Favola di Natale. L’angelo del coraggio

 

 

Una favola di Pietro Pancamo

 

Gli angeli si diplomano al Conservatorio Astronomico perché studiano la musica, che le sfere celesti producono ruotando. Fanno l’analisi armonica degli accordi supremi che, una volta, anche gli uomini eletti (Pitagora, ad esempio) avevano la forza e il diritto di ascoltare.

 

Immagine tratta dal seguente volume: Manuela Fasoli, Preghiere 
agli angeli
, Mariotti Publishing, Milano, 1997

 

Gli esami sono molti, però che gran soddisfazione ultimare i corsi e ottenere infine (lode al Signore!) il permesso d’insegnare.
I miei studi sono a buon punto e fra poco l’esame conclusivo mi darà il titolo che sogno tanto: quello di Maestro!
Nel frattempo, grazie alle mie doti vocali, già occupo la carica di tenore-capo nella gerarchia lirica del Conservatorio: sono forse il più bravo, tra gli allievi di “Esercitazione corale”. E poi, dirlo mi riempie di gioia, lavoro come assistente di un angelo cherubino che scende ogni giorno in Terra, posandosi delicato sulla quercia di un bosco dolce e campagnolo, per educare gli uccellini al canto. Li abitua a portare il cinguettio in maschera e a sorreggerlo con il diaframma; non tutti riescono subito, anzi nessuno: perciò hanno bisogno di me, “serafino preposto al coraggio” che deve esortarli a ignorare la delusione.
Mi capita, spesso, di calmare i picchi, tanto irascibili da abbandonarsi a voli isterici e rabbiosi, dopo un acuto sbagliato. Per sfogare il rammarico dell’errore, percuotono il becco addosso agli alberi, facendosi (io credo) un male diavolo!
Allora intervengo: abbraccio con la mano grande il loro corpicino scosso dai nervi, accarezzo piano la testolina invasata di furore e fischietto per loro qualche melodia celeste; così, lentamente, l’ira si placa. L’agitazione, tachicardia dei nervi, torna ad essere tranquillità.

Una lezione dura da mattina a sera e in fondo non è pesante: diverse pause concedono sollievo alla stanchezza. Io mi apparto, negli intervalli, su di un ramo nascosto e mi svago a pensare. Se un’aria d’opera comincia a formarsi nella mia immaginazione, la scrivo per appunti sulle foglie pentagrammate che gli uccelli usano a mo’ di spartito e, magari, cerco di farla somigliare a quelle dei compositori più illustri. No, non Rossini o Mozart, come ritengono gli uomini, bensì Giove, Saturno e Urano, come noi angeli sappiamo benissimo!
Quando mi annoio, tento un’occhiata verso l’orizzonte e sempre vedo qualcosa d’interessante che mi convince a osservare il paesaggio. Ho una vista incantevole dagli occhi panoramici che possiedo in volto: gli avvenimenti fanno tappa nel mio sguardo, e nulla viene considerato con poca attenzione.
D’altronde come può sfuggirmi una persona bizzarra simile a quel prete in tonaca di gala, che si avvicina lungo il sentiero mostrando, allegro, un giglio all’occhiello. Ah no! Si tratta di un monaco elegante, che sfoggia un saio a coda di rondine… Macché! Ora lo scorgo chiaramente: è di sicuro un Beato, assorto nel compito di farsi propaganda (distribuisce infatti santini da visita a cacciatori e spaccalegna: “Casomai vi servisse una grazia…”).
Anche Satana gradisce, talvolta, un giro nei boschi: sale dall’Inferno e va a rintanarsi nel buio intricato delle macchie più fitte. Nella tenebra contorta dei rami bassi, in quella notte artificiale, trova l’ispirazione per musiche blasfeme: con spirito malvagio architetta note sacrileghe, bestemmie sinfoniche, allucinazioni sonore da far eseguire alla sua orchestra d’orchi.
Però i concerti non sono mai un granché ed anzi, in Paradiso, gli angeli ironizzano inventando dialoghetti briosi. È facile sentirli scherzare: “Ho fatto una volata all’Inferno per assistere a un’esibizione dell’orchestra d’orchi.”, “Ah sì? E chi suonava? Il primo violino?”, “No, il primo venuto: sai, era una cosa improvvisata…”.
Sorrido fra me per le battute ingenue dei colleghi alati, mentre la mia curiosità continua a sorvegliare la vita intorno. E mi accorgo di un simpatico ragazzo, seduto ai piedi d’una betulla, intento a deliziarsi del tepore e della luce. Sembra davvero uno scrittore, forse perché si è poggiato accanto uno strato di fogli che non smette di compilare, mano mano, a penna.
Affido agli occhi uno sguardo più pronto, per leggere le parole di quel ragazzo… ecco, finalmente capisco: è impegnato a buttar giù la recensione di un libro, che s’intitola Il Silenzio Stonato. Ha scelto la natura come ufficio di lavoro, quel ragazzo, e il suo inchiostro afferma, tutto disinvolto: “Rob Demàtt introduce la fantasia dei lettori all’uso narrativo dei ricordi, costruendo uno sfogo romanzato (dal linguaggio brillante e volitivo) che ha per contenuto un messaggio autobiografico: il sesto senso è quello di colpa. È il rimorso d’aver sprecato gli anni e la vita per dedicarci a illusioni che prima incantavano e che, adesso, ci deridono. Allora un’esclamazione prende in noi a gridare: “Temo il cielo e la terra; il tempo mi sta lasciando solo: entra nelle ossa la paura, il respiro non ha più forza nei polmoni e tutto mi incita alla morte!”.
Ma quando i cicli d’angoscia termineranno e la sofferenza non sarà che uno stimolo di guarigione, scopriremo sollievo anche nel dolore e, nel sollievo, amore”.

“Realizzerai i miei desideri?”, domanda l’uomo.
“Aspetta e spira…”, ribatte il destino.
Chissà per quale motivo, la recensione mi ha suscitato in mente questo lugubre giochetto di parole… Certo dev’essere triste per gli uomini ritrovarsi in mezzo alle ore, sempre minacciati da pene e afflizioni. Un giorno, però, avranno soltanto gioia e serenità, perché noi angeli provvederemo a convertire il destino!
Per il momento, io e il Maestro cherubino salutiamo gli uccelli agitando le ali (è sera, la lezione è finita) e torniamo lassù, nel Conservatorio Astronomico, a riascoltar le stelle.

 

 

Pupazzo di neve (disegno tratto dal seguente volume: L. M. Alcott, Piccole donne, Editrice Piccoli, Milano, 1953, a cura di Giovanni
Burdese, illustrazioni di Mariapia)

 

 

Cari amici del «Cofanetto Magico»,
ricordiamoci sempre che a Natale ogni bell’atto vale: ogni atto d’amore o almeno cortesia. Ma sì, facciamogliela vedere agli angeli. Chi mai credono di essere, ’sti serafini!? Non sono mica loro gli unici al mondo a traboccare di generosità. Ci siamo anche noi, perdinci! E allora sotto a comportarci bene, dài! Anzi comincio subito io, magari, augurando a tutti voi (me compreso) un serenissimo periodo di ferie e d’altruismo.

Pietro Pancamo
CHI SONO

 

 

 Avvertenza

-I diritti degli articoli, dei racconti, delle poesie e dei documenti pubblicati in questo post appartengono ai rispettivi proprietari; così pure le immagini.

-Alcune foto sono state prelevate dal web tramite un programma di download automatico e non si è a conoscenza se sono coperte da copyright o meno; se così fosse i legittimi proprietari dei diritti di copyright possono richiederne la cancellazione che verrà immediatamente effettuata.

 

 

Tags: , , , , ,

20 Responses to “Favola di Natale. L’angelo del coraggio”

  1. Pier Luigi Coda scrive:

    L’eco riporta alle pagine sublimi del “dulce domum” di Kenneth Grahame – ( “ The voices ceased, the singers, bashful but smiling, exchanged sidelong glances, and silence succeeded – but for a moment only”) – e l’atmosfera si avvolge di melodie e voci suadenti come nel coro angelico di un Christmas carol. L’angelo del coraggio ci accompagna nel florilegio delle favole natalizie con la garbata fantasia del sogno che veleggia sopra le attese dell’uomo e delle proprie angosce: tra rimorsi e illusioni, tra sollievo e dolore, delusioni e rammarico. L’universo spazia nel perimetro del bene e del male sotto lo sguardo attento di angeli cantori che un giorno provvederanno a sovvertire il destino,regalando gioia e serenità. Con fantasia, arguzia e un pizzico di ironica mestizia, Pietro Pancano colora il suo “coro angelico” con toni sobri, venati di un lirismo narrativo elegante e coinvolgente.

    • Pietro Pancamo scrive:

      L’“oxfordiano” Pier Luigi (che ringrazio infinitamente per avermi paragonato ad un grande come Kenneth Grahame) sa leggere bene nella mia anima e non a caso, da intelligente nonché raffinato critico qual è, sottolinea la forte componente lirica della mia favola. Infatti gli è ben noto il ruolo centrale che la poesia gioca (e da sempre) in seno alla mia “volonterosa”, seppur modesta, produzione letteraria.

  2. Il racconto di Pietro Pancamo è assai originale e godibile nella sua compattezza e nel suo scorrevole italiano. Un racconto-favola quindi con una morale che è di pace e di serenità. Da questa lettura si evince che Pancamo ancora crede nello spirito del Natale. Allora, assieme a lui, lasciamoci prendere da questa accattivante magia scacciando dai nostri pensieri le luminarie, le abbuffate, la corsa ai regali che ci facciano ben figurare, il tutto giustapposto alle bombe che piovono in troppe parti del globo, alla tanto strombazzata fame nel mondo, ai senzatetto… Un pensiero positivo ad ogni costo, dunque!

    • Pietro Pancamo scrive:

      A me piace molto trafficare con l’italiano, costruire frasi dal suono originale e “sfoggiare” nei miei racconti un linguaggio fantasioso (ma, per l’appunto, anche scorrevole). La signora Celeste -brillante scrittrice che nel recensire i miei testi si dimostra sempre di un’acutezza straordinaria, come peraltro di una gentilezza squisita- Loda (che calembour indegno, accidempoli!) l’uso che faccio delle parole. Il che mi spinge ad esclamarle di cuore, sull’onda di una gioia sincera, un “Grazie!” davvero stentoreo.

  3. Massimo Bondioli scrive:

    Di angeli, trait d’union tra il cielo e la terra, abbiamo più che mai bisogno per apprendere l’armonia perduta. E’ un’armonia cha ha bisogno del male, del senso di colpa, per potersi erigere a fonte d’amore. E di male su questa nostra terra ve n’è da accecare: occore “una vista incantevole dagli occhi panoramici” per nulla considerare “con poca attenzione”. Ed occorre il coraggio, quello che a noi umani spesso manca, e che l’angelo del corraggio ci può aiutare a trovare.
    E’ un delicato delizioso racconto natalizio quello scritto da Pietro Pancamo.
    E non stupisce che il più angelico tra i personaggi del racconto sia un ragazzo-scrittore. Ameno, così, a me appare.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Oggi quel ragazzo-scrittore ha quarant’anni da un pezzo e anche lui, nel corso del tempo, è stato più volte accecato dalla paura come dai mali della vita. Però il rimasuglio di “occhi panoramici” che ancora gli illumina il volto, gli ha consentito di vedere e “considerare”, per fortuna, questo bel commento. Sto insomma cercando di ringraziarla, caro Bondioli, perché le parole che lei, da poeta estremamente sensibile e capace, ha voluto dedicare al mio racconto, sono davvero commoventi. E meritano senz’altro di essere accolte con grande riconoscenza.

  4. zairo f. scrive:

    …di Angeli e di Sorrisi… abbiamo bisogno di entrambi!!!
    Però i concerti non sono mai un granché ed anzi, in Paradiso, gli angeli ironizzano inventando dialoghetti briosi. È facile sentirli scherzare: “Ho fatto una volata all’Inferno per assistere a un’esibizione dell’orchestra d’orchi.”, “Ah sì? E chi suonava? Il primo violino?”, “No, il primo venuto: sai, era una cosa improvvisata…”.
    Grazie davvero Pietro.
    Un caro saluto ed un sincero Augurio a Tutti Voi.
    ZF

    • Pietro Pancamo scrive:

      Grazie e bentrovato, Zairo! A te che sei l’inventore del Dinanimismo, dedico senz’altro un sorriso dinamico, che mi nasce direttamente dall’anima.

  5. antonia arcuri scrive:

    Sono necessari gli angeli! I loro voli, che vanno dalla terra al cielo, e viceversa, saltano di piè pari le angustie degli umani. Gli angeli di Pancamo si sono incarnati e soffrono, gioiscono, studiano e lavorano. Sono gli angeli sopra Berlino e sopra tutto il mondo. Ho sempre pensato che gli angeli, quelli del mondo laico, siano una sorta di doppio, di gemello, di custode e tentatore, un angelos-daimon, un aspetto della mente che consente di creare a partire non dalla materia ma da un’idea. C’è un modo migliore per realizzare un desiderio? Ringrazio Pancamo che con il suo racconto mi ha regalato una storia di angeli. Ogni anno in questo periodo angeli, in un modo o nell’altro, bussano alla mia porta.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Gentilissima Antonia, grazie del commento. E’ riuscito il mio raccontino a regalarle un’ “idea custode”, che la accompagni fedelmente lungo il nuovo anno? Spero tanto di sì!

  6. Susy Pagliaro scrive:

    “Favola di Natale.L’angelo del Coraggio”:
    un racconto lirico,ricco di antiche “memorie”,melodioso e pacato anche nel “ricordo”del male,come si conviene ad una vera favola di Natale. La musica delle sfere,degli astri,del coro angelico è un richiamo ad armoniose sostanziali verità del creato che la “dimenticanza”umana frequentemente avvolge nel suo oblio. Ma l’angelo del coraggio “vibra”di sonora memoria e con il suo abbraccio e la sua dolce carezza ricompone “l’armonia”,ridonando tranquillità. Pietro Pancamo,con sobria fantasia e grande abilità poetica,ci fa memoria della “risonanza”e del “bene-guaritore”.
    Giunge nel bosco un ragazzo. Scrive la sua recensione sul libro “dell’Umanità dimentica”…Ma l’amorevole Verità è possibile! Ci sono gli Angeli,le memorie veritiere che ognuno può ritrovare nel proprio cuore. Allora,è vero,la sofferenza potrà essere quell’opportunità in più per riscoprire l’Amore! Grazie,Pietro,per questo dono prezioso,con cui hai reso l’Arte “angelica messaggera”!
    Un anno d’Armonia!

    • Pietro Pancamo scrive:

      Dal momento che soltanto l’agilità del coraggio ci permette di zigzagare snodati fra gli ostacoli della vita (o di saltarli in scioltezza, per continuare la nostra corsa), ecco spiegato perché il sottoscritto sbatacchi da sempre di qua e di là, o come mai (spiccato il balzo) inciampi senza scampo, finendo ogni volta per crollare “sonoramente” (ma al contempo –paradosso beffardo della sconfitta, ahimè– per nulla armoniosamente). Stranissimo, allora, che a scrivere un raccontino sul coraggio sia stato proprio io. Tuttavia –dinanzi a complimenti così lirici e “immensi”, che mi gettano in uno stato di soggezione estrema (talmente assoluta, per di più, da convertirsi quasi in paura)– trovo all’improvviso l’ardire necessario ad esclamare con vigore: “Grazie di cuore, cara Susy, per questo splendido commento alla mia favola. Per questo commento… favoloso!”.

  7. lorella scrive:

    Grazie Pietro !!!!!!!!!!!!! il tuo racconto è bellissimo come sempre , sai , il mio angelo si chiama ADELE ……. colgo l’occasione per augurati buon anno Pietro !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    • Pietro Pancamo scrive:

      Grazie mille dei complimenti, cara Lorella. Mi ricordo bene di Adele, la nonna che ancora ti protegge da Lassù.
      Anche a te, tanti auguri di un 2013 felice!

  8. ALBERTO BARINA scrive:

    PIETRO, SOPRENDE SEMPRE COME POETA ED ANCHE COME NARRATORE, PROSATORE. LA FAVOLA E’ DAVVERO DELIZIOSA, UN PICCOLO INCANTO, RICCA DI SPUNTI, SCRITTA IN PUNTA DI PENNA, COME PIETRO ORAMAI CI HA ABITUATI. SICURAMENTE PIETRO HA ACCANTO A SE’ MOLTI ANGELI…
    CHE OGNI TANTO GLI CADONO SUI FOGLI!!!!

    • Pietro Pancamo scrive:

      Hai ragione, mi cadono sui fogli… e lì giacciono, intontiti. Scrivere, così, mi diventa impossibile. Allora vado al computer. La tragedia è che piombano anche su quello, accidenti, mandandolo in frantumi. Pensa: sono già al settimo pc nuovo, nel giro di un anno solo! Ah, mi stanno rovinando! Rovinando economicamente, questi angeli caduti! Ma la cosa peggiore è che l’ultimo mi ha rivelato di chiamarsi Lucifero. “Per satanasso!” – ho esclamato d’istinto, ad una simile notizia – “Ora sì che sono davvero nei guai! Speriamo che la mia vita non si trasformi… in un dannato inferno!”.
      Ovviamente scherzo, caro Alberto. E nel ringraziarti molto per il commento che mi hai lasciato, ti auguro un 2013 di grandi e poetiche soddisfazioni.

  9. Eh sì, in fondo siamo noi tutti un po’ “uccellini stonati”…
    Alcuni lasciano trascorrere interi anni, prima di individuare la loro dimensione “vocale”, altri, invece, meno fortunati, non riescono in tutta una vita, ma, altri ancora, sebbene in pochi, vengono investiti “di” una forza sublime che li conduce a divenire anime sagge, per tutti simbolo di speranza: i futuri serafini preposti al coraggio.
    Proprio quando tutto sembra buio, quando ogni luce lascia il passo a un’interminabile notte di aspri tentativi falliti, è allora che entrano in azione gli “Angeli del coraggio”, i quali, con la loro opera, daranno vita a un’altra generazione di Angeli del coraggio, e poi, a un’altra e un’altra ancora, fino a pervadere l’intera umanità e ogni altro essere vivente.
    Quello sarà il Nuovo Mondo.
    Un universo dove le illusioni divengono meravigliosa realtà, dove la sofferenza viene sconfitta dall’Amore solidale.
    Un mondo in cui regnerà l’Armonia Celeste e la paura resterà solo un ricordo.

    Antonella Magliozzi

    • Pietro Pancamo scrive:

      La gerarchia angelica dei Serafini è la più vicina al Signore e si distingue per il proprio ardore di carità. Ecco perché ho deciso che, nel mio raccontino, a soccorrere e consolare –per dispensare coraggio– fosse per l’appunto un Serafino. Ma che l’amore premuroso da cui questo personaggio è mosso, riesca in qualche modo a diffondersi fra gli uomini (trasformandoli in angeli addirittura) mi sembra impossibile davvero. Saremo redenti e salvati, perché la bontà del Padre è suprema; tuttavia, in seno alla nostra razza, non nasceranno mai individui realmente capaci di amare. Certo le eccezioni ci sono state (e se ne vedono ancora): però sono le classiche eccezioni che confermano la regola.
      Chiedo scusa per il mio pessimismo, cara Antonella, e ti ringrazio senz’altro per il commento così lirico e intenso che hai voluto cortesemente lasciarmi.

  10. Alice Mayer scrive:

    La tua favola è molto erudita e con bellissime illustrazioni.
    Bravo!

Leave a Reply for Massimo Bondioli