Stress da laureati

Vi siete mai chiesti cosa succede ad un laureato dopo l’incoronazione e l’essere proclamato dottore? Molti risponderebbero ‘sollevati’, ‘felici’, ‘orgogliosi’, ‘realizzati’ e lo sono, davvero… ma la situazione, per molti di questi, cambia nel giro di poche ore.

Lo so, forse parlo per esperienza personale… ma, la mia felicità è davvero durata poco: quella stessa notte, seduta al mio letto realizzai il tutto, guardai quella scrivania che mi aveva sorretto durante le intere notti passate a studiare e subito nacque in me un magone, la paura del domani, il non sapere cosa fare.

Col passare dei giorni e parlandone in giro, mi sono accorta che questa è una realtà che affligge molti neolaureati, i quali impegnano le loro giornate tra mille domande, stilando curricula e visitando ogni tipo di sito internet con offerte di lavoro, pur di trovare qualcosa che riesca a soddisfare le loro aspettative e che, soprattutto, sia consono al lungo percorso di studi al quale sono andati incontro, tra problematiche, esami superati e soddisfazioni.
Molti di questi ragazzi, me compresa, provengono da umili famiglie di contadini e operai, esempi di persone che hanno sempre avuto rispetto per i dottori ed hanno inculcato, nella testa dei loro figli, l’idea di un futuro migliore e diverso rispetto al loro. Così la famiglia fa uno sforzo, investe tempo e denaro per educare un figlio ad un domani che gli riservi un impiego più pulito, vicino alle sue passioni e poi, inutile nasconderlo, laurearsi è una cosa emozionante e vedersi su quel palchetto a discutere la propria tesi è un momento di orgoglio soprattutto ed anche per chi sempre ci ha sostenuti.

Oggi però, la laurea, più che un punto di inizio sembra solo qualcosa di non definitivo, già Dustin Hoffman nel film “Il laureato” interpretava lo smarrimento di uno studente, disorientato e preoccupato che non aveva nessuna voglia di festeggiare la sua nuova condizione.

Dustin Hoffman in una scena tratta dal film del 1967 “Il Laureato”

Anche io a fine percorso mi son chiesta: cosa posso fare? Continuo ad inviare CV via e-mail o li consegno direttamente porta a porta? Faccio un master, ma quale? Qual è quello migliore che permette di aprire una finestra sul futuro? Faccio la specialistica? Ma si dai, mi butto sui concorsi! Si ma i 24 CFU per l’insegnamento li hai? Ma perché non apri un negozio? Ma perché perdi tempo con queste cose e pensi a trovare un uomo? Perché non fai il cameriere? Cucini bene, lo apriamo un ristorante insieme? Sei donna, perché non cerchi con le sovvenzioni di creare qualcosa? Se potessi aiutarti lo farei! Hai pensato di trasferirti all’estero? Ma un figlio quando? Mi dispiace, cerchiamo un cameriere con esperienza…
Così investiamo altri soldi, altro tempo, cerchiamo altre possibilità, tastiamo altre prospettive.
Si, ma i sogni?
Una cosa che i miei mi hanno sempre insegnato è il rispetto per il lavoro, un’ideale di patriottismo che fa parte del nostro DNA “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro…” ma quando sento parlare dei tanti giovani che devono spostarsi all’estero per poter inseguire il proprio destino o che semplicemente dal sud devono spostarsi al nord, fa nascere in me una rabbia assurda verso un paese che mi permette di avere una buona istruzione, che premia l’intelligenza ma che poi… non permette di metterla al servizio di nessuno.
Finalmente, e per fortuna, qualcuno interessato comincia a risponderti tramite e-mail proponendoti: vendite porta a porta di supporti confortevoli in materiali freschi antidecubito …ma vendete materassi? O ancora, vendita di ecologici e biologici impianti ad osmosi inversa… ma non sono i comuni depuratori d’acqua? (ah, ho scoperto che con l’acqua che bevo da più di 20 anni sarei dovuta morire 11 anni fa) O ancora: salve, ci piace il suo curriculum, siamo alla ricerca di “signorine” che intrattengano con un po’ di cultura i nostri clienti, la paga è del 60% sul vostro incasso, ci conferma di non avere malattie veneree? Ed ancora: grazie per averci mandato il tuo curriculum (messaggio automatico, la preghiamo di non rispondere).

Queste sono soltanto alcune delle motivazioni che spingono un neolaureato alla depressione o a qualcosa di simile. Il mondo d’oggi ci permette di sognare in grande –e questo è bellissimo e positivo se pensiamo a quelle realtà non molto lontane da noi- ma sono le prospettive a non essere tanto grandi. Servirebbero più tirocini, più couseling, più comunicazione e più modi di inserimento… se date la possibilità ai ragazzi di laurearsi, dovete anche dar loro il modo e la possibilità di realizzarsi, di mettersi in discussione, di sbagliare, di avere chance, di poter scegliere perchè è qui che si crea la confusione, in questo limbo tra “me ne frego della laurea basta che lavoro” o “non devo arrendermi e provarci a tutti i costi”.
Ecco in quale limbo mi trovo. Amo l’arte, i libri, e vivo in Italia, il paese della cultura per eccellenza… ma il futuro dov’è?

Marica Caramia
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4 Responses to “Stress da laureati”

  1. admin scrive:

    Cara Marica,

    mai perdere il coraggio! Io credo che la laurea serva comunque. E’un percorso della tua esistenza e di studio importante, che ti matura, ti arricchisce, anche culturalmente. E prima o poi serve, anche per trovare un lavoro. Altrimenti, ripeto, è un’esperienza di vita interessante e mai sprecata ( che belli gli anni da studentessa universitaria! Io li rimpiango!)

  2. Elisa Prato scrive:

    Conosco bene lo stress del dopo laurea: lo studio universitario prepara poco ad affrontare il dopo, cioè la vita vera. E’ appunto la vita vera il vero master… post universitario. In accordo comunque con Cristina, lo studio serve sempre alla fine: meglio affrontarlo con consapevolezza fin da matricola, cominciando già a guardarsi intorno, senza facili illusioni.

  3. Paolo Pagnini scrive:

    Marica, io vivo da neolaureato da 38 anni… :-) — in realtà per fortuna non ho mai inseguito il “posto sicuro”, e dunque nel ruolo di precario a vita, ci sto abbastanza bene. Sarei in effetti, in età da pensione, ma a quella ho rinunciato da decenni… confido nel fatto che il mio libro diventi un best-seller, a riprova del fatto che sono decisamente un sognatore… :-)

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