L’amore di un padrone per il proprio gatto.

Qualche tempo fa ho trattato il triste argomento dell’eutanasia, cercando di spiegare quanto triste e difficile sia,anche per il veterinario, addormentare un cane che magari ha seguito per buona parte della sua vita e che considera un pò anche suo.

La bellissima gatta di Jerry

Parlando con un amico di quest’argomento così triste ho chiesto se riusciva a scriverci cosa lui avesse provato quando ha dovuto addormentare la sua amata gattina e conoscere, questa volta, quali sono le emozioni che travolgono un “padrone”.
Gerry, il mio amico, un uomo di una sensibilità incredibile e soprattutto un grande artista è tornato a casa e dopo pochissimo mi ha inviato questa email che decido di pubblicare interamente.
E’ piuttosto “cruda” ma lascia trasparire lo stato d’animo di chi deve lasciare un affettuoso e fedele amico.

Gerry scrive: “Non c’è più niente da fare… me lo sono detto senza troppe parole,senza troppi riguardi.
D’altronde chi lo sa se esiste un’altra maniera per confrontarsi con queste cose.
Comunque è inutile girarci troppo intorno, la vita è fatta così, la sofferenza prima o poi ci tocca, e non ci sono parole che possano evitarla, non le abbiamo ancora inventate.
Siamo più vicini alla scoperta di un vaccino,si dice, forse, ma per il momento non funziona ancora bene, anzi!
In ogni caso, c’è da giurarci che non smetteremo di cercarlo.
Non c’è più niente da fare, me lo ha ripetuto a voce bassa, solo accompagnarla, aiutarla a morire, per evitarle ulteriori, inutili, sofferenze.
Così ha detto il veterinario aggiungendo che avrebbe pensato a tutto lui, che sarebbe bastata una puntura per mettere fine a questa sofferenza, sua, mia, nostra, che avrei potuto accomodarmi di là, che avrei potuto anche fare a meno di assistere.
Invece sono rimasto, lì, incapace di qualsiasi decisione, se non quella di stare con te.
Non so… ma mi è sembrata una vigliaccheria… hai vissuto con me tutta la vita, siamo noi due che dobbiamo salutarci, e infatti ci siamo guardati negli occhi, fino all’ultimo, fino a quando la luce si è spenta.
Si, mi è sembrato proprio così, quando la vita se ne è andata.
Non ho voluto neppure lasciarla dopo, dal veterinario, anche se mi rendo conto che sarebbe stato meglio, perché non ho un giardino, anzi neppure un vaso in un balcone, e capisco che non mi sarà facile trovare dove seppellirla.
Vivo in città, l’unica possibilità sarebbe quella di cercare un giardino pubblico, ma l’idea di mettermi a scavare in mezzo alla gente mi sembra perlomeno improbabile, e poi forse è anche proibito, anzi credo proprio che sia proibito seppellire un animale in un giardino pubblico.
Il fatto è che non volevo sbarazzarmene come ci si sbarazza di un oggetto rotto, mi è sembrata una mancanza di rispetto, per lei… ma anche per me….per i miei sentimenti… non ce l’ho fatta a lasciarla lì da sola, non ce l’ho fatta… a restare improvvisamente solo.
Così, mi trovo ora, la vista offuscata da lacrime che non riesco a fermare.
Ma perché poi fermarle.
Vagando, guidando, con in faccia il vento di tutti i finestrini aperti, per strade che non conosco, o che non riconosco, con lei, piccolo fagottino inerte, avvolto nella sua coperta, sul sedile di fianco.
Dovrò trovarlo un posto, un bel posto dove ci batta il sole durante il giorno; magari sarebbe bello trovarne uno dove si senta scorrere l’acqua vicino.
Ecco, vorrei trovare un posto con tutte le cose che ti piacevano, e…certo che ti lascerò pure la tua coperta, e poi ti verrò a trovare, certo, così non starò a casa, da solo.
Già dovrò trovare il coraggio di tornare a casa.
Mi farà paura trovarla vuota, so che farà più freddo, so che ci sarà troppo silenzio, so che il tempo non basteranno gli orologi per misurarlo, so che non sarà più la mia casa, so che mi sembrerà una tomba; e poi…già lo so che si riempirà di fantasmi, tutto, tutti quelli che ho amato torneranno per tormentarmi con la loro assenza, tutta la vita che è stata, amori, speranze, sogni, si affolleranno, si avvicenderanno infaticabili per infierire sulla mia solitudine, per non dar pace a questa mia vecchiaia che, con tanta ostinazione, si avvinghia all’anima che non vuole lasciare andare.
Ora ci sarai anche tu, e ho paura di non farcela, non ho niente a cui aggrapparmi, non sono riuscito a difendermi dal tuo amore, non avrò avuto il tempo di difendermi dal mio amore…per questo non ce la faccio…a tornare a casa voglio dire…forse domani… domani…con il sole, con la luce…
Tutto è più facile con la luce, anche avere coraggio è più facile quando c’è luce.
Si, domani riuscirò ad affrontarti, perché lo so che mi correrai incontro appena aprirò la porta, con tutti i ricordi di tutti i momenti, di tutti i giorni, di tutti gli anni.
Ora non posso, non ce la faccio, non ne sono capace, e poi…si sta già facendo sera.

adda passà a nuttata ” il problema è solo aver fiducia …di farcela.

Non so neppure io perché sono sceso dalla macchina; non so che voglia mi ha preso di aggirarmi in questo inferno di fumo, di braci, di acqua; cosa sono venuto a cercare in questa fine del mondo?
Non c’è niente qui.
Possibile che sia proprio questo niente che cerco?
Per liberarmi di te? Di me? Del peso dei sentimenti?
Dell’amarezza della realtà? Sono venuto per evacuare la mia tristezza?
Già, deve essere per questo che questi mucchi crescono così velocemente a dismisura, perché ormai presi dal vortice dell’usa e getta non siamo più capaci di tenerci niente, neppure il dolore, neppure la felicità.
Che cosa sarà riuscito a gettare via chi ha buttato qui questa scatola chiusa alla svelta con uno spago; chi lo sa, forse ha pensato che erano solo dei gattini; non si è accorto che c’era la sua dignità? La sua umanità? Il rispetto di se stesso?
Avranno avuto una settimana… o forse due… ma ormai non ha più importanza…
Ma forse….Quello….questo… forse ce la fa…dai!
Resisti….ti porto via….
Ce la fai… ce la facciamo “.
Calogero Buttà

Io ringrazio Gerry per il suo racconto e spero che questa valanga di emozioni abbia investito anche voi lettori e vi abbia permesso di conoscere lo stato d’animo di chi saluta per l’ultima volta un suo amico.
Vi indico l’articolo che ho pubblicato sul Cofanetto Magico inerente l’eutanasia degli animali. Cliccate su questo link.

Io ed il mio bellissimo Junior ( ultimo di casa )

Imma Paone

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One Response to “L’amore di un padrone per il proprio gatto.”

  1. maria de falco scrive:

    Un tumulto di emozioni con annesse domande x risposte da improvvisare nel frattempo il tempo le persone le cose vanno avanti ed è forse per fortuna che succede. Bellissimo articolo per l’educazione all’amore e al rispetto per il prossimo (a due o quattro zampe) Complimenti

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