Immortal. Quarto episodio.

Dipinto di Fabian Perez

Dopo la pausa estiva, ritorna la misteriosa Immortal più determinata che mai a portare scompiglio nella vita di Francesco, nella sua marcia di avvicinamento a lui. In questo episodio Francesco, contrariato dal fatto che il secondo foglietto gli era stato recapitato da un uomo, si rivolge ad un amico esperto calligrafo per l’esame comparativo della scrittura, per dissipare i suoi dubbi…
Buona Lettura!

Il dubbio

Il sospetto che dietro ai messaggini enigmatici di Immortal si potesse celare un uomo, mi creava un senso di vuoto interiore, sgomento, disagio e di malcelata rabbia. Ero in preda di un malessere mentale controverso. Rimuginavo nel mio cervello per trovare una spiegazione, il motivo di quella situazione e, soprattutto, il perché dovessi essere proprio io la vittima dello scherzo. Perché solo di uno scherzo poteva trattarsi! Certamente di gusto discutibile, messo in atto da una mente raffinata, per motivi ancora tutti da scoprire.

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Dipinto di Fabian Perez

Proprio questo alone di mistero cui mi sentivo avvolto e coinvolto, mi rabbuiava, mi rendeva insicuro, vulnerabile, sull’orlo d’un crollo nervoso.
Monica mi aveva rassicurato -Non farne una tragedia, vedrai che non è come pensi tu!-.
Lo spero bene!– ripetevo a me stesso. Se dovesse trattarsi di qualche “gaio” buontempone e non di una bellezza muliebre, ne sarei francamente infastidito, amareggiato, deluso. Mi sentivo all’improvviso come depredato del mio orgoglio di stilnovista convinto per cui la donna, e solo la donna, viene posta al centro dell’universo come legame tra cielo e terra quale portatrice di gioia, di vita, d’amore e molt’altro ancora.

Comunque, decisi di agire immediatamente per uscire dall’imbarazzante situazione. Cominciai a rimuginare in un cassetto della scrivania, dove ero solito tenere scartoffie inutili ma che mi piaceva conservare sia per una sorta di attaccamento al vissuto, sia in ossequio al detto popolare “Tutto può tornare utile un giorno”.

Il biglietto da visita professionale lo trovai quasi subito nel raccoglitore in plastica a pochettes, rilegato in finta pelle scura. Il suo nome campeggiava sotto l’acronimo “USCDD” (United States Counterfeit Documents Department) sormontato da un logo: un’aquila in volo con artigli ben saldi sul globo terrestre.

Jhon Hernandez,
Fake and Counterfeits Documents Expert
.

Sapevo che dopo una missione ad Haïti, Jhon era rientrato a Tucson in Arizona per qualche tempo, per poi essere rispedito a Roma come Ufficiale di Collegamento per l’Immigrazione Clandestina.

Composi il numero, poco convinto di trovarlo. –Hallo, Immigration!– Era una donna. L’interlocutrice, mi informò che Mr. Hernandez era impegnato in un Meeting e che sarebbe rientrato in ufficio nel primo pomeriggio. –Thanks a lot– risposi e riagganciai.

Non riuscii a trattenere un sogghigno malizioso. Conoscevo benissimo l’inattaccabile pretesto del Meeting quando si aveva voglia di staccare con i noiosi tempi morti della routine quotidiana.

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Dipinto di Andrea Gnocchi, “Il Colosseo”

Erano le 10,45, mi preparai in tutta fretta e dopo un quarto d’ora mi trovavo già immerso nel traffico sulla Cristoforo Colombo. All’Eur parcheggiai la macchina e presi la Metro. Quando scesi a “Colosseo” mancavano dieci minuti a mezzogiorno. Percorsi un tratto dei Fori Imperiali, girai per via Cavour, subito dopo a sinistra e poi ancora a destra per via Leonina, verso via Urbana, nel Rione Monti, dove un tempo sorgeva la Suburra, malfamato quartiere della Roma antica.

Lo vidi di spalle, seduto in fondo al lungo bancone in legno massiccio davanti ad un boccale di birra scura. Conversava con due tipi, uno biondino secco come un chiodo, l’altro tracagnotto scuro di carnagione. Mi ritornò familiare la sua risata intercalata dai “jajajajaja, Oh Mi Dios!”. Ebbi un attimo di esitazione. Ero combattuto se restare o andarmene per non rompere quel frangente di allegra compagnia e soprattutto, per non farlo sentire colto in flagranza nel “Drinking Meeting”.

Ma no!– pensai –Gli farà certamente piacere!– Sapevamo entrambi come funzionavano le cose in certi contesti internazionali. Mi avvicinai al bancone e subito il Barman, con gesto meccanico mi mise davanti una sperlunghetta ovale con libagioni varie: pistacchi salati, tacos, burritos, tortillas de chips con salsa chili, trance di bacon grigliate, salame piccante, bruschettine varie, insomma tutta roba da arsura immediata. Ordinai una draft da 33 cl cruda.

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Dipinto di Fabian Perez, “The Bartender”

Venni subito servito da un’avvenente ragazza sbucata come d’incanto da dietro una tenda. La osservavo mentre riempiva il boccale dalla spina. Aveva raffinati lineamenti latini, forse rumena, sulla trentina ma con negli occhi i segni di una notte spesa in bianco. Ringraziai compiaciuto.

Ehy, ehy, ehy, hombre! No me dicas! Francisco amigo mio, jajajajaja!– sbottò a ridere. Aveva riconosciuto la mia voce. Mi venne incontro, ci abbracciammo dandoci fragorose pacche sulle spalle. L’emozione era vibrante, palpabile nell’aria.
La Segretaria mi ha riferito che avresti richiamato nel pomeriggio.– soggiunse.
Volevo vedere se ti eri tolto il vizietto della “Cerveza de Barril” di prima mattinata.– risi a mia volta.

Mi presentò ai suoi due amici: Tony, il biondino allampanato e Fernando, il tarchiato, che Jhon definì un hermano mexicano. Non perse l’occasione per ricordare: –Soy un “Gringo” por conveniencia y “por el amor de dios Dólar” ma nel mio cuore batte ancora e per sempre il ritmo del Rio Bravo del Norte-.

Ci sedemmo ad un tavolino dietro alla colonna. Venni subito al dunque. Estrassi dalla tasca i due bigliettini di Immortal e glieli porsi.
jajajajajaja! Amigo, veo que siempre tienes problemas con culitos de mujeres!– Ridemmo insieme con le menti accese da improvvisi flashes-back di pregresse situazioni.

Gli raccontai per sommi capi quello che mi stava capitando, enfatizzando il fatto che il “postino“ fosse un uomo.
Ahy, Ahy! Un maricón! – rise.
Guarda, spero proprio di no! Ma ti pare! Dopo una vita a rincorrere le gonnelle, ritrovarsi a fuggire da un “gaio” sarebbe proprio il colmo– dissi.
Non è mai troppo tardi!– Scherzò lui, divertito.

Estrasse dalla tasca un piccolo oggetto nero a forma di goccia con un lentino d’ingrandimento incorporato. Mi guardò fisso per un attimo, mi strizzò l’occhio, tirò un sospiro ed iniziò ad esaminare i foglietti con aria professionale.
Vediamo un po’ chi ti si vuol fare– bofonchiò.
Non dissi nulla, ero teso come un arco. Prese il primo foglietto e lo scorse da vicino con la lente appiccicata all’occhio destro soffermandosi per poi continuare.

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Fece la stessa cosa con il secondo foglietto. Ogni tanto, mi guardava di sottecchi con aria greve, per sondare le mie reazioni, il mio grado di tensione, per incuriosirmi, tenermi sui carboni ardenti. Lo conoscevo il Bastardo! Provava un sottile sadico piacere a far cuocere le persone in difficoltà nel proprio brodo.

Ehy, amigo! Non vorrai mica farmela fare sotto come ai tuoi amici falsari!?– gli dissi, cercando di mascherare la mia malcelata calma. Ridemmo entrambi.

Posò i due foglietti sul ripiano del tavolino mettendoli appaiati l’uno vicino all’altro a formarne un solo foglio. Si chinò su di esso con il lentino ed iniziò l’analisi comparativa percorrendolo lentamente da sinistra verso destra e poi da basso verso l’alto. Alzò la testa, mi guardò alla ricerca di ansia nei miei occhi, scosse la testa, fece una smorfia col viso accompagnato da un rumore simile allo sbuffo d’un cavallo e disse:

Ahy Ahy, amigo, ti aspettano prove dure da superare!
Prove dure? In che senso, scusa! Quali tipi di prove?– chiesi.
Sbottò di nuovo a ridere, attirando l’attenzione anche dei due compari seduti al bancone.
Allora dimmi! É una femmina?
Ahy ahy, amigo! Non solo é femmina, ma è pure giovane e, immagino, muy bonita y pasional tambien. Si evince dall’armonia dei caratteri, dalla pulizia della stesura, dalla purezza delle frasi. E poi, l’inclinazione della scrittura verso destra denota una voglia recondita di voler essere adagiata e dolcemente posseduta su di un talamo. Insomma, una predisposizione, a livello di subconscio ad essere desiderata, amata, dominata.
Senza darmi il tempo di replicare, continuò:
Penso proprio che dovrai fare incetta di quelle pasticchette miracolose, se vorrai farti onore. La Muchachita, potrebbe dimostrarsi molto esigente, te lo assicuro.

Sollevato, ringraziai Jhon per il suo prezioso aiuto. Venni assalito da una improvvisa risata liberatoria che si protrasse a lungo, contagiando anche gli altri. Dopo essermi calmato, chiesi scusa ed insistetti per offrire una strong ale a tutti.

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Erano state sufficienti all’incirca due ore per rinfrancarmi lo spirito e liberare la mia mente da dubbi e pensieri, rasserenata come l’azzurro cielo dall’impeto del vento dopo una tempesta.
Ritornando verso la stazione della Metro, mi sentivo alleggerito dal fardello del dubbio e mi sorpresi a fischiettare e canticchiare. Il buonumore stava tornando e la determinazione si riaccendeva.

Immortale Signora! La sfida è ancora aperta, il tuo guanto l’ho raccolto e ti aspetto al varco. Io ne sono certo, prima o poi uscirai allo scoperto.

Riscuotendomi dalle mie elucubrazioni mentali, mi accorsi di essere già arrivato all’ingresso della fermata “Colosseo” della Metro “B” direzione “Ardeatina”. Scesi a Eur Fermi. Recuperai la macchina e mi diressi verso il solito Bar nei pressi del Palazzo della Civiltà Italiana, noto anche come “Il Colosseo Quadrato” ovvero “Il Gruviera“, come lo chiamano i romani.

Erano quasi le 14.00, il bar era ancora affollato da una clientela eterogenea, perlopiù impiegati ministeriali, bancari, liberi professionisti e anche qualche nullafacente in cerca di occasioni, di avventure o solo per il gusto di mettersi in bella mostra. La terrazza esterna era piena, occupai un tavolinetto rotondo della grande sala interna; ordinai un’insalata alla greca e una minerale liscia. Mangiai con gusto quel trionfo di lattuga, pomodorini, olive, cetrioli e Feta. Alla cassa chiesi anche un caffè da consumare al bancone. Nell’attesa di essere servito, guardavo la grande vetrata verso l’esterno. Vidi la Smart grigia passare lentamente col tettuccio aperto. Alla guida mi sembrò di riconoscere il “Postino” di Immortal, mentre al lato passeggeri scorsi una donna dai grandi occhiali scuri.

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Dipinto di Joseph Lorusso

Immortal!– Esclamai.
Uscii fuori in tutta fretta senza prendere il caffè. Della Smart nemmeno più l’ombra. Rassegnato, mi avviai verso la macchina, del caffè m’era passata la voglia. Non mi meravigliai affatto nel vedere sotto la spazzola del lunotto posteriore un foglietto quadrettato piegato in due.

Valentino Di Persio e Marica Caramia

Segue il prossimo mese…
Proibita la riproduzione del testo.

Valentino Di Persio, un abruzzese di Brittoli (PE), trapiantato a Roma, ha conseguito una formazione linguistico-sociologica. Ha pubblicato due raccolte di poesie presso la Casa Editrice “Pagine”, nella collana “Poeti Contemporanei” n.63 e nella collana “I poeti contemporanei – 7 autori” n.35. Nelle sue composizioni la donna assume un ruolo preminente, quasi celestiale, capace di ispirare alti sentimenti e provocare forti emozioni.

Marica (Maria Domenica) Caramia, é una giovane donna, dono prezioso della terra di Puglia, che incarna, a pieno titolo, la voglia di riscatto della nuova generazione da un torpore latente, dall’insicurezza dei tempi, dalle incertezze del presente. Marica ha scelto l’arte, la pittura, la poesia, come forma espressiva per l’approccio alla vita. Nelle sue opere l’amore assume sempre un ruolo intenso, vibrante, predominante. Ha collaborato alla stesura del testo e della sceneggiatura della Commedia Musicale “Gelbe Lügen”.

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10 Responses to “Immortal. Quarto episodio.”

  1. Romina scrive:

    Questa puntata di Immortal è frizzante, solo che lascia un pò troppo in attesa …. speriamo che il continuo sia presto scritto, la storia si fa complessa e intrigante. Un grazie all’autore che alimenta gli affamati lettori. Romina

  2. Valentino scrive:

    Cara Romina, la programmazione degli episodi, per esigenze editoriali, avviene mensilmente. Il fatto che l’ attesa per conoscere il seguito della storia eserciti una forte morbosità, sotto sotto, mi fa piacere. Grazie per il commento lusinghiero.

  3. ChryBiancoscudato scrive:

    Fantastico !!!! Il Messicano è troppo forte ahahahah….è superlativo il modo in cui descrivete i personaggi…fate vivere le emozioni…la suspence….questo episodio mi è piaciuto davvero tanto…l’unica pecca è che la furba e sveglia Monica,non si è fatta viva..stavolta :p Ma arriverà…ne sono certo ! Davvero tanti complimenti,Valentino e Marica…cari saluti e un abbraccio,Chry.

    • Marica C. scrive:

      Chrystian… Valentino quando si impegna (cioè sempre) riesce a stupire tutti, la sua mente non è mai scontata!! E la figura del messicano ne è la prova! ahahah
      Vediamo cosa serberanno i prossimi episodi, son curiosa quanto te!!!
      Un abbraccio

  4. Nenè scrive:

    il grafologo è troppo divertente :) chissà cos’altro avrà da dire la sfuggente Immortal? la storia diventa sempre più intrigante attendiamo con ansia il nuovo episodio (non fateci tanto attendere però) 😉

  5. Valentino scrive:

    Cari Nenè e Chrystian, grazie davvero per i vostri apprezzamenti. Vi confesso che il personaggio del grafologo l’ ho inserito con molta titubanza in quanto avevo delle perplessità sulla sua compatibilità con il racconto. Mi sembrava una forzatura, una svolta comica fuori luogo nel contesto di una storia romantica come quella di Immortal. Grazie ancora.

    • ChryBiancoscudato scrive:

      Invece a me è piaciuta proprio l’impronta comica che hai attribuito a quel personaggio :) Si inserisce benissimo nel contesto del racconto romantico…ma al contempo effervescente e scoppiettante 😉 Grazie a te, Valentino :)

  6. Maria Cristina Giongo scrive:

    Mi piace questo autore che ….confessa le sue indecisioni.

    Ottima mossa, Valentino! Il parere dei lettori è molto importante e ora, grazie al web, si può anche “ascoltarlo” e tenerne conto!

  7. Valentino scrive:

    Direttrice Carissima, così come le critiche negative mi sbatacchiano giù in basso per farmi poi rimbalzare in alto, i commenti positivi mi elettrizzano e mi proiettano lassù, in cielo da dove , però, non c’ é verso di tornare giù. Grazie

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