Carlo Ravaioli e i percorsi della memoria

Intervista all’artista romagnolo Carlo Ravaioli che ci parla di bellezza e di amore, dei ricordi della terra di Romagna e di un sogno ricorrente che ancora influenza il suo lavoro.

Carlo Ravaioli nel suo atelier

Carlo Ravaioli nel suo atelier di Forlì

Carlo Ravaioli è un  artista che vive e lavora a Forlì e la cui intensa produzione figurativa che spazia dalla pittura, alla fotografia, alla grafica, è percorsa da un filo conduttore fatto di nostalgia, memorie, inquietudini e sospensioni di giudizio. Pervasa da un senso delle cose che suggerisce, trasfigura, trasforma la realtà. Con le sue immagini intime, riservate Carlo attrae lo sguardo, pare indicare una via da percorrere in solitudine con l’unica compagnia dei propri dubbi ed incertezze che abbracciano il vuoto, che guardano l’ignoto.

C’è poesia in questo percorso, ci sono ricordi che affiorano; a volte un colore più vivo si erge come una sentinella, un limite improvviso, che contiene e riporta all’origine, che non permette nessuno scarto. Ci sono emozioni nascoste che vibrano nelle superfici sensibili dei suoi quadri, nei bagliori dei colori più accesi, negli sguardi delle donne, negli “strabismi” del vivere moderno, nelle circonvoluzioni dei “labirinti”, negli sconvolgimenti che le sue ” arche” sottendono. C’è attesa… Le opere di Carlo Ravaioli viste nei luoghi pubblici della mia città o nelle esposizioni a lui riservate mi hanno sempre emozionato ed incuriosita. Decido di conoscerlo meglio e lo contatto per conto del Cofanetto magico proponendogli una intervista.

L’atelier di Carlo Ravaioli è nella parte vecchia di Forlì ed ha una vetrina che dà sulla strada, è un luogo luminoso ed originale, una vera “bottega d’artista” d’altri tempi. Lo vado a trovare in una giornata buia e piovosa, ma i colori esposti, i pennelli ed il disordine bohémienne del suo spazio mi danno subito una bella sensazione di calore. Sul cavalletto un grande paesaggio nel quale stelle cadenti solo abbozzate attendono i suoi colori per accendersi. Un caffè ordinato dal bar poco distante ed inizia il nostro colloquio.

Carlo sei nato fra Forlì e Ravenna zona di pianure, di campi arati e di nebbie, quanto il tuo essere romagnolo ha influito ed influisce nella tua pittura?

Sì, sono nato in un paesino di 800 abitanti lungo una strada affacciata a un fiume… per me era una metropoli, un vero viaggio attraversarlo, la mia casa era alla fine del paese dietro c’erano I campi, li vedevo come una landa sconfinata. Anche senza volerlo quelle viste reinterpretate vivono nei miei quadri. Il mio essere romagnolo di campagna è confluito in un immenso amore per il paesaggio.


Mi ha colpito nella tua biografia la descrizione accurata dei luoghi della tua infanzia e la campagna romagnola degli anni 50, cosa conservi di quel gracile bambino che giocava nei campi?

…. il contatto con quella terra, la cima degli alberi su cui salivo per potere allontanare l’orizzonte, e avere l’impressione dello “sconfinato”. Nei miei quadri di paesaggio continuo a mettere quegli orizzonti in cui ci si perde perchè attraggono più del primo piano. Poi le scale di casa che vedevo gigantesche e che salivo di corsa di sera per paura del buio dietro di me. La casa dove sono nato che ancora continuo a dipingere.


Cosa vedono gli occhi di un ragazzo degli anni 50 quando si posano sulla gioventù del 2010?

Quello che più mi colpisce è l’atteggiamento di fronte alla tecnologia che possiedono di cui non si rendono conto: gli oggetti di uso comune che quando ero piccolo si vedevano solo nei film di 007. Dimostra come è facile anche per noi abituarsi.

Cosa pensi di questa nostra città considerata da tutti un “paesone? Come ti ci trovi?

Non riesco a pensare e giudicare così in grande… una città. Posso dire che mi ci sono sempre trovato bene, forse è un po’ banale… ma per me le città di provincia sono un po’ tutte uguali e sinceramente non ho mai capito cosa faccia la differenza: chi la governa, le attività commerciali o culturali, la gente che occupa la piazza, chi la diserta, i locali pubblici?

E cosa vedono i tuoi occhi di artista e di uomo in questa Italia del XXI secolo?

Se non riesco a cogliere l’aspetto di una città, tanto meno quello di una nazione, non ho gli strumenti per fare un ritratto così complesso, tanto meno fonti sicure da cui attingere. Una volta le bottiglie avevano una etichetta e riuscivi a vedere il liquido che conteneva. Oggi non solo l’etichetta avvolge tutta la bottiglia, c’è anche una scatola attorno che ci mostra un contenuto completamente diverso. La bellezza dell’Italia rispetto al resto del mondo è inalterata perchè il degrado è globale


Se avessi una bacchetta magica cosa faresti?

Mi verrebbe subito da alimentare il mio radicato egoismo… ma pensando al mondo intero: mi piacerebbe far raggiungere al pianeta il perfetto numero di abitanti tale da avere le risorse sufficienti per tutti

L’arte ti aiuta a vivere?
Non riuscirei a immaginare la mia vita senza la possibilità di inseguire e perseguire l’arte.

Qual è il ruolo dell’arte o dell’artista in questo nostro mondo?

Non mi è mai piaciuta la figura dell’artista impegnato nel sociale, concentrato a denunciare I mali del mondo che lo circondano. Ci sono già sufficienti mezzi deputati a questo ruolo. Il principale scopo dell’arte dovrebbe essere quello di soddisfare in primo luogo il senso estetico. Non so perchè ma sono convinto che abbiamo due occhi e due orecchie perché le strade da percorrere sono due, una verso il cervello l’altra verso il cuore

Quali sono gli artisti che ti hanno influenzato ed a cui ti sei ispirato?

Non c’è nessuno in particolare che preferisco: ho degli innamoramenti passeggeri. La pittura italiana del secolo scorso è quella che però ha maggiormente educato il mio senso artistico, tutta, dal figurativo all’informale

E qual è il movimento artistico che ti corrisponde verso cui senti un senso di appartenenza?

Si sente tanto parlare di “Nuova figurazione”, una definizione che suggerisce un nascente amore verso la pittura della tradizione realistica. Ma forse è un modo per rispondere a una domanda che si vorrebbe evitare quando si è consapevoli di non essersi mai posti il problema di seguire una corrente

Che cosa insegui, cerchi, persegui quando dipingi?

Quando dipingo il 70% della mia concentrazione è fissa sul risultato finale del lavoro e sul movimento del pennello che porterà a quel risultato: il rimanente 30% sono pensieri senza controllo, spesso sogni ad occhi aperti

Cosa ti muove ? Cosa senti mentre lavori?

C’è sempre dietro una intenzione, una volontà di realizzare un capolavoro. Spesso quando senti che la mano si muove libera e sicura sei persino convinto che quello che sta per venir fuori sia veramente la tua opera migliore. L’esperienza e il mestiere permettono anche di godere della pura e semplice azione del dipingere

So che sei molto attento all’aspetto tecnico del tuo lavoro, quanto e perchè è così importante per te?

Se possiedi grandi idee e non hai nessun tipo di tecnica puoi solo fare l’artista concettuale. Se hai solo la tecnica puoi fare delle belle copie. La tecnica e l’idea hanno per me ha lo stesso valore. Poi spesso succede che l’aspetto magico di un dipinto scaturisce da una pura intuizione tecnica

Strabismi, Labirinti, Arche, Città future, Nuovo medioevo, le serie dei tuoi dipinti hanno nomi suggestivi ed evocativi..come nascono? Da dove nascono?

Alcuni me li porto dietro da sempre, altri nascono da quel 30% di pensieri che vanno per conto loro. C’è spesso una buona dose di casualità nell’operare, nell’improvvisare con forme e toni come un jazzista fa con la musica. Basta avere la mente aperta in grado di leggere i suggerimenti che spesso vengono da macchie di colore apparentemente senza senso. I titoli: non ci sono regole per trovarli, serve tenere un “appostamento” adatto a catturali nel momento che passano

Le donne dei tuoi dipinti mi hanno sempre affascinato e mi sono chiesta cosa pensi del femminile. Cosa rappresenta per te?

La mia prima mostra doveva rappresentare 12 muse per 12 arti (3 in più di quelle del mondo classico). Quella mostra non è mai stata realizzata ma dice quale è sempre stato il mio soggetto preferito. Credo di amare la bellezza femminile più di ogni altra cosa nell’arte. Continuo a descrivere le donne come anime inquiete, insofferenti, incapaci di accettare ruoli imposti, timorose ma nello stesso tempo attratte dall’ignoto.

Dammi una definizione di bellezza..


Uno sconvolgimento interiore con qualche riscontro fisico puramente soggettivo tuttavia controllabile

Dammi una definizione di amore..


Uno sconvolgimento interiore con qualche riscontro fisico puramente soggettivo completamente fuori controllo

Carlo tu ti consideri un sognatore?


Assolutamente

E parlando di sogni veri ..di sogni notturni..ti ricordi i sogni che fai?


Molto raramente

I tuoi sogni ti influenzano? Cosa pensi dei sogni?


Quelle volte che li ricordo hanno lo stesso potere di una esperienza vissuta

I tuoi lavori sono riflessi dei tuoi sogni?

Avevo un sogno ricorrente da piccolo: Correvo lungo a un muro per scoprirne la fine e vedere così l’origine della luce che avvertivo dall’altra parte. Credo che questa sensazione sia presente in quasi tutti i miei quadri.

Un altro sogno che ha influenzato la mia pittura è stato quello in cui camminavo in mezzo a un campo e le stagioni cambiavano dopo pochi passi: ho realizzato più di un dipinto in cui convivono più stagioni

Ma tornando alla realtà, qual è stato il sogno che tu hai realizzato?


Lavorare nel campo delle arti figurative

E c’è un sogno che stai ancora rincorrendo?


Diventare il numero uno 😉

Tu sei uno da bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno?


Vorrei essere uno da mezzo bicchiere e basta, ma sono influenzabile per cui non darei la stessa risposta la volta successiva. Sono convinto che la scelta fra due cose uguali sia la massima espressione di libertà (come cambiare idea spesso): Ah, mi viene in mente che da ragazzo ero sempre mezzo vuoto

Il tuo umore si riflette nel tuo lavoro, oppure il tuo lavoro trasforma il tuo umore?

Le due cose si rincorrono, agiscono allo stesso modo. Parti arrabbiato, il quadro risente di quella rabbia ma alla fine tutto si è placato. Peccato che succeda la stessa cosa quando parti contento


Il tuo peggior difetto?


Il disordine

E cosa ti piace di te?


La pazienza

Di cosa ha paura Carlo Ravaioli?


Di perdere la mano destra e la vista

Quali sono gli auguri 2010 che vuoi fare ai tuoi ammiratori e sostenitori ed anche ai nostri lettori del Cofanetto magico?

Di realizzare entro l’anno tutti i propri sogni per poterne fare dei nuovi nel 2011.

Uno splendido augurio che io ricambio. Buon anno e buoni sogni a Carlo Ravaioli e a tutti i lettori.

Carlo Ravaioli e Marni nello studio di Forlì dopo l’intervista

Carlo Ravaioli al lavoro

Carlo Ravaioli al lavoro

Per conoscere meglio Carlo Ravaioli vedi il suo spazio e le sue opere sul web

Marzia Mazzavillani Copyright © Vietata la riproduzione totale o parziale del testo

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8 Responses to “Carlo Ravaioli e i percorsi della memoria”

  1. Vilma scrive:

    artista di grande talento ed intervista di grande efficacia, colloquiale, veloce, briosa, una coppia vincente e convincente!

  2. cristina scrive:

    Bei quadri, belle foto, bellissimo servizio! Complimenti al maestro e a Marni!

    Queste sì che sono interviste vere, che noi giornalisti siamo felici di leggere; e che i giornali per cui lavoriamo non ci concedono di pubblicare intere e spesso neanche di pubblicare….( perchè troppo concentrati sui gossip).

    Mi è piaciuta molto la definizione che Carlo Ravaioli ha dato di bellezza e quella sull’amore. Nella sua risposta ci sono i suoi quadri, lineari eppur passionali; essenziali ma anche profondamente vitali. Il gioco dei colori e delle forme sono una gioia per la vista e per la mente.

    Cari saluti,

    Cristina

  3. Marni scrive:

    Grazie a voi…e grazie a Carlo che è stato un vero piacere intervistare. Un piacere ed un’opportunità che mi sono concessa e che desideravo da tempo. Sì è uno splendido artista ed ha grande tecnica pittorica oltre alla fantasia e alla profondità. forse è unpo’ troppo lunga come intervista , ma sono felice di averla potuta pubblicare così :-)

  4. emanuele scrive:

    Bella la tua intervista. Se tu avessi una bacchetta magica…bella domanda da grande sognatrice…

    • Marni scrive:

      Grazie Emanuele… cerco di mantenere questo aspetto da grande sognatrice ..a volte è un po’ difficile , ma occupandomi di sogni ..sono allenata 😉
      E sono io a volte che vorrei la bacchetta magica :-)

  5. cristina scrive:

    Questo è il vantaggio del Cofanetto, dove siamo liberi di scrivere veri articoli senza dover sacrificarne lo spessore e la qualità alla pubblicità pagante.

    Scrivere gratuitamente senza sottostare ad un “padrone” significa veramente lavorare al servizio dell’informazione e per l’amore del puro giornalismo.
    Un bene impagabile.

  6. manola aringhieri scrive:

    Ho letto con grande interesse questa intervista ad un artista che seguo e che mi appassiona nel suo modo cosi’improbabile e suggestivo di trasformare le cose.l’intevista rivela un uomo che da’grande valore alle sue origini ma che ha trovato nella sua arte la lente d’ingrandimento per mettere avanti il suo essere uomo con una grande anima .ti invidio molto per il tuo contatto ravvicinato,anch’io dipingo e non nego che certe sue prospettive mi hanno vagamente ispirato . Complimenti sinceri ed un saluto a Carlo!

  7. marni scrive:

    Buongiorno Manola grazie per il gentile commento, condivido conte l’ammirazione per questo artista ed è stato per me molto bello poterlo intervistare. Le sue oper sono per me “magiche” poetiche oniriche e fonte di grande ispirazione
    un caro saluto
    marni

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