Non siamo degli sceriffi.

Non siamo degli sceriffi. Siamo persone motivate che lavorano per il bene dei cittadini. Anche i devianti vanno aiutati. Riconoscere “i mostri” nell’ambiente familiare.

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Abbiamo intervistato Fabio Masserini, 50 anni, comandante del corpo di polizia locale Isola Bergamasca, che svolge le sue funzioni su 8 comuni (circa 40 km quadrati e 40.000 abitanti) tra Bergamo,Milano, Lecco, in una zona di frontiera. I “suoi ragazzi”, come li chiama lui, lavorano 24 ore su 24, compreso i volontari: attivi anche come pronto intervento e protezione civile (centro operativo misto interforze della Prefettura, in caso di calamità). Ogni comune ha inoltre il suo agente di quartiere e un Ufficio Falsi Documentali, dove vengono svolte perizie di tutti i documenti: anche per le altre forze dell’ordine. E questo non è tutto….Il resto ce lo racconterà lui.

Il Comandante Fabio Masserini

Il comandante Masserini è un uomo simpatico, molto attivo, che crede fermamente nei valori sociali, a difesa del cittadino e dei più deboli. Inoltre è un gran parlatore: soprattutto quando cerca di convincerti che anche chi sbaglia, nella vita, dovrebbe essere aiutato a rimettersi sulla retta via. Nessun uomo va lasciato solo.

Comandante Masserini, in totale quante persone lavorano sotto la Sua direzione? E che rapporto ha con loro?
40 persone. Il nostro è il secondo comando di Bergamo per grandezza. Io sono un po’… il papà di tutti. E’come se fossimo una grande famiglia. Ogni giorno vedo i miei ragazzi quando entrano in servizio e mi basta guardarli negli occhi per capire di che umore sono, se hanno avuto qualche problema in famiglia, se hanno litigato con la loro ragazza…Sono in servizio da 31 anni e amo il mio lavoro.

Che tipo di studi o corsi si debbono frequentare per svolgere la Sua funzione?
Quando ho cominciato io, bastava la licenza media. Dal 1986 ci vuole un diploma di scuola secondaria superiore; quindi ancora cinque anni di studi dopo la scuola media. Per la mia funzione è necessaria una laurea.
Ora mi sto laureando in sociologia. Sono una persona a cui interessa molto il rapporto umano. Mio nonno era carabiniere. Mio padre vigile urbano (ora si chiama polizia municipale). In realtà la mia famiglia non avrebbe più voluto avere divise in casa! Ma io desideravo fare questo lavoro, in quanto mi piace stare in mezzo alla gente, all’aperto, non chiuso tutto il giorno in un ufficio.

Se non avesse svolto questa professione e avesse ascoltato il consiglio del nonno e del papà che cosa avrebbe voluto diventare?
Attore. Ma sono contento della scelta attuata.

Quante ore lavora?
Per contratto 1700 ore all’anno. In realtà ne faccio 3000.

Lei ha una famiglia? Moglie, figli? In caso affermativo, è difficile con un’attività come la Sua?
Avevo una famiglia… Sono divorziato e non ho figli; non mi sarei mai separato se avessi avuto un figlio. In effetti il mio lavoro è stato uno dei motivi del fallimento del nostro matrimonio. O trovi un compagno o una compagna che fa il tuo mestiere o non ce la fai. La moglie aspetta…aspetta a casa. Qualsiasi impegno lei abbia programmato insieme può saltare all’ultimo momento. Non è facile di stare con chi vive in questo modo. Come comandante non hai orari. Se accade un incidente devi andare…e la moglie aspetta…aspetta.

Sua moglie non ha compreso l’importanza e l’impegno della Sua funzione?
Forse sono stato io a non farmi capire.

Essere a contatto tutto il giorno con delle disgrazie ( incidenti, rapine, delitti, ecc. ) a lungo andare non è devastante anche a livello psicologico? Siete seguiti da uno psicologo, se necessario?
Sicuramente non è facile. Ecco perchè non è un mestiere adatto a tutti. Per ora abbiamo solo uno psicologo al momento dell’assunzione. L’ho chiesto io. Ora spero di ottenerlo per più tempo. Noi siamo “ portatori sani”di armi da fuoco: bisognerebbe quindi considerare che, per chi lavora in un corpo di polizia, la depressione è molto pericolosa, per se stessi e per gli altri. Per esempio, anche un conflitto di servizio può provocare seri problemi in una persona già stressata. Vorrei però precisare che non ci occupiamo solo di avvenimenti luttuosi e negativi. Vediamo anche cose positive. Diciamo pure che vediamo il mondo dalle radici. E ci rendiamo conto di quanto siamo fortunati, proprio perchè siamo in contatto con tante sventure. Allora i nostri piccoli problemi ci sembrano insignificanti a confronto.

Alcuni agenti ed ufficiali appartenenti al corpo di polizia locale

Che cosa intende dire con …”vediamo il mondo dalle radici”?
Nel senso che vediamo la parte più nascosta: quella che il mondo esterno giudica negativa ha dei risvolti umani da affrontare con un approccio altrettanto umano. Le faccio un esempio. Noi abbiamo molti contatti con il mondo della malavita, quello che i cittadini temono di più: lo spacciatore, il rapinatore… Ma bisogna anche considerare che dietro queste persone ci sono tante storie brutte, di sofferenza, maltrattamenti, indigenza. L’uomo non è tutto cattivo o tutto buono. Spesso si tratta di disperati che si potrebbero salvare, ricondurre sulla retta via: è facile dire “chiudiamoli in prigione e buttiamo via la chiave”. A volte sono dei barboni, diseredati, che nella vita hanno incontrato solo persone sbagliate; che cosa saremmo diventati noi se avessimo avuto la loro sfortuna? Se avessimo incontrato, appunto, solo delinquenti? Se fossimo stati violentati? Quando un carcerato esce di prigione che cosa fa? Chi lo segue? Chi gli offre un’altra migliore possibilità di vita? Anche lui è un essere umano che va salvato. Così si possono prevenire molti delitti. Ragionamoci su.

D’accordo, io ci ragiono su… e trovo ammirevole la Sua capacità di provare pietà per costoro. Tuttavia ci sono uomini e donne cresciuti in famiglie disastrate o che sono stati violati; ma non per questo sono diventati malviventi oppure pedofili. Confesso che io, i pedofili, non riesco proprio a perdonarli!
Ha ragione: c’è anche chi ha seguito la retta via anche se cresciuto in mezzo a mille difficoltà. Io mi riferivo a quelli che non ce l’hanno fatta. E reputo che nella vita a chi sbaglia dovrebbe essere concessa una seconda possibilità.

Avete anche un nucleo cinofilo?
Avevamo due cani ma sono morti. Uno era per la difesa personale e l’altro era un cane antidroga. Adesso spero di rimpiazzarli con altri due. Questo tipo di cani sono molto importanti. Persino a livello di insegnamento, visto che siamo molto attivi anche nelle scuole dove con l’aiuto dei nostri amici animali per esempio possiamo spiegare meglio ai bambini il pericolo delle sostanze stupefacenti.

Guadagnate bene, considerato che svolgete un lavoro pericoloso?
I miei ragazzi percepiscono uno stipendio mensile di 1500 euro netti, io di 3000. E’poco, lo so, ma al giorno d’oggi è già una fortuna di avere un posto fisso. Di sicuro non vale la pena di fare questo lavoro per il guadagno!

Come mai sui giornali si parla così poco della polizia? Eppure il vostro lavoro è prezioso, indispensabile…
Forse è un tema che non fa vendere…D’altra parte, per ragioni di sicurezza, è sempre meglio non far sapere i nomi di chi conduce delle azioni di rilievo. Purtroppo la polizia troppo spesso è stata considerata come una protezione dei potenti, oppure come uno spauracchio, tipo: “se non fai il bravo chiamo la polizia..” Oppure: “Oh, Dio, mi ha fermato la polizia!”. Ma anche: “figurati se vado a testimoniare per questo incidente…poi avrò un sacco di grane”. Il messaggio su di noi sovente è negativo, basato su paure ataviche, su idee errate che andrebbero sfatate. Bisognerebbe far capire che noi vogliamo soltanto far rispettare le regole civili della società; noi siamo quelli che vanno nelle scuole per parlare di prevenzione, che rilevano gli incidenti stradali e scortano le mamme in ospedale quando stanno per partorire (e si trovano bloccate in un ingorgo stradale!). Considerato che siamo una polizia “di paese”, dai tempi dei tempi…seguiamo anche i cortei funebri. In poche parole:
nel bene e nel male accompagniamo il cittadino nel suo percorso di vita e di morte. Poi lavoriamo a 360 gradi; interveniamo nei casi di violenza in famiglia, nei casi di stalking, in quelli di spaccio di droga di quartiere.
Ma, come ripeto spesso ai miei ragazzi, non siamo degli sceriffi, dei superman. La nostra forza è essere forti con i forti e deboli con i deboli; in poche parole è avere un atteggiamento civile.

Eppure a volte il cittadino ha l’idea che ci sia un grande impiego di forze ma anche poco coordinamento fra di loro. Penso al caso di Yara Gambirasio: la polizia è stata criticata per averla cercata senza trovarla, mentre il suo corpo non era tanto lontano da casa.
In Italia ci sono 7 divise diverse, con varie funzioni. Tante, forse troppe. Sarebbe necessario avere del personale specializzato per determinate, specifiche azioni, soprattutto a livello preventivo. Le assicuro comunque che polizia e volontari hanno lavorato e cercato Yara indefessamente, perlustrando chilometri e chilometri. Se si è sbagliato, bisogna capirne i motivi. Potrebbe essere mancata una coordinazione dei vari compiti, come dice Lei? Non posso giudicarlo io. Di sicuro non si tratta di “chi arriva primo, di chi è il più bravo”, ma di efficienza.

La centrale operativa con il responsabile del personale operativo, Commissario Deborah Breda.

Prima di cominciare l’intervista Lei ha chiarito che non vuole parlare della povera Yara, per rispetto nei confronti di un avvenimento così doloroso, e della sofferenza dei genitori. Ma una domanda vorrei porgliela lo stesso: Le sembra giusto che ci sia il rischio di archiviazione del caso?
Bisogna vedere le dinamiche in corso, su cui ovviamente non posso e non voglio pronunciarmi. Noi ci siamo occupati del caso della piccola Yara come polizia locale e in accordo con le autorità competenti, compreso il sindaco, solo per creare un cordone di blocco atto a difendere la famiglia Gambirasio; anche dagli “attacchi” mediatici. Abbiamo portato da noi tutte le informazioni possibili, in modo da fare da filtro con la stampa. L’incarico delle indagini è stato affidato alla polizia statale e all’arma dei carabinieri. Sono sicuro che il caso non verrà abbandonato; infatti ci sono state delle proroghe da parte del Gip. Sicuramente è giusto, è importante continuare a cercare chi ha fatto del male a Yara, in quanto questo assassino è ancora in giro e potrebbe reiterare il delitto.

In un mio precedente articolo, grazie al quale ci siamo conosciuti, ho parlato della possibilità di usufruire di un test del DNA scoperto in un laboratorio olandese, che potrebbe servire a questo scopo. Speriamo che venga considerato dalle autorità competenti!
Abbiamo bisogno dell’Europa per confrontarci. Ogni giorno c’è qualcosa da imparare. Ma ripeto, è un momento molto doloroso e delicato e non voglio insistere su questo argomento per rispetto nei confronti di chi sta soffrendo e di chi sta conducendo queste difficili indagini. Comunque chi commette un’azione del genere forse, prima o poi, potrebbe anche fare un passo falso…

A volte sui giornali si legge che “il mostro” in realtà era un buon padre di famiglia, un uomo tranquillo, magari “un po’ chiuso”, ma insospettabile, insomma un uomo comune.
E’vero. Spesso questi “mostri” vivono nella comunità “normale” e sembrano persone “normali”. Ma poi attuano violenze sulle loro donne, sui loro bambini, fra le pareti domestiche. Allora bisognerebbe riuscire ad entrare in queste case, in queste “realtà nascoste”. Sarebbe necessario capire che cosa scatta nel cervello dell’uomo normale; sono bombe inesplose. Ma per far questo, ripeto, ci vuole del personale altamente specializzato.

Eppure è così difficile denunciare un familiare…
Le racconto un episodio: quando è scomparsa Yara, era sparita un’altra bambina. Potete immaginare che preoccupazione! Per fortuna l’abbiamo ritrovata, in un campo: impaurita e tutta sporca.
L’abbiamo accompagnata nel nostro ufficio. Io le ho detto che poteva andarsi a lavare nel bagno; intanto le avevo preparato della cioccolata da bere. Appena rientrata gliel’ho offerta. Lei mi ha guardato, tutta seria, con i suoi occhioni da cucciolina spaventata e ha detto: “la bevo dopo l’interrogatorio”. Ho sorriso e poi riso con lei avendo a questo punto intuito che per lei non era il primo “interrogatorio”. Allora l’ho affidata ad una mia collega chiedendole di chiacchierare un po’con lei… In conclusione questa povera piccina scappava di casa continuamente, perchè là succedevano cose terribili. Tanto brutte che faccio persino fatica a parlarne…Poi però la riprendevano e dopo averla interrogata, la riportavano in famiglia. Sotto la direzione del Magistrato l’abbiamo subito portata via dalla sua casa e data in affidamento. Ci sono realtà familiari inimmaginabili che dovremmo conoscere. Inoltre i ragazzi crescono spesso soli, soli anche davanti al computer. Pensi che un bambino di una scuola una volta mi ha chiesto quanti spinelli poteva portare con sè. E un altro, se era giusto che suo padre desse degli schiaffi alla mamma.

In conclusione, comandante Masserini, mi auguro che questa nostra lunga intervista, in cui abbiamo analizzato tanti aspetti della Sua professione, faccia riflettere sull’entità e la preziosità del Suo lavoro.
Non solo del mio ma anche di quello dei nostri ragazzi! E non dimenticate che i devianti, i delinquenti sono pochi rispetto al resto dei cittadini onesti: ma vanno scoperti in tempo, controllati, seguiti. Allora devierebbero meno. L’importante è avere fiducia nella polizia contattandola “a cuore aperto” non appena si avverte il senso del pericolo.

Maria Cristina Giongo
CHI SONO

Link: http://www.polizialocaleisolabg.it/

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3 Responses to “Non siamo degli sceriffi.”

  1. Valentino Di Persio scrive:

    Carissima Cristina ,
    mi congratulo con te per aver voluto dar voce anche a coloro che in silenzio , e senza aspettativa di riconoscenza , operano , notte e giorno, per la nostra sicurezza e tranquillità. Hai colto bene nel segno quando affermi che siamo tutti pronti ad indignarci su fatti aberranti , incidenti di percorso, riconducibili alle forze dell’ ordine, che, a mio parere, si verificano , il più delle volte , per tensioni e, perché no, paura in determinate situazioni operative. d’ altra parte anche poliziotti , carabinieri, finanzieri , vigili etc, sono uomini e donne non esenti, perché tali, dalle emozioni e dalle debolezze umane. Errare humanun est, dicevano i latini e loro non fanno eccezione. Da quanto mi risulta, però, anche loro rispondono davanti alla legge per i loro sbagli come qualunque altro.
    Viva le Forze dell’ Ordine.

  2. Marni scrive:

    Bellissima intervista di grande spessore ed interesse..grazie cristina per averci portato in modo così vero e diretto la voce troppo poco conosiuta ed eascoltata di chi opera in questo ambito difficile, pericoloso, oscuro. E grazie al comandante Masserini per la sua umanità ed il suo spirito di servizio.
    un caro saluto marni

  3. michele scrive:

    bellissima intervista. Il Comandante Masserini Fabio una persona speciale, di una umanità immensa e disponibilità infinita.
    I suoi uomini e donne a sua immagine e somiglianza.

    GRAZIE DI TUTTO

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