Poesia d’ottobre: Morte antologica permanente

 

I produttori di un cortometraggio che poi (a quanto ne so) non fu mai girato, mi contattarono un giorno per domandarmi di buttar giù una poesia, che a un certo punto della trama, e delle riprese, il protagonista potesse a bella posta declamare; una poesia che fosse in qualche modo il manifesto inoppugnabile del messaggio “lancinante”, che il filmino in questione s’impegnava a lanciare: sopravvivere alla vita non è cosa facile davvero.
Ligio all’incarico ricevuto, io scrissi con diligenza i miei versi e ora ve li propongo qui di seguito, senza cambiare nulla del loro tono originale (a metà, cioè “anfibio”, tra dolore ed ironia).

 

Mummia egizia

 

MORTE ANTOLOGICA PERMANENTE

Siccome la vita
ci rovina la vita
(sempre!),
a giugno ho visitato
(un po’ turista, un po’ becchino
e un po’ parente sconsolato)
l’interessante morte
antologica permanente
delle mie speranze
migliori:
quanti sogni falliti
imbalsamati in bella mostra!

Li guardavo e piangevo
desolato nero,
dannandomi frenetico
la salute.

E adesso è soltanto
stanchezza rabbiosa
resistere ogni giorno
al ripetersi ingombrante del respiro

e della luce.

Pietro Pancamo
CHI SONO

 
 
 
 

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62 Responses to “Poesia d’ottobre: Morte antologica permanente”

  1. Pietro, la vita non è solo dolore. Il dolore ne fa parte. Questa è la differenza.
    Noi lo testimoniamo, lo viviamo, ci fortifichiamo contro di esso; lottiamo.

    Ma oltre al dolore ci sono tante, tante altre belle cose. Ogni tanto la bilancia pende da una parte, ogni tanto dall’ altra. Sta a noi saper stare in bilico senza cadere e farci tanto male.

    Ciaoooo

    • Pietro Pancamo scrive:

      Sono pienamente d’accordo con te, cara Cristina: la vita non è solo dolore. Infatti, come avrai letto nell’introduzione che apre questo post, “Morte antologica permanente” è una poesia su commissione: quindi non esprime il mio pensiero, ma si limita semplicemente a tradurre in versi le idee “funeree” e, soprattutto, il pessimismo esistenziale di coloro che intendevano girare il cortometraggio (un pessimismo esistenziale, che io anzi ho cercato di mitigare, qua e là, avvalendomi dei miei consueti guizzi ironici).

  2. Elena Cassardo scrive:

    Caro Pietro,

    io non la vedo sì nera, la vita non sempre rovina la vita, essa e’ un dono, e come tale la vivo.

    La morte altro non e’ che l’altra faccia della vita ….

    • Pietro Pancamo scrive:

      Come già dicevo a Cristina, le idee che questa poesia esprime non sono mie, ma di coloro che avrebbero dovuto realizzare il film. Quindi a vederla nera erano questi signori e non certo io. Come vedi siamo uguali, cara Elena: nemmeno tu hai colto nel segno. :-)
      Grazie per la tua assidua presenza in queste pagine web, che il Cofanetto Magico mi mette gentilmente a disposizione.

  3. Cara Elena,

    condivido. E non possiamo farci nulla. Caso mai dobbiamo smetterla di lamentarci. Per esempio se gli altri ci fanno soffrire: perchè basta non permettere loro di farci soffrire. Lo so, è facile dirlo a parole…..ma è tutto ” un lavoro” che dovremmo veramente cercare di fare su noi stessi. Senza aspettarci troppo da niente e da nessuno. D’altra parte è meglio ” dare” che ricevere. Dà più gioia interiore. Ci serve a renderci utili agli altri e a chi sta peggio di noi.

  4. Lina scrive:

    Quando mi imbatto in pessimisti come Pietro ringrazio il cielo per il mio inguaribile ottimismo.
    Mi sento molto fortunata per questo perché vivo sicuramente meglio il mio rapporto con la vita, con gli altri e….anche con me stessa!

    • Pietro Pancamo scrive:

      Come ho già avuto modo di sottolineare, in “Morte antologica permanente” lo stile e le immagini sono di “matrice pancamiana”, ma non le idee di fondo: quelle infatti si devono ai cineasti, cui accenno nell’introduzione di questo post.
      Che l’ottimismo ti accompagni sempre. Un caro saluto, Lina, e a risentirci.

  5. Bianca scrive:

    Io penso che un approccio diverso verso la realtà ci permetta di uscire da situazioni di forte disagio, come ottenere benessere, superare gli ostacoli, realizzare le proprie aspirazioni.
    Non bisogna visitare il cimitero dei propri sogni ma bisogna credere che tutto andrà meglio, anzi comportarsi come se già succedesse. Coltivo il mio giardino e i fiori li tengo per me, ai morti non servono.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Il tuo giardino e i tuoi fiori sono di certo splendidi, cara Bianca: lo capisco dai tuoi commenti. Però anche i cimiteri sono giardini, in realtà; e, per ovvie ragioni, spetta ai vivi prendersene cura.
      Con stima,

      Pietro

  6. cinzia scrive:

    ciao, poesia struggente, desolante

    • Pietro Pancamo scrive:

      Su questo non c’è dubbio, cara Cinzia. Ma non dimentichiamoci dei tocchi ironici che la contraddistinguono.
      Grazie d’essere intervenuta!

  7. Marisa scrive:

    Questi versi sono la “sopravvivenza alla vita”, si liberano alla luce della stessa, trionfando sul tempo. E poi … perché i sogni sono pensati “falliti” e non realizzati ? Illusioni?… Il Foscolo si aggrappa alle illusioni come unico fine della vita ed eterna le sue rime- I Sepolcri – come “ illusione” di sopravvivenza alla morte. Anche la “stanchezza rabbiosa” può essere uno stimolo per scrollarsi d’addosso un pesante mantello e per riprendersi in mano la vita, vivendola nella semplicità delle sue espressioni ed illusioni, donandole dignità e perché no, serenità.

  8. Cristiano scrive:

    “Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza”.

    • Pietro Pancamo scrive:

      E’ vero, Elena: i commenti di Cristiano sono sempre di un’essenzialità molto ungarettiana (che mi ricorda tanto “L’allegria”). Ecco perché sospetto fortemente che anche in lui si nasconda un poeta autentico.

  9. Elena Cassardo scrive:

    Caro Cristiano, la tua proprieta’ di sintesi mi sconvolge ogni volta che ti leggo. E sempre, a parer mio, cogli nel segno. Mi sembri l’esatto opposto del nostro Pietro.

  10. marisa gallo scrive:

    Questa poesia mi ha commossa perchè riflette una parte degli stati d’animo che periodicamente visita anche me. Io ritengo tuttavia che, brevi o lunghi questi pensieri che passano in modo più o meno frequente dentro di noi, ci rendono più sensibili e più attenti a tutte le realta della vita, ci fanno apprezare maggiormente quelle gioie che, magari raramente, ma che comunque si affacciano durante la nostra esistenza.: per parte mia ho capito che troppe volte sono distratta e troppo impegnata a guardarmi dentro. Grazie comunque per tutto quanto riesce ad esprimerci.Marisa G.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Sì, la sofferenza ci aiuta a capire meglio il mondo. È una preziosa maestra di vita, esattamente come la serenità.
      Grazie mille del commento, cara Marisa: l’ho molto apprezzato.

  11. Sagragio GALLEGO scrive:

    La tua poesia e’ troppo triste per me.
    La vita io la vivo molto semplicemente. A volte, se l’ombra della morte vi fa capolino la paura mi scivola dentro le vene. Fortunatamente la mia gioia di vivere ben presto assorbe tutto.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Beh, in molti casi anche le persone tristi vivono con semplicità. E, come diceva Francesco De Sanctis, “la semplicità è compagna della verità come la modestia è del sapere”.
      Grazie delle tue osservazioni e alla prossima!

  12. Laura e Mariateresa Degiorgis scrive:

    Aveva ragione Qoelet: “Meglio sarebbe non esser mai nati”e “Tutto è spreco” (come traduce Erri De Luca)

  13. Laura e Mariateresa Degiorgis scrive:

    Ma c’è anche il parere di Benigni che dice :”La vita è bella!”

  14. Avete un po’ tutti ragione. Ma io propendo per cercare di essere il più ottimisti possibile. Se non altro perchè altrimenti rischieremmo di impazzire. Tanto…la vita è QUESTA. E non possiamo capirla. Solo accettarla e diffondere amore per renderla più vivibile a noi e agli altri.

    Cari saluti a questo bellissimo gruppo che ha commentato, ricco di persone intelligenti e profonde.

  15. Laura e Mariateresa Degiorgis scrive:

    Forse la cosa migliore è affidarsi alla SAPIENZA che”più bella del sole e vicina alle cose del cielo,tutto rinnova.”

    • Pietro Pancamo scrive:

      La Sapienza è mirabile e salvifica. A meno che, ovviamente, non si tratti del famigerato ateneo romano. Eh, allora la situazione cambia del tutto, perché il caos che da tempo immemore regna in quell’università è vecchio come il cucco e, per di più, non è affatto vicino alle cose del cielo. Al contrario, è un vero e proprio inferno! :-)

  16. Nella scrive:

    Gli eventi, non tutti, possono rovinare la vita, ma gli eventi non durano una vita.

    • Pietro Pancamo scrive:

      “Ma la vita sì”, come prontamente potrebbero ribattere i produttori del famoso cortometraggio. A ogni modo io sono d’accordo con te, cara Nella, e non con loro. Per cui, dopo aver doverosamente esclamato: “Lunga vita alla vita!”, ti ringrazio per aver partecipato alla discussione.

  17. Arrigo scrive:

    Vita= dono fregatura non richiesto!!
    Diversamente da dono indesiderato gettabile,la vita é dono attaccato col bostic dell’istinto di conservazione….
    Dicono che il senso della vita é viverla per scoprirne il senso….con percorsi d gioia e dolore,piuttosto sadomaso. Al momento della morte si scopre che la vita non ha un senso percepibile.
    Dicono che in ogni anziano c’é un giovane che si guarda allo specchio e si domanda : che C…ZZO É SUCCESSO ??
    Pietro é vero che la poesia aiuta a vivere.

    • admin scrive:

      E’ vero, Arrigo, il senso della vita non è percepibile. Questo mistero rimane ancora inspiegabile e nessuno è mai tornato indietro, dopo morto, per spiegarcelo. D’altra parte la natura è un miracolo; basta pensare a come si forma l’ uomo nel ventre della madre, agli animali, a certe specie di animali, a come cambiano per sopravvivere….Insomma, a volte è costruito tutto così così ingegnosamente, che veramente sembra fatto da una mente suprema….

    • Pietro Pancamo scrive:

      Il tuo commento aggiunge alla mia poesia un che di sapido e accoratamente arguto. Grazie, caro Arrigo.
      Come hai ben compreso, la vita non ha un senso. Siamo noi a dovercelo inventare. Il libero arbitrio consiste anche in questo.

  18. Anna Maria Benussi scrive:

    Questi versi esprimono con lucida ed efficace sintesi lo stato d’animo che ciascuno prova nei momenti bui della vita, ma indicano anche quella luce che ci permette di sperare e ci spinge ad andare avanti nonostante le difficoltà.
    In fondo questa alternanza di situazioni buone e meno buone ci rende non solo più forti, ma più umili e sicuramente più comprensivi verso gli altri. In altre parole ci rende più “umani”.

    • admin scrive:

      E’, vero, Anna Maria. Ed in fondo è bene che questi momenti possiamo esprimerli con la poesia, invece che tenerli dentro. La poesia, la musica, l’arte, hanno un forte valore terapeutico, compensativo. Buon giorno a tutti, cari Cofanetti Magici!

    • Pietro Pancamo scrive:

      Un commento toccante, cara Anna Maria. Grazie infinite.
      La sofferenza ci avvicina alle cose del cielo, proprio come la sapienza.

  19. Elfi scrive:

    Poesia bella ma molto triste per il pessimismo espresso sul senso della vita.

  20. Luciana Imperato scrive:

    Pietro sei giovane ed i tuoi sogni possono ancora prendere vita; basta volerlo. Siamo noi vecchi a dover resistere,ogni giorno, di fronte alla delusione di una vita , “… al ripetersi ingombrante del respiro e della luce”.
    Mi accorgo di essere stata troppo paternalistica. Non avercela con me. Ho sbagliato , però, a dirti che i tuoi sogni possono ancora realizzarsi, perchè con poesie bellissime come questa sono diventati realtà

    • Pietro Pancamo scrive:

      Non preoccuparti, cara Luciana: è tutto a posto. Anzi i tuoi complimenti, come peraltro questo tuo commento così poetico, mi lusingano davvero. Ti sono riconoscente (e dico sul serio!).

  21. Lia e Pasquale scrive:

    Guai se tutti i sogni e tutte le speranze si fossero avverate. Continua a sognare e sperare. E’ la vita.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Continuo, continuo… Non ho alcun problema. Anzi!
      Cari Lia e Pasquale, grazie per aver contribuito a questa rubrica poetica.

  22. Serena scrive:

    La vita spesso implode e ci trascina in un vortice simile a un buco nero, inspiegabile a parole. Ma i sogni che noi crediamo finiti, in realtà, sono sempre lì, in attesa di essere riconsiderati; questi non muoiono mai, è solo che abbiamo il terrore di fallire, di rimanere con l’amaro in bocca e le lacrime in cuore, così li abbandoniamo e ci abbandoniamo.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Magari alla speranza? Sarebbe meglio… :-)
      Cara Serena, grazie come sempre per le tue oniriche e sognanti riflessioni.

  23. Elena scrive:

    La voglia di vivere è un dono che alcuni hanno nascendo e che conservano anche nei momenti difficilissimi della loro vita .Sono fortunati!

  24. maria luisa scrive:

    I suoi bellissimi versi permeano tanto pessimismo, credo che a volte la ragione distrugga le illusioni e generi amarezze e pessimismo, ma anche ci costringa a guardare con dignità la realtà, anche se amara.
    comunque complimenti, i suoi versi sono sempre toccanti e mi costringono a riflettere. Bravo ! , continui a donarci queste poesie.

  25. Santina.P scrive:

    Questa poesia la trovo triste, ma molto bella. La vita non può essere sempre triste, basta saper raccogliere le cose belle di cui siamo circondati.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Cara Santina, anche il tuo commento è una cosa bella. Me ne circonderò senz’altro. Grazie per avermelo inviato.

  26. valeria martina scrive:

    E’ da una settimana che tergiverso, desiderosa di dirti che la tua poesia è di una straordinaria, struggente e toccante bellezza. Mi ha lasciata “senza fiato”.
    Leggendola mi sono detta ” Pietro dà il meglio di sè quando canta il suo dolore”. Dicendo questo al poeta mi pareva di dare contemporaneamente all’essere umano una comunicazione del tipo ” forza Pietro, vale la pena di soffrire come un cane, a queste condizioni dai il meglio di te—”
    Sono convinta che troppa sofferenza sia un prezzo esagerato.
    Queste le ragioni del mio tergiversare.
    Avessi una ricetta per imparare a soffrire un po’ di meno ! Sicuramente non sciocchezze del tipo “pensare positivo”. Forse imparare a non fidarsi delle proprie sensazioni e allenarsi a fare esame di realtà, come suggerisce anche Maria Luisa … Chissà
    Che dici Pietro? Rimango in attesa di una tua risposta.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Sei in ansia, Valeria? Non ce n’è motivo. Perché in realtà ho cantato il dolore di altri (come ho specificato più sopra).
      Dato che ricevere i tuoi complimenti mi rende orgoglioso, torna (mi raccomando!) anche il mese prossimo.
      Un carissimo saluto,

      Pietro

  27. maria luisa scrive:

    nella vita spesso c’è un prezzo da pagare. Un giorno qualcuno ha deciso di darti la vita senza chiedersi se sei disposto a viverla, e ti ritrovi in un mondo in cui non hai potuto scegliere, ma devi adeguarti. E’ il prezzo da pagare ?

    • Pietro Pancamo scrive:

      Non so, cara Maria Luisa… confesso la mia ignoranza. Io ho potuto scegliere. Ma sono un privilegiato e me ne rendo conto. Me ne vergogno anche. O quasi. Per sentirmi meno in colpa, il lavoro che mi sono tagliato (e inventato) su misura, lo faccio con impegno –e sudore accanito– ventiquattr’ore su ventiquattro. O quasi. Come vedi, persino il prezzo da pagare l’ho stabilito io. Il che conferma, ahimè, che sono davvero un privilegiato.

  28. Marisa scrive:

    Il desiderio di un “piacere infinito”, desiderio irraggiungibile ma illimitato nella continua ricerca della felicità, provoca dolore; il massimo sarebbe raggiungere l’imperturbabilità( atarassia) e a volte amando un po’ se stessi si mitiga la sofferenza, elaborandola così nel “ piacere” di comporre versi poetici come comunicazione, fino a toccare la sensibilità di noi lettori.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Sì, comunicare è essenziale: ecco perché mi sforzo sempre di rispondere a tutti i commenti che ricevo (e dei quali sono grato sia a te, Marisa, che a coloro che, in questi mesi, mi han fatto l’onore di leggere le mie poesie).

  29. Susy Pagliaro scrive:

    Ancora una volta, il nostro poeta Pietro Pancamo ci affascina e ci fa riflettere con i suoi versi,le cui originali immagini riescono ad “ammorbidire”lo stesso dolore. Allora l” arte si fa “magico” messaggio di quella “possibilita” che c”e” sempre nella vita! Grazie, caro Pietro! Susy

    • Pietro Pancamo scrive:

      Cara Susy, senza le tue postille critiche, che per me sono sempre fonte di gioia, mi sentirei completamente perduto (sì: proprio come Maratea Web Radio, quando –per motivi tecnici o esistenziali– il programma “La tua poesia” tarda a ritornare in onda). :-)

  30. Enrico Parco scrive:

    “quanti sogni falliti
    imbalsamati in bella mostra!”

    Mai darla vinta alla disperazione, ci saranno sempre altri sogni, altre speranze, continuando a camminare su questa terra. Il giorno che comincia apre ad infinite possibilità, basta aprire bene gli occhi e coglierle…

    • Pietro Pancamo scrive:

      Aprire bene gli occhi? Capirai, soffro d’insonnia… più aperti di così… :-)
      Battute a parte, caro Enrico, ti ringrazio d’essere di nuovo qui, a parlare di vita e di poesia.

  31. Mario Favara scrive:

    Ciao Pietro questo mese ti sei dedicato ad una poesia un po’ triste.. La vita è una cosa meravigliosa ma molte volte non c’è rendiamo conto per la vita frenetica che facciamo. Ogni tanto bisogna soffermarsi un istante sulle piccole cose perché sono quelle che valgono di più.

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