Editoriale di agosto. Un dolore che ti lascia senza fiato.

Caro lettori online, amici virtuali,

come ogni anno dedico il mio editoriale di agosto alle persone che sono sole. E a quelle che si sentono sole, nonostante la gente che le circonda.
Quando la nostra esistenza è iniziata siamo stati subito “in compagnia”; infatti nel ventre delle nostre madri abbiamo cominciato a vivere la nostra vita ma sempre in continua simbiosi d’amore con lei. Al momento del parto, è avvenuto il primo distacco fisico.

Vincent van Gogh

Questo significa che non siamo nati per vivere soli; ma per essere autosufficienti. Questo è stato il primo insegnamento di vita, al momento in cui siamo venuti al mondo. Cominciare a respirare da soli; e, in seguito, a camminare da soli. Quindi diventare autonomi non vuole dire essere o sentirsi abbandonati ma semplicemente saper proseguire il proprio percorso con le proprie gambe, senza appoggiarsi a nessun altro per procedere. In quanto NESSUNO può assicurarci la sua presenza per tutta la durata della NOSTRA vita.

L’autosufficienza fisica è strettamente legata a quella morale, con il bagaglio di sofferenza che ne fa parte.. In poche parole; non siamo nati per essere soli ma può accadere. Per questo dobbiamo imparare a gestire il dolore che ne deriva, la causa della disgrazia che ci ha colpiti: come, per esempio, la perdita della propria madre, del proprio padre, di un figlio, del marito o della moglie, di amici e persone care.

Una mia amica virtuale di facebook, Enrica Talamo, non riesce ancora a rassegnarsi alla scomparsa della sua adorata mamma, MARIANNA, a cui ha dedicato tanti anni della sua vita, assistendola con infinito amore sino alla fine dei suoi giorni. E proprio nella mia bacheca di facebook, parlandomi di questo dolore “inconsolabile” ha usato una frase importante: “ è quel tipo di dolore che ti lascia senza fiato”….
Poche parole che descrivono compiutamente la pena più profonda, quello spasimo straziante che ti colpisce il cuore a tal punto che ti sembra di morire; un colpo tremendo che ti annienta e, appunto, ti leva il respiro. “Solo chi lo ha provato” , dice Enrica, può capirlo.
Purtroppo nella vita più o meno …lo abbiamo provato tutti.

Un quadro di Tatiana Gracceva, tecnica mista su legno

Ma come uscirne? Come sopravvivere a certe sofferenze? E, ancora, come si può fare a trascorrere serenamente questi giorni di vacanza in cui tanti amici e parenti sono via e ci si sente “doppiamente” soli, terribilmente soli? La risposta mi è venuta ricordando una frase della mia amata mamma, Liliana Presti Giongo, (clicca qui) anche lei scomparsa da poco, che mi ripeteva spesso di non piangere, di non disperarmi quando il male ed il dolore mi avrebbero colpita. Perchè non sarebbe servito a nulla. Mi diceva che la vita riserva gioie e dolori a tutti: “ l’ importante è che ognuno di noi impari a pilotare il suo carattere, anche nei momenti di sofferenza; per meglio sopportarli”.

Termino con questo saggio consiglio della mia mamma, che ho sempre cercato di seguire. Anche la solitudine si può combattere; basta volerlo. Ovunque tu sia, anche se su una sedia a rotelle, puoi trovare il modo di aiutare gli altri, puoi uscire di casa, o crearti il tuo mondo in casa, con la musica, i libri, un animale domestico, persino il computer come mezzo, sano, e a volte bellissimo, di comunicazione. Esistono persone favolose che sono sempre disposte ad aiutare gli altri. Vere stelle del firmamento di questo mondo spesso ingiusto e faticoso da reggere.

Vi auguro di far tesoro di queste parole, in modo da pilotare il vostro dolore, riuscendo persino ad attivarlo per il bene vostro e di chi vi sta vicino: anche quello così forte…. da lasciarvi senza fiato.

Un abbraccio tenerissimo dalla vostra, come sempre vostra,

Maria Cristina Giongo
CHI SONO

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Hanno collaborato a questo numero:

Imma Paone
Marica Caramia
Pietro Pancamo
Valentino Di Persio
Mauro Almaviva
Alessandro Perrone
Cristina Giongo
Hans Linsen (foto)

Assistenza tecnica:
Marica Caramia
Hans Linsen

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7 Responses to “Editoriale di agosto. Un dolore che ti lascia senza fiato.”

  1. Isabella scrive:

    Che bell’articolo cara amica. Cosi vero. Mi mancano sempre mia cara mamma e amica Reggy. Mi fa piacere di imaginarle insieme la’ su.

    Un forte abbraccio per te, anche tu mi manchi e spero di vederti presto!
    Isa xoxo

    • Maria Cristina Giongo scrive:

      Un bacione, cara amica Isa! E stai tranquilla, loro ti sono sempre vicino. Che tempo avete in America? Qui….piove!

  2. Elisa Prato scrive:

    Parole belle e molto condivisibili, grazie Cristina. Proprio in questo mese si apprezza di piu’ la capacita’ di essere autonomi ( la vita non da’ garanzie,purtroppo) e anche la salute, che costituisce uno dei presupposti
    per l’autonomia. Cerchiamo di scacciare la nostra solitudine pensando a chi e ‘piu’ solo di noi, magari anche malato e senza mezzi.

    • Maria Cristina Giongo scrive:

      Hai ragione, cara Elisa, la salute stessa ” costituisce uno dei presupposti per l’ autonomia”. Pensiamo a chi è malato e senza mezzi, come scrivi tu! Cari saluti!

  3. Claudia Tagliabue scrive:

    Cara Cristina, come sempre riesci ad arrivare ai nostri cuori. Articolo particolarmente importante, dato il tema trattato. Parole sagge, che arrivano a tutti noi (o quasi), per ricordarci, che i nostri amati da lassù si rammaricano vedendoci soffrire perchè non riusciamo ad accettare la loro perdita con la giusta serenità. Facile a dirsi, difficilissimo metterlo in pratica, per esperienza vissuta, come te e la cara Enrica, me ne rendo conto. Il tempo è la medicina, anche se in un angolino del nostro cuore rimarrà il dispiacere, che mai scomparirà. Un caro abbraccio affettuoso.

  4. Claudia Tagliabue scrive:

    Vorrei congratularmi con tutti i COLLABORATORI da te elencati per il loro MAGNIFICO contributo !!! Cristina, sono grandiosi !!!

  5. Maria Cristina Giongo scrive:

    Grazie di cuore, Claudia, per la tua stima ed incoraggiamento, anche a nome degli altri collaboratori!!!

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