Terremoto in Giappone.

Parla una ragazza italiana. La Farnesina non ci ha aiutati per niente! L’Alitalia chiedeva 5000 euro per il biglietto dell’aereo.

Gloria e il marito

Intervista esclusiva con una ragazza italiana, Gloria, sposata con Takuma, giapponese. La loro storia d’amore. Poi il terribile terremoto che ha colpito il Giappone. I miracoli…di Skype, per i primi contatti. Il pericolo del nucleare. Infine l’odissea del loro ritorno in Italia. Per non dimenticare.

Gloria è tornata in Italia da Tokyo, dove viveva da due anni con il marito ed ha accettato di raccontarci le prime ore del terribile terremoto e conseguente maremoto che ha colpito questo Paese.
E’ una bella donna di 30 anni, piccola, esile, con splendidi occhi scuri molto espressivi e lunghi capelli neri. Assomiglia all’attrice Julia Roberts. E’ dolce, gentile, ma anche molto decisa. Suo marito Takuma è fotografo, e pure lui è un bel ragazzo. Cominciamo con il loro incontro.

Gloria, quando e dove vi siete conosciuti?

In Italia. Frequentavamo entrambi l’università Ca’ Foscari di Venezia. Lui studiava italiano, io lingue e culture dell’Asia orientale (giapponese). Avevamo degli amici in comune. Siamo andati a vivere insieme quasi subito. Takuma è appassionato di fotografia e sperava di trovare un lavoro in Italia ma purtroppo era molto difficile. Per questo siamo partiti per il Giappone. Anche per un altro motivo. La nostra relazione non era vista di buon occhio…

Da chi? Non mi dire che eravate discriminati perchè lui è giapponese…

Invece è proprio così! L’Italia è un Paese provinciale; non ci accettavano come coppia. Abbiamo subito episodi e commenti piuttosto razzisti. Mi sentivo sempre osservata, guardata con diffidenza. Inoltre in Giappone ci sono più possibilità di crescita professionale.

Quindi a Tokyo, nel comune di Nerina, dove abitate, ti trovavi bene?

Benissimo. Avevo un lavoro di insegnante, una casa, una vita piacevole.
Ma purtroppo è arrivata questa catastrofe naturale e siamo dovuti scappare.
In realtà non siamo fuggiti per il terremoto ma piuttosto per il timore delle radiazioni nucleari in seguito al grave danno ai reattori della centrale di Fukushima, che dista da Tokyo circa 238 chilometri. Noi siamo abituati ai terremoti; per questo le case sono costruite con sistemi antisismici.

Ma questa volta è stato diverso, una vera catastrofe. Dove ti trovavi quando hai avvertito la prima scossa?

Sì, questa volta è stato un disastro, soprattutto per il conseguente tsunami e per il guasto alle centrali nucleari. Quando è successo ero a casa, stavo studiando e preparando le lezioni d’ italiano. Quando ho avvertito la prima scossa ho pensato che fosse una delle solite. Invece è cresciuta d’intensità e la casa ha cominciato ad oscillare troppo…allora ho iniziato a preoccuparmi. Questa scossa è durata un lungo, interminabile, terribile minuto. Tuttavia la casa è rimasta in piedi. Ho messo subito la vasca dei pesci per terra. Poi ho sentito della gente che correva per le scale ed ho cominciato a preparare lo zainetto, soprattutto dopo aver visto che per strada c’erano molte persone. Una cosa che non era mai accaduta per i precedenti terremoti. Di solito i giapponesi restano calmi e tranquilli. Intanto la terra continuava a tremare.
Ho cercato di rintracciare mio marito ma i telefoni non funzionavano più, neanche i cellulari. Allora sono corsa per strada anch’io e mi sono diretta in un bar lì vicino per provare a telefonare. Ma c’era troppa gente che faceva la fila. Ho pensato quindi che il posto più sicuro fosse proprio casa mia e ci sono tornata.

Come sei riuscita a rintracciare tuo marito?

Grazie a Skype! La prima scossa è stata alle 14.30 ma sono riuscita a contattarlo solo alle 17.30. Per fortuna stava bene. Tuttavia non poteva rientrare a casa in quanto i treni erano fermi. Per cui è tornato a piedi; 3 ore di cammino! E’arrivato a mezzanotte e finalmente abbiamo potuto riabbracciarci! Via Skype ho anche potuto parlare con i miei genitori, rassicurandoli sulla nostra sorte. Intanto la casa continuava ad oscillare; ogni 20, 30 minuti circa c’era una scossa, sino al mattino successivo. Mentre alla televisione si susseguivano le immagini del disastro provocato dallo tsunami! Una vera tragedia.
Il giorno seguente, la televisione giapponese ha cercato di minimizzare e di dare le notizie in conferenze stampa… che però si tenevano negli orari di lavoro; forse perchè meno gente potesse seguirle. Stavano molto sul vago anche riguardo al numero delle vittime. Abbiamo cominciato ad allarmarci sentendo i telegiornali che provenivano dall’estero. E soprattutto vedendo che buttavano acqua di mare sui reattori delle centrali nucleari. Quando succede, si capisce che il danno è ingente. Le nostre centrali nucleari sono vecchie; di 50 anni fa. In questo caso la responsabilità di quanto è accaduto è anche umana. Infatti l’azienda che le gestisce ha spento la corrente quando c’è stato il terremoto: per non rovinare gli impianti. Ma quando è arrivato lo tsunami, dopo, non sono più riusciti ad accenderle; per questo la temperatura è salita ! Sempre per lo stesso motivo hanno aspettato troppo a gettare l’acqua di mare! Intanto io cominciavo a crollare…Piangevo molto guardando la televisione, assistendo a quelle scene strazianti; e appena avvertivo un dolore allo stomaco pensavo subito che fosse già un effetto delle radiazioni. Per cui, d’accordo con i miei genitori, che abitano a Forlì, ho deciso di raggiungerli. Mio marito preferiva rimanere a Tokyo ma poi abbiamo convinto pure lui che dovevamo partire.

A questo punto vi siete messi in contatto con la Farnesina. E…?

E la Farnesina non ha fatto un cavolo! All’inizio ci mandavano delle email, in quanto sono iscritta all’Associazione degli italiani all’estero (AIRE). Si trattava di messaggi di aggiornamento sulla situazione, che peraltro minimizzavano molto. Poi ci hanno fatto capire che se lasciavamo il Paese dovevamo farlo a nostre spese. L’Alitalia offriva biglietti a prezzi altissimi; 4000, 5000 euro! Allora ci siamo spostati a Kioto, a sud ovest, dagli zii di Takuma. Là ci è arrivata una telefonata; da parte di un segretario dell’ambasciata, che con una vocetta serafica ci ha detto che “stavano facendo un sondaggio e ci chiedevano se saremmo stati favorevoli ad un piano di evacuazione. Aggiungendo subito dopo che però non era ancora necessario….” Capisci?! Chiedevano a noi, in quelle condizioni, un parere!! Facevano un sondaggio!
Che cosa potevo rispondere? Andate a…..*****

Della serie che…mentre si piangevano le tante persone morte, si cercavano i dispersi, case, interi villagi erano stati spazzati via dallo tsunami…loro facevano le inchieste??!! Ma, scusa, da noi hanno detto che la Farnesina metteva a disposizione 140 posti gratis per gli italiani che volevano lasciare il Paese!

Quando mia madre ha chiamato la Farnesina le hanno risposto che non potevano fare nulla. Per fortuna un amico della Banca di Ravenna mi ha aumentato il tetto della carta di credito per cui, per 1500 euro a testa ho trovato un volo sino a Parigi, che passava dalla Corea. Circa i 140 posti gratis…non erano 140 ma 100. Un mio amico, arrivato poi in Italia con la compagnia aerea Alitalia, li ha chiamati proprio per chiedere due posti, per lui e la moglie e gli hanno detto che glieli avrebbero dati solo se: dimostrava che era affetto da gravi problemi psicologici oppure da problemi finanziari, che aveva figli o almeno la moglie incinta. Una politica vergognosa!
Mentre i francesi e gli inglesi sono stati aiutati in tutti i modi, anche con personale presente negli aereoporti, disponibili per qualsiasi pratica da sbrigare.

Allora il viaggio di ritorno è stato una vera odissea, oltre che una grossa spesa.

E’ durato 5 giorni! E abbiamo toccato 6 aereoporti sino a Bologna. Siamo partiti da Osaka, arrivando il giorno prima là, (dove abbiamo dormito in aereoporto); poi abbiamo preso l’aereo per Seoul Incheon (Corea) il pomeriggio seguente. Dopo 16 ore siamo partiti da Seoul. Infine l’aereoporto di Parigi (Beauvais), dove abbiamo trovato un viaggio della Rynair per 130 euro a testa. Quando ero a Kioto ci avevano offerto voli più economici ma con scali ancor più lunghi. Il primo proprio a…Tokyo (in aereoporti vicino alla centrale!). Il che voleva dire che mi ero spostata ad ovest per evitare le radiazioni nucleari e loro mi riportavano dove? A Tokyo! Assurdo! Comunque In totale abbiamo speso circa 3700 euro.

Tornerete in Giappone?

Certo, appena la situazione sarà migliorata. Spero fra uno o due mesi. E’ il Paese di mio marito e, come ho precedentemente accennato, ci sto molto bene. Là sono rimasti i suoi zii e i genitori; per fortuna stanno tutti bene, anche se un po’ di preoccupazione rimane. Per ora mi godo la mia famiglia in Italia e cerco di riprendermi dallo spavento.

A questo punto speriamo che l’Italia rifletta sul ritorno all’energia atomica, come auspicano alcuni.
Ricordiamo che nel 1987 (un anno dopo il disastro di Chernobyl) un referendum decretò la fine delle centrali nucleari nel nostro Paese. Vennero disattivate quelle esistenti e non ne furono costruite altre.
L’evento catastrofico nell’efficiente Giappone, terza potenza economica mondiale, ricco di ottimi tecnici, che ora non è in grado di bloccare la fuga delle particelle radioattive provenienti dalle sue centrali nucleari danneggiate, dovrebbe servirci ancora una volta da insegnamento.

A Gloria un grazie per averci raccontato la sua storia e un abbraccio perchè si faccia coraggio per il futuro nel momento del rientro, e della ripresa. Chiunque abbia bisogno di un fotografo si ricordi di Takuma, che in questo momento di sicuro avrà maggior bisogno di lavorare.

Infine ai volontari giapponesi che hanno subito offerto la loro vita per cercare di riparare i danni alle centrali nucleari, vada il nostro commosso ringraziamento; e una preghiera. Oltre alla stima e all’ammirazione per il loro sacrificio atto a salvare altre vite umane. Per fortuna al mondo esistono ancora degli eroi: dei veri eroi!

Maria Cristina Giongo
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4 Responses to “Terremoto in Giappone.”

  1. Gloria scrive:

    Ciao Cristina, grazie per l’intervista! Sono molto contenta dell’articolo, e’ venuto proprio bene… bravissima! :)
    Tanti abbracci!

    Gloria

  2. Grazie Cristina.. la loro è una testimonianza forte.. da non augurare a nessuno.. ma anche una denuncia alle autorità che in questi casi dovrebbero aiutare di più i ns connazionali..

  3. marni scrive:

    Ma che bell’articolo !!! :-) …grazie cristina :-) grazie per averci voluto aiutare in questo momento drammatico e per tutto l’aiuto ed il sostegno che mi hai dato quando gloria era ancora a tokyo e poi in viaggio … spero tanto che le cose sistemino e che questa tragedia serva di monito per le scelte troppo pericolose che il nucleare comporta…un abbraccio marni

  4. Maria Cristina Giongo scrive:

    Carissima Gloria, carissima Marni,

    ho seguito la vicenda della dolce Gloria e di suo marito come se fosse anche mia figlia, non solo la figlia di una cara amica.

    Per cui ho anche fatto l’intervista e scritto il pezzo veramente CON IL CUORE.

    Speriamo che tutto si aggiusti per il futuro dei ragazzi.

    Un abbraccio affettuoso,

    Cristina

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