Peter il gatto dalle sette vite.

Secondo la leggenda i gatti hanno sette vite e, diciamoci la verità, siamo anche tentati a crederci.

Peter

Peter


Lavorando con questi bellissimi e misteriosi animali da quasi vent’anni, resto ancora incredula di fronte a veri e propri miracoli.

Gatti che cadono da piani altissimi che restano a stento “storditi”, gatti investiti che riescono a sollevarsi ed a scappare, gattini abbandonati o strappati dalla loro mamma che si “attaccano” alla vita e riescono a sopravvivere.

Questa che voglio raccontarvi è la storia del mio gatto Peter, un bellissimo soriano portatomi in ambulatorio alla tenerissima età di 10 giorni.

peter cucciolo

Era Marzo, poco prima di Pasqua, e come sempre in questi periodi pre-festivi, in ambulatorio c’era un via vai di amici e clienti che passavano per gli auguri e per donarmi pastiere, uova di cioccolato, colombe e qualunque altra delizia di questa festa.

Entrò un ragazzo, molto gentile e grazioso, con in mano uno scatolo delle scarpe.
Si accomodò in sala d’attesa e pazientemente aspettò il suo turno.

Insospettita dal contenuto della scatola e soprattutto sperando che fosse semplicemente qualche animale esotico da visitare, lo feci entrare in sala visita ed ecco che aprì la scatola e mi fece vedere due piccolissimi gattini avvolti in una sciarpa, ancora con gli occhietti chiusi.

Rimasi un attimo in silenzio, già immaginavo come sarebbe andata a finire la storia.

Chiesi al ragazzo quale fosse il suo problema e mi raccontò di aver trovato i due piccini in un garage chiuso ed era sicurissimo che la mamma li avesse abbandonati perchè era andato a controllarli tutta la mattinata.

Inutile aggiungere che il seguito della storia era che lui non sarebbe stato capace di allattarli, che non avrebbe potuto tenerli e che non conosceva nessuno che potesse prendersene cura.

peter e sorella

Ed io cosa faccio secondo voi?

Ringraziai il ragazzo di averli raccolti dando loro una possibilità di sopravvivere, gli spiegai che le probabilità di riuscire a svezzarli erano basse non avendo una gatta balia, gli chiesi di comprarmi il latte in polvere per gattini e lo salutai, nella speranza che almeno si interessasse della crescita dei piccoli.

Ovviamente scomparve nel nulla.

In verità, fortunatamente sono circondata da persone che adorano gli animali e che farebbero di tutto per aiutarli, ed una di queste è mia suocera.

La telefonai immediatamente e iniziai a chiederle un pò come la vecchia pubblicità del telefono: ” ma tu mi vuoi bene?Ma quanto?E.. faresti una cosa per me?”.

A quel punto per forza doveva accettare.

Le portai immediatamente, prima che cambiasse idea, i due micro gattini, il latte in polvere, il biberon, una gabbia e uno scaldino.

Mia suocera Carla, con santa pazienza si trasformò quindi in una gatta balia perfetta.
Ogni due ore ricostituiva il latte, lo riscaldava, lo testava mettendosi la goccia sul polso per evitare che fosse troppo bollente e li allattava, con tutte le difficoltà del caso.

La cosa più difficile però era stimolarli, proprio come fa una mamma gatta, a fare i bisognini.

Con un batuffolo di ovatta, imbevuto di acqua calda, le insegnai a “solleticare” i genitali per stimolarli a fare la “pipì” e la “pupù” ( come dicono i bambini ) ed in questo era aiutata dal nostro bravissimo labrador Brooklyn.

peter e brooklyn

Brooklyn e Peter

Ogni giorno che passava era un traguardo raggiunto.

Uno dei due gattini però cresceva in maniera stentata ed ogni tanto aveva dei piccoli collassi.

peter collassato.

Un giorno mia suocera mi telefonò piangendo, disperata: era convinta che il piccolo fosse morto e non sapeva che cosa poteva fare.

Fortunatamente la raggiunsi immediatamente e mi resi conto che, anche se debolmente, il piccolo respirava.

Era un pò cianotico e sembrava privo di sensi, tanto da avere le zampe penzoloni.

Iniziai a massaggiarlo completamente, a soffiargli in bocca e nel naso, a premere sul petto come a voler fare un massaggio cardiaco, abbastanza difficile considerando le piccole dimensioni del gattino, ma, ringraziando il Cielo, il cucciolino si ridestò.

Non ho mai capito il perchè, ma durante il periodo dell’allattamento, era come se collassasse e rimaneva inerte per minuti che sembravano interminabili.

Una volta collassò sulla borsetta termica e, quando ce ne accorgemmo, aveva ormai già un inizio di scottatura sul pancino.

peter scottato

Ne ha passate veramente di tutti i colori.

Finalmente fu svezzato e a quel punto si cercava per lui una sistemazione.

Era un gatto simpaticissimo ed aveva imparato a riconoscere il biberon anche da lontano ed a saltare sulle spalle delle persone per riuscire a bere il latte.

Nonostante fosse ormai una mascotte, sia perchè un “giocoliere”  che per le sue dimensioni rimaste piccine, da qui il nome di Peter Pan, non riuscivamo proprio a dargli una famiglia.

Restò con noi troppo tempo e nel frattempo si prese una micosi ed un raffreddore.

Tutti lo volevano e nessuno se lo prendeva.

Posi fine a questi continui tentativi di adozione quando lo vidi sgattaiolare come un fulmine dalla porta dell’ambulatorio ed attraversare la strada.

Per un attimo mi sentii il cuore in gola.

Se fosse passata un’auto l’avrebbe preso in pieno ed io non sarei riuscita a sopportare la sua morte.

Decisi di portarlo a casa con me.

io e peter.

Io e Peter

Oggi Peter è un bel “gattonino” ( perchè le sue dimensioni sono comunque rimaste più piccole rispetto ad un gatto maschio castrato della sua età), vive in compagnia di altri quattro gatti stupendi e, nonostante sia il più giovane degli altri, si fa ampiamente rispettare; tanto da meritarsi il nomignolo di “teppistello“.

peter

Peter adora nascondersi per fare gli agguati alle sue sorelle gatte

Imma Paone

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3 Responses to “Peter il gatto dalle sette vite.”

  1. maria de falco scrive:

    Storia bellissima, l’amore è dovunque,brava Imma!

  2. maria cristina giongo scrive:

    Belle foto e splendida la nostra Immina! Veterinario-giornalista!

  3. Marina scrive:

    sniff!!! :_) bella bella storia! Non vedo l’ora di conoscere Peter!

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