Posts Tagged ‘Africa’

«Un cacciatore vuole vederti». Marcel Griaule e i Dogon

venerdì, marzo 8th, 2024

Villaggio Dogon

Il mio secondo viaggio africano, nell’inverno 1980, è stato quello che mi ha fatto conoscere una delle più antiche e misteriose popolazioni africane: i Dogon.
Essi divennero noti grazie alla pubblicazione, nel 1948, di un saggio ad opera dell’etnologo Marcel Griaule: Dieu d’eau, entretiens avec Ogotemmêli.
Il ricercatore entrò in contatto con i Dogon durante la spedizione scientifica Dakar-Gibuti (1931-1933) che attraversò, da ovest a est, l’Africa settentrionale.
Egli, assieme all’antropologa Germaine Dieterlen e ad altri collaboratori, effettuò, in seguito, numerose spedizioni scientifiche con un’interruzione durante la Seconda guerra mondiale.
Dieu d’eau è scritto in stile romanzato per venire incontro al pubblico non specializzato e consiste in un diario dei 33 giorni che passò con un vecchio cacciatore cieco Ogotemmêli che lo ha erudito sui miti e la cosmogonia Dogon.
«Un cacciatore vuole vederti» è il messaggio che il cacciatore fece recapitare a Griaule nel 1946 e che segnò l’inizio del loro rapporto.
Griaule frequentava i Dogon già da 15 anni, ma solo allora fu probabilmente ritenuto degno di apprendere i loro segreti.
Il merito delle sue ricerche è quello di aver rivelato che i Dogon hanno una visione metafisica, sono capaci di elaborare pensieri filosofici e possiedono conoscenze astronomiche.
Questa etnia del Mali abita le pendici della falesia Bandiagara, alta alcune centinaia di metri e lunga circa 150 chilometri.
Essi vi arrivarono nel XIV secolo e trovarono la falesia abitata da una popolazione di individui di bassa statura, chiamati Tellem i quali vivevano in villaggi abbarbicati sulla falesia in incavi delle rocce che raggiungevano, forse, tramite corde. All’arrivo dei Dogon i Tellem si spostarono e, probabilmente, le due etnie in parte si fusero.
Le grotte furono utilizzate come rifugi per sfuggire agli schiavisti e per seppellire i morti.

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La posta del cuore dei nostri amici animali di Imma Paone. Il Suricato, simpatico e curioso animale esotico.

giovedì, ottobre 12th, 2023

Gentile Dottoressa Paone,
mi sono resa conto che ci sono sempre più persone che tengono animali esotici a casa loro.
Che cosa ne pensa di questa passione? O possiamo chiamarla “moda”?

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“Non sono poeta” (un altro mese con Cheikh Tidiane Gaye)

giovedì, ottobre 27th, 2022

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Ecco una poesia in cui lo scrittore senegalese Cheikh Tidiane Gaye, servendosi di una snella fluidità espositiva ed esibendosi in un prolifico susseguirsi d’immagini paciose, riassume tutta una serie di semplici abitudini quotidiane (o meglio quoTidiane), per proporle come modello spirituale da seguire: esse infatti, tali e quali ad un ricordo onnipresente, tratteggiano uno stile di vita innocente e perfetto, capace d’ispirarsi –in ogni istante– ad una meravigliosa comunione d’intenti con la natura e, in particolare, col sorriso benevolo di una madre protettiva (se non provvidenziale, addirittura) il cui nome è… Africa.

Pietro Pancamo
CHI SONO

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La poesia d’agosto: “La mia Africa” (di Cheikh Tidiane Gaye)

mercoledì, luglio 27th, 2022

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Contrariamente a chi spesso raccoglie parole e frasi in organismi grammaticali che non dànno segni di poesia, lo scrittore senegalese Cheikh Tidiane Gaye sa bene come instillare ai versi efficacia e sonorità; prova ne sia che –ignorando volutamente quegli slogan pubblicitari che, in tv, invitano a imprimere forza alla passione– ha preferito, per non essere un bruto e basta, infondere passione alla propria forza, alla propria energia di cantore: sì, quella con cui celebra la terra d’Africa, raffigurandola come madre generosa, le cui tradizioni sono da difendere strenuamente con la bellezza di poesie che, a nome della nostalgia, sembrano domandarsi: «Che cos’è più vicino? Un sogno od un ricordo? Che cosa è più lontano?» e in cui ogni reminiscenza è assoluta, ma anche assolata libertà di pregare, in estasi, per la patria degli avi.

Pietro Pancamo
CHI SONO

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VIAGGIO AL FIUME OMO, ETIOPIA, SULLE ORME DI BOTTEGO

venerdì, aprile 22nd, 2022

Fiume Omo

Nel gennaio 1992, assieme ad amici e colleghi, decidemmo di intraprendere un viaggio al fiume Omo, nel sud dell’Etiopia.
Stavo per concludere la missione di cooperazione sanitaria e avrei utilizzato le ferie residue.
Il fiume Omo evoca il viaggio di Vittorio Bottego alla sua scoperta, viaggio che finì tragicamente con la sua morte in uno scontro con popolazione locale il 17 marzo 1897.
Bottego, con i suoi accompagnatori, aveva raggiunto l’Omo il 29 giugno 1896.
Vannutelli e Citerni, due ufficiali che l’avevano accompagnato assieme al dottor Sacchi, così descrivono, nel loro resoconto L’Omo; viaggio d’esplorazione nell’Africa Orientale il loro arrivo sulle sponde del fiume: «Restiamo là, attoniti, silenziosi, a contemplar quella plaga sconosciuta che la fantasia, tante volte, in mille diverse maniere era venuta dipingendoci, e che ora si distendeva dinanzi a noi in tutta la solenne sua realtà».
Senza avere la pretesa di essere novelli esploratori ci siamo diretti a sud per veder luoghi incantevoli e conoscere popolazioni ancora raramente visitate dai turisti.

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Turismo responsabile, prima parte

venerdì, novembre 22nd, 2019

In cambio della foto ho acquistato delle buonissime banane

Durante il Summit Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile, tenutosi a Cape Town nell’agosto 2002, fu adottata la “Dichiarazione sul turismo responsabile” con i seguenti principi:
1-Minimizzare l’impatto negativo economico, ambientale e sociale
2-Generare importanti benefici economici per le popolazioni locali; migliorare il benessere delle
comunità ospitanti, migliorare le condizioni di lavoro e l’accesso al mercato
3-Coinvolgere le popolazioni locali nelle decisioni che influenzano le loro vite e possibilità
4-Dare contributi positivi alla conservazione del patrimonio naturale e culturale e al mantenimento
della diversità globale
5-Fornire al turista piacevoli esperienze attraverso interazioni con la popolazione maggiormente
significative e maggior comprensione delle problematiche culturali sociali ed ambientali locali
6-Garantire l’accesso per le persone con difficoltà fisiche
7-Essere sensibile dal punto di vista culturale, generare rispetto tra turisti ed ospiti, e costruire
orgoglio e fiducia nella comunità locale

Nel 1998 fu creata l’Associazione Italiana Turismo Responsabile con lo scopo di promuovere un tipo di turismo che non generi disparità sociale ed economica e che sia sostenibile.
Nel 2005 l’assemblea dell’Associazione adottò la seguente dichiarazione che sintetizza la dichiarazione di Cape Town.

«Il turismo responsabile è il turismo attuato secondo principi di giustizia sociale ed economica e nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture.
Il turismo responsabile riconosce la centralità della comunità locale ospitante e il suo diritto ad essere protagonista nello sviluppo turistico sostenibile e socialmente responsabile del proprio territorio.
Opera favorendo la positiva interazione tra industria del turismo, comunità locali e viaggiatori.»

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Scelte che arricchiscono la vita

lunedì, luglio 22nd, 2019

Più e più volte Cristina, la direttrice del Cofanetto Magico, mi ha chiesto di raccontare le mie esperienze di medico in Africa.
Ho sempre declinato l’invito perché pensavo -ed ancora penso- che è facile cadere nel patetico, stimolare, magari inconsciamente, sentimenti pietistici che portano chi legge ad una reazione emotiva e non ad una razionale visione dei problemi che affliggono le popolazioni più svantaggiate del pianeta.
Non approvo, ad esempio, gli inviti televisivi a donazioni a ONG o ONLUS, in cui vengono esposti (talora un po’ morbosamente) bimbi africani sofferenti per suscitare emozione e volontà a donare.
Non capisco perché, quando nei telegiornali si mostrano bambini nel nostro paese i volti vengono oscurati, mentre per quelli in Africa no: niente privacy, protezione, dignità per loro. Anzi, sembra che indugiare sulle mosche che colonizzano i volti di quei poveri bimbi sia lo stimolo maggiore a donare.
Io credo che mostrare bimbi che giocano in una scuola costruita con fondi istituzionali o da donazioni, sia un messaggio più potente perché mostra il raggiungimento dell’obbiettivo.
D’altra parte, ormai, la nostra società vive di emotività e non di razionalità: dalla politica, allo sport, ai fatti di cronaca si mira più a colpire “lo stomaco”, a suscitare reazioni immediate e, spesso, incontrollate che a stimolare il pensiero razionale.
Eppure, le popolazioni “povere” hanno bisogno di supporto strutturato e non episodico, ma questo è un discorso che coinvolge le nazioni ricche ed i fondi destinati alla cooperazione internazionale in loco.

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Un fiore per te, Audrey Hepburn. Il suo percorso di vita attraverso una bellissima esposizione in suo onore, curata dal figlio Sean Hepburn Ferrer, che ha ereditato la sua nobile anima. Con l’aggiunta di una sorpresa.

lunedì, giugno 3rd, 2019

Due persone meravigliose, madre e figlio. Audrey Hepburn e Sean Hepburn Ferrer (lui, in una recente foto di Hans Linsen). Entrambi convinti che la bellezza sia una luce interiore perenne, che si esprime attraverso l’amore e la generosità verso gli altri: al di là della propria fama. Grazie a questa virtù le rughe spariscono, non si cade mai nell’oblìo e si diventa eterni, sempre vivi nel cuore di chi si è amato e ci ha amati.

Questo mese il fiore virtuale, destinato a noti personaggi del mondo della cultura, arte, giornalismo, musica, cinema e spettacolo lo dedichiamo ad Audrey Hepburn e a suo figlio Sean Hepburn Ferrer. In passato nella mia rubrica “Un fiore per te” ho ospitato una giornalista siriana, Asmae Dachan, la mitica Mariagiovanna Elmi, il giornalista conduttore televisivo della Rai Francesco Giorgino e la sua collega Emma D’Aquino, pure lei nota giornalista Rai, con cui si alterna alla conduzione del TG1 delle ore 20.00. Belle interviste, belle storie di vita.

Brussel. 30 aprile 2019. Nella mirabile esposizione sulla vita di Audrey Hepburn “Intimate Audrey”curata dal figlio Sean e visibile sino al mese di agosto, potrete vedere anche l’abito indossato al matrimonio con il padre di Sean, l’attore Mel Ferrer; oltre alle loro fedi nuziali.

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We vonden dit gehandicapte meisje in wanhopige toestand, uitgestrekt op de grond, met geïnfecteerde doorligwonden, de tenen aangevreten door muizen.

lunedì, marzo 5th, 2018

Marion Voetman, met de kleine Yaay, van wie ze het verschrikkelijke verhaal vertelt, gelukkig met een goed einde, zoals jullie kunnen zien!

De afgelopen drie jaar ben ik in de winter enkele weken naar Gambia gegaan. Het was mijn wens om een keer iets alleen te doen, iets alleen te ondernemen, zonder hulp van anderen. Mijn man en ik runnen sinds 2010 een B&B in Le Marche, een prachtig, nog vrij onbekend gebied in Italië. We genieten er van om het onze gasten zo goed mogelijk naar de zin te maken, ervoor te zorgen dat zich thuis voelen. Tijdens zo’n zomer ontstond bij mij het idee om in de wintermaanden, de maanden dat onze B&B gesloten is, vrijwilligerswerk te gaan doen in een land waar de mensen in armoede leven, waar ze iedere dag moeten knokken om te overleven.

In 2016 ging ik er voor het eerst als vrijwilligster werken op een kleuterschool en een ochtend in de week hielp ik mee in een klas met gehandicapten en bracht ik regelmatig bezoeken bij de gehandicapten thuis.

Gambia; nog een mooi beeld van Marion Voetman met “haar kinderen”.

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Abbiamo trovato questa ragazzina disabile in condizioni disperate, distesa per terra fra le sue feci, con piaghe da decubito infette e le dita dei piedi rosicchiate dai topi. Un fiore per te, Marion Voetman!

sabato, marzo 3rd, 2018

Marion Voetman, con la piccola Yaay, di cui ci ha raccontato la terribile storia, per fortuna a buon fine, come potete vedere nella foto!

Cari amici lettori,

come sapete abbiamo una rubrica che si chiama “raccontami una storia” e una dove ogni tanto consegniamo un fiore virtuale ad una personaggio della cultura o dello spettacolo ma anche e soprattutto a chi si distingue per opere di bontà e solidarietà umana. L’abbiamo offerto ad Asmae Dachan, una giornalista siriana che sta aiutando il suo popolo distrutto, al giornalista Francesco Giorgino, professore universitario e stimato conduttore RAI del TG1, a Papa Francesco (a nome della ProPetriSede, di cui faccio parte) a Toos Linsen che porta soccorsi in Transnistrie (in Moldavia), a Fra Fiorenzo Priuli, una persona meravigliosa che opera all’ospedale Saint Jean de Dieu a Tanguieta, alla frontiera del Togo, nel nord della Repubblica del Benin, in Africa; e speriamo di consegnarne ancora tanti altri. Cliccando i loro nomi nel motore di ricerca del Cofanetto magico troverete tutti gli articoli e le mie interviste che li riguardano.

Oggi lo doniamo virtualmente ad una donna speciale, Marion Voetman, olandese, che da alcuni anni abita in Italia ed è appena tornata dalla Repubblica del Gambia, uno stato dell’Africa occidentale. Il motivo lo leggerete qui sotto. Una storia e una donna splendida, da cui non possiamo che imparare, al di là della forte commozione che susciterà in tutte le anime altrettanto buone e sensibili. Preciso che qualsiasi offerta vorrete fare mi prendo la responsabilità di affermare che è in buone, ottime mani e arriverà sicuramente e direttamente sul posto alle persone a cui vorrete destinarla. Conosco Marion da parecchi anni (ho anche visitato il suo B&B a Corinaldo, nelle Marche) e sono pure stata…sua insegnante d’italiano. Potete fidarvi al 100%. Leggete la sua storia e vi assicuro che non la dimenticherete mai!

Maria Cristina Giongo

Giornalista
CHI SONO

Repubblica del Gambia ( uno Stato dell’Africa occidentale); un’altra bellissima immagine di Marion Voetman con i “suoi bambini”.

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