Io e il mio cavallo

Roberto Allegri e Rodin

Roberto Allegri e Rodin (foto di Nicola Allegri)

L’appassionante storia di un cavallo maltrattato e di un uomo che piano piano è riuscito a diventargli amico conquistandosi la sua fiducia. Infatti, come lui stesso dice: la fiducia nasce dall’amore.

Ho conosciuto il mio cavallo in un’afosa giornata di agosto. Mi sono trovato di fronte un enorme animale scuro, ombroso, diffidente. Un “criollo” argentino che badava poco alle persone ma gettava lo sguardo oltre il recinto, lasciandolo vagare nella campagna.

Stava in un recinto che prima era un pollaio. Per entrare nella casupola che era il suo ricovero doveva abbassare il collo e passare per la piccola apertura. Pestava nel fango sudicio e nugoli di moscerini gli avvolgevano il muso. Lui scuoteva forte la testa per liberarsi. La criniera non poteva aiutarlo a cacciare gli insetti perché era tagliata corta, quasi rasata a zero all’uso argentino, così come la coda. Il pelo invece era lungo e folto e lo faceva sudare, attirando ancora di più i piccoli tormenti alati. Il cavallo portava addosso la pelliccia pesante. Era infatti arrivato da meno di un mese dal Sudamerica e laggiù stava soffiando l’inverno.

Il pensatore di Rodin

Ho saputo che era stato picchiato, costretto con la violenza ad accettare la sella. Se provavo ad avvicinarmi, irrigidiva il collo possente e soffiava forte l’aria dalle narici e sembrava un drago pronto a vomitare fuoco. L’ho chiamato Rodin, come il famoso scultore francese, autore del “Pensatore”, vissuto tra il 1840 e il 1917. Ho visitato la sua casa museo a Parigi, ho messo i piedi dove l’artista aveva camminato, sul pavimento di legno chiaro, sbalzato a gobbe nei punti dove l’umidità ha reclamato il suo spazio.

Ho ammirato la grazia e la forza delle sue statue, strappate alla durezza del marmo a colpi di genio e di scalpello. Le sculture erano accarezzate dalla luce che entrava dalle finestre, gli stessi angoli luminosi che aveva visto e scelto anche il maestro. E poi sono rimasto seduto all’aperto, nel giardino fitto di siepi, a fissare il famoso “Pensatore”, il capolavoro di Rodin. Una figura minacciosa, assorta, tesa nel meditare in modo così intenso da risultare un atto fisico, piegata su se stessa e con la fronte corrugata. Un uomo con le nuvole nell’animo. Nel vedere il mio cavallo per la prima volta, ho colto quella stessa espressione: nuvole gonfie di pioggia. Stava immobile, le narici aperte nel vento che si era alzato dai campi e portava sentore di temporale. Pareva una statua di bronzo.

Roberto Allegri e Rodin (foto di Nicola Allegri)

I primi tempi sono stati difficili. Rodin era chiuso in se stesso. Un enorme riccio flesso a palla, gli aculei rivolti verso il mondo. In solitudine. Nel recinto, incollava le orecchie alla testa e mi sfidava. Vedeva in me l’ennesimo uomo che voleva piegarlo.
Ma la fiducia nasce dall’amore. Se volevo che il cavallo si fidasse di me, dovevo fidarmi di lui per primo. Così ho fatto, combattendo la sua paura con dedizione e affetti massimi. Donandogli tutto me stesso.

Per un anno intero, tutti i giorni, sono stato con lui. Sotto la pioggia, la neve, col ghiaccio che cantava sotto gli stivali e creava arabeschi sui recinti. Col profumo di maggio e il cielo cobalto dell’estate, immerso nel vento che scende diretto dalle montagne. Il calendario per me non era più una risma di fogli appesi alla parete ma l’ho sentito correre sulla pelle.

In tutti quei mesi ho ascoltato il mio cavallo e soprattutto gli ho parlato, raccontandogli anche i miei sogni e quello che un giorno avremmo visto insieme. Mi sedevo per ore nel suo recinto a leggere, in attesa che la curiosità lo portasse verso di me. Ho spesso dormito nella scuderia, annusando il tepore di Rodin e ascoltando la musica che fa quando mastica il fieno. Volevo sapesse che ero lì.

Roberto Allegri e Rodin (foto di Nicola Allegri)

Poi, una mattina, all’improvviso ha mosso gli zoccoli nella mia direzione, si è avvicinato a testa bassa e ha frugato col muso nella mia barba. Mi sono sentito esplodere. Da quel momento siamo stati una cosa sola. Ogni giorno, non importa con che tempo, gli metto la sella e insieme scendiamo a tenere compagnia al fiume. Attraversiamo al galoppo campi e boschi così come passiamo nelle stagioni e dividiamo da fratelli albe e tramonti, il profumo dell’aglio selvatico e la canzone del vento, il volo di chi migra nel cielo di ferro e il tuffo degli svassi. E accanto a Rodin, sono diventato un uomo nuovo.

Roberto Allegri
robi.allegri@gmail.com

Roberto Allegri, giornalista e scrittore, è nato nel 1969. Collabora sin dal primo numero con il settimanale CHI. Ha pubblicato una trentina di libri alcuni dei quali tradotti in inglese,giapponese e portoghese. Vive in campagna con la famiglia, un boxer e un cavallo argentino di nome Rodin.

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5 Responses to “Io e il mio cavallo”

  1. Elena Spiga scrive:

    Veramente una storia bellissima, commovente e intensa. Amare è questo! congratulazioni Roberto e una carezza a Rodin!
    Elena Spiga

  2. cristina scrive:

    Sono d’accordo anch’io con Elena, che ringrazio per il commento….

    Roberto Allegri, che Al Bano mi ha detto ritenere “un genio”, scrive bene e soprattutto con sentimento. E ama gli animali come tutti noi.

  3. Emanuela scrive:

    Fa venire i brividi questa storia…
    molto molto bella, c’è un solo neo: il cavallo maltrattato!!!
    si dovrebbe rendere pane per focaccia a chi fa del male a chi non può difendersi!

  4. cristina scrive:

    Cara Emanuela, purtroppo sono tanti gli animali maltrattati….

    Hai visto quel famoso video su Youtube di quella ragazza che si diverte a “lanciare” dei cuccioli in un lago? Terribile! Prende i cagnolini da un secchio e li tira nell’acqua ridendo.

    Mi sono più volte chiesta se forse si tratta solo di un montaggio, di una bufala…Ma il Corriere ha detto che molte persone, inorridite e indignate si sono messe a cercare questa ragazza.

    Eppure insegnare ai nostri figli a rispettare la natura dovrebbe essere una delle tante regole da impartire loro….

    Ho già preparato per il mese di novembre, per il Cofanetto Magico, un articolo con un video molto speciale che dimostra invece…come gli animali sanno amarsi ed aiutarsi fra di loro e di come sanno amare l’uomo sino a lasciarsi morire se il loro padrone li abbandona o lui stesso muore.

  5. Emanuela scrive:

    E’ verissimo quello che dici.
    Noi a casa non abbiamo animali, ma a mia figlia ho insegnato che il rispetto per la natura è la base della nostra esistenza!
    maltrattare non solo gli animali ma anche buttare per terra una carta, calpestare un fiore… prima o poi tutto ciò si ritorcerà su noi stessi e ne pagheremo le conseguenze!

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