Toxoplasmosi e gravidanza. Mi sbarazzo del mio gatto oppure no?

Invece di raccontare la simpatica storia di qualche mio pet-cliente, ho deciso parlarvi della Toxoplasmosi, una malattia ancora poco conosciuta e che è lo spauracchio di tutte le donne in gravidanza. Il mio scopo è fare chiarezza e tranquillizzarle rispetto al contagio da parte del gatto domestico e riportare utili norme di prevenzione.

Rubens e Peter


Cosa è la toxoplasmosi
La toxoplasmosi è una zoonosi ( cioè una malattia trasmissibile tra uomo e animali) causata dal Toxoplasma gondii, un microrganismo che compie il suo ciclo vitale solo all’interno delle cellule.
Questo parassita può infettare diversi animali a sangue caldo (dai mammiferi agli uccelli, ai topi) e può trasmettersi attraverso la via oro-fecale e trans-placentare.

Purtroppo solo nei gatti il parassita compie un ciclo completo che termina con l’eliminazione delle oocisti ( una specie di uova ) con le feci resistenti nell’ambiente.
Dopo 3-5 giorni di esposizione all’ossigeno e nelle giuste condizioni di umidità e temperatura queste “uova”si sviluppano e diventano infettanti.
Sono queste le forme che vengono ingerite dagli altri animali e dall’uomo nelle cui cellule si replicano rapidamente distruggendole o si incistano nel sistema nervoso centrale (cervello), nei muscoli e in diversi organi rimanendo quiescenti.

Il Toxoplasma gondii quindi si trova nella carne degli animali infetti sotto forma di cisti, ma anche nelle feci di gatto e nel terreno in cui abbia defecato un gatto o un altro animale infetto.
E da qui nasce la confusione rispetto a questo tema, dato che la maggior parte delle persone incolpano genericamente ogni povero gatto.

toxoplasmosi

Nell’uomo l’infezione da Toxoplasma gondii comprende due fasi :

• La prima (toxoplasmosi primaria) è caratterizzata da un periodo di settimane o mesi in cui il parassita si può ritrovare nel sangue e nei linfonodi in forma infettante.
È la fase sintomatica della malattia caratterizzata da ingrossamento dei linfonodi, stanchezza, mal di testa, mal di gola, a volte febbre e ingrossamento di fegato e milza.
Esistono anche casi di toxoplasmosi primaria complicati da sintomi gravi, quali l’infiammazione della zona visiva dell’occhio (corioretinite, che può compromettere la vista) e dell’encefalo.

Il soggetto che contrae una toxoplasmosi resta protetto per tutto l’arco della vita da recidive, perché risponde all’infezione con produzione di anticorpi e linfociti specifici.

• La seconda fase della toxoplasmosi (toxoplasmosi postprimaria), è la conseguenza della risposta del soggetto al Toxoplasma gondii caratterizzata dall’assenza di segni clinici, ma con la persistenza del parassita nell’organismo, “incistato” nei muscoli e nel cervello.
Se le difese immunitarie vengono meno, il microrganismo può tornare aggressivo, riprodursi e indurre nuovi danni.

La toxoplasmosi in gravidanza.
La toxoplasmosi è particolarmente pericolosa se contratta in gravidanza. L’infezione può infatti passare al bambino attraverso la placenta, provocando, in determinate circostanze, malformazioni del feto o addirittura l’aborto.

Non esiste un vaccino contro la toxoplasmosi e perciò non è possibile garantirne la prevenzione assoluta, ma esistono una serie di comportamenti e di pratiche che minimizzano il rischio di contrarre questa malattia.

Fonti di infezione
Uno studio che ha coinvolto diversi centri in Europa, eseguito nel 2000, indica tra le principali fonti di infezione nelle donne gravide il consumo di carne poco cotta.
Dai risultati emerge infatti che i fattori di rischio principali sono legati all’alimentazione (dal 30 al 63% dei casi dovuti all’assunzione di carne poco cotta).
È quindi necessario evitare di assaggiare la carne mentre la si prepara e lavarsi molto bene le mani sotto acqua corrente dopo averla toccata.
Lo stesso studio evidenzia che un’altra importante fonte di contaminazione è rappresentata dalla manipolazione della terra degli orti e dei giardini, dove animali infetti possono aver defecato.
È importante che, chi svolge attività di giardinaggio, si lavi molto bene le mani prima di toccarsi la bocca o la mucosa degli occhi.
Lo stesso vale per il consumo di ortaggi e frutta fresca, che dev’essere lavata accuratamente sotto acqua corrente.

La verità sui gatti
Mediante questi studi, negli ultimi anni, si è ridimensionata l’attenzione nei confronti del gatto come portatore della malattia, in particolare se si tratta di un gatto domestico, alimentato con prodotti in scatola ( sottoposti a processi di termo-stabilizzazione) e la cui lettiera è cambiata tutti i giorni .

Con questo studio si riescono così a salvaguardare quei poveri gatti di casa che, per scarsa cultura di diversi ginecologi, vengono letteralmente messi alla porta dalle loro padroncine incinte.

gatti e gravidanza

Il vero serbatoio della toxoplasmosi è purtroppo rappresentato dai gatti randagi, che si infettano cacciando uccelli e topi contaminati, e che possono defecare nel terreno rilasciando Toxoplasma anche per diverse settimane.

Ma, come ho già scritto, rispettando le normali norme igieniche, nulla ci vieta di accarezzare un povero gatto di strada e poi lavarci per bene le mani…

In caso di contagio
Nel caso in cui la donna dovesse essere contagiata durante la gravidanza, è possibile bloccare la trasmissione dell’infezione al bambino attraverso un trattamento antibiotico mirato ben tollerato sia dalla madre che dal feto.
Purtroppo nel caso in cui il trattamento non sia stato adeguato o sia iniziato troppo tardi, il bambino potrebbe avere una malattia grave già visibile alla nascita.

Con le attuali possibilità di trattamento, almeno il 90% dei bambini con toxoplasmosi congenita nasce senza sintomi evidenti e risulta negativo alle visite pediatriche di routine.
Solo attraverso indagini strumentali più sofisticate possono essere rilevabili piccole anomalie a carico dell’occhio e dell’encefalo.

Le probabilità di trasmissione dell’infezione materna al feto aumentano man mano che la gravidanza progredisce: i bambini la cui mamma abbia contratto la toxoplasmosi dopo le 16-24 settimane di gestazione appaiono spesso normali alla nascita, anche se opportune indagini strumentali possono mettere in rilievo alcune anomalie. I feti contagiati nelle prime settimane di gravidanza, invece, sono quelli che subiscono le conseguenze più gravi dell’infezione congenita: interruzione spontanea della gravidanza, idrocefalia, lesioni cerebrali che possono provocare ritardo mentale ed epilessia, ridotta capacità visiva che può portare fino alla cecità.

Poiché la malattia è spesso asintomatica, idealmente sarebbe bene conoscere il proprio stato immunitario prima della gravidanza, cioè sapere se nel proprio siero siano presenti gli anticorpi per la toxoplasmosi.
Si tratta di un semplice esame del sangue chiamato toxo-test.

Stesso prelievo di sangue si può fare eseguire al proprio gatto per continuare con serenità la convivenza.

L’infezione infatti determina nel corpo la produzione di immunoglobuline specifiche (anticorpi). Nella prima fase della malattia (quella pericolosa per il nascituro) vengono prodotte IgM, successivamente (in una fase meno rischiosa) le IgG.
Il Toxo-test permette quindi di verificare l’assenza o la presenza di anticorpi, e, in questo secondo caso, di evidenziare se si è ancora in una fase a rischio o se invece la donna è da considerarsi protetta.
Se la condizione della donna non è nota prima della gravidanza, allora il Toxo-test deve essere prontamente eseguito durante la gravidanza, entro le prime otto settimane di gestazione.
Se la donna ha le IgG sarà protetta ed il test non deve più essere ripetuto.
Nel caso in cui invece non ha nè le IgG né le IgM, deve eseguire almeno altri due controlli nel corso della gravidanza, a 20 e 36 settimane, per escludere la possibilità di essersi infettata e che quindi il bambino rischi di contrarre una toxoplasmosi congenita.

Quando il test dà come risultato la presenza di anticorpi IgM, l’infezione in gravidanza è comunque solo sospetta. Si procede quindi con test sierologici più sofisticati sia per accertare la diagnosi sia, eventualmente, per disegnare una terapia.
Se l’infezione è confermata, il nascituro, anche se apparentemente sano, dovrà essere seguito per almeno tutto il primo anno di vita da un centro specializzato per poter escludere eventuali danni cerebrali e visivi che insorgano nei mesi successivi.

Spero di non aver annoiato nessuno con qualche passaggio un po’ troppo tecnico, necessario per comprendere tutto gli aspetti della malattia. Mi auguro che le lettrici in “dolce attesa” che possiedono un gatto sano, dopo aver letto queste informazioni si tranquillizzino, e continuino ad abbracciarlo e coccolarlo come sempre, facendo invece più attenzione alla propria alimentazione.

Immavet

Imma Paone
CHI SONO

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16 Responses to “Toxoplasmosi e gravidanza. Mi sbarazzo del mio gatto oppure no?”

  1. Marni scrive:

    Bellissimo articolo, molto chiaro e soprattutto ..utile! grazie marni

  2. imma scrive:

    grazie cara….spero sia gradito dai poveri gatti che magari così nn saranno abbandonati:-)
    un bacio
    Imma

    • Alexis scrive:

      Io ho trovato un gattino di qualche settimana che adesso ha un anno e 4 mesi,(non è sterilizzato) e vive all’aperto (ottimo cacciatore di topi tra l’altro!).
      Speriamo bene (anche se non sono incinta e fino ad ora ho goduto di ottima salute).
      Articolo molto chiaro,grazie.

  3. Alexis scrive:

    Dimenticavo: qualche consiglio particolare su precauzioni per evitare eventuale contagio gatto con toxoplasmosi-cane?
    Grazie.

    • Imma scrive:

      Cara Alexis, per problemi “tecnici” leggo solo ora la sua domanda.
      Voglio rasserenarla confermandole che non c’è rischio di trasmissione dal cane al gatto perchè il cane non ha possibilità di emettere le oocisti infettanti con le feci anche se purtroppo ha la malattia.
      Spero di esserle stata di aiuto.
      Dr. Imma Paone

  4. imma scrive:

    Cara Alexis,
    per stare più tranquilla dovresti, secondo me, far fare uno screening ematico completo al gattino, includendo oltre Toxo anche i test FIV_FELV_FIP e soprattutto dovresti castrarlo per ridurre una serie di rischi piuttosto pericolosi.
    Cacciare i topini non è una buona abitudine anche perchè c’è il rischio di avvelenamento da ratticidi.
    Per quanto riguarda il cane ti ricordo che non può eliminare le oocisti e quindi non può infettare il gatto.
    Ti abbraccio
    Imma

  5. Imma scrive:

    Scusa alexis, ieri ho interpretato male la tua domanda..
    il gatto con toxo eliminando oocisti infette può infettare il cane…ma lui dovrebbe leccare o mangiare le sue feci.
    Ciao
    Imma

  6. Barbara scrive:

    Articolo utilissimo e molto chiaro. Io ho due gatti presi in allevamento da quando avevano 3 mesi. Vivono solo in appartamento e non escono se non sul balcone al secondo piano. Mangiano croccantini e i “pranzetti” che adorano. Vorrei iniziare una gravidanza… Se al test per la toxoplasmosi i gatti risultassero negativi potrei stare abbastanza tranquilla? Grazie e complimenti

  7. antonella scrive:

    ciao sono antonella io sono in gravidanza circa A 5 mesi e qualke volta x desiderio assaggio un po di salame e mi anno detto che non e del tutto cotto quindi ho paura che per quelle poche volte che lo mangiato il bambino potrebbe avere dei malformamenti. x favore dammi delle risposte ciaoo a preato :) inoltre io non ho gatti e non mi avvicino a quelli che conosco ciao

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      Proprio per evitare spiacevoli incomprensioni e soprattutto paure per le gestanti ho deciso di scrivere questo articolo. Inoltre, colgo l’occasione per dire a tutti i lettori che ho scritto un libro : da grande volevo fare il dottore degli animali, in cui oltre a raccontare storie realmente accadute ho raccolto una serie di informazioni e consigli utili per i proprietari.
      Un abbraccio

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