravissima, bellissima, passionale, affascinante, eclettica. Aggiungo: tenace. Precisamente come è il suo carattere. Nella vita reale e sulla scena. Ha svolto inoltre un ruolo nel film “Baaria” di Tornatore. Tuttavia non dobbiamo dimenticarci un elemento fondamentale ed importantissimo: che come attrice di teatro ha lavorato con giganti del mondo teatrale: da Luca Ronconi a Giorgio Albertazzi.

Den Haag, 2 giugno 2023. Louwman Museum. Carmelinda Gentile con l’Ambasciatore italiano nel Regno dei Paesi Bassi, S.E. Giorgio Novello. Foto di Maria Cristina Giongo.

La vidi per la prima volta in un teatro olandese “alternativo”; nel senso che si rivolge ad un pubblico attento alle rappresentazioni cinematografiche e teatrali di gran livello e spessore culturale meno conosciute, in alternativa a quelle di grande diffusione. Il teatro si chiama Theater Pand P. Si trova nella città di Eindhoven. Carmelinda Gentile recitava nella commedia drammatica “Una giornata particolare.”

Chi non l’avesse ancora vista può già prenotare i biglietti per il prossimo 25 novembre, alle ore 19 e 30, al Teatro Crea di Amsterdam. Vi consiglio di andarci, ne vale veramente la pena! Con un grazie sempre all’Istituto italiano di cultura di Amsterdam, che sostiene spesso questi gioielli della nostra cultura nei Paesi Bassi e come istituzione nel mondo; anche per preservare il valore della nostra bella lingua d’origine.

Rimasi così colpita, persino commossa dal suo talento, e dall’armonia professionale con e del suo gruppo “Korego Theater Group”, che decisi di intervistarla, per capire di più. Capire… che cosa ci facesse Beba in un teatro olandese, dove peraltro recitavano in italiano. Capire e soprattutto conoscere di più sulla sua vita, carriera; sul suo passato, presente e futuro. Elementi imprescindibili, legati fra di loro da un filo d’argento indissolubile; quello dell’arte. Di quell’arte, sposata con la creatività, che, se ce l’hai nel sangue, diventa una ragione di vita. Allora devi comunicarla, devi dividerla con gli altri.

Mi vengono in mente le parole di Abraham Lincoln: “ Qualunque cosa siate, siatelo bene.” Carmelinda è da oltre 20 anni sulle scene teatrali, lavorando con famosi attori e per famosi registi, come ho precedentemente accennato. Attualmente è anche sceneggiatrice, regista, persino truccatrice se necessario. L’arte non conosce limiti quando per renderla più compiuta, perfetta, è necessario curarla in ogni dettaglio, con maestrìa, senza risparmiarti.

Il suo primo debutto avvenne nel 1994 al teatro greco di Siracusa con gli Acarnesi, e la regia di Egisto Marcucci. La sua formazione è di origini “antiche”, se mi si permette il gioco di parole… in quanto risale all’Istituto nazionale del dramma antico (Fondazione Inda), il cui scopo, come lei stessa mi ha raccontato, è stato ed è di portare il mondo classico in quello attuale, contemporaneo. Infatti il suo gruppo teatrale porta un nome dedicato a questo istituto e al professor Giusto Monaco, grecista, latinista, che per 30 anni lo ha diretto.

Carmelinda ha frequentato l’Inda e lavorato al teatro greco dal 1994 al 2015, quando si è trasferita in Olanda, per stare accanto a suo fratello che abitava ad Amsterdam, ai tempi colpito da una seria malattia. Da allora i Paesi Bassi sono diventati la sua seconda casa, dove abita con il suo amore, unico e speciale, come lo sono tutti i figli: Leonardo, di 12 anni.

Prima di passare all’intervista, lasciando a lei il compito di continuare a narrarci la sua storia, idee, ideali, parto con la definizione che lei stessa mi ha dato di sè sul valore del teatro e del suo modo di fare teatro, nel nostro primo incontro di approfondimento: “più che un’attrice di teatro mi definirei una proletaria del teatro, di quel teatro che è un riflesso di quella vita che non si può offuscare; dove le persone vengono proprio per ascoltare le parole che vogliono sentirsi dire…

Saper entrare nel profondo dei personaggi che interpreta, diventare con loro un elemento unico. Rubare loro l’anima. Coraggio, grinta, passione. Questo è il talento artistico di Carmelinda Gentile.
Foto di Volker Liebig

Carmelinda, che cosa ha in più il teatro che non si trova nel cinema e nelle televisione? Un valore aggiunto che lo distingua e per cui andrebbe, appunto, maggiormente valorizzato?

Non farei delle distinzioni su che cosa ha in più. Non mi piacciono gli assolutismi, sono elementi diversi ma che viaggiano su strade parallele. Posso comunque dirti che cosa penso sia il teatro almeno per me. Il teatro è un luogo in cui puoi essere tutto quello che nella vita non sei e dove non hai alle volte il coraggio di esprimerti; un luogo dove puoi essere ascoltato e in cui puoi condividere delle emozioni; per me il teatro è il mio luogo sicuro.

Lei ha deciso di portare le grandi opere teatrali al di là dei confini italiani. Una sfida a parer mio molto difficile. Soprattutto a causa della scarsità di fondi disponibili per produrle, realizzarle al meglio. Non ha mai avuto momenti di scoraggiamento?

Sempre anche in questi giorni sono molto confusa e spaventata: alle volte mi sento una specie di matta un Don Quichot al femminile che lotta e qui, visto che sono in Olanda, contro i mulini a vento Ho trovato un gruppo di persone che crede in me, un pubblico che più o meno mi segue ma la mia vita è fatta di rinunce e sacrifici: e tante volte mi chiedo se ne valga la pena. Ma la forza che mi spinge a continuare è più forte delle paure e allora stringo e pugni e continuo.  

Tanti anni fa promise al professore, Giusto Monaco, tanto stimato, che avrebbe portato sempre “più in alto” il nome dell’Istituto nazionale del dramma antico, Inda. Mi torna in mente un pensiero simile espresso da Friedrich Nietzsche in Così parlò Zarathustra: “bisogna far diventare le proprie passioni virtù. E mirare all’alto.” Ha mantenuto la promessa fatta a Giusto Monaco?

Penso proprio di sì! Anche perchè io, oltre ad avere la mia compagnia teatrale, vado nelle scuole elementari olandesi dove porto la mia esperienza e quella del teatro greco. Faccio vedere a questi ragazzi dei filmati che lo riguardano, con lo scopo di creare uomini e donne che forse un giorno, incuriositi da tutto questo, andranno a vedere gli spettacoli classici. Per “portare in alto” il nome dell’Inda intendevo ed intendo sempre credere nel teatro, continuare a valorizzarlo. Perché il teatro è condivisione, un rituale sacro che si ripete da secoli: un atto d’amore.

Tuttavia la conclusione della riflessione di Nietzsche è triste. Infatti più avanti scrive: “chi sta in alto è sempre solo.” Lei si è mai sentita sola come persona e nelle sue lotte per diffondere un teatro di valore aperto e comprensibile a tutti, non soltanto a pochi eletti? In un’epoca di fiction, telenovele, commedie “teatrali” basate sul nulla?

La solitudine è una condizione dell’essere umano ma i miei coreuti ci sono e mi sostengono anche quando prendono altre strade perché il teatro fa famiglia. In teatro ti spogli ti levi la maschera e questo puoi farlo solo se non ti senti solo, se ti senti capito, ascoltato in famiglia. Una famiglia che non crea sudditanza per le tue fragilità.

Tornerebbe a recitare nel “Commissario Montalbano”? Come mai smise di parteciparvi?

Certo che tornerei a Vigata! Non ho smesso di partecipare. Per noti motivi la serie si è fermata: la morte di Camilleri prima e di Sironi dopo. MONTALBANO per me è qualcosa di unico un momento della mia vita unico, speciale, che l’ha cambiata e che mi ha fatto sentire di esistere.

Carmelinda Gentile nella serie televisiva di gran successo Il commissario Montalbano, mentre serve la sua “pasta alla Norma” a Cesare Bocci, al centro, (il quale nella finzione scenica interpreta la parte di Mimì Augello) e a Luca Zingaretti…. il commissario Montalbano.

Mi ha accennato alle polemiche sulle parole usate in teatro, aggiungendo “che non si può cancellare il passato, che fa parte della nostra storia.” A quali “parole” si riferisce, in particolare?

È un discorso molto delicato e lungo! Portare in scena storie scomode con parole e fatti che smuovono dentro è diventato difficile; mi scontro sempre con frasi del tipo… “ma questo non si può dire, ma… non è giusto”. Invece il teatro deve fare proprio questo: metterci a confronto con le cose sbagliate, farci vedere il tutto per poi trarne le conclusioni, farci riflettere pensare. Ho visto una volta una serie in cui una madre tramite una nuova tecnologia evitava alla figlia tutto quello che lei riteneva sbagliato. Alla fine la figlia era diventata una donna senza empatia perche non conosceva il dolore, la sofferenza e la diversità. E quindi non le comprendeva e capiva.

Ora lancio io una polemica… Sulla lingua inglese, che oramai impera ovunque. Non se ne può più! Stiamo perdendo l’uso del nostro meraviglioso idioma! Ci sono italiani che pubblicano sui social persino il loro curriculum… soltanto in inglese! Magari per darsi arie, per sentirsi “moderni”! I traduttori non hanno più lavoro! Sono quindi felice che lei reciti in italiano pure all’estero.

La mia missione chiamiamola cosi è portare la cultura e la lingua del mio paese all’estero per quelli che, chiamiamoli così… sono cervelli in fuga. E comunque il teatro non ha una lingua: i suoni del dolore e dell’amore sono uguali in tutto il mondo.

Foto di Adam Nishma

Fate anche corsi di recitazione? Inoltre, secondo lei chiunque può seguirli e potrebbe imparare a recitare senza avere spiccate doti di un talento innato, come lei?

Sì, li abbiamo fatti e li faremo. Per rispondere alla seconda domanda: io non vedo persone ma personaggi. Non posso insegnare a recitare, aldilà di qualche tecnica: posso solo tirare fuori cose che già ci sono. Come direbbe Socrate con l’arte della maieutica, una guida verso la libertà di pensiero, che illumina la strada verso la scoperta della verità in modo autonomo. Ricordiamo che l’arte della maieutica è paragonabile a quella della levatrice, come spiegava il grande filosofo, la quale aiuta le donne ad affrontare i dolori del parto. Così come il maestro aiuta il discepolo a portare alla luce i pensieri e la verità presente nell’anima, attraverso i dolori provocati dalle false opinioni, da dubbi e condizionamenti della società che, similmente alle doglie del parto, prostrano il discepolo nello sforzo di portare alla luce se stesso.

Abbiamo parlato del suo passato. Poi del presente: con vari spettacoli fra cui “Una giornata particolare”, in cui non solo io ma altre persone del pubblico hanno pianto emozionati, travolti dall’intensità dei sentimenti che è riuscita a suscitare in noi: con una recitazione degna di essere paragonata a quella di Sofia Loren nel medesimo ruolo cinematografico. Continuerà anche in futuro ad offrirci queste perle preziose?

Io spero di sì! Abbiamo preparato una stagione autunnale molto ricca e mi auguro di avere la forza di continuare su questo percorso, che è iniziato sette anni fa .

Foto di Volker Liebig.

Due intense immagini dell’attrice Carmelinda Gentile, sulla scena di “Una giornata particolare.” Da non perdere la replica il prossimo mese. Consultate il calendario dei prossimi spettacoli per non perderli: mi rivolgo agli italiani che abitano nei Paesi Bassi, a chi è di passaggio ad Amsterdam e vuole godersi una serata italiana speciale. Infine agli olandesi che amano la nostra lingua, per cui non è neanche necessario parlarla per essere investiti dalle emozioni che esprime.

Quando intervistai per Il cofanetto magico il cantautore, scrittore Roberto Vecchioni sul suo album “ I colori del buio”, mi descrisse il suo intendimento nel scegliere questo titolo. Come definirebbe lei i colori del buio? Il buio può assumere tonalità colorate, nella vita, in noi, su un palcoscenico di teatro?

Per me il buio è quell’istante prima dell’applauso del pubblico quando poi libero lo senti vibrare. E non ha importanza se sono i diecimila del Teatro greco di Siracusa o gli 80 del Teatro Pand P di Eindhoven, in Olanda. Il colore è sempre uguale, accecante e caldo come quello del sole su una spiaggia dalla sabbia bianca e brillante…

Maria Cristina Giongo
CHI SONO

Calendario dell’anno 2023-2024 delle rappresentazioni teatrali del Korego Theater Group di Amsterdam.

Link alla fondazione INDA, Istituto nazionale del dramma antico, di cui abbiamo scritto nell’articolo.

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