Consigli speciali per un viaggio in Sud Africa-2

Foto: Mauro Almaviva

Nel novembre 2014 vi ho portato idealmente nella parte sud-occidentale della Repubblica del Sud Africa.
Ora ci spostiamo di 1500 km nel nord-est del paese verso altre località che ritengo valga la pena di visitare: Blyde River Canyon, Echo caves, Pilgrim Rest.
Esse si trovano nella provincia Mpumalanga circa 250 km a nord-est di Johannesburg nei pressi del parco Kruger.

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Bourke’s potholes. Foto Mauro: Almaviva

Blyde River canyon
(www.nature-reserve.co.za/blyde-river-canyon-natural-preserve.html)

Quando ripenso a Blyde River Canyon (che in Afrikaans significa gioioso) mi appaiono, come una diapositiva, i favolosi pancake di “Harrie” a Graskop (cittadina subito a sud del Blyde River).
I pancake sono una specie di crêpes che si arrotolano e sono riempiti con cibi salati o dolci.
E’ un’associazione immediata legata a motivazioni che ora mi sfuggono: misteri del subconscio.
Eppure, del Blyde, ora chiamato Motlatse, ho ancora ben presenti le numerose cascate e gli splendidi paesaggi.
Il canyon, che è lungo circa 30 km ed ha una profondità che raggiunge i 1.000 metri, è ritenuto il terzo più vasto al mondo (dopo Grand Canyon americano e il Fish River namibiano che ho descritto il mese scorso).
Si trova in un’ampia riserva naturale caratterizzata da terrificanti precipizi, da formazioni rocciose dalle forme più strane, da stupendi panorami in cui dominano le mille sfumature del verde di una rigogliosa vegetazione subtropicale con più di 1000 specie di piante e numerosissimi animali.
Vi è un’alta concentrazione di cascate dai singolari nomi come quelli di città europee (Londra, Berlino o Lisbona): la scoperta dell’oro, nell’800, richiamò, infatti, anche frotte di cercatori d’origine europea.
Numerose sono le località da visitare, ma ve ne sono alcune (le più gettonate dai turisti) imperdibili.

Bourke’ Luck potholes è un sito di originale bellezza. Esso prende il nome da un cercatore d’oro, Bourke, che vi trovò dell’oro (luck in inglese significa fortuna, potholes invece marmitte). Si trova alla confluenza dei fiumi Treur e Blyde che hanno scavato due strette gole dando alle loro pareti fogge insolite. Vi è un punto in cui il colore della roccia è nero e questo, associato alle bizzarre forme fa pensare a un luogo infernale. Si percorre un largo sentiero protetto che permette di ammirare la singolarità del luogo, passando spesso sopra la gola.

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The pinnacle. Foto: Irene Almaviva

The pinnacle (il pinnacolo) è un parallelepipedo di quarzite, a pianta quasi quadrata, che si erge in un rigoglioso pendio. A prima vista, se non sapessimo di essere in Africa, esso potrebbe sembrare un rudere di una torre medievale messa a sbarramento di una valle appenninica.

The three rondavels sono tre formazioni di roccia dolomitica (rondavels sono le capanne rotonde in cui vivono le popolazioni locali) che, da italiano, definirei, piuttosto, a panettone

Wonder view (vista della meraviglia) e God’s window (la finestra di Dio) si trovano sul bordo della scarpata (alta diverse centinaia di metri) e, nei giorni senza nubi, è possibile spaziare, ad est, sulla pianura sottostante per molti chilometri.
Purtroppo ci capitammo in una giornata nuvolosa che ci ha impedito di godere della splendida vista.

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Cascate Mac-Mac. Foto:Irene Almaviva

Mac-Mac falls (cascate Mac-Mac) tra le numerose che si possono agevolmente visitare, questa merita una menzione particolare.
Innanzitutto il nome (che è anche quello del fiume) è dato dal fatto che, nel campo minerario sorto lì vicino, i cercatori d’oro erano quasi tutti scozzesi; poi, fatto più curioso, è che vi sono due cascate parallele una delle quali artificiale.
Avvenne, infatti, che per raccogliere le pepite d’oro trasportate dal fiume e depositate sul fondo della cascata, i minatori decidessero di deviarne il corso. Avendo sbagliato completamente i calcoli, invece di bloccare il deflusso, l’esplosione aprì una nuova spaccatura nella roccia dando origine ad un’altra cascata.

Echo Caves (grotte dell’eco)
(www.echocaves.co.za)

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Echo caves. Foto: Irene Almaviva

Si trovano a nord-ovest del Parco Blyde, in un terreno privato e furono scoperte nel 1923 da un contadino che cercava di scoprire dove finivano i suoi capi di bestiame.
Nel 1959 furono aperte al pubblico e ora sono monumento nazionale.
Il nome deriva dal fatto che il suono prodotto battendo su una stalattite, viene riflesso ed è udibile anche all’esterno. Pare che fosse usato in passato come segnale d’allarme dalle popolazioni locali.
Si pensa che il complesso di grotte, formate da un antico fiume sotterraneo, si estenda per circa 40 km ancora quasi del tutto inesplorati.
La visita guidata, lungo un paio di km di gallerie, richiede circa un’ora e porta attraverso stretti passaggi o ampie caverne ricche di formazioni di colore e fogge sorprendenti.

Pilgrim’s Rest (la sosta del pellegrino)
(www.pilgrims-rest.co.za)

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Camera da letto degli sposi (sinistra) e della bambina (destra).
Foto: Mauro Almaviva

Pilgrim’s Rest è una cittadina-museo, in origine mineraria.
Si trova pochi chilometri a ovest di Graskop.
Come per molte delle città minerarie, anche Pilgrim’s Rest è ricca di aneddoti e leggende che si confondono tanto da non distinguere ove sia il limite tra storia reale e storia romanzata.
Cominciamo dal nome.
Negli anni ’70 del 19° secolo un cercatore d’oro, Alec Patterson dettocarriola” perché trasportava tutti i suoi averi su tale mezzo, decise di andarsene da Mac-Mac e cercare fortuna altrove iniziando a girovagare. Trovò pepite in un fiumiciattolo e decise di restare il più a lungo possibile, con i soli viveri a sua disposizione, per non essere scoperto. Sfortunatamente fu visto setacciare la ghiaia del fiume da un altro cercatore di passaggio il quale, tornato a Mac-Mac proclamò: “il pellegrino si è fermato” a indicare che “carriola” aveva trovato oro. Ovviamente vi fu la corsa all’accaparramento delle concessioni tanto che, in tre mesi, più di 1500 cercatori affluirono nell’area.
Da questo episodio pare sia nato il nome della cittadina.
Un mistero circonda la miniera di John Swann.
Sicuramente egli trovò una vena (non setacciava il fiume ma “picconava”), perché pagava gli acquisti con frammenti d’oro. Purtroppo una compagnia si assicurò, prima di lui, i diritti di scavo della zona in cui si presumeva fosse la sua scoperta offrendogli il 20% se ne avesse rivelata l’ubicazione. Sentendosi raggirato Swann se ne andò più a sud per una nuova ricerca, ma si ammalò e morì.
Le sue ultime parole furono: “E’ profondo, c’e’ buon oro ma non lo troveranno mai”.
Infatti non fu mai trovato.
Ovviamente assieme ai cercatori arrivarono banchieri, commercianti, albergatori (MacIntyre detto “l’onesto John”) dottori, trasportatori e avventurieri.
Uno dei conducenti di carri Sir Percy Fitzpatrick, divenne in seguito famoso per aver descritto le sue avventure col suo cane Jock (uno Staffordshire Bull Terrier) in un libro degli inizi del ‘900, «Jock of the Bushveld» che ebbe straordinario successo anche negli anni a seguire e da cui furono tratti tre film (uno d’animazione nel 2011).
A dire il vero Fitzpatrick aveva raccolto le sue storie semplicemente per raccontarle ai suoi 4 figli, ma fu persuaso a pubblicarle dal suo già famoso amico Rudyard Kipling.
Pilgrim’s Rest crebbe in fretta ed ebbe il privilegio di avere energia elettrica ancor prima di Londra.
L’estrazione dell’oro terminò nel 1972 e, nel 1974 la compagnia proprietaria vendette i terreni e la città all’amministrazione provinciale. Nel 1986 il villaggio fu dichiarato monumento nazionale e divenne attrazione turistica.
Tutto è com’era agli inizi del secolo scorso; con pazienza sono stati ricostruiti e arredati gli ambienti. Tutto è originale: abitazioni, mobili, accessori, abbigliamento, oggetti, ecc. sono di un periodo che arriva fino agli anni ’50.
Visitando Pilgrim’s si ha la sensazione che gli abitanti siano svaniti improvvisamente nel mezzo delle loro attività.
Qui la vita scorreva allora con le stesse consuetudini di oggi, ma anche con le stesse disparità. I più ricchi potevano vestire alla moda e permettersi di invitare gli ospiti a cena sfoggiando il servizio elegante, i meno fortunati riuscivano a malapena a sopravvivere.
Anche se la città è ora un museo, ho avvertito una certa soggezione, come se fosse una mancanza di rispetto entrare nella stanza ove tutto è pronto per coricarsi: la camicia da notte della signora stesa sul letto ed i suoi articoli da toeletta sul tavolino, la giacca del padrone di casa appesa nell’armadio.

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Spaccio; pomata per la cura della gotta e reumatismi (vasetto di sinistra) e dentifricio(destra). Foto: Mauro Almaviva

Nello spaccio (di L. Drezden & Co., importazione diretta) si vendeva di tutto: dai rimedi contro la gotta all’abbigliamento.
Il centralino telefonico aveva ancora le linee connesse e ho pensato che chissà il banchiere stesse richiedendo alla sede centrale le quotazioni dell’oro.
Ho sognato, da appassionato di motori, davanti ad una splendida Chevrolet 6 cilindri del 1928 in esposizione, con altri veicoli, nel “Garage Centrale”.

Anche se il clima non ci ha assistito completamente, la breve vacanza al Blyde River Canyon è stata appagante, non solo per lo spirito……. Ah! (sospiro) i pancakes!!!!!!!!

Mauro Almaviva
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3 Responses to “Consigli speciali per un viaggio in Sud Africa-2”

  1. Claudia Tagliabue scrive:

    Caro Mauro, ci siamo spostati SOLO di 1500 km…. che vuoi che sia, ahahah Leggendo i tuoi articoli, mi sembra d’essere nei luoghi descritti, mi immedesimo a tal punto, che a volte mi commuovo !!! Sarò normale, dottore??? Questo, già si pare con una foto bellissima, dal panorama mozzafiato e una figurina di spalle…La seconda del Burké Luck Potholes è fantastica, sembra un luogo fatato. Con quei camminamenti e tutto quel che lo circonda è spettacoloso!!! IL PENNACCHIO sembra veramente un rudere medievale, peccato per le nubi, niente VISTA DELLA MERAVIGLIA….. Non ho parole, paralizzata dalla bellezza delle CASCATE MAC-MAC, avvincente il racconto del loro perché…. Ed eccoci alle GROTTE DELL’ECO, stupende !!! Finalmente una città (fantasma….), PILGRIM’S REST, un vero e proprio museo, bellissime le camere con i mobili dell’epoca, i vestiti e tutto il resto !!!Grandioso !!! Insomma un’altro magnifico racconto! Per finire: MAURO!!! Dopo tante informazioni interessanti, tu che fai? Chiudi l’articolo sospirando per i PANCAKES ??? Ahahahahah Grazie Mauro, è sempre piacevole, oltre che istruttivo, “leggerti”. Complimenti alla fotografa IRENE ALMAVIVA! Buon tutto, a presto……

    • mauro scrive:

      Irene è la ragazza di spalle nella prima foto. Anche lei ricorda i pancakes: erano veramente unici. D’altra parte, come sai, mi piace aggiungere note personali ai racconti per non farli sembrare report giornalistici come se ne trovano a bizzeffe. Non amo però esagerare gli avvenimenti, come sovente mi pare di cogliere in racconti di viaggio (scritti e televisivi), solo per avvincere il lettore con avventure che hanno la pretesa di essere al “limite dell’umano”. Quello che leggete e leggerete è vero e documentato da foto e da percorsi registrati col GPS. Ci siamo tutti spesso emozionati durante i viaggi e fatto cose strane: alla scoperta di una pittura rupestre ricordo di aver inscenato una danza sfrenata con grande stupore delle nostre guide locali.

      • Claudia Tagliabue scrive:

        Assolutamente d’accordo Mauro, infatti i tuoi racconti sono affascinanti proprio perché “casalinghi”, nel senso che sono vissuti da te e dalla tua famiglia. Da essi traspare ogni vostra emozione, la gioia, la meraviglia, a volte anche preoccupazione.La tua danza sfrenata non era altro che un rito di ringraziamento verso coloro che ci hanno preceduti e lasciato prove tangibili del loro passaggio….

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