Morire felici. Importante ricerca scientifica sul mistero della pre morte.

foto di Maria Cristina Giongo, coperta da diritti d’autore.


In Olanda si è parlato molto di una ricerca scientifica dell’Università Charitè di Berlino che attribuisce l’esperienza di pre-morte ad un aumento della serotonina nel cervello.

La serotonina è un neurotrasmettitore che viene principalmente coinvolto nella regolazione dell’umore, del sonno, della temperatura corporea, dell’appetito e della sessualità. Come esperienza pre- morte si intende un’insieme di sensazioni vissute da alcuni pazienti che a causa di malattie terminali o eventi traumatici hanno sperimentato fisicamente la condizione di coma, arresto cardiocircolatorio o encefalogramma piatto: senza tuttavia giungere alla morte vera e propria.

Il racconto delle persone che hanno potuto…tornare indietro dal periodo di morte clinica è basata su informazioni molto simili: fra cui la visione di un tunnel attraversato da una luce intensa e una piacevole sensazione di benessere e felicità. La ricerca attuata all’Università di Berlino è stata condotta su un campione di ratti il cui cervello è stato posto sotto osservazione attraverso uno scanner; dopo la somministrazione di un’alta quantità di anestetizzanti. Poco prima della morte la dose di serotonina nel cervello di questi animali è triplicata.

Questa indagine è stata pubblicata su Neuroscience Letters e ripresa anche da New Scientist. Secondo il professore che l’ha guidata, Alexander Wützler, la stessa reazione potrebbe accadere nel cervello umano al momento della morte e giustificare i racconti di persone che si sono risvegliate dal coma, descrivendo le ormai note sensazioni di bagliori, suoni intensi ed emozioni ( a cui, appunto è stato dato il nome di esperienze pre- morte). Un mistero a cui da sempre in tutto il mondo si cerca di dare una spiegazione.

Ci ha provato anche un cardiologo olandese, Pim van Lommel, 68 anni, arrivando a conclusioni contrarie; o piuttosto parallele (nel senso che un’opinione non esclude l’altra). Dopo una ricerca di dieci anni su 344 pazienti, nel 2001 Van Lommel pubblicò nella prestigiosa rivista medica The Lancet un’interessante teoria a riguardo.

Lo studioso olandese Pim van Lommel, cardiologo, che ha pubblicato un’interessante dottrina sulla pre-morte nella rivista scientifica The Lancet

Secondo lo studioso il fenomeno della pre-morte può essere spiegato soltanto se si considera la coscienza un elemento legato non solo all’attività cerebrale ma a qualcosa di più profondo che la supera. Questo fatto all’inizio suscitò parecchie polemiche con i sostenitori della natura puramente materialistica della coscienza. Ma anche tanti consensi.

“Nella scienza moderna”, ha detto nel suo ultimo convegno, “si usano tecniche sempre più precise (come per esempio l’MRI- scanner) che si basano su immagini attraverso cui si possono fissare varie attività cerebrali: ma non quella del contenuto della coscienza.
Nel senso che sentimenti e pensieri non assumono alcun ruolo in questo tipo di ricerche. Ecco perchè è importante concentrarsi anche su altre, differenti indagini per capire se la coscienza è stata sempre presente nell’Universo, creandone in seguito (e forse) le basi della sua esistenza materiale.

Foto di Maria Cristina Giongo

Inoltre, se ci si convince dell’importanza della coscienza come entità senza fine, non per sè legata alla materia, svanirà in noi anche la paura della morte che tanto ci rende difficile l’esistenza. Durante la mia ricerca (che continua tuttora), è stato interessante notare come i pazienti in osservazione fossero in grado di raccontarmi le loro esperienze ai confini della morte con dovizia di particolari, ammettendo di essere cambiati nel modo di affrontare la vita; più sereni, creativi, generosi, intuitivi, appassionati della natura. Meno materialistici ed interessati all’aspetto fisico, ma piuttosto a quello interiore”.

Tornando all’aumento dei livelli di serotonina, il cosiddetto ormone della felicità, rilevato dagli scienziati dell’Università Charitè di Berlino nei loro esperimenti sui topi (addirittura triplicato poco prima della morte), è già conosciuto ai medici l’attimo di lucidità che si riscontra anche nell’essere umano che sta per attraversare questa misteriosa soglia.

Ricordo quando mio padre stava per morire; tutta la famiglia si era raccolta attorno al suo letto; la sua camera era stata trasformata in una piccola cappella dove un suo amico prete stava dicendo la Messa.

Lui era assopito e pensavamo che fosse entrato in quello stadio da dove non c’è più ritorno. Ma ad un certo punto aprì gli occhi, ci sorrise ed esclamò con voce chiara e forte: “come mi sento bene in questo momento! Sono veramente felice!” La gioia che apparve nei suoi occhi non la dimenticherò mai! E neanche la lucidità colma di tenerezza con cui ci guardò uno ad uno: mamma, figli e nipoti. Due giorni dopo ci lasciò per sempre.

Nel campo animale ho assistito con stupore alla “meravigliosa” morte di alcuni Triops che ho allevato tempo fa. I Triops sono animaletti di origine preistorica, appartengono alla famiglia dei crostacei e vivono sulla terra da ben 200 milioni di anni.

Poco prima di morire cominciano a disegnare strani geroglifici sulla sabbia: poi iniziano un’armoniosa danza volteggiando nell’acqua. Dopo pochi secondi cadono sul fondo morti. Un modo di uscire di vita che ispira un senso di tranquillità e persino gioia.

Se dunque il nostro cervello producesse veramente serotonina in quantità superiore al normale questo potrebbe significare che al momento del congedo ci verrebbe donata la grazia di un’anticipo della felicità di cui potremmo finalmente godere, per chi ci crede, nell’al di là…? Non possiamo fare altro che sperarlo!

SE QUALCUNO HA AVUTO ESPERIENZE DEL GENERE, CI SCRIVA! SAREMO FELICI DI PUBBLICARE LA SUA STORIA.

Maria Cristina Giongo
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16 Responses to “Morire felici. Importante ricerca scientifica sul mistero della pre morte.”

  1. lorella scrive:

    Ciao ! per quello che potrà servire vi posso descrivere ciò che è accaduto a due miei zii prima di morire , tutti e due erano coscienti e un giorno prima di morire hanno detto entrambi di vedere e di parlare con i loro defunti , lo zio morto nel 98 diceva di parlare e vedere la mamma defunta nel 90 mentre il fratello che è morto nel 2007 era pienamente consapevole di vedere e parlare con il fratello morto del 98 ! quello che mi ha impressionato di più è che i loro sguardi erano sereni , certo posso capire che forse erano sereni per via della morfina che gli somministravano , di sicuro posso testimoniare che tale terapia non ha mai offuscato la loro mente , avrà reso più sopportabile il dolore senza però stordirli .Quindi vedevano e parlavano veramente con persone defunte !!!il dubbio mi rimmarrà per sempre ……Trovo questo argomento tra i più interessanti in assoluto , mi spiace che non se ne parli di più ! Auguro al professor Pin Van Lommel tanta fortuna di poter trovare un giorno la chiave di questo mistero !!!!!!

  2. Maria Cristina Giongo scrive:

    Cara Lorella,

    il problema è che nessuno è mai tornato dall’altro mondo … per raccontarci che cosa troveremo…
    Chissà…
    Il 3 luglio ci sarà un’altra testimonianza sul mistero della morte, che potrà interessarti.
    Sicuramente ci sono tanti fenomeni strani che non riusciamo a capire (anche nel mondo animale; i gatti, per esempio, “sentono” quando il loro padrone o qualcun altro sta per morire).
    Ma l’idea che si possa morire “felici”, come è successo a mio padre, mi dà già speranza….
    Cari saluti e grazie per i tuoi commenti!

  3. lorella scrive:

    Quello che hai scritto tu, cara Cristina, dà sollievo anche a me ! veder spegnersi un genitore ti spezza il cuore ma vederlo felice mentre si allontana deve essere una sensazione molto toccante , incredibile , non so come dire ………… forse è un segno per porer sperare che ci sia un mondo migliore , voglio proprio credere che sia così .Non posso credere che un’ intera esistenza si possa spegnere con un ultimo respiro , no , qualcosa continua , qualcosa c’è …..Ciao !!!!!

    • maria cristina giongo scrive:

      Anch’io SPERO che dopo avremo un “premio”per tanta sofferenza, spesso affrontata con coraggio; altrimenti a che cosa servirebbe il miracolo della vita se poi tutto dovesse finire?

      Io voglio conservare quell’immagine in cui mio padre, poco prima di morire, ha aperto gli occhi, ci ha guardato e ha detto “come sono felice!”. Non era un modo di esprimere sollievo ma di far capire che davanti a lui vedeva solo; luce e lasciava questa terra nella luce. Circondato dall’amore dei suoi cari. Così deve essere la vita e anche la morte: un circolo d’amore che si chiude nell’amore. Per iniziarne un altro più grande e bello.

  4. Christos scrive:

    vorrei aggiungere 3 ulteriori casi, recenti. Mio padre come un altro parente, l’ultimo giorno di vita, dopo lunghi tempi di sofferenza e dolori di malattia, hanno dichiarato entrambi di stare bene e di non avere più dolore; successivamente sono morti. Un altro parente, il giorno che è morto, si è svegliato la mattina, si è vestito bene, ha preso per mano una sua nipotina per portarla con lui, ha detto che aveva un appuntamento in un Bar della vicina piazza con il suo miglior amico Luigi, che era deceduto 15 anni fa! Ovviamente non l’hanno lasciato uscire pensando che non stava bene con la testa. Lui, fin quel momento non aveva mai presentato sintomi di demenza, ha continuato per tutta la mattina a descrivere che nella stanza era presente sua madre, suoi migliori amici e la moglie, tutti defunti da anni, che lo invitavano a andare via con loro. Era felice. Piu tardi, di pomeriggio, ha avuto un infarto ed è morto.

    • admin scrive:

      Gentile Signor Christos,

      La ringrazio di cuore per la sua testimonianza, che mi ha fatto riflettere e che ben si collega al mio articolo. E’ dimostrato scientificamente che ( anche negli animali) prima di morire le endorfine nel nostro cervello si attivano. E arriva un momento in cui ” ci si sente bene”. Forse anche questo è un piccolo ” miracolo” di quel grande miracolo che è il nostro corpo. Da un lato si lotta ancora per la sopravvivenza, dall’ altra il nostro fisico ci manda segnali che, forse, ” dove andremo”, raggiungeremo i nostri cari e la felicità, che non sempre abbiamo avuto su questa terra. Voglio lasciarla con queste parole sperando che possano servire a tutti coloro che soffrono. Posterò questo articolo sulla pagina di facebook del Cofanetto magico e anche nella mia personale di FB; mi auguro che arrivino altre testimonianze come le sue. Cari saluti, Maria Cristina Giongo

    • stefania scrive:

      è successo anche alla mia cagnolina….

  5. Gaio scrive:

    La dose di serotonina aumenta per non soffrir troppo durante la morte. E’ un meccanismo ovvio, allevia il dolore, non centra niente l’aldilà. Quando muori, muori. Ad Maiora.

  6. Maria Cristina Giongo scrive:

    Signor Gaio, rispetto le sue convinzioni ma io continuo a pormi questa domanda: chi ha creato questo mondo perfetto ( perfetto se non ci fossimo noi a rovinarlo!)? Dove ogni cosa ha un suo perchè; dallo sviluppo dell’ovulo dopo essere stato fecondato a certi miracoli della natura, in cui ogni animale, pianta, fiore, ha cicli unici, quasi ” pensati da una mente, da un ingegno supremo”? Persino la ” serotonina” che si attiva nel momento del trapasso, come ha scritto giustamente Lei ( e la ringrazio per questa precisazione).

  7. Salvatore scrive:

    Credo che ci sia un po di confusione con le apparizioni nel letto di morte, il fenomeno noto come NDE e l’aumento della serotonina che il cervello produce per alleviare il dolore di chi è in uno stato critico. Qui è opportuno ricordare che in situazioni di grande stress il corpo umano produce nel sangue anche grandi dosi di adrenalina e cortisone che impedisce di sentire il dolore immediato. Sono noti fatti di persone che hanno avuto un arto amputato in un incidente senza sentire al momento nessun dolore, salvo sperimentarlo di li a breve. L’adrenalina le endorfine e la serotonina sono solo secrezioni chimiche endogene Una persona che sta per morire, vede i propri parenti, già deceduti e quasi mai quelli ancora in vita, dialoga con loro e in alcuni casi prende appuntamento per la dipartita, testimoniando un tutto che puntualmente accade.

    Una persona sperimenta la morte e ritornando dice di aver visto medici e soccorritori darsi da fare sul proprio corpo esanime, però e poi in grado di descrive come erano vestiti, gli strumenti che hanno usato, e cosa hanno fatto, giudicando il tutto con uno sconcertante distacco, e soprattutto un’ estremo disinteresse per un corpo che fino ad un’attimo prima consideravano il loro “Io” e la residenza indiscussa della propria coscienza. Atteggiamenti tipici di una mente superiore, testimoniate da persone umili e intellettualmente semplici. Raccontano d’ essere passati attraverso i muri di case e ospedali d’ aver visto e sentito in ambienti diversi e distanti da loro, i propri familiari e amici disperarsi, riportando correttamente cosa hanno fatto e detto. Questo in questi casi è l’oggetto dell’indagine! Cosa c’entra la serotonina? La serotonina allevia il dolore, forse in quelle straordinarie dosi da un’immane senso felicita, ma cosa c’entra con queste verificate e ripetute testimonianze? Infine per quanto riguarda l’aldilà paragonarlo all’esperienza euforica che può dare una droga, anche se endogena, mi sembra un po riduttivo, e allora a questo punto è meglio non crederci.
    Parti da questo: Una non ben definita energia quantizzata al momento della morte fisica lascia una certa area del cervello, si pensa ai microtubuli, alla pineale, ma anche ad altre parti del corpo e esiste senza perdere la propria identità come un raggio perfettamente in fase in grado di ripetere un’ologramma al di fuori della gabbia dell’universo quadrimensionale genrerato dal bosone di Higgs.

    Parti da qui e se lo trovi interessante vai avanti da sola.
    Saluti e Buona Pasqua.

    • admin scrive:

      Questa ricerca scientifica del ricercatore olandese, cardiologo, è stata pubblicata sull’autorevole rivista scientifica The Lancet, ma pubblico volentieri anche il suo scritto, però mi piacerebbe sapere la sua professione e su che tipo di ricerca si è basato per attestare quanto scrive. Auguri di Buona Pasqua anche a lei!

    • admin scrive:

      Nell’articolo ho citato le autorevoli fonti scientifiche su cui si sono basate le teorie esposte, ma pubblico volentieri il suo scritto. Una sola domanda, Lei che professione svolge? Grazie per il Suo commento e Buona Pasqua anche a Lei!

  8. Zaira scrive:

    Credere che possa esistere qualcosa dopo la morte fisica,è una necessità fisiologica dell’essere umano per poter accettare l’idea assurda di dover morire e dover perdere i propri cari. Io credo che il tutto si spieghi razionalmente attraverso lo studio delle reazioni del cervello umano in punto di morte. Scientificamente si può spiegare la visione del tunnel,il senso di benessere,il ripercorrere alcuni flash back della propria esistenza ed anche le allucinazioni che fanno vedere i propri defunti parlare. Sobo tutte reazioni ultime di un cervello che in punto di morte va fuori asse dai propri larametri standard. È una semplice reazioni chimico-fisica. Ovviamente se poi si vuol credere a tutti i costi che esiste un aldilà,allora ognu minima sciocchezza sarà spiegata attribuendole una valenza metafisica. L’idea di una vita ultraterrena ci dà la forza di affrontare la realtà che purtroppo tutti dovremo morire. L’essere umano non potrebbe sopportare una tale realtà,senza sapere che di lui perdureranno emozioni,sentimenti e coscienza. È un istinto di sopravvivenza e conservazione innato in ogni essere vivente. Se esistesse realmente qualcosa, qualcuno dei miliardi di persone morte sarebbe quantomeno tornato a dirci qualcosa. La verità è che con la morte fisica ci “spegniamo” e basta. Il nulla. Si interrompe tutto compresa la nostra coscienza. Fateci caso, quando fate un’ anestesia totale e la coscienza è libera di vagare,stranamente nel 98 % dei casi tutti ricordano il black out totale. Una assenza inquietante di ogni cosa,il nulla assoluto. E quel 2 % che vede prati, fiori, angeli che cantano e luci abbaglianti, sono semplicemente persone che a causa dell’anestesia hanno una visione intontita di quel che gli sta intorno oppure il cervello lasciato senza il co trollo razionale,elabora immagini e flash a ruota libera. Onoltre,secondo alcune teorie, ciò che noi scambiamo come segnali dall’aldila’,altro non sono che interferenze energetiche di altre entità che come noi popolano un universo che è immenso. Quindi la tristissima realtà è che molto probabilmente con la morte cesseremo semplicemente di essere. Dolorosissimo e triste da accettare ma molto molto probabile.

    • admin scrive:

      Buongiorno! Il suo commento parla già da sè; ha espresso molto bene le sue idee, che rispetto. E a cui non c’è nulla da aggiungere, se non LA SPERANZA che dopo la morte qualcosa resti di noi e non solo nel ricordo di chi ci ha amato. Buona giornata!

    • Paolo scrive:

      Piccolo particolare, tanto inspiegabile quanto innegabile.
      Quella che si può chiamare “lucidità terminale” (risveglio delle facoltà poco prima di morire) accade molto più spesso di quanto si possa pensare.
      La mia esperienza di ina persona a me molto cara che non parlava più da mesi, improvvisamente viene ricoverato in ospedale per complicanze, in ospedale la sua situazione peggiora e dorme tutto il giorno, solo se lo chiami apre gli occhi ma senza riuscire a dire altro che monosillabi.
      Un giorno riacquista lucidità comincia a dire qualche frase a salutare i visitatori e a riconoscerli, tanto che pensiamo che stia meglio.
      Il giorno dopo, muore.
      Questa la mia esperienza, casi di lucidità terminale vengono descritti in tutto il mondo, è un fatto appurato, anche se non ancora spiegato.
      Ma quello che dovrebbe far riflettere, è come mai questa lucidità appare anche in pazienti con evidenti lesioni al cervello, per tumori o malattie varie, che secondo la scienza non dovrebbero più essere in grado nè di ragionare nè di parlare perchè il loro cervello è ormai irrimediabilmente deteriorato.
      Eppure la scienza ci dice che riescono a parlare, acquistano lucidità per qualche momento e poi muoiono.
      La spiegazione, nessuno è ancora riuscito a trovarla, è come se il pensiero non risiedesse solo nel cervello, ormai ridotto ad un ammasso di cellule tumorali che ne impediscono qualsiasi funzione, tranne il vegetare.
      Eppure, parlano, ragionano, salutano i propri cari e poi muoiono.
      Questo ci dovrebbe far riflettere.

      • admin scrive:

        Anche mio padre, medico specialista, mi raccontava che il cervello dei pazienti si attiva poco prima di morire; proprio questo fatto fa capire che il malato sta per lasciare la vita terrena. Si pensa che sia un’ultima, estrema lotta contro la morte e per sopravvivere. Avviene anche per gli animali. Ecco perchè è tanto importante stare vicino ai nostri cari in punto di morte: parlare loro, accarezzarli, coccolarli, così se ne andranno con le nostre rassicurazioni, il nostro amore dentro di loro, varcando la soglia del cielo serenamente, senza paura. Grazie per la sua testimonianza, Paolo e buona giornata!

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