Corpo estraneo. I nostri animali ingoiano di tutto! Calze, bottoni, aghi, plastica, teste di bambole…

Il corpo estraneo non è un alieno che si infila nel corpo dei nostri animali e non è nemmeno un benefico spirito guida come magari chi volesse cercare una spiegazione nell’esoterismo potrebbe pensare, ma purtroppo è un qualcosa che distrattamente o meno i nostri cari animali ingoiano e non riescono ad eliminare.

Camilla cucciola

E’ risaputo che i nostri amici a quattro zampe sono curiosi ed un pò ingordi e perciò, a volte per gioco, possono ingoiare cose non proprio commestibili.

Nel corso della mia carriera da veterinario ho visto ed estratto dallo stomaco ed intestino dei nostri pet di tutto: dal calzino alle tovagliette da cucina, da aghi per cucire a bottoni di vestaglie, da teste di bambole a ossa di pollo.

Non c’è limite alla fantasia, soprattutto dei cani, perchè infatti è un evento un pò più insolito per i gatti.

Gli ultimi “corpi estranei” che ho dovuto rimuovere sono stati due grossi pezzi di plastica a sezione quadrangolare incastrati, nel vero senso della parola, nel duodeno di una dolcissima bulldog inglese.

Era da qualche giorno passata la festività della Santa Pasqua e Marianna, la proprietaria della bulldog di nome Camilla, mi telefonò per informarmi che la “signorina” da tre giorni era meno vispa del solito, non aveva appetito e nel corso della giornata aveva avuto diversi episodi di vomito.

Quel giorno chiusi piuttosto tardi l’ambulatorio ed andai a domicilio alle nove di sera per capire che cosa stava succedendo.

Nonostante quanto mi aveva raccontato Marianna, Camilla mi sembrava giocherellona, non aveva febbre, le sue mucose erano di un buon colorito roseo, solo il tempo di riempimento capillare era un tantino più lento, come quando c’è un calo di pressione ed, alla palpazione addominale, percepivo un leggerissimo risentimento nella zona gastrica.

Decisi di fare un prelievo di sangue per valutare lo stato di salute generale, un’ iniezione sottocute con un protettore dello stomaco e, come spesso si consiglia in questa situazione, chiesi di lasciarla senza acqua nè cibo, per metterle a riposo lo stomaco.

Ma proprio mentre stavo per andare via Camilla vomitò in più riprese, espellendo dei trucioli di un pastello rosso.

Scattò subito il sospetto di un corpo estraneo ed iniziai le classiche domande, quasi da investigatore privato, nel tentativo di risolvere il mistero del pastello.

Il pomeriggio successivo, come d’accordo, Marianna mi portò la piccola in ambulatorio perchè, nonostante il gastroprotettore, continuava a vomitare in maniera incoercibile.

Decisi di mettere un ago cannula in vena per iniziare una fluidoterapia idratante, ma, mentre la poverina, ormai senza forze, faceva la sua terapia iniziò a vomitare così tante volte da richiedere con urgenza un’ ecografia per tentare di capire qualcosa in più.

Ormai era di nuovo sera.

Il referto ecografico non lasciava spazio ad alcun dubbio.

La cagnolina aveva “qualcosa” nel primo tratto dell’intestino tenue che non permetteva il passaggio di alimenti.

Nonostante la tarda ora, erano le dieci di sera, decisi di eseguire una laparatomia esplorativa.

Il bulldog non è una razza che si presta bene all’anestesia ma Camilla si addormentò dolcemente ed ebbe, per buona parte dell’intervento, un’ anestesia molto tranquilla.

All’apertura dell’addome notai subito un intestino praticamente immobile ed un primo tratto strano balzò immediatamente ai miei occhi.

Alla palpazione sentivo che c’era qualcosa di duro nel suo interno e perciò decisi di tagliare proprio in quel punto.

Eseguii quindi la prima enterotomia ed estrassi il primo pezzo di plastica.

Piano piano iniziai a palpare il resto dell’intestino ma, proprio a cavallo tra stomaco e duodeno, un lungo tratto intestinale era modificato nella forma e nel colore.

Una punteggiatura quasi livida colorava quasi tutto il duodeno e tra le mani sentivo gli spigoli di un altro pezzo quadrangolare molto duro.

Tagliai questo secondo tratto e mi resi conto che il pezzo di plastica era letteralmente incastrato.

Non riuscivo ad estrarlo in nessun modo perchè, a complicare il tutto, c’era anche un groviglio di fili di cotone che si ancorava benissimo alla mucosa dell’intestino.

Con tanta calma e sangue freddo, aiutata da Laura, una mia collega, pezzettino per pezzettino, tagliando con le forbici e stando attenta a non ledere l’intestino, riuscii ad estrarre il tutto, compreso il misterioso pezzo di plastica.

Camilla aveva mordicchiato ed ingerito la base in plastica di un uovo di cioccolato.

Non fu semplice ricucire questo tratto intestinale perchè avevo l’impressione che la sierosa ( ultimo rivestimento della parete intestinale ) cedesse al passaggio dell’ago.

Intanto Marianna con pazienza e tanta paura per l’intervento aspettava in silenzio in sala d’attesa mentre Alessandro, il mio compagno, cercava di distrarla spiegandole un metodo alternativo per cucinare la parmigiana di melanzane ( un piatto tipico napoletano).

Finito l’intervento la cagnolina si risvegliò subito ed ormai era l’una di notte.

Era necessario ricoverare la piccola in una clinica dove ci fosse la possibilità di tenerla sotto controllo per le successive ore e i successivi cinque giorni perchè, da manuale, la possibilità di deiescenza della ferita era molto probabile e perciò la prognosi era ancora riservata.

La dolcissima Camilla, come una paziente modello, rimase ricoverata cinque giorni, durante i quali, per escludere blocchi intestinali, deiescenze, peritonite, fu sottoposta ad ulteriori analisi del sangue ed ecografie a giorni alterni.

Con grande forza di volontà, dopo ventiquattro ore di digiuno forzato, pian piano riprese a mangiare un alimento ad alta digeribilità, sempre assistita dall’amore della sua padrona che, veramente come si potrebbe fare per una figlia, andava a farle visita tre volte al giorno e la riempiva di coccole.

Dopo l’ultima ecografia capimmo che ormai il pericolo era scampato e decidemmo di far ritornare a casa Camilla.

Mentre nella gabbia del suo ricovero la piccola era un pò apatica e svogliata, appena mise “zampa” nella sua casetta, iniziò a correre felice e a saltare su letti e divani, come se nulla fosse mai successo.

E’ proprio vero che gli animali hanno una soglia del dolore molto più alta della nostra e basta poco per renderli felici.

Camilla ha superato brillantemente quel brutto intervento ed ancora oggi, quando mi incontra per strada, mi corre incontro e mi fa le feste come a manifestarmi la sua gratitudine.

La mia gioia è che le ho salvato la vita.

Imma Paone

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