Sydney, NUDI ALLA META


NUDI ALLA META

Mi piace lavorare con il corpo umano in un modo che non sia sessuale, e che presupponga uno spazio pubblico. Aiuta a rompere molte barriere nella nostra societa”. (Spencer Tunick)

Chi per avventura si fosse trovato il primo marzo a Sydney, Australia, e si fosse aggirato dalle parti dell’Opera House, avrebbe potuto assistere ad una performance veramente sorprendente ed insolita, perché proprio lì Spencer Tunick, originale artista, fotografo e videomaker statunitense, classe 1967, ha schierato un’altra delle sue installazioni viventi per le quali ha acquisito notorietà mondiale: cinquemiladuecento persone nude ed immobili, sullo sfondo di uno dei monumenti più significativi dell’architettura del ‘900.
Il record personale dell’autore risale al 2007 ed è stato realizzato a città del Messico, dove i nudi immortalati furono ben 20.000!

Comunque la si voglia chiamare, nudo artistico di massa o installazione di gruppo o manifestazione collettiva, l’arte di Tunick si presta a molti livelli interpretativi a seconda della chiave di lettura che si adotta. Spesso lo spunto più o meno evidente per queste colossali messe in scena è un’istanza di carattere sociale, molte delle realizzazioni fotografiche supportano campagne umanitarie o ambientali, come nel caso della foto proposta, che ha come tema le modificazioni climatiche.

Più in generale si può dire che Tunick usi le sue scenografiche provocazioni per lanciare, attraverso una spiazzante libertà espressiva,  un messaggio ‘morale’: in un mondo che vive sull’ingannevole mito dell’eterna giovinezza e della bellezza perfetta, quand’anche artificiale, Tunick schiera i suoi imperfetti esemplari umani nudi e senza inutili artifici, che si confrontano con ambienti urbani o naturali nella più totale spontaneità.
Egli stesso dichiara : “ ….. Per le mie foto non capita mai che selezioni le persone in base a criteri di bellezza fisica , ritraggo solo chi me lo chiede espressamente ….“.

Privata di inutili orpelli che mistificano ed ingannano, un’umanità nuda come all’alba del mondo riconquista l’innocenza e la dignità del proprio corpo, semplicemente esposto, senza implicazioni narcisistiche né lusinghe sessuali né stereotipi estetici.

Perché senza l’abito (che spesso fa il monaco!), inserito in una grande opera collettiva, piccola parte di un grande tutto, ogni uomo assomiglia  ad un altro, in un democratico livellamento che cancella status sociale, differenze culturali e di classe, eliminando con i vestiti sia il pudore che la volgarità.

Tunick, che ha agito in molte città del mondo (Buenos Aires, Londra, New York, Roma, Montreal, San Pietroburgo, Santiago del Cile, Parigi, Barcellona  e molte altre) porta avanti il suo trasgressivo progetto in modo non indolore, se si pensa che è stato arrestato fino ad ora cinque volte per i suoi originali allestimenti (a New York l’arresto fu motivato dall’aver sistemato 50 corpi nudi in Times Squame).

Nonostante ciò, il progetto “Naked World” sembra destinato ad andare avanti, continuando a stupirci e a farci sognare un Eden dimenticato forse riconquistabile.

Dai puri di cuore.

Vilma Torselli
info@artonweb.it

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