Poesia di maggio: “Diversamente labile”

Fotografia di Larry1732

 

E dopo i toni così angosciati che pervadevano da cima a fondo la lirica uscita il mese scorso, eccovi adesso un testo più allegro (buffo persino!), in cui a predominare è un sorriso intenso: il sorriso funambolico di cui sempre mi fregio quando, divertito e molto lieto, indulgo alacre ai giochi di parole imbastendo prose ritmiche, dal carattere alquanto narrativo.

 

 Fotografia di Steve Snodgrass

 

DIVERSAMENTE LABILE

Son diversamente labile: se il mio corpo, infatti, è traccia sicura, la voce spesso… invece no. Anzi son deboli e sottili (diafone direi) le parole che pronuncio. Così per consolare (o meglio completare) la mia capacità di farmi ben sentire, ho deciso d’imparare uno strumento musicale.

Ma sempre si crea un fiuggi fiuggi generale, quando a San Gemini –guidando la Rolls del mio padrone– sfreccio per il parco delle terme a velocità monumentale, diteggiando sui fori (e sterzando al tempo stesso), da vero e proprio… (fl)autista criminale.

Pietro Pancamo
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67 Responses to “Poesia di maggio: “Diversamente labile””

  1. Laura e Mariateresa Degiorgis scrive:

    iltesto della poesia di maggio è più allegro ma nonfa dimenticare decomposizione psichica,infatti l’equilibrista della bellissima foto non sorride

    • Pietro Pancamo scrive:

      Poveraccio, è sospeso sull’abisso: come fa a sorridere? E’ impossibile.
      In compenso, però, sorrido io. Ecco qui il mio faccino allegro: :-)

  2. Mario F. scrive:

    Anche questa poesia, come le altre, è molto profonda. Inizialmente da un impressione allegra quasi buffa ma dopo una piccola riflessione fa capire la solitudine del poeta.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Dato che è un grande appassionato di enigmistica, il poeta riesce però a consolarsi anche nei momenti peggiori. Eh sì: quando gioca con le parole, si sente proprio meglio e non avverte più la solitudine.
      Grazie del commento, Mario, e un caro saluto. In fede,

      Appio Mancorte (che è l’anagramma di Pietro Pancamo).

  3. Santina P scrive:

    Questa poesia la trovo molto intensa e lo strumento che impara a suonare lo fa per trovare un diversivo, ribellandosi cosi alla solitudine che porta dentro.

    • Pietro Pancamo scrive:

      E grazie tante anche a te, cara Santina! In fede,

      Conte Omar Papi (che è l’anagramma di Pietro Pancamo).

  4. marisa scrive:

    C’è aria di Trilussa e di Berni in queste prose ritmiche, ma anche una eco non troppo lontana di Bergonzoni e Bertezzaghi. Lo scherzo, la celia e il “divertissement” si nutrono sempre più della forma che del contenuto e la lingua è lo scheletro della forma. Usarla nelle sue infinite possibilità e nei suoi molteplici paradossi è anche un modo per guardare il mondo al di là delle sue architetture logiche. E’ molto più difficile scherzare che essere seri, soprattutto con se stessi.- Adelante Pedro, sin juicio-.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Ho apprezzato davvero i tuoi complimenti così eruditi, cara Marisa, ma in particolare la chiusa spagnoleggiante, che mi ricorda molto da vicino il mio poeta preferito: Federico García (“L’orca assassina”, per amici e conoscenti: gli avevan dato questo soprannome perché, a quanto sembra, conduceva una seconda vita da killer professionista).
      Lo ammetto: non sapevo che dire… allora mi sono inventato sul momento un gioco di parole alquanto stupido (e brutalmente offensivo, addirittura, se pensiamo che ho scherzato sulla pelle di una vittima, di un uomo che morì tragicamente, martirizzato dal regime franchista). Chiedo perdono. In fede,

      Pope Tano Carmi (che è l’anagramma di Pietro Pancamo).

      • marisa scrive:

        Il riferimento è ai” Promessi sposi”, al cancelliere di Milano A. Ferrer che rivolgendosi a Pedro, suo cocchiere disse “Pedro, adelante con juicio” avanti con prudenza; a lei Pancamo adelante sin juicio, avanti senza timore.

  5. anna maria benussi scrive:

    piacevoli i giochi di parole di questa “direi” prosa dal ritmo musicale, in cui l’ironia maschera, anzi toglie l’angoscia di problemi che appaiono affrontati e, probabilmente, superati con forza d’animo e determinazione.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Beh, in realtà non ho mai avuto problemi di voce. Basti pensare che, una volta, studiavo da baritono. Però, cara Anna Maria, ti sono obbligato lo stesso, e molto, per la stima che mi dimostri (è immeritata, purtroppo, dal momento che il coraggio e la forza d’animo son due qualità fondamentali che, disgraziatamente, non mi appartengono proprio). Vedrò magari d’impararle, così come l’io narrante di “Diversamente labile” ha imparato il flauto. In fede,

      Walter Ego (che non è l’anagramma di Pietro Pancamo, ma lo pseudonimo con cui, in passato, ho firmato alcune mie recensioni letterarie).

  6. marisa Gallo scrive:

    Ho letto con gioia questa poesia, la gioia che qualche volta si inserisce nella nostra vita e di cui non sappiamo nemmeno spiegarci la ragione, ma penso che faccia parte del nostro stesso essere e, comunque, almeno per me,

  7. marisa Gallo scrive:

    Ho letto con gioia questa poesia, la gioia che qualche volta si inserisce nella nostra vita e di cui non sappiamo nemmeno spiegarci la ragione, ma penso che faccia parte del nostro stesso essere e, comunque, almeno per me,

  8. marisa Gallo scrive:

    Ho letto con gioia questa poesia, la gioia che qualche volta si inserisce nella nostra vita e di cui non sappiamo nemmeno spiegarci la ragione, ma penso che faccia parte del nostro stesso essere e, comunque, almeno per me,

  9. marisa Gallo scrive:

    Ho letto con gioia questa poesia, la gioia che qualche volta si inserisce nella nostra vita e di cui non sappiamo nemmeno spiegarci la ragione, ma penso che faccia parte del nostro stesso essere e, comunque, almeno per me,

  10. marisa Gallo scrive:

    Mi scuso per i pasticci che sono riuscita a combinare nello scrivere il mio commento. Comunque volevo dire che a me capita molto spesso di avvertire questi sentimenti che Lei ha espresso in modo così simpatico e giocoso.
    marisa g.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Grazie sul serio, cara Marisa, per questo commento così “stereofonico” e solare. In fede,

      Rick E. Bell (che non è lo pseudonimo con cui, in passato, ho firmato alcune recensioni letterarie, ma semplicemente un play on words “anglo-italiano” che m’è venuto in mente proprio adesso).

  11. Laura e Mariateresa Degiorgis scrive:

    i giochi di parole e di immagini,ampi come i gesti dell’equilibrista,rivelano una grandissima arte

    • Pietro Pancamo scrive:

      Ah no, perbacco! Non mi va neanche un po’ di essere messo in imbarazzo e, perfino, di arrossire. Per cui rimangiati subito questo bellissimo commento e non azzardarti mai più a ripetere certe splendide cose. E che diamine! :-)

  12. Bianca scrive:

    Gioia e ironia fiabesca in questa poesia, mi diverte molto questo pifferaio magico che sfreccia su una Rolls e si porta dietro noi, lettori incantati!

    • Pietro Pancamo scrive:

      Grazie infinite, cara Bianca, per queste “incantevoli” parole che mi dedichi. E’ vero: spesso l’ironia ci salva l’esistenza e ci riporta il sorriso. Invece Judy Korda (una mia conoscente americana di, mi sembra, origini ceche) è sempre triste, abbacchiata e giù di tono perché nessuno le ha mai insegnato a coltivare ed apprezzare i prodigi dell’ironia.

  13. cristiano scrive:

    Zauberflote postmoderno!

    • Pietro Pancamo scrive:

      Toh, la mia opera preferita… Accidenti, sei proprio un indovino!
      Mozart, però, era un genio ipersensibile, capace di vedere il colore delle note. Io, invece, ho visto al massimo i sorci verdi. E nemmeno sempre (solo nei momenti di rabbia, ovviamente).
      Comunque sia, grazie mille per questo tuo nuovo intervento, caro Cristiano, e sempre forza Torino (ho detto bene? Sono i granata la tua squadra del cuore?).
      Per inciso, anche il sottoscritto è del Toro. Ma attenzione: parlo del segno zodiacale. :-)

  14. Arrigo scrive:

    SIA EQUILIBRISTA SIA AUTISTA IMPRUDENTE SI CERCANO GRANE!
    Meglio ascoltare o suonare flauto.
    Pace e bene.

  15. Laura e Mariateresa Degiorgis scrive:

    Definirei la posia “Mistero buffo”(senza riferimenti ai non più coniugi Fo).Mi resta,infatti, un mistero capire quale vero stato d’animo sottenda il divertente e ironico gioco di parole.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Neanch’io lo so. Ma Fo il meglio che posso per capirlo. Ed anzi una spiegazione potrebbe essere questa (l’ho annotata proprio stamattina nel mio d(i)ario): “L’ironia è bifronte, ossia triste e allegra insieme :-( :-). Quindi, per costituzione, non può basarsi mai su stati d’animo ben definiti”.

  16. nella scrive:

    la determinazione dell’equilibrista non è labile e arriverà a fine corsa

    • Pietro Pancamo scrive:

      Cioè al capolinea? Facciamo gli scongiuri e speriamo di no!
      Ovviamente sto scherzando: perciò, Nella, ti prego non t’offendere. E anzi, “Nella” viva speranza di risentirti, t’invio un carissimo saluto e un grazie sincero per le parole così incoraggianti che hai voluto regalarmi.

      • Nella scrive:

        Caro Pietro sei un po’ difficilino per me, mi pare di capire dalla risposta, di essere stata fraintesa con il termine fine corsa, intendevo la determinazioneper raggiungere un obiettivo non deve essere labile.

  17. Susy Pagliaro scrive:

    Spesso l’ironia è quella ” strada ” abile e risanante che conduce al sereno. Indagare ? Chiedersi ? No. Preferisco solo nutrirmi e godere del sorriso che accarezza il mio volto leggendo questo breve e divertente testo. Una “danza” al ritmo giocoso della parola. Che bravo, Pietro! Ecco la magia dell’arte: dal simpatico ” fiuggi, ” “fiuggi,” alla calda e piacevole accoglienza della voce l (‘) abile e forte al contempo, di tutto il “racconto”. E poi, quel flauto in corsa mi ricorda la Creazione…Ed ecco un altro sorriso! Grazie, caro Pietro, a presto ! Susy

    • Pietro Pancamo scrive:

      Più leggo le tue parole (così raffinate, toccanti, melodiose e “flautate”) più mi convinco che anche tu, in realtà, non faccia altro che scrivere poesie. Magari sul treno che ti porta da casa al lavoro… Ogni tanto, per errore, invece del biglietto ti capita forse di porgere al controllore un foglietto ispirato, traboccante di versi? Chi lo sa… Può darsi…

      L’altra notte ho sognato Leopardi che si buttava, disperato, dalla ginestra aperta (era appena sbocciata, infatti). Però, da sveglio, mi son ricordato che “La ginestra” , invece, è la poesia in cui il profumo d’un fiore si rivela capace di consolare il deserto. «E perché ho assistito ad un suicidio, allora?» –mi son chiesto, tutto costernato– «Accidenti, che ignoranti i miei sogni! Son asini sul serio. E molto, ma molto più di me».

      Da voci di corridoio –o forse di ben-essere (adesso non ricordo)– ho saputo che Francesco, da piccolo, giocava sempre con gli aeroplanini (web)radiocomandati. E’ vero?

      Bene: i miei vaneggiamenti a ruota libera li interrompo qui, mi sembra meglio, e ti ringrazio, cara Susy, per essere tornata anche stavolta a rallegrarmi con le tue lodi generose.
      P. S.: scusami con Francesco, per averlo indebitamente coinvolto in questa risposta.

  18. Stefania scrive:

    “La musica è la tua propria esperienza, i tuoi pensieri, la tua saggezza.
    Se non la vivi, non verrà mai fuori dal tuo strumento.” Charlie Parker

    Buon divertimento con le note musicali: la musica è vita.

    • Pietro Pancamo scrive:

      “Senza musica, la vita sarebbe un errore” (Friedrich Nietzsche).
      “Dove c’è musica, c’è speranza” (Marco Croma).

      “Nota” bene, cara Stefania, che le parole “Marco” e “Croma” sono l’una l’anagramma dell’altra. E’ possibile, dunque, che la seconda citazione sia frutto della mia penna. Per la verità, non ne sono completamente sicuro. Ma indagherò: questo è certo. Nel frattempo, ti esprimo la mia riconoscenza per il bel commento che mi hai lasciato.

  19. Ivana scrive:

    La tua poesia è in equilibrio tra la musica e la corsa della vita e, proprio come ogni vita, è insieme riflessione e slancio.
    Alla prossima poesia!

    • Pietro Pancamo scrive:

      Queste parole che stai leggendo, cara Ivana, riflettono senz’altro lo slancio sincero con cui mi precipito, di corsa come la vita, a ringraziarti assai d’aver prestato attenzione ai miei versi maggiaioli.

  20. LUCIANA IMPERATO scrive:

    Nonostante l’ironia, che tristezza questa poesia!

    • Pietro Pancamo scrive:

      Come dicevo prima, l’ironia è bifronte, è un ibrido, è anfibia tra gioia e dolore. L’ironia è triste come una Pasqua. L’ironia sta nel mezzo, molto più della virtù.
      Ma non voglio annoiarti con le mie riflessioni alquanto strampalate, per cui ti saluto, cara Luciana, e ti ringrazio per aver contribuito a rendere più ricca questa pagina del “Cofanetto Magico”.

  21. marisa scrive:

    Se l’esser labile significa essere fugace, l’abilità che serve è ricercar la pace… La poesia di maggio contrasta con quella di aprile o ne è l’inevitabile contraltare? Sempre difficile raggiungere la sintesi degli opposti, sempre doveroso provarci, Complimenti.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Grazie per queste ulteriori osservazioni, Marisa. Nell’ironia, però, gli opposti si limitano a coesistere e si guardano bene dal vivere in simbiosi. Infatti un qualunque tipo di sintesi porterebbe alla catastrofe. Perché? Beh, la gioia e il dolore sono come la materia e l’antimateria (che quando vengono a contatto si distruggono a vicenda, dando origine ad un’annichilazione e ad una conseguente esplosione, davvero disastrose).

  22. Elena Cassardo scrive:

    Il (fl) autista criminale ha centrato ancora una volta il bersaglio !
    Se, l’esser diversamente labile induce a scriver tali versi, oserei affermar lo mio compiacimento.

    ok, caro poeta questo tuo testo di maggio lo trovo di una impalpabile piacevole furbesca ironia.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Ok, cara commentatrice di giugno. Apprezzo molto la tua tangibile simpatia. Lo ringraziamento meo, sinceroso et forte, lesto ti junga; indi teco s’indugi in saecula saeculorum.

  23. Elena Cassardo scrive:

    Il (fl) autista criminale ha centrato ancora una volta il bersaglio !
    Se, l’esser diversamente labile induce a scriver tali versi, oserei affermar lo mio compiacimento.

    ok, caro poeto questo tuo testo di maggio lo trovo di una impalpabile piacevole furbesca ironia.

  24. A.M. scrive:

    Eh non vale..devo anche io commentare.Ma non vorrei essere troppo schierata essendo io parte integrante del cofanetto.

    Il tuo (flautista) austista guida una Rolls Royce, a velocità supersonica..ti prego Piero se devo identificarti in esso non darmi mai un passaggio in auto.Piuttosto scrivi ancora con sottile ironia, creaci personaggi tra realta’ e fantasia e fai che la poesia ci riscaldi l’anima.La solitudine può essere appagante e può essere mortificante. Talvolta è una necessità, altre volte una sofferenza.Dipende solo da noi.

    A.M.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Crearvi nuovi personaggi? Agli ordini, cara Marcella! E poi non voglio di certo lasciar solo quel poveraccio del (fl)autista (al quale, di sicuro, faranno prima o poi qualche multa assai severa, e molto più salata delle torte da pic-nic). :-)
      Sei stata davvero gentile a commentarmi. Un carissimo saluto e a risentirci,

      Pietro

  25. Pietro Pancamo scrive:

    Stavo pensando che l’anagramma di “labile” è “Biella”. Qualcuno di voi abita lì, per caso? Fatemi sapere. Grazie. :-)

  26. Pietro Pancamo scrive:

    Un’altra domanda (stavolta per Cristina): ma “Il Cofanetto Magico” è un’opera di Mozart? No, mi sa che sbaglio…

  27. Antonella scrive:

    I vivaci colori del funambolo sono in armonia con la giocosità e l’ironia della poesia. Bravo Pietro, continua così, ciao a presto.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Cara Antonella, è bello risentirti. E siccome non ho alcuna intenzione di tenerti “sulla corda”, ti rassicuro subito: continuerò senz’altro a offrirvi i miei colori. Spero solo che non stingano. Sai, esibirsi sempre all’aperto -magari sotto la pioggia soffocante od un sole a catinelle- non fa di certo bene. Né ai capi, né al cuore.

  28. Andrea Cambi scrive:

    Quando il confine tra prosa e poesia diviene talmente labile da poter essere considerato anacronistico, insignificante. L’affetto e la stima che ho per Pietro forse mi fanno annoverare fra i “faziosi”? Pazienza: preferisco gridare “bravo”, ammirato da tanta sagacia, equilibrio, ironia

    • Pietro Pancamo scrive:

      Sono stanco anzichenò, gentili amici. Ho passato la notte a comporre musica; mi destreggiavo febbrile, pericolosamente in bilico tra computer e pianoforte: un altro dei miei funambolismi. :-) E sapete una cosa? Pur non essendo caduto nemmeno una volta, alla fine mi sentivo a terra lo stesso: completamente smorto e spento. Ma poi, per fortuna, mi son collegato al Cofanetto: così ho trovato questo commento, che adesso mi restituisce all’istante tutte le energie. Nonché la vivacità necessaria, caro Andrea, a riCAMBIare di cuore la stima, l’affetto e, ovviamente… la faziosità!

  29. Maria Luisa scrive:

    che carina ! ilarità e poesia pervadono il lettore, che nella festosa giocondità percepisce l’animo del poeta

    • Pietro Pancamo scrive:

      Il “Grazie!” allegro e sontuoso con cui accolgo il tuo commento è, Maria Luisa, festoso e fastoso a un tempo.
      A risentirci!

  30. POESIA DI MAGGIO: una graziosa scenetta espressa per il tramite di un gioco di parole usate assai acconciamente, da esperto. Quanto all’interpretazione, l’opinione espressa (ed i commenti sono numerosi) è diretta, senza alcuna dietrologia; nessun appiglio per dar adito a scavi esistenziali. La differenza, eventualmente, sta nella durata del sorriso di chi ha espresso un giudizio, ma la sostanza è sempre il “carpe diem”o anche: “in fin dei conti a che serve rodersi il fegato se non si riesce a scoprire che la vita ha un senso?”
    La mia posizione è la seguente, senza tirare in ballo le elucubrazioni degli strizzacervelli – mi si passi l’inelegante e abusato termine gergale di pretta origine americana – ai quali, pur con ogni rispetto, non riesco a dare credito. È chiaro ed empiricamente provato che la mente umana riesce a svicolare allontanando da sé ogni cura ingrata (mai il Dolore vero, purtroppo!) per guadagnare attimi, minuti, anche grosse manciate, rilassanti: un gioco di parole scritto o un “solitario” con un mazzo di carte cui sono stati tolti i jolly, la soluzione di un cruciverba, la scoperta di anagrammi…
    Il corpo ha bisogno di dormire e la mente di “giocare”. Perciò, magari a livello subliminale, Pancamo ha creato il “(fl)autista”.
    A me capita, tra le altre cose,di scrivere barzellette (in grandissimo numero) alcune delle quali, devo dire, hanno fatto sorridere con convinzione (se non ridere, non esageriamo!) le due uniche persone intime che hanno avuto la bontà di leggerle. Anche questo è un gioco che può essere d’aiuto per affrontare l’Ora la quale è sempre lì davanti a guatarci in modo arcigno, senza cedimenti.
    “Ma è proprio così?” (magari in qualche ottimista incallito s’affaccia l’urticante domanda-considerazione che lo intriga. “Tutto questo che abbiamo letto fin qui avviene in una totale desolante solitudine.” “Verissimo; perciò si potrebbe dire che è obbligatorio imparare a giocare da soli.”
    Ed eccomi al capolinea: devo congedarmi. E lo farò con uno pseudonimo che l’anagramma del mio nome. Tengo però a precisare, caro signor Pancamo, mano destra sulla Bibbia, che non “copio” da lei così agile in questo passatempo; talvolta anch’io gioco anagrammando nome e cognome di persone qualsiasi.
    A questo punto quindi, la saluta Deolaceste Lappinalch (o è meglio Steppani Lece Dalochia?). Del resto abbiamo predecessori illustri. Asor Rosa lo fece consacrando addirittura il suo lavoretto con tutti i crismi legali; più modesto Trilussa che rimase in limiti ristretti (conosco appena questi due casi).
    Ai saluti aggiungo gli auguri di trovare spesso momenti rilassanti che interrompano la solida catena di quelli leopardiani o, quanto meno, pascoliani (anche se è scienza comune che l’esca nasconde sempre l’amo).
    Celeste Chiappani Loda

    • Pietro Pancamo scrive:

      Un mio antenato del diciottesimo secolo (il barone De Pancamo) possedeva una reggia sfarzosa nella quale amava ospitare i grandi dell’epoca, per offrir loro banchetti sontuosi. Una sera aspettava per cena un personaggio illustre assai (Francesco III d’Este, addirittura) ed era nervoso anzichenò, perché l’ospite tardava. «Costui, prima o poi, si degnerà di farsi vivo?», si chiedeva brontolando, mentre ad una schiera di valletti impartiva le ultime istruzioni su come agghindare acconciamente il bel salone arioso, destinato ai gai ricevimenti. E solo quando un servitore giunse dall’androne del palazzo per annunciare trafelato: «Sua Eccellenza, è arrivata una carrozza!», si rasserenò e sorrise in libertà, esclamando contentone: «Oh, è qui! C’è l’Este, finalmente!».
      Ecco: quest’ultimo gioco di parole (“C’è l’Este”, intendo dire) chiarisce sino in fondo il mio “campanilismo”, cioè il mio tifo sfegatato per Achille Campanile. Ma anche per la signora Celeste, che ad essere sincero ha saputo comprendere e sperimentare, con saggezza estrema, la seguente verità: ogni volta che il destino si presenta sfregiato e cattivone come il conte di Rochefort, invece di arrenderci all’istante –trasformandoci tutti quanti in moschettieri delle lacrime (“muskeTears” in inglese: un inglese fantasioso)– dobbiamo subito cercare di consolarci un po’. Affidandoci, per esempio, al potere benefico e giocoso di rompicapi taumaturgici quali gli anagrammi. O magari le sciarade, se non i cruciverba. In breve, mettere quattro parole in croce (non sul Golgota, per carità!) ovviamente non guarisce il cuore; cionondimeno aiuta di sicuro (come i redattori d’un famoso settimanale, dedicato per intero all’enigmistica, esclamerebbero di certo) a rinfrancar lo spirito fra un dolore e l’altro.

  31. victoria blanchard scrive:

    Brief and whimsical, the narrative is delivered in pyrotechnical word-play. An accomplished and entertaining piece.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Dear Victoria Blanchard,
      I appreciate your praise for my writing style. Thank you so much, as ever. In my opinion, plays on words are the best technical poetic resource in the world!

  32. Valeria Martina scrive:

    Caro Pietro, questa volta la tua poesia. i commenti e le tue risposte (come sempre intelligenti, attente e puntuali e anche divertite e divertenti) mi hanno regalato un bel gioco. Mi sono percepita come fossi dentro una favola in cui io, piccola e invisibile, mi muovo a passi di danza con gli occhi pieni di incanto a curiosare fra cose affascinanti in un mondo sconosciuto…
    Grazie Pietro!

    • Pietro Pancamo scrive:

      Sebbene dirlo sembri paradossale, la dolcezza è il sale della vita. E nulla è più dolce del tuo commento, cara Valeria; o magari, come aggiungerebbe D’Annunzio, di una “favola bella”.

  33. Maria Luisa scrive:

    Bravo Pietro, rileggo con piacere la tua poesia, permeata di divertente ironia…

  34. Eleonora scrive:

    “Dove le parole finiscono inizia la musica.” Heine Heinrich

    ..ecco a cosa serve anche la musica!

    • Pietro Pancamo scrive:

      Hai ragione, Eleonora: per fortuna la musica, e l’arte in genere, sanno come ovviare ai plumbei momenti di vuoto e smarrimento, che ogni tanto ci affliggono. Un grazie genuino anche a te.

  35. Pietro Pancamo scrive:

    Grazie di cuore a tutti per i bei commenti, e alla prossima poesia! (Che, a dire il vero, uscirà on-line fra pochi giorni: ovvero il 27 giugno).
    Il mio più caro saluto,

    Pietro

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