L’ultimo delirio (un racconto di Pietro Pancamo)

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Hitler fra le sue guardie del corpo

 

Il bunker stava per cadere in mano ai russi. Ma lui gongolava.
“La macchina del tempo mi ha consentito di abbandonare il presente, che stava per condannarmi alla sconfitta e al fallimento. Persino la tomba era ormai imminente, come il dottor Morell mi aveva annunciato, dopo aver studiato con attenzione il mio Parkinson crescente; però, grazie al genio dei miei scienziati (i migliori al mondo!), mi sono proiettato avanti di mille anni, superando la data della mia morte e diventando perciò –presumo fermamente e con volontà di potenza– impermeabile del tutto a qualunque tipo di decesso.


 

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L’ingresso del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau
nel 1945

 

Perché la mia morte esiste ancora, sì, ma non più nel futuro: adesso, anzi, è nel passato (sfido io! Il balzo che ho fatto è talmente ampio che devo essermela, per forza!, lasciata alle spalle, rendendola innocua; esatto, col mio cronosalto attraverso i secoli l’ho scansata, elusa, neutralizzata! Non può essere che così!). Comunque, per averne la certezza matematica, ho bisogno di condurre una serie di esperimenti ad hoc; per la verità li ho iniziati da una settimana e, naturalmente, ho piena coscienza che continuandoli verrò creduto un povero depresso e forse un maniaco suicida: infatti –per capire sino in fondo se la morte abbia ancora, oppure no, una qualche forma di influenza su di me–, cercherò ed ho già cercato, dall’uomo coraggioso (insomma superiore) che in realtà sono, di eliminarmi ripetutamente nei modi più diversi e fantasiosi: la morte per esplosione, chiamiamola così,” –si pavoneggiò fra sé, in un guizzo compiaciuto di vanità confusionale– “l’ho testata giovedì scorso con innegabile successo, salvandomi ben bene; poi son passato a quella per altezza, gettandomi da un ventesimo piano e rimanendo completamente illeso; a seguire mi sono impiccato, affogato, gasato e via dicendo, senza riportare alcun danno; addirittura, per maggior sicurezza di essere destinato, effettivamente!, a vedere i miei giorni durare per sempre, i vari generi di morte disponibili mi metterò, da oggi, a ricombinarli fra di loro e quando a tutti sarò trionfalmente scampato, saprò, al di là d’ogni ragionevole dubbio, che l’eternità mi appartiene e che, dinanzi a me, si spalanca l’immensità perenne di eoni illimitati –e dunque di una vita sterminata, come la razza ebraica!”.
E assorto in simili pensieri, intrisi d’estasi, addentò una capsula di cianuro, sparandosi alla tempia*.

Pietro Pancamo
CHI SONO

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* Adolf Hitler si suicidò proprio così, nel suo bunker di Berlino.

 
 
 
 

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