La liuteria (da liuto, strumento introdotto in Europa dagli arabi nel medioevo) è l’arte di costruire strumenti musicali a corda, un’opera artistica e certosina che negli anni continua, con non poche difficoltà, ad essere praticata, nonostante il passare dei secoli.

In Campania, più esattamente a Portici, in provincia di Napoli, vive e lavora uno dei pochi maestri liutai ancora in attività, Vincenzo Romano, in un laboratorio che io adoro definire il “paese dei balocchi” per chi, come me, è un ammiratore di questi strumenti musicali e della musica in genere.
L’ingresso in questo mondo dell’artigianato di Vincenzo Romano, classe 1973, avviene proprio per la sua grande passione per la chitarra elettrica e per la musica in genere. Poco più che adolescente, in corso delle scuole dell’obbligo, inizia a suonare la sua prima chitarra in un periodo, metà anni ’80, in cui non esistevano computer o play station ma solo la voglia di giocare e creare nuove amicizie.
La passione per la musica aumenta in maniera così esponenziale che, dopo il diploma in elettrotecnica ed il servizio militare nel 1991, decide di frequentare un tirocinio presso un maestro liutaio più anziano e con esperienza.
Nel 1999 apre il suo laboratorio di liuteria a Portici chiamato “Sciuscià Guitars & Ideas” ed in poco tempo inizia a realizzare opere così belle e personalizzate da richiamare l’attenzione di artisti del calibro di Edoardo Bennato, Enzo Gragnaniello, Giuseppe Scarpato, Michele Montefusco ed altri ancora.
Nel corso del suo impegno in questo ambiente viene contattato dalla Fondazione “Casa dello Spirito e delle Arti” presieduta da Arnoldo Mosca Mondadori che ha ideato un progetto bellissimo “Metamorfosi” che ha come idea di base quella di riutilizzare i materiali di scarto dei barconi per trasformarli e realizzare strumenti musicali unici.
Fatta questa piccola premessa preferisco continuare con qualche domanda fatta al maestro in persona, così da farci spiegare meglio da lui le sue grandi opere d’arte.
La prima domanda che sicuramente mi viene da chiedere è: Perché Sciuscià e cosa significa?
Il nome Sciuscià è nato dalla voglia di voler fondere insieme il concetto di artigianalità con quello della mia origine napoletana. Sciuscià era il nome dato ai ragazzini che, nell’immediato dopoguerra, si prestavano a umili servigi, come lustrare le scarpe ai soldati angloamericani, per guadagnarsi da vivere. Precisamente deriva da shoe shine americano che napolizzato è diventato sciuscià= lustrascarpe. Ho adoperato il termine sciuscià per identificare la manualità delle lavorazioni, la nota fantasia partenopea e l’attenzione per i dettagli senza mai perdere di vista le solide basi nella tradizione e per poter approcciare il presente e guardare al futuro.
Come nasce un suo lavoro?
Di solito si parte da una specifica richiesta del cliente che magari cerca di concretizzare un desiderio che ha in mente da tempo e, attraverso un percorso che potrebbe essere paragonato a quello di un sarto in un atelier di moda, viene progettato e realizzato su misura, proprio come un abito, lo strumento musicale che desidera, che sia un basso o una chitarra oppure il nostrano mandolino. Ovviamente nel mio laboratorio si eseguono anche riparazioni e customizzazioni di strumenti già esistenti, sempre allo scopo di soddisfare i desideri dei miei clienti.
Cosa pensa del suo lavoro e che prospettive future ha secondo lei?
I tempi sono molto cambiati rispetto a quando ero adolescente, a quei tempi la musica era uno strumento di aggregazione, diversamente da ora, ma la mia esperienza personale mi dice che molti giovani oggi continuano ad appassionarsi alla musica ed agli strumenti musicali, per cui sono ottimista riguardo al futuro.
So che suona la chitarra oltre che “costruirle”, da cosa nasce questa passione e come la persevera?
La musica ha tracciato il percorso della mia vita. Ho cominciato da adolescente, nella metà degli anni ’80, ad imparare a suonare la chitarra ascoltando e riproducendo i brani dei miei artisti preferiti, fino a creare musica tutta mia. Ancora oggi mi diletto a suonare in varie band in giro nei locali di Napoli e dintorni insieme ai miei amici più cari.
Come è iniziato il progetto Metamorfosi e da chi è stato contattato?
Dalla cooperativa sociale “L’uomo e il legno” mi è arrivata questa proposta di insegnamento. La fondazione “Casa dello spirito e delle arti” aveva bisogno di un maestro liutaio, per il progetto “Metamorfosi” che si prefigge di realizzare strumenti musicali utilizzando il legno dei barconi dismessi dei migranti, nella casa circondariale di Secondigliano (Napoli), con la manodopera dei detenuti, un progetto che, per la sua prerogativa, ha subito catturato il mio interesse ed il mio entusiasmo.
I suoi “allievi” quindi sono i detenuti ma come si svolge il suo ed il loro lavoro?
Tre mattine a settimana mi reco presso il carcere dove è allestito il laboratorio di liuteria e dove incontro Mauro, Paolo e Tommaso, tre detenuti che in maniera incredibilmente entusiasta prestano il loro lavoro alla creazione di strumenti musicali ottenendo risultati impensabili. In poco meno di due anni abbiamo già realizzato tre chitarre classiche, cinque elettriche, un basso semiacustico ed ora siamo in procinto di ultimare altre tre chitarre classiche. Questi strumenti, perfettamente funzionanti, vengono donati ad artisti di fama mondiale, quali Sting, Vecchioni, Vasco Rossi, oppure dati in prestito ad artisti per eventi atti a sensibilizzare l’opinione pubblica verso le problematiche dell’immigrazione e della detenzione carceraria.

Come reagiscono al dono i vari personaggi artistici?
E’ incredibile la reazione degli artisti quando vedono i nostri strumenti. Restano sbalorditi dalla loro particolarità estetica e dalla qualità realizzativa considerando il fatto che vengono realizzati con legni “riciclati” e da manodopera che si sta specializzando all’interno del carcere, da persone che prima di cominciare non sapevano quante corde avesse una chitarra o cosa fosse un basso elettroacustico.

Vasco Rossi, musicista italiano.
Cosa e come pensa di continuare?
Il progetto della “Casa dello spirito e delle arti“, fondazione onlus con a capo Arnoldo Mondadori, un entusiastico condottiero, ha scadenze e rinnovi di anno in anno, in funzioni delle donazioni che riesce a raccogliere. Per ora i lavori procederanno fino a dicembre 2026, ma visti gli eccezionali risultati, sono certo che procederà ancora per molti anni. Continueremo a costruire meravigliosi strumenti musicali ricchi di un significato simbolico potente: la bellezza. La bellezza che si concretizza per mezzo di materiali di scarto, i legni delle barche dei migranti che rischiano e spesso perdono la vita, in viaggi disperati, in fuga da fame e da guerre, alla ricerca di una vita migliore, e lavorati dai detenuti, “quelli” che la società considera degli scarti. Se ci rendiamo conto che da questi “scarti” possono nascere cose bellissime, la nostra visione viene completamente ribaltata, con effetti fertilizzanti per la nostra società, effetti di cui tutti noi possiamo beneficiare.
Maestro Vincenzo io sono veramente senza parole e non posso far altro che augurarle mille di altri strumenti musicali costruiti con l’aiuto dei suoi instancabili ed entusiasti allievi.
Grazie a lei ed alla possibilità attraverso “Il cofanetto magico” di diffondere questo bel progetto.

Il maestro Vincenzo Romano nel suo laboratorio di liuteria.
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