Angeli (forse)

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Angeli (forse)

La sala d’aspetto del terminal “Nuovi Arrivi” era anonima, pulita e ordinata, non un’impronta si leggeva sulle pareti bianchissime, sul pavimento nitido, sulle vetrate lucenti di una trasparenza assoluta,  delle folle che si erano succedute in quello spazio ed avevano riempito di sé, delle loro ansie e delle loro attese, il silenzio irreale.
I signori Mario ed Anna Rossi  attendevano muti, rigidamente seduti su una scomoda panca di legno,  brutta ed essenziale  come tutto il resto dell’arredo, vicini l’uno all’altra come per occupare meno spazio  e dare così meno disturbo con la loro presenza.
Si trovavano lì perché era prossimo il momento della nascita del loro primo figlio, attesa con indicibile trepidazione, anche se, naturalmente, già sapevano tutto di lui: che era maschio, di robusta costituzione, con gli occhi azzurri della madre, i capelli biondi del nonno paterno, con il suo stesso suo nome, Alberto, e la predisposizione alla musica della bisnonna materna.
I signori Rossi avevano più volte  provato ad immaginare questo momento, ed ora constatavano che, come molte cose a lungo  desiderate, ora si presentava in modo diverso dall’atteso: la gioia tanto immaginata  era in realtà minata dal senso di angoscia che si prova davanti all’ignoto, anche se ben sapevano, i signori Rossi, che  il futuro riservava loro solo certezze.
E sapevano bene come tutto si sarebbe svolto, ma la paura di gioire che, spesso turba i momenti più felici, li rendeva incerti e spaventati.
Non dovettero attendere molto, perché veleggiando lungo il corridoio deserto, che dalla loro panca i signori Rossi vedevano in tutta la sua smisurata lunghezza, venne verso di loro un’ eterea figura bianca: leggera come una nuvola, pareva sfiorare appena il pavimento rilucente muovendosi in un silenzio  irreale violato solo dal leggero fruscio delle candide vesti, ampie e fluttuanti come ali.
E’ un angelo (forse)!” pensò il signor Rossi, abbacinato da tanto  splendore, e anche sua moglie fu propensa a credere di aver davanti un’apparizione sovraumana.
Con voce melodiosa, l’apparizione immacolata  invitò i signori Rossi a pazientare per il piccolo ritardo dell’evento ansiosamente atteso e concluse rassicurandoli che tutto si sarebbe comunque inderogabilmente concluso per il meglio: del che, i signori Rossi, non potevano assolutamente dubitare.
Poi, ad un tratto, l’angoscia dell’attesa si sciolse, un dilagante senso di pace placò le ansie del cuore e i signori Rossi ebbero la certezza, senza sapere come e perché, che l’evento tanto atteso  stava per compiersi, si stava compiendo, si era compiuto.
La figura bianca volò verso di loro, con le braccia levate al cielo (o erano ali?) e con la sua voce di flauto melodiò. “E’ nato!”.

E’ morto.”, mormorò  il dottor Bianchi, di turno quella  notte al Pronto Soccorso del piccolo ospedale di montagna, e guardò desolato quello che, steso sulla barella, era ora il cadavere di un uomo robusto, non molto avanti con gli anni, coinvolto in un grave incidente automobilistico: i documenti personali lo identificavano come Alberto Rossi, italiano, professione musicista, altezza m.1,85, occhi azzurri, capelli biondi, segni particolari nessuno.
Abbassando il capo con un sommesso sospiro, il giovane medico uscì lentamente fuori, nella notte, per fumarsi una sigaretta e togliersi dagli occhi il musicista che ormai non avrebbe suonato più per nessuno.
Alzò lo sguardo verso il cielo nero ed in quel momento ricordò che mentre attraverso il suo stetoscopio sentiva scemare il battito cardiaco del signor Rossi, il campanile della chiesetta vicina  scandiva i rintocchi della mezzanotte di quel freddo 31 dicembre: scuotendo il capo, il dottor Bianchi si chiese in quale data avrebbe dovuto stilare il certificato di morte, gli ultimi secondi del vecchio anno, o i primi del nuovo? Quanto durano dodici rintocchi di campana, quindici secondi? Venti? Ma dopotutto, che importanza avrebbe potuto avere tutto ciò, specie per il signor Rossi ?………
Rabbrividendo nel camice sottile, attraverso il fumo azzurrino  e la pioggia fine che gli scendeva sulla faccia, guardò lontano, lungo il viale deserto che portava alla portineria dell’ospedale.
Improvvisamente, dentro il cono illuminato dell’unico lampione, passò veloce una figura bianca che, per un curioso effetto ottico, parve per un attimo sospesa nell’alone di luce: un’infermiera che, finito il turno, tornava  in fretta alla sua auto, oppure  un medico che accorreva di buon passo, stringendosi nel suo camice bianco,  ad una chiamata urgente, o un parente che aveva vegliato fino a quell’ora un malato grave ………  
oppure, pensò sorridendo tra sé il dottor Bianchi, un angelo ….. forse.

Dove trovare gli Angeli:
Le caramelle degli angeli
“Angeli”

Meditare con gli Angeli
Libro degli Angeli
City of Angels
Il Museo degli Angeli di Lucia Bosè
Scopri il tuo angelo
Gli angeli (Vasco Rossi)

Vilma Torselli

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3 Responses to “Angeli (forse)”

  1. Marni scrive:

    Mi commuove molto questo racconto….lo trovo pieno di speranza e di dolcezza e penso che sia il modo migliore per chiudere l’anno…
    Auguro a tutti speranza, dolcezza e.. perchè no? un angelo vicino :-)

  2. Piero scrive:

    Certo che questa storia ti fa meditare…a volte non ci rendiamo conto della fortuna che si ha ….non importa se nella vita non si è ricchi….quel che importa è avere la salute che si rafforza ancor di più quando si è circondati da persone che ti vogliono bene…
    Auguro a tutti voi lettori del blog ,buon anno e un felice 2010.

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