Poesia di giugno: “Vecchiaia: canto di un barbone errante della discarica”

Fotografia (modificata) di Thehero

 

Non è difficile accostare ogni poesia che sappia guardare al dolore al grande modello leopardiano. Pietro Pancamo stesso dichiara il riferimento a Leopardi nel titolo di Vecchiaia: canto di un barbone errante della discarica. Canto di marginalità metropolitana, tra rifiuti, fetori e speranza di riciclaggio, per l’immissione in un nuovo ciclo di vita. Nella discarica l’accumulo di rifiuti rimanda metonimicamente alle società opulente: qui tutto è scompagnato, e l’usura produce smog sinestetico: lo senti sulla pelle oltre che con l’olfatto, quando in estate genera nel degrado e nel fetore storie di ordinaria follia. Ma forse proprio nel riciclaggio questa umanità emarginata vede una speranza.

Marisa Napoli
CHI SONO


 

Fotografia (non modificata) di Quadell

 

Vecchiaia: canto di un barbone errante della discarica
-da Manto di vita (LietoColle, Como, 2005)-

I
Quanta spazzatura
che mi ritrovo addosso
nelle dolci siepi di bosso.
Qui tra le foglie verdi
han fatto una discarica.
L’oblò di lavatrici scoperchiate
è un belvedere
per le formiche nere.
(Provviste nel secchio:
alimenti scompagni
come le scarpe vecchie,
bucate dalla noia dell’usura).
“Alla discaricaaaa!!”,
gridano torme di rifiuti.

II
Caldo e fetore
nei venti acuti
si mescolano a formare
uno smog estivo.
(Infatti se gli uomini
dàn di matto,
la sporcizia dà di puzzo).
Così il rosso del mio sangue,
che ogni mattina si sveglia,
non vuol dire più
rigenerazione
ma soltanto
riciclaggio.

Pietro Pancamo
CHI SONO

 
 
 
 

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42 Responses to “Poesia di giugno: “Vecchiaia: canto di un barbone errante della discarica””

  1. maria luisa scrive:

    siamo in un mondo in cui si dice che siamo tutti sulla stessa barca ma qualcuno ha lo yacht……

    • Pietro Pancamo scrive:

      Grazie per la sapiente ironia di quest’osservazione, cara Maria Luisa.
      Chiunque possieda uno yacht è destinato a godersi, in placida comodità, sereni approdi a paradisi tropicali e/o fiscali.
      Invece noialtri che siamo costretti a stiparci tutti sulla stessa barca asfittica, dobbiamo solo pregare che, almeno, non sia quella di Caronte.

  2. Laura e Mariateresa scrive:

    Era la vigilia di Pasqua ,al bar un libero pensatore con l’aspetto di un barbone mi disse:RISURREZIONE uguale Riciclaggio di rifiuti.Questa definizione mi ha fatto a lungo pensare e mi sento di condividerla.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Una quasi coincidenza, davvero simpatica e curiosa. Vi ringrazio per avermela raccontata!

      Un tempo avrei obiettato, forse. Adesso però mi sento un rifiuto anch’io (almeno ogni tanto): quindi spero sinceramente che il libero pensatore sia nel giusto.

  3. Marisa scrive:

    Devo ricconoscere con molta amarezza che questa poesia fotografa molto bene il tempo in cui viviamo in cui siamo sommersi dai rifiuti che produciamo con molta indifferenza , ed anche molta negligenza. Come sempre però non dobbiamo lasciarci prendere dallo sconforto, perchè il ricilaggio che risolve anche solo parzialmente questo problema è un primo passo per renderci consapevoli della bruttezza che stiamo creando e portarci, poco per volta a modificare i nostri comportamenti. Ascoltiamo con attenzione il canto del barbone!

    • Pietro Pancamo scrive:

      Ti ringrazio a nome del barbone per le tue lucide considerazioni, cara Marisa. Io lo conosco bene, perciò credimi: ti è riconoscente sul serio per averlo ascoltato.

  4. Anna Maria Benussi scrive:

    Il titolo è un capolavoro, forse provocatorio, ma stimolante. Stimola il pensiero, l’immaginazione, la curiosità di leggere i versi…………..
    Mi ha affascinato l’idea di considerare, alla luce della definizione data dal libero pensatore, ogni riciclo una forma di risurrezione. In questa prospettiva il nostro sangue sarà pure riciclato, ma resta di un vivido rosso e ci permette di superare il disagio “dello smog estivo” e di tutti gli smog.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Questo titolo, che ti ringrazio d’aver apprezzato, è stato fonte di noie, in passato: intendo dire che un critico mi accusò, a suo tempo, d’aver voluto fare uno sberleffo a Giacomo Leopardi. Per carità: nulla di più lontano dalle mie reali intenzioni!

  5. Arrigo scrive:

    OGNI BARBONE É VECCHIO…..CERCA LA DISCARICA OVE LE PUZZE SI CONFONDONO…..MEDITANDO CHE TUTTI SAREMO RIFIUTI DA SISTEMARE APPENA MORTI…..PENSANDO CHE QUALCUNO É GIÀ MORTO PRIMA DI MORIRE.

  6. Cristiano scrive:

    Ricicliamo per allinearci con l’eterno flusso del divenire che non è che ritorno dell’uguale. Nel riciclare ci sentiamo un po’ dei o, meglio, demiurghi.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Ciao Cristiano e grazie dell’intervento.
      “Ebbene è così,
      cari lettori
      lontani e vicini:
      gli uomini son dei

      perfetti netturbini” (Urbano Nettezzi) (e non Rattazzi) (anche se quest’ultimo cognome sarebbe il più adatto, in verità, dato che si parla di discariche). :-)

  7. Laura e Mariateresa scrive:

    Fabrizio De Andrè cantava:”…..dai diamanti non nasce niente,dal letame nascono i fiori……”

  8. Santina. P scrive:

    In questo mondo in cui viviamo tutto è un riciclo.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Hai pienamente ragione, cara Santina. “Nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma”. Ovvero si ricicla.

  9. Maria Luisa scrive:

    non riesco ad immaginare la condizione che spinge una persona a non potersi integrare in una vita normale, ma riflettendoci bene e’ una situazione che puo’ toccare a chiunque che si trovi improvvisamente svantaggiato da un punto di vista economico e con qualche grosso dramma esistenziale tanto da non poter reagire. Purtroppo gli ammortizzatori sociali sono scarsi se non nulli, tutto si regge sul volontariato ………

    • Pietro Pancamo scrive:

      Dramma esistenziale, certo. Anni fa un barbone girava per la mia città sempre ubriaco, biascicando in continuazione: «Siete bbravi a fregà, fregà la ggente… Siete bbravi a fregà, fregà la ggente…».

  10. Marisa B. scrive:

    Il rifiuto non è solo immondizia. Il rifiuto è esclusione, emarginazione, lontananza. Perde ogni scopo di vita e trova una ragione solo con gli altri rifiuti. Il suo luogo è discarica, periferia delle città e periferia dell’esistenza. Il pastore errante di Leopardi ha perso il senso della vita e annega nel tedio sotto lo sguardo indifferente della luna. Il barbone errante non può permettersi il lusso della noia. Circondato dagli altri rifiuti ha trovato il suo fine nel riciclo e nel riuso: la sopravvivenza ormai è sufficiente. Basta non morire.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Una disamina davvero articolata e commovente. Grazie, Marisa.
      Sì, gli emarginati si sforzano di non morire. E nel frattempo aspettano un’ultima speranza. Se Walter Benjamin ha ragione (“Solo per chi non ha più speranza ci è data la speranza”) forse come attesa non sarà del tutto vana.

  11. Marco scrive:

    Come dice “La Bella E la Bestia “. Non conta quelo che si vede fuori,ma quello che c’e’ dentro .

    • Pietro Pancamo scrive:

      Ben detto, caro Marco. “Dato che il pattume della (ci)viltà in cui viviamo, mi ha ormai infettato, ho avvertito il bisogno di trovarmi un rifugio. È stato così che, nelle regioni più interne del mio cuore, per fortuna ancora pure, ho scoperto un piccolo regno nascosto. Lo visito spesso in cerca di una speranza e inevitabilmente è diventato, per me, una sorta di patria in incognito. Lì, tutto è avvolto da un’incontaminata e risplendente innocenza: ecco perché già so che è il luogo “lustrale” dove prima o poi riuscirò finalmente a dissolvermi in luce, proprio come Antonio Casella” (V. Polimeri).

  12. Bianca scrive:

    Gli oggetti riciclati passano a nuova vita, rigenerati e funzionanti. Auguriamoci per il barbone e per noi stessi di uscire riciclati dalla discarica di rifiuti tossici, corruzione, violenza in cui siamo impantanati.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Grazie per le tue parole, cara Bianca. Riciclaggio o non riciclaggio, allontanarsi dalla corruzione e dalla violenza è, a questo mondo, l’unico tipo di fuga che sia lecito definire onorevole e dignitoso.

  13. Elena scrive:

    Riferendomi al tema del riciclaggio ,mi piace ricordare il famoso detto:i periodi di merda servono a concimare il tuo futuro .

    • Pietro Pancamo scrive:

      Bentornata, cara Elena.
      È un proverbio popolare, suppongo. Se per disgrazia, però, fosse un verso di De Andrè, ebbene il futuro auguriamocelo, sì, pieno di gioia. Ma giammai di rose e fiori! :-)

  14. Maria Luisa scrive:

    barboni…clochard …Vite prive di qualsiasi cosa, materiale o affettiva, non hanno nessun punto di riferimento se non una panchina o un portico per passare la notte,vite di persone ammalate, disconosciute dai familiari, tossicodipendenti, ex carcerati o pazienti dimessi dai manicomi. Tutte queste categorie di persone cadute in disgrazia sono uno scossone al nostro intorpidito senso di giustizia…….

    • Pietro Pancamo scrive:

      Sempre che un senso di giustizia esista realmente, in qualche remoto angolo del nostro animo. Il che è opinabile. “Umano sei, non giusto”, diceva Giuseppe Parini.

  15. Laura e Mariateresa scrive:

    Scriveva Kapuscinski nel 1962:”La terra accoglie la pioggia calda e il concime maleodorante…accoglie tutto e restituisce sempre la stessa cosa:il seme.” Allora era un seme buono e oggi? E domani?

    • admin scrive:

      Io penso che il seme continuerà a generare….il bene, il male….Il male lo vuole l’ uomo, certi uomini. La stessa cosa il bene. Noi stiamo sempre dalla parte del bene, mi raccomando! Così contribuiremo a gettare sempre semi migliori. Un grazie a tutti i fans di Pietro per i bellissimi commenti. Lascio a lui il privilegio di rispondere ma vi assicuro che li leggo sempre con tanto interesse, ammirata per la vostra profondità ed intelligenza! Ancora un grazie di cuore e buona serata!

    • Pietro Pancamo scrive:

      Beh, un agronomo non so. Ma forse un sacerdote risponderebbe così: «Il problema risiede piuttosto nel tipo di terreno: la strada, i luoghi rocciosi e quelli infestati dalle spine, sono i più inadatti in assoluto alla semente. Parola del Signore!».

  16. Nella scrive:

    Imballaggi che ingannano, come le offerte che saranno poi inutilizzate, produzioni agricole in eccesso inviate al macero; nulla da riciclare prima di essere un rifiuto riciclabile?

    • Pietro Pancamo scrive:

      Cara Nella, la tua è una domanda di grande spessore spirituale.
      Ovviamente è la nostra vita, quella che dovremmo riciclare, prima che sia troppo tardi. Secoli fa, a dire il vero, qualcuno aveva pur tentato di salvarci. La sua offerta (il Regno dei Cieli) non era un inganno; però anch’essa è rimasta lì, pressoché inutilizzata. Eh, gli uomini non si smentiscono mai.

  17. Laura e Mariateresa scrive:

    Attualissima,Pietro,la tua poesia.Ogni giorno,su libri e giornali,trovo riferimenti a questo processo di eterna metamorfosi.Oggi su La Stampa si legge di “upcycling”(superriciclaggio)nell’ambito dell’Alta Moda:dal golf della nonna pieno di buchi ad un modello unico!

    • Pietro Pancamo scrive:

      Si esagera! Sta diventando una mania! Basti pensare che la mia città è piena zeppa di piste riciclabili. Si vede che ciclabili soltanto pareva troppo poco, a lor signori della giunta comunale. E così, in ogni parco e lungo ogni marciapiede, han messo queste nuove. Io però mi domando: se c’è davvero l’intenzione di trasformarle in qualcosa d’altro, noi che a lavorare vogliamo andarci pedalando, per amore dell’esercizio e dello sport, come faremo d’ora in poi? Saremo costretti a percorrere le arterie più trafficate, col rischio d’essere travolti da un’automobile pirata. È uno scandalo! Alle prossime elezioni il sindaco attuale, che fra l’altro è un patito del tango, può scordarselo il mio voto! Riciclerò la mia fede politica, passando alla parte avversa. E se alla fine, come spero, il risultato delle urne lo obbligherà a sgomberare sia ufficio che poltrona in fretta e furia, io che del municipio sono il portinaio, aspetterò giù in guardiola, per gridare al bel tomo mentre esce: «Ben ti sta, tanghero di un tanguero!».

  18. Maria Luisa scrive:

    barboni…….Volti che ci guardano in silenzio, ma con una forza e un coraggio che tolgono il respiro, una sincerità e una schiettezza che rompe la nostra indifferenza.

    • admin scrive:

      Cara Maria Luisa, tu scrivi: ” rompe la nostra indifferenza”…..Non so….credo che le persone indifferenti rimangano tali. Mentre quelle buone d’animo hanno già il loro cuore aperto alle miserie umane, pronte ad aiutare chi tende una mano: e tu sono sicura che sei una di queste persone.

    • Pietro Pancamo scrive:

      “Il peggiore peccato contro i nostri simili non è l’odio ma l’indifferenza” (George Bernard Shaw). E se i barboni contribuiscono a rendere il nostro cuore meno insensibile, allora ci hanno già redenti e salvati. Per ringraziarli di un simile miracolo, non ci resta che salvarli a nostra volta. “Serva me, servabo te” (Petronio).

  19. Enrico Parco scrive:

    Quante storie potrebbero raccontarci i barboni ….
    Le “discariche”, a mio modesto parere, inghiottiscono “corpi” e non “anime” avidi di denaro, potere, fama, ecc….

    Come sempre le tue poesie sono costante spunto di riflessione :)

    • Pietro Pancamo scrive:

      Caro Enrico, sei come sempre un ospite gradito, nella mia rubrica di poesia.

      La catena alimentare della misericordia celeste è un percorso che si ripete all’infinito, secondo tappe immutabili. Eccole qui: l’anima viene inghiottita dal corpo, il corpo dall’avidità, l’avidità dalla giustizia e quest’ultima dal perdono. Come vedi si tratta di un ciclo “culinario”, composto di banchetti che s’innescano a vicenda e in opportuna successione, consentendo ad ogni creatura umana di essere metabolizzata e assorbita dai tessuti della bontà divina.

  20. enrica scrive:

    tutto è riciclabile!!e noi?

    • Pietro Pancamo scrive:

      Ottima domanda, cara Enrica.
      Noi che abbiamo colto il frutto proibito e poi crocifisso Gesù, siamo così ignobili come peccatori, che possiamo tranquillamente considerarci un mucchio di rifiuti umani. Il riciclaggio, dunque, ci spetta di diritto.

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