Olanda. Un uomo in coma da mezzo secolo! Una storia commovente. Niente eutanasia ma solo amore per lui.

Aveva solo 13 anni Bert Schampaert quando entrò in coma in seguito ad un’otite mal curata, che provocò un ascesso. In seguito, operato al cervello, non si risvegliò più dall’anestesia forse per un errore del chirurgo. Coma profondo, fu la diagnosi: irreversibile. Era un bimbo bello, intelligente, dolce, tranquillo.

L’annuncio apparso su un giornale cittadino quando Bert Schampaert ha lasciato questa terra, dopo 50 anni di coma.

Daallora il piccolo Bert ha trascorso il resto della sua vita in quello stato. Era nato nel 1951. E’ morto nel 2014, a 63 anni, nella casa di cura Lingesteyn, a Leerdam, nei Paesi Bassi.
Ha un senso tutto questo? Per la sua famiglia sì. Infatti, dopo due anni di ospedale, i genitori vollero portarlo a casa, dove fu accudito con amore, sino alla morte di sua madre, diventata anziana. Sua sorella Anita, più giovane, racconta che quando lei venne al mondo Bert era già in coma, per cui lo ha conosciuto solo in quello stato. Faceva parte della famiglia, quindi anche per lei divenne naturale occuparsi di lui, come facevano tutti gli altri.

A quell’epoca non si parlava di eutanasia in Olanda, “ma anche quando fu approvata la legge che la regolava”, ha dichiarato il fratello Guus (64 anni) al giornalista Edwin Wendt, del quotidiano AD, “abbiamo deciso di non attuarla. Oltre tutto la legge sull’eutanasia, (approvata il 1 aprile 2002), è molto chiara, a riguardo. Si può domandarla solo su richiesta scritta di un paziente consenziente. E mio fratello non poteva esserlo. A 13 anni, se sei sano, non pensi certo a morire! Inoltre non era considerato un malato terminale, altro elemento indispensabile per ottenerla. Infatti si può applicarla non prima di 15 giorni dal momento in cui si presuppone la morte del paziente. Altrimenti non avverrebbe più in fase terminale. Senza contare che nel caso di mio fratello non si poteva dire se soffriva in modo insostenibile, altro requisito indispensabile. Gli piacevano molto le fragole e quando gliene davamo una, apriva subito la bocca per averne una seconda!”

“Nel momento in cui Bert è entrato in coma una cosa è stata subito chiara”, ha continuato Anna: “che sarebbe sempre venuto prima di ogni altra cosa, nella nostra famiglia. Che sarebbe stato sempre al primo posto. Quando l’abbiamo accompagnato nella casa di cura, dove tutti si sono occupati di lui in modo splendido, dalle infermiere ai medici, mia madre andava a trovarlo ogni giorno: alle ore 14.00 in punto. Anche se non eravamo legati da orari di visita. Sia che fossimo a pranzo per festeggiare il Natale, o semplicemente a bere un caffè con amici in visita, mia madre guardava continuamente l’orologio appeso in sala. Poi, poco prima delle 14.00, si alzava e se ne andava. Non voleva arrivare in ritardo all’appuntamento con suo figlio… in coma.”

Lo aveva messo al mondo; e da quel momento lo aveva sempre e comunque tenuto per mano, senza mai lasciarlo.
Poi, alcuni mesi fa, Bert ha esalato l’ultimo respiro, tranquillamente e naturalmente, chiudendo una vita di cui noi esseri umani forse non possiamo capire il senso. Ma la sua famiglia sì. Sua mamma sì. Per lei il senso era racchiuso in una sola parola: amore.

Maria Cristina Giongo
CHI SONO

Per saperne di più sull’eutanasia in Olanda vi consiglio di leggere questa intervista del Cofanetto magico.

Cliccando su questo link si aprirà lo stesso mio articolo in lingua inglese.

Qui sotto troverete la traduzione in olandese del mio articolo pubblicato da Avvenire l’11 dicembre 2014. Link all’articolo.
Hieronder mijn artikel vertaald naar het Nederlands zoals verschenen in Avvenire 11 december 2014.

Nederland in commotie over de dood van Bert na 50 jaar coma.

“Na 50 jaar in coma te zijn geweest, rust mijn broer Bert in eeuwigheid. “Guus Schampaert zegt dit in een interview met het dagblad AD in Nederland. “Het was in november 1964, de oorzaak een simpele oorontsteking werd een abces en de operatie aan de hersenen ging niet goed, mijn broer raakte in diepe coma: onomkeerbaar. Hij was slechts 13 jaar en voor deze gebeurtenis een mooi gezond kind, met een lief en zacht karakter. Mijn ouders stonden erop hem thuis bij ons te verzorgen; hij was een deel van onze familie en hij zou er continu deel van uit maken.
Hun liefde voor mij veranderde niet; integendeel, het werd er sterker door, zodat ik, op dat moment hun tot steun was, een fontein van energie. Als de situatie anders was geweest misschien zou het niet gebeurd zijn. Toen werd onze zus Anna geboren …”

Op dat moment is het aan Anna om door te gaan: ”Toen ik op de wereld kwam, was Bert al in coma. Ik heb hem niet anders gekend, waardoor het ook voor mij natuurlijk werd om hem in deze toestand te zien. Met de tijd werd het duidelijk dat hij in onze familie de eerste plaats innam. Zo begon ook ik me over hem te ontfermen. Eenieder van ons had zijn taak. Toen het noodzakelijk werd hem op te nemen in een verpleeghuis, de Lingesteyn in Leerdam, gingen mijn ouders hem elke dag opzoeken, ondanks het feit dat hij goed verzorgd werd: de doktoren en het verplegend personeel kunnen wij nooit genoeg bedanken voor al deze jaren van verzorging. Mijn moeder begaf zich elke namiddag om 14.00 u precies naar hem toe. Ik herinner me dat zich dit herhaalde ondanks dat er iets te vieren was, zo ook met Kerst, of er nu visite was of niet, onze moeder begon naar de klok te kijken die in de hal hing; op een gegeven moment verontschuldigde ze zich bij iedereen, zeggende dat ze hen gedag moest zeggen omdat ze haar zoon moest opzoeken.
Vaak nam ze aardbeien voor hem mee, omdat hij ze erg lekker vond: iedere keer als zij hem er een gaf, opende hij zijn mond opnieuw alsof hij er weer een vroeg. Of als zij hem omdraaiden, leek het dat hij zijn evenwicht alleen kon bewaren met de handen aan het bed. Voor haar was deze kleine reactie al genoeg, om gelukkig te zijn; helaas stierf zij eerder dan hij. Vervolgens zijn we met de artsen de discussie over euthanasie aangegaan en hebben die meteen uitgesloten. Van een kant omdat mijn broer niet terminaal ziek was, dit is een wettelijke voorwaarde; en op de tweede plaats kon Bert het er niet mee eens zijn (vanwege wilsonbekwaamheid, natuurlijk).

Het is normaal dat een kind van slechts 13 jaar, helemaal gezond, niet denkt aan het opmaken van een biologisch testament op zo’n leeftijd. Van de andere kant waren ook wij, in navolging van onze ouders, niet in staat eraan te denken dat onze broer niet op een natuurlijke manier het leven zou verlaten. Toen het moment kwam is Bert Schampaert op natuurlijke wijze overleden op 63 jarige leeftijd, na een halve eeuw in coma te zijn geweest”.
Verscheidene mensen vragen zich af wat voor zin zijn leven heeft gehad. De zin van het leven was zijn bestaan en die van zijn familie , het is in een enkel woord samen te vatten: liefde.

Vertaling van Sonja Vermulst-Stegenga

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6 Responses to “Olanda. Un uomo in coma da mezzo secolo! Una storia commovente. Niente eutanasia ma solo amore per lui.”

  1. lorella scrive:

    Mio Dio …. come trovare le parole per commentare ….. io so soltanto che quando mio nonno era malato ho sentito piu’ volte mia nonna dire ” mi basta che sia qua con me ” , capisco la famiglia di questo ragazzo diventato uomo nel sonno e a loro rivolgo queste mie parole : ” avete fatto il vostro dovere “!! ora Bert e’ felice !! le mie condoglianze ….a tutta la famiglia cordiali saluti . Lorella.

    • Maria Cristina Giongo scrive:

      Cara Lorella,

      anch’io avevo lo stesso sentimento nei confronti dei nonni malati e poi dei miei genitori.
      Ogni volta che entravo nella camera di mio padre, il mattino, gli ultimi suoi giorni di vita, pensavo: ” Dio mio, fa che sia ancora vivo”! E di notte tenevo aperta la porta della mia camera, per sentirlo “respirare” ( anche se accanto a lui c’era la mamma e in seguito anche un’infermiera).

      Lui, professore, medico plurispecialista ( anche oncologo), si è spento per un cancro partito dall’intestino. Purtroppo non si accorse in tempo di averlo: solo quando era troppo tardi. Come vedi i medici sono pessimi pazienti….di se stessi.

      Buona giornata, Lorella!

  2. Claudia Tagliabue scrive:

    E’ un articolo di cui abbiamo già parlato e commentato. Allora, il nocciolo della questione era L’EUTANASIA. Oggi mi sembra capire che è L’AMORE, o sbaglio?L’amore di una famiglia, ma soprattutto di una madre, che ha dato vita al figlio e la vita stessa glielo ha strappato in un modo brutale e inconsueto, IL COMA !!! Lo ha visto crescere, farsi giovanotto e poi uomo, ma senza mai potergli trasmettere tutti quegli insegnamenti, i valori, gli affetti, che una madre, solitamente, ne fa dono al figlio… Si stringe il cuore, leggere che ogni giorno, alle 14, correva accanto al figlio, solo per tenergli la mano, guardarlo con occhi pieni d’amore e parlargli, sapendo che lui non poteva sentire…. Ora se n’è andato, ma una cosa è certa, pochi sono stati amati quanto lui !!!

  3. Maria Cristina Giongo scrive:

    Hai ragione, Claudia! In questo caso è veramente la dimostrazione di un grande amore, di una madre che ” ha solo dato” e ha mantenuto in vita il figlio senza chiedere nulla; a costo di grandi sacrifici e sofferenze. Molto bello il tuo commento. Se penso a quanto poco rispetto c’è ultimamente, per la vita umana, credo che questa storia, sia pur estrema, mandi comunque un messaggio importante.

  4. susy pagliaro scrive:

    Una storia molto commovente che fa memoria del vero ‘essere’ e del vero Amore… L’Amore che Bert non ha mai smesso di percepire nella profondità della sua Anima. Ne sono certa.

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