Immortal. Ottavo episodio.

Dipinto di Taras Loboda

Ed eccoci all’ottavo capitolo di Immortal, l’accattivante storia ideata e scritta da Valentino Di Persio, coadiuvato da Marica Caramia. Quello che doveva essere l’epilogo del racconto é diventato, in realtà, il penultimo per motivi tecnici connessi allo spazio disponibile sul Blog. Questo episodio tratta d’un virtuale tuffo nella Galilea di 2000 anni fa, nella magica Betlemme dell’avvento del Cristo, magistralmente ambientata nel Centro Storico di Tarquinia. Francesco, dopo una serie di eventi si ritrova da solo nel buio d’una grotta dove avverte, emozionato, la fragranza e la presenza della sua Immortal… Buona lettura.

Un rampante, felice, fantastico 2014.

Per le vie di Betlemme

La temperatura era mite quella sera di dicembre a Tarquinia. Nel cielo limpido le stelle luccicavano più che mai in assenza della luna in fase calante, ridotta all’ultimo spicchio. Forse è vero che quando respiriamo sentimenti tutto assume velature più rosee, tutto diventa più caldo e sparisce anche la fame. Nelle avventure, però, bisogna avere la giusta compagnia. Nel mio caso, invece, la stavo vivendo con spasmodica ansia. Ansia da incertezza, da salto nel buio con l’adrenalina in fermento.

Seguimi!– mi disse la ragazza, distogliendomi dai pensieri. Era vestita da odalisca o da ballerina del ventre, oppure una fusion di entrambe. M’era apparsa davanti all’improvviso mentre insieme ad altri attendevo il turno per l’entrata nel Presepe Vivente. In fila c’era un nutrito pubblico eterogeneo. Le coppiette avvinghiate s’estraniavano dalla folla tra mille effusioni e i bambini irrequieti sfuggivano al controllo dei genitori impegnati in una lotta impari per tenerli a bada. Chi, paziente, rivolgeva domande di circostanze al vicino, tanto per alleviare il tempo, chi invece, sbuffava smanioso di entrare.

La bella orientale portava sulla fronte un diadema dai riflessi verde mare come i suoi grandi occhi. Un sottile velo le copriva il viso fin sopra il naso, lasciando intravedere, in trasparenza, le sue labbra rosse carnose. Indossava un corsetto di seta damascato con intrecci di fili d’oro e d’argento. Il push-up evidenziava all’ennesima potenza l’abbondante seno ansimante. Sul ventre, incastonato nell’ombelico, un brillante sfaccettato emanava riflessi multicolori. Un foulard di seta turchese adornato con medagliette dorate sulla fronte e impreziosito con perline disseminate, le tratteneva a stento il fascio di capelli scuri, con mesches color mogano. Alcuni riccioli ribelli fuoriuscivano ai lati snodandosi in spirali fluttuanti. Un drappeggio di veli rosso rame le ricopriva il resto del corpo fino ai piedi. L’avevo già intravista dopo l’acquisto del biglietto. Mi stava dietro mentre andavo verso la location del Presepe, dopo l’arco a sinistra, di fronte alla fontana con l’obelisco in Piazza Matteotti.

La bellezza esotica della giovane, le sue movenze misurate ed eleganti da personaggio d’una storia narrata da Sherazad al suo Re, avevano attirato la curiosità degli astanti. Nessun commento tuttavia, solo sguardi di ammirazione e forse una punta d’invidia nei miei confronti da parte dei maschietti e un pizzico di gelosia delle ragazze, indispettite per la momentanea distrazione dei fidanzatini.

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Dipinto di William Scheneider, “Night”

Seguimi!– ripeté, prendendomi per mano, incurante della gente. La seguii con non poco imbarazzo, sovvenendomi del messaggio di Immortal sulla presenza che mi avrebbe condotto a lei.
Superata la fila ci ritrovammo davanti a due legionari che, imponenti, ostacolavano l’ingresso al Presepe, regolata a scaglioni. Ad un cenno della ragazza ritirarono le lance incrociate lasciandoci passare.

Come caduto dentro ad una favola, dentro un incantesimo della macchina del tempo, mi ritrovai in Galilea a più di 2000 anni indietro. In quella Betlemme, prodigiosamente assurta alla storia grazie ad un bambinello di nome Gesù, venuto al mondo per redimere l’umanità dal dolore, dall’ingiustizia, dal peccato. Ed eccomi, allora, immerso in questa atmosfera surreale. Voci, suoni, colori, luci tremolanti, l’odore inebriante delle spezie salirmi alle narici. Una sceneggiatura impeccabile, ricercata, puntigliosa nella riproduzione dei dettagli il più fedelmente possibile alle situazioni ambientali e sociali di quei tempi. Insomma, una suggestiva replica di quella che doveva essere stata la realtà storica.

Riscuotendomi dallo stupore, mi accorsi che la mia guida non era più al mio fianco. La vidi più avanti, senza velo, mentre parlava con una giovane coppia. Sorrideva al loro bambino accarezzandolo delicatamente sul viso, l’attirò tra le sue braccia, in posa per una foto ricordo. Mi fece un gesto garbato con la mano per riassicurarmi della sua tutela. M’incamminai, rapito, estraniato dalla realtà, lungo il percorso tra muri di pietra, selciato ricoperto di paglia, grandi teli dai colori del deserto svolazzanti sopra le teste. Una pattuglia di legionari marciava agli ordini d’un Centurione. Avevo la sensazione di vivere all’interno d’un film storico. Risa di bambini, donne e uomini con vestiti d’altri tempi, un Rabbino, con Kippah bianco sulla testa, annunciava l’avvento del Salvatore. Un fabbro davanti ad una fucina scoppiettante di carboni ardenti, martellava sull’incudine il ferro rovente tenendolo a distanza con una lunga tenaglia.

Lo stupore sui visi delle persone era palpabile. Più avanti, grida e frastuono richiamavano l’attenzione dei visitatori ormai perfettamente mimetizzati nell’ambiente. Da dietro una grata, mani protese di reclusi s’agitavano nel vuoto come voler agguantare la libertà al volo. Accompagnavano i loro gesti con strazianti suppliche e sguardi pietosi d’animali in cattività. Mi sentivo talmente adattato in quella realtà virtuale ma vera, da esserne coinvolto anche emotivamente. Provai raccapriccio nel vedere una donna trascinata via con forza, seguita da un manipolo di arroganti, uomini e donne, che simbolicamente sarebbero stati gli artefici della sua lapidazione. Portavano in mano pietre aguzze inveendole contro al grido di “Adultera! Devi morire!”. Provai ad immaginare l’umiliazione, il linciaggio morale ed intellettuale, l’atroce dolore fisico subito da Ipazia quattro secoli dopo, per mano di Zeloti al soldo d’un Vescovo invidioso, il controverso e discusso San Cirillo. Sentivo dentro di me salire disagio e rabbia al solo pensiero che ancora oggi, in alcuni Paesi, le donne subiscono lo stesso trattamento disumano. Avevo la certezza che in una situazione reale e non virtuale come quella, avrei rischiato la vita pur di sottrarre la vittima dalle grinfie dei suoi aguzzini, salvarla per riconsegnarla alla sua dignità di donna. Dall’altra parte della strada, un mercante di schiavi contrattava la vendita all’incanto d’un bambino. Rifiutava sistematicamente qualsiasi offerta per far salire il prezzo dell’asta, avido com’era dei sonanti denari.

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Lungo il percorso erano stati allestiti laboratori e botteghe. Ognuno era impegnato nella sua arte o mestiere. Donne che filavano la lana coi loro fusi, altre che raccoglievano i fili in matasse, altre tinteggiavano i tessuti, prevalentemente di giallo ocra e porpora. I bambini scorrazzavano a destra e a manca con le loro caprette, agnellini e asinelli. Tutto assolutamente bello, contagioso, coinvolgente. Più avanti sulla sinistra, dietro un ripiano di granito, il Censore, voluto da Augusto nell’ottavo anno a.C., servendosi di tavolette cerate invitava i passanti a incidere i loro nomi nella cera con l’ausilio di uno stilo di ferro.

Molteplici erano i punti di ristoro dislocati lungo il percorso, dove venivano generosamente offerti prodotti tipici: ricotta calda, formaggi vari, salumi, caldarroste, bruschettine assortite. La mia tutrice mi stava aspettando davanti all’entrata d’una locanda. –Vieni!– mi disse, precedendomi nell’entrata. Luci soffuse illuminavano appena il locale pervaso dal vocio di persone sedute lungo le tavolate. Mi condusse verso un bancone costituito da due tronchi sormontati da un ripiano di legno massello grezzo. Dietro al banco, due locandiere dalla scollatura audace, cantavano e ridevano mentre ci versavano vino caldo nei bicchieri di plastica. Ci salutarono calorosamente, proferendo verso la mia accompagnatrice alcune battute in dialetto stretto. Risero guardandomi all’unisono. L’odalisca, percepito il mio disagio, mi sussurrò avvicinandosi:
Mi sa tanto che ste’ due hanno alzato un po’ troppo il gomito, eh!
Ridendo a mia volta, replicai. –Mi rendo conto ora che Teopompo aveva proprio ragione!
I suoi occhi mi squadrarono perplessi con lo sguardo di chi non ha capito ma che poco importa.

Usciti dalla locanda, la ragazza affrettò il passo precedendomi di qualche metro. Pensai che non volesse farsi vedere insieme a me, oppure non voleva intavolare alcun tipo di colloquio. Ebbi la sensazione che stesse seguendo alla lettera degli accordi preordinati. Probabilmente, l’intermezzo della locanda era stata una deroga dettata dal suo animo gentile e senso d’ospitalità.

Un lampo improvviso mi riportò alla mente il motivo per cui mi trovavo in quel posto incantato. Immortal, da qualche parte, mi stava aspettando o addirittura seguendo sotto mentite spoglie. I miei pensieri si concentrarono interamente su di lei. Sentii la pressione salirmi alle tempie e un generale senso di eccitazione pervadermi.

Accelerai il passo verso la ragazza che, avendo intuito il mio nuovo stato d’animo, si svincolava agevolmente tra la folla avanzando in fretta. La seguivo a poca distanza non prestando più molta attenzione ai vari personaggi che man mano si susseguivano lungo il percorso. Il richiamo d’Immortal era forte, la sentivo vicina, ne percepivo persino il profumo, l’ansimare del suo respiro.
Superai i lebbrosi incatenati e vestiti di stracci che cercavano di toccarmi e afferrarmi i piedi. Alla chiromante, che m’offriva di predirmi il futuro, risposi:
No Signora, grazie! Lo scoprirò da me tra poco!
Buona fortuna, replicò con un gesto della mano accompagnato da un sorriso.

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Dipinto di Francesca Strino

Sfociai su un piazzale presidiato da legionari a piedi ed a cavallo. Su un palchetto una danzatrice del ventre si esibiva sensuale e sinuosa al ritmo orientaleggiante di percussioni e fiati. Giocolieri e mangiatori di fuoco erano l’attrazione prediletta dei numerosi bambini.

Superai la gradinata della Chiesa di San Martino dove era stato allestito il trono di Erode il Grande che, dietro indicazioni di saggi e sacerdoti, impartiva ordini per la strage degli innocenti.

Superata la riambientazione della Natività, la ragazza mi fece cenno di seguirla per una stradina stretta, illuminata da torce assicurate sui muri da anelli di ferro.

La raggiunsi davanti ad un arco in pietra grezza, chiuso da un drappeggio marrone. Spostò d’un lato il panno, invitandomi ad entrare. Lo feci senza alcun indugio, incosciente ed eccitato com’ero. Il pesante drappo si richiuse dietro di me. Dopo qualche istante di esitazione mi diressi verso il tenuo chiarore d’un cero posto a terra dall’altra parte della grotta. Un leggero fruscio, sentii la sua presenza.

Valentino Di Persio e Marica Caramia

Segue il prossimo mese l’ultimo episodio.
Proibita la riproduzione del testo.

Valentino Di Persio, un abruzzese di Brittoli (PE), trapiantato a Roma, ha conseguito una formazione linguistico-sociologica. Ha pubblicato due raccolte di poesie presso la Casa Editrice “Pagine”, nella collana “Poeti Contemporanei” n.63 e nella collana “I poeti contemporanei – 7 autori” n.35. Collabora con il giornale online Bari Sud Ovest come autore di poesie, racconti e come giornalista freelance. Stilnovista convinto, la donna assume, nelle sue creazioni, un ruolo preminente, quasi celestiale, capace di ispirare alti sentimenti e provocare forti emozioni.

Marica (Maria Domenica) Caramia, é una giovane donna, dono prezioso della terra di Puglia, che incarna, a pieno titolo, la voglia di riscatto della nuova generazione da un torpore latente, dall’insicurezza dei tempi, dalle incertezze del presente. Marica ha scelto l’arte, la pittura, la poesia, come forma espressiva per l’approccio alla vita. Nelle sue opere l’amore assume sempre un ruolo intenso, vibrante, predominante. Ha collaborato alla stesura del testo e della sceneggiatura della Commedia Musicale “Gelbe Lügen”.

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9 Responses to “Immortal. Ottavo episodio.”

  1. Valentino scrive:

    Cari lettori, per poter descrivere il percorso del Presepio Vivente di Tarquinia, non avevo altra scelta che seguirlo personalmente. Ci sono andato in compagnia di una persona speciale, dagli occhi sognanti e dall’animo sensibile, che ha saputo assaporare appieno quella magica atmosfera. Io, invece, da agnostico, mi sono limitato a vivere l’ evento da cronista, lasciandomi contagiare solo di riflesso dalle emozioni. Ho tuttavia cercato di non trascurare nemmeno uno degli aspetti gastronomici del percorso. Immortal , come tutte le donne, si lascia desiderare. Prova un sottile piacere sapere il suo Francesco in fermento, agitato, in spasmodica attesa ma lei, con una punta di sadismo, lo lascia arrostire di desiderio. Bisognerà, quindi, attendere l’ 8 febbraio per sapere se e come i due protagonisti riusciranno a superare l’ impatto del loro agognato incontro. Buona lettura. Io e Marica , saremo ben lieti di rispondere ai vostri commenti. Valentino

    • maria cristina giongo scrive:

      Caro Valentino, e cara Marica, aspettiamo con ansia il loro incontro e intanto grazie anche per questa puntata!

      So che molti lettori sono restii a scrivere commenti ma…..coraggio, ragazzi e ragazze dai 17 ai 90 anni ( questa è la fascia d’ età dei nostri fans); non preoccupatevi della forma o se fate qualche errore di sintassi. A noi interessa che dividiate con noi i vostri pensieri, idee, commenti sui nostri articoli.

      Buon anno a tutti!

  2. ChryBiancoscudato scrive:

    Meraviglioso !!!!!! Stupenda la descrizione dell’Odalisca…..avvincente la “corsa” a tratti lenta, a tratti vertiginosa…verso l’agognata Immortal ! L’ho letto tutto d’un fiato….mi è sembrato davvero di essere il protagonista…di vivere ogni emozione e sensazione descritta ! Vi siete superati…siete grandiosi !!!! Un grande abbraccio a Valentino…e un bacione a Marica :*

    • maria cristina giongo scrive:

      Grazie a ChryBiancoscudato per il suo bel commento!!!!

      E la misteriosa Immortal ( da cui è nata questa storia) dove è finita? Aspettiamo anche i suoi commenti, come in passato……

  3. Valentino scrive:

    Per motivi di riservatezza e di grande rispetto, non oso rivelare ciò che la protagonista mi scrive in privato. Sempre ermetica e misteriosa, ve l’assicuro. Insomma, una che con i sentimenti ci gioca a nascondino per alimentarli all’ ennesima potenza senza esporsi più di tanto. Mi viene da pensare che abbia un senso molto sviluppato dell’ erotismo la mia Immotale Signora.

  4. Sna scrive:

    Ciao,

    Che dire,sempre bravissimi Valentino e Marica,complimenti.Mi e piaciuto tanto
    nuovo episodio orientale di Immortal,molto interessante e sensuale,descrizioni stupende veramente.Continuate cosi ragazzi.Non vedo l’ora di leggere nuovo episodio purtroppo ultimo,ma spero che nel futuro
    sara ancora qualche bella storia.
    Un abbraccio.Sna

  5. Nenè scrive:

    uhhh che emozione!!! ci siamo quasi …finalmente conosceremo la nostra Immortal!!! Non vedo l’ora :) bellissimo episodio letto tutto d’un fiato, condivido in pieno il commento di ChryBiancoscudato.. un sentito ringraziamento agli autori che riescono puntualmente a far sentire il lettore, protagonista della vicenda 😉 alla prossima!!

  6. Romina scrive:

    Leggendo questa prima parte dell’ottavo episodio mi sembra di essere stata in quel posto magico Tarquinia e l’atmosfera di un periodo storico lontano ma così reso reale nel racconto mi fa sognare ad occhi aperti. Ci sono persone che hanno il dono con le parole di rendere tutto possibile….che dire di Immortal? Un viaggio gratis
    Romina

  7. Valentino scrive:

    Romina, dolce Romina, la tua sensibilità ti porta ovunque, oltre i confini della fantasia. Grazie ma ti segnalo che il nono ed ultimo episodio è già uscito …….. corri, corri a leggerlo e a commentarlo.
    Ciao

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