Intervista a Gianmarco Chieregato

maria grazia cucinotta

Mariagrazia Cucinotta sulla copertina del catalogo della mostra
‘Fuori dall’ombra’
© Copyright Gianmarco Chieregato

Gianmarco Chieregato, uno dei più noti e bravi fotografi italiani si racconta:” Quando ritraggo una persona vorrei fargli dimenticare tutto il male che c’è nel mondo almeno per cinque minuti”.Il ruolo del computer nel campo fotografico; risvolti positivi e negativi

marni Nato a Roma, laureato in architettura, fotografo per vocazione, Gianmarco Chieregato ha iniziato nella capitale a fotografare per l’alta moda, cominciando con Capucci e proseguendo con Lancetti una collaborazione durata ben 14 anni.
Da più di 10 anni si dedica al cinema eseguendo ritratti di attori e personaggi celebri per le più importanti riviste di settore, affiancando al suo lavoro l’impegno in campagne a favore di cause sociali e umanitarie e mettendo a disposizione di varie iniziative di sensibilizzazione civile la sua professionalità e la sua notorietà. In un’intervista di qualche anno fa ho già avuto modo di dialogare con Gianmarco Chieregato sullo ‘stato della fotografia all’epoca di photoshop’ e raccogliere le sue considerazioni sulla professione di fotografo oggi, sull’impatto delle innovazioni tecnologiche e sui risvolti deontologici di un affascinante mestiere a cavallo tra creatività e documentazione.
L’intervista che segue vuol riprendere il filo di quel discorso per farci conoscere meglio uno dei maggiori fotografi italiani contemporanei.

Nel marzo scorso hai curato l’allestimento di una tua retrospettiva a Roma, ‘Fuori dall’ombra’, esponendo 250 ritratti di personaggi famosi da te realizzati nel corso degli anni. Per aver ritratto sempre personaggi emblematici della società contemporanea, nel tuo lavoro, ormai trentennale, si può leggere l’evoluzione del concetto estetico nel ritratto. Cosa è cambiato negli ultimi dieci anni (in particolare, per ciò che riguarda la bellezza femminile)?

Il mio modo di guardare alla bellezza è sempre lo stesso anche se col passare del tempo è continuamente filtrato dall’esperienza.
Esteticamente il vero cambiamento è dettato dalla moda sia a livello di abiti che di trucco e capelli; non è un caso che spesso sentiamo dire che quell’immagine è molto anni …. 50, 60, 70, 80, ecc.
E’ però interessante notare come l’immagine possa essere sempre attuale indipendentemente dalla data di realizzazione se si evitano i canoni di condizionamento: un corpo nudo è sempre attuale, un volto non truccato e pettinato secondo gli ultimissimi canoni della moda risulta difficilmente databile, forse siamo proprio noi con l’eccessiva voglia di cambiamento che ci rendiamo facilmente out, fuori moda.
Poi c’è il computer. Il computer ha veramente segnato questi ultimi 10 anni, è stato la vera rivoluzione: nel bene e nel male ha condizionato e stravolto il mondo della fotografia.
Col computer si possono fare cose meravigliose e risolvere problemi tecnici ed estetici che fino a pochi anni fa sembravano insormontabili o di difficile risoluzione, però fotograficamente è anche il padre di gente che non invecchia mai, di personaggi che non vengono mai sfiorati dal tempo ed in mano a fotografi con poca preparazione può generare delle immagini estremamente finte che a lungo andare condizionano negativamente il modo di guardare alla bellezza o meglio massificano una finta bellezza.

La mostra di marzo ha appoggiato la Comunità di Sant’Egidio nella promozione del progetto BRAVO, in precedenza hai fatto mostre, pubblicazioni e servizi per parecchie altre iniziative sociali ed umanitarie: pensi che una prestazione ‘nobile’ e disinteressata rappresenti in qualche modo un valore aggiunto al tuo lavoro? In altre parole, ti piace sentirti ‘buono’?

Mi piace molto sentirmi Buono.
Tutti quelli che partecipano a questi progetti lo fanno con una umanità particolare e si rendono molto disponibili; più che dare si riceve ed è molto bello sentirsi utili soltando esercitando il proprio lavoro.

Se non avessi fotografato quasi sempre personaggi famosi, credi che avresti avuto lo stesso successo? E la stessa soddisfazione personale?

Si e no. Fotografare personaggi famosi aiuta perché la loro fama aiuta ad alimentare la mia e sicuramente ritrarre gente conosciuta scatena delle curiosità enormi a chiunque mi chieda del mio lavoro e si viene a creare un valore aggiunto sul mio operato (e sinceramente spesso non ne capisco la portata): è buffo come la fama degli altri interessi così tanto chi vive una vita fuori dai riflettori.
Per molti anni ho vissuto fotografando la moda, sicuramente ero meno conosciuto, ma ero comunque felice.

Helmut Newton, David Hamilton, Robert Mapplethorpe, tre miti, tre stili completamente diversi. Chi preferisci? (nessuno dei tre? nel qual caso passa alle domande successive)

Helmut Newton, sicuramente, anche se non è il mio preferito in senso assoluto, però adoro i suoi ritrattie credo che si divertisse moltissimo a provocare fotograficamente i suoi ricchi committenti.
Hamilton è stato un amore giovanile, ma uno dei più brevi, lui è veramente legato agli anni 70, per collegarsi a quanto detto prima.
Mapplethorpe, scusa la bestemmia, non l’ho mai amato se non per le sue foto dei fiori.

Il nome di un fotografo del 900 sovrastimato

Sovrastimato, sovrastimati ….. ce ne sono molti, ma non ti faccio nomi, comunque quando qualcuno si è fatto conoscere da un vasto pubblico qualche cosa di buono ce l’ha sicuramente e non deve essere il mio gusto a giudicare; sicuramente chi è sovrastimato sa vendersi meglio di altri e non è una capacità da poco.
Posso dirti che non amo chi invece di fotografare pontifica e pure con poca coerenza, però scivolare nella polemica non serve veramente a nulla.

Il nome del fotografo del ‘900 che stimi di più.

Adoro un sacco di fotografi:
Adoro Peter Lindbergh, Bruce Weber, Avedon, Penn, Maisel.
Di bravi da far rabbia ce ne sono veramente molti.

Ti viene mai il sospetto che il mondo reale sia ben diverso da quello che vedi attraverso il tuo obiettivo?

Certo che il mondo reale è ben diverso da quello che fotografo, ma io faccio ritratti e per la maggior parte di gente dello spettacolo. Quando ritraggo una persona non voglio tirar fuori tutto il male che c’è nel mondo, piuttosto vorrei farglielo dimenticare per almeno 5 minuti. Quando ci si fa ritrarre tutti vorremmo essere più interessanti anche se poi nessuno vuole ammetterlo, di fatto ci sono foto che si scelgono e molte altre che si scartano …… e poi davanti ad uno specchio, il più frequente degli autoritratti, si cerca il lato migliore e non certo quello peggiore, non ho mai incontrato qualcuno che, ponendosi davanti ad una macchina fotografica, desiderasse risultare peggio di quello che realmente è. La vanità è dentro di noi e non si riesce ad abbandonarla completamente.
Comunque la realtà la tocco spesso con le mie campagne sociali.

Ti chiedi ancora cosa farai da grande?

Da grande vorrei diventare un fotografo importante a cui verrà data la possibilità di far bene il proprio lavoro senza inutili interferenze.

Come ti immagini fra dieci anni?

Purtroppo con meno capelli.
Scherzi a parte, penso spesso che ancora debbo crescere e non mi rendo conto che l’età gagliarda è già passata.
Il lavoro creativo aiuta ad invecchiare meglio se le frustrazioni non prendono il sopravvento, e spero che questo accada anche a me. Invidio ad Avedon, Newton, Penn, che siano riusciti a fare i fotografi fino alla fine dei loro giorni, lo considero un grande privilegio, vorrei anch’io morire in scena come ogni attore si augura.

Il complimento che hai ricevuto che ti ha fatto più piacere, la critica che non avresti mai voluto sentire.

I complimenti fanno piacere, ho al mia bella vanità da soddisfare, ma le belle parole non mi esaltano, sono soltanto un piacere momentaneo e comunque non ricordo un complimento più speciale degli altri, e poi non mi sono mai preso troppo sul serio.
Le critiche, certo non le amo, ma posso sempre difendermi o farne tesoro, ma sono i rifiuti, quelli che considero immotivati, a ferirmi: di porte in faccia ne ho prese molte, vuol dire che ci debbo lavorare sopra e convincermi che non si può piacere a tutti.

Ultimo film visto, ultimo cd comprato, ultimo libro letto.

L’ultimo film che ho visto è stato quello di Woody Allen, “Basta che funzioni”, mi ha molto divertito, trovo che nei suoi film ci sia sempre qualcosa di intelligente. Il cinema mi piace molto, ma purtroppo non ci vado spesso come vorrei.
Non compro cd, spesso me li regalano …. L’ultimo comprato è stato “Mamma mia”, la colonna sonora del film, e l’ultimo che ho ricevuto in regalo è stato “Superstar” del mio amico Umberto Tozzi (sono mie le foto del cd). Sto leggendo “La casta”, prima avevo letto “La solitudine dei numeri primi”.

Tre parole per definire il tuo concetto di bellezza.

Ma che ne so, non sono bravo nelle definizioni lapidarie: la bellezza è in quello che ci piace, che ci affascina, che ci coinvolge, che ci commuove, che ci esalta, insomma è un gran bel condimento della vita.

Tre parole per definire il tuo concetto di fotografia

Fotografia. Fotografia. Fotografia. E’ tutta la vita che mi accompagna: coinvolgente, appagante, esaltante.

Gianmarco Chieregato è …….. usa tre aggettivi per descriverti.

….. ma che vuoi che ti dica…
“So un gran figo”, metticeli tu gli aggettivi.

Vinci all’enalotto due milioni di euro, che fai? Scegli fra queste tre opzioni:
A – mi ritiro in un paradiso tropicale ed ozio per il resto della mia vita
B – continuo a lavorare ma scelgo con più libertà ed indipendenza cosa fare
C – non gioco all’enalotto

In verità, non giocando all’enalotto, è molto difficile che io possa vincere quella gran quantità di quattrini, ma se miracolosamente accadesse seguiterei a fare lo stesso lavoro, soltanto più comodamente e con maggior possibilità di scelte.
Speriamo bene ….. magari mi compro un giornale e faccio come mi pare.

Cosa vorresti fare che non hai ancora fatto?

Un libro, una mostra all’estero.

Cosa hai fatto che vorresti non aver mai fatto?

Sinceramente non ho scheletri nel cassetto e non ho mai fatto cose così brutte da vergognarmene.

Cosa o chi ti porteresti su un’isola deserta?

Ci debbo proprio andare su st’isola deserta?

Un personaggio che ti sarebbe piaciuto essere.

Picasso. Avrei adorato fare il pittore, ho fatto il fotografo per compensare la mia incapacità pittorica.

Il personaggio che sei stato nella tua vita precedente.

Non me lo ricordo, forse un golden retriver.

E’ più temibile la noia, l’imbecillità o la cattiveria?

L’imbecillità.
La noia dipende da noi, se ne può sempre venire fuori: La cattiveria si riconosce, la si può combattere, ma contro l’imbecillità non c’è nulla da fare.

Fai un bilancio della tua esperienza professionale dal punto di vista della produzione, del successo e degli obiettivi raggiunti. C’è una relazione tra questi termini? In altre parole, sei riuscito a fare quello che volevi, ritieni che il successo ottenuto sia proporzionato all’impegno profuso, pensi di aver raggiunto i tuoi obiettivi?

Sinceramente, come detto prima, credo ancora di dover crescere e penso sempre che da grande sarà meglio perché diventerò più bravo e potrò farmi apprezzare meglio; poi però qualche volta rifletto e mi rendo conto che sono 30 anni che gioco con le foto e che ormai i giochi sono fatti …. Ma se arrivano i pensieri tristi giro pagina e vado avanti.
Non mi sento certo un arrivato, per cui spero sempre di migliorare, anche se in questo lavoro non è detto che l’esperienza ti renda sempre più merito, devi continuamente fare i conti con chi ti vuole più moderno, o più carino, o più così o cosà, si è sempre succubi, nel bene e nel male, di chi gestisce la creatività nell’editoria o nella pubblicità: insomma, la vita è dura per tutti, alla peggio mi darò all’insegnamento e fotograferò persone normali, non baciate dalla fama.
Però se diventerò famoso anch’io me ne toglierò di soddisfazioni …….

Ed ora, un tema  di stagione: natale, speranze, ricordi, desideri …..

Cosa mi aspetto …… sotto l’albero vorrei trovarci tutto il bene del mondo, ma so che  è inutile ed impossibile, meglio sperare in una bella sorpresa, di quelle che non ti aspetteresti mai, che ti fanno restare a bocca aperta, ma se ti dico quale potrebbe essere  allora non sarebbe più una sorpresa ……
Amo molto il natale, mi fa sentire più buono e pieno di aspettative, non ricordo con precisione un natale più bello degli altri, ma sicuramente risale all’infanzia, con tanti parenti intorno, una tavola imbandita e tanti giochi da scartare, purtroppo ricordo il più brutto (mia madre morì a fine novembre).
E ricordo il presepio, da bambino, e poi l’albero, che ha preso il sopravvento, forse anche quello per motivi di moda, forse destinato ad essere di nuovo soppiantato dal presepio, chissà cosa ci riserverà il futuro.
Auguri a tutti!

Grazie a Gianmarco Chieregato!


Vilma Torselli
info@artonweb.it

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6 Responses to “Intervista a Gianmarco Chieregato”

  1. cristina scrive:

    Una bella intervista, complimenti al nostro architetto, Vilma Torselli!

    Complimenti anche al fotografo che ci ha trasmesso la magia del saper ritrarre anche l’animo e non soltanto il corpo. Come dimostra la fotografia pubblicata, un tutt’uno armonioso fra espressione e figura, fra luci ed ombre.

    Quei giochi di chiaro- scuri che tanto amava Rembrandt, per far risaltare immediatamente quello che veramente contava nei suoi quadri.

  2. Bianca scrive:

    Che bella intervista. Complimenti Wilma!

  3. Bianca scrive:

    Cioè: Vilma.

  4. Vilma scrive:

    Grazie Cristina e Bianca, anche a nome di Gianmarco Chieregato!
    Buona domenica

  5. cristina scrive:

    Fa piacere leggere delle belle interviste e conoscere nuovi personaggi speciali! Allora, Vilma, aspettiamo le prossime!

    Buona domenica anche a te!

  6. marni scrive:

    E’ vero …una gran bella intervista e come avevo già detto a Vilma quando l’ho letta la prima volta, veramente scorrevole e divertente …..Simpatico chiaregato e con il senso dell’humor :-)

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