Quarta e ultima puntata dossier pedofilia.
Michel Nihoul: il compagno del mostro pedofilo Marc Dutroux, uscito di prigione, si confessa in una terrificante intervista esclusiva. Morire di paura ad un solo mese di vita a causa delle violenze di un pedofilo; agghiacciante notizia dell’ultima ora.
“Non sono un assassino ma la vittima di una cospirazione. Bisogna cercare molto in alto…Tutti mi danno la caccia; sono un uomo finito”.
Di Maria Cristina Giongo
Foto di “Woods Fotografie”
Concludiamo il nostro dossier sulla pedofilia con un’intervista esclusiva a Michel Nihoul, di cui una parte è stata pubblicata dal settimanale OGGI, Rizzoli- periodici Rcs (nel n. 24 del 13 giugno 2007). Ma non tutto. Prima di leggere vi consigliamo di consultare, se non lo avete già fatto, le altre tre puntate di approfondimento e rivelazioni sulla pedofilia (ed il caso Dutroux), uscite nei precedenti numeri del Cofanetto Magico.
In quello che è stato definito “il processo del secolo”, terminato nel 2004 con la condanna di Dutroux all’ergastolo, oltre a sua moglie Michèle Martin e a Michele Lelièvre (complice nei rapimenti delle bambine), c’era una quarta persona coinvolta: tanto coinvolta che negli atti giudiziari si legge “L’affaire Dutroux-Nihoul”.
Chi è Michel Nihoul? Uno spietato assassino, come lo ha definito Regina Louf (durante l’intervista che abbiamo pubblicato nel numero di ottobre), oppure un “semplice” trafficante di droga, affari illeciti e frode? Infatti “soltanto queste” sono le imputazioni per cui Nihoul è stato condannato a 5 anni di prigione dalla Corte d’Assise di Aarlen. Di cui ne ha scontati solo un terzo.
Ora è un uomo libero che tuttavia vive spaventato e braccato in Belgio, insieme a sua moglie Marleen, malata di sclerosi multipla.
Abitano in un piccolo paese vicino al mare che si chiama Zeebrugge. (Zee in fiammingo significa, appunto, mare). Adesso ha 68 anni.
Credo che questa sia stata l’intervista più angosciante della mia vita, parimenti a quella con Regina Louf: ovviamente per motivi diversi. Lei la vittima; lui forse il carnefice.
Quando il fotografo ed io siamo arrivati all’indirizzo che Nihoul ci aveva indicato per telefono, non potevamo credere ai nostri occhi, allibiti davanti ad una casa diroccata in un quartiere popolare alquanto sinistro. A questo punto abbiamo suonato il citofono ( su cui appariva solo il nome della sua compagna) ed una voce ci ha detto: “scendete in cantina. Vi aspetto lì”.
Potete immaginarvi la nostra reazione sentendo nominare la parola cantina, al ricordo delle povere bimbe trovare incatenate e rinchiuse proprio nell’interrato della casa di Dutroux!
Jan, il fotografo, un omone grande e grosso, ha fatto subito un passo indietro ed ha esclamato: “Tu sei matta! Io me ne torno a casa!”. Ho dovuto afferrarlo per il bavero della giacca ed intimargli di comportarsi da vero uomo. Eravamo arrivati sino a lì, percorrendo chilometri di strada per attuare quell’intervista e l’avremmo fatta!
Nel frattempo abbiamo visto Nihoul che usciva da un sotterraneo e ci apriva la porta. Dopo aver spinto dentro il fotografo, prima che cambiasse idea… lo abbiamo seguito; in effetti questo uomo, che fino a poco tempo fa aveva tanto denaro, conoscenze importanti e guidava lussuose automobili imprestate da ministri suoi amici, adesso si nasconde proprio in uno scantinato.
E’ stata un’intervista difficile. Che cosa si prova davanti a chi potrebbe aver commesso crimini atroci, che si dice siano stati insabbiati con l’aiuto di altrettanti delinquenti potenti ed intoccabili? Soprattutto dopo aver ascoltato gli sconvolgenti racconti di Regina che dice di aver assistito all’uccisione di una sua amica in presenza sua e di Dutroux.
Paura, rabbia, dubbio? E’un diavolo, un perverso? Quali domande porgli per capire? Per comprendere fino in fondo e far capire agli altri,a chi lo ha visto solo fotografato sui giornali, che tipo di uomo sia. Di sicuro non è uno stinco di santo! Ho registrato punto per punto il nostro colloquio, da cui traggo i punti più salienti.
“Regina Louf è una pazza! Io non ho ammazzato nessuno. Conoscevo Dutroux perchè ogni tanto gli facevo dei piaceri. Cose di poco conto per cui ho già scontato qualche anno di prigione. Contro di me non hanno trovato alcuna prova, neanche per i rapimenti delle bambine uccise da lui. Lui era il mostro, non io!
A me il sesso è sempre piaciuto; frequentavo i club di scambi di coppie e adoro le donne. Ma non le bambine. Durante uno di quei party ho conosciuto la mia attuale moglie; da allora non ci siamo più separati.
Organizzavo feste particolari per Dutroux e per i suoi amici, è vero; e anche per ministri, magistrati, persone che contano…Ma sempre con donne maggiorenni.
Li ricordo tutti, uno ad uno; e li ho anche citati durante il processo. Con nomi e cognomi: fra i clienti più assidui c’era un giudice di pace, un ufficiale della gendarmeria, degli avvocati, un magistrato. In prigione ho scritto un libro, la mia autobiografia. Un altro libro su di me è stato pubblicato da due giornalisti, Georges Huercano- Hidalgo e Catherine Lorsignol, della televisione belga RTBF: si chiama
‘Moi, Michel Nihoul’. Là sono riportati alcuni degli interrogatori avvenuti durante il processo, in cui cito tanti importanti personaggi coinvolti in certi giri. Ma i loro nomi e cognomi sono stati censurati; l’editore li ha coperti con una striscia nera.
A Dutroux procuravo della droga per il suo compagno Lelièvre: è vero, a Lelièvre diedi anche 1000 pastiglie d’ecstasy il giorno dopo il rapimento di Laetitia Delhez, il 9 agosto 1996; ma non come pagamento per averci aiutato a sequestrarla! Io non sapevo nulla delle loro intenzioni; sono loro i mostri, non io!
Una volta Dutroux mi telefonò perchè aveva bisogno di un passaporto falso portoghese per un suo amico francese che secondo lui ‘aveva fatto una cazzata’; e doveva scappare sotto falso nome. Si trattava di Bernard Weinstein.”
Proprio quel Bernard Weinstein, più volte condannato per furto di auto, nominato “il ratto” per il cattivo odore che emanava?
(Pare che fu lui ad aiutare Dutroux a rapire Julie e Melissa e anche An ed Eefje. Ma poi si impaurì, minacciando di rivelare tutto alla polizia e Dutroux lo uccise, seppellendolo a Sars-la-Buissière).
“Proprio lui! Comunque quando gli vendetti le pillole per Lelièvre la gendarmeria di Dinant ne era al corrente; loro stessi mi avevano chiesto di fare da infiltrante per riuscire a mettere le mani su un giro di spacciatori e tossicodipendenti.”
Perchè vendevate passaporti portoghesi? (Improvvisamente penso a Madeleine, la bimba inglese rapita in Portogallo).
“In Portogallo si potevano ottenere documenti falsi usurpando l’identità di handicappati dimenticati dalle istituzioni.”
Nihoul, lei aveva amicizie influenti: mi risulta che veniva pagato da alcuni politici per redigere dossier contro i loro avversari. Ma adesso vive come un animale braccato, senza soldi, senza lavoro. Le sue conoscenze importanti non la proteggono più?
“Sono spariti tutti. Hanno paura di essere coinvolti. Si fanno negare al telefono. Molti di loro hanno detto alla polizia che non mi conoscevano affatto. Ora non ho più una lira. E non so come pagare le cure per Marleen, che come vede è su una sedia a rotelle, malata.
Non posso uscire di casa per paura di essere riconosciuto dalla gente, che mi crede colpevole e mi lincerebbe. Adesso le racconto una cosa: una volta mi trovavo nello studio di un autorevole personaggio politico. Ad un certo punto gli ha telefonato una persona e lui ha sentenziato: ‘hai ragione. Deve essere eliminato. Provvedi pure’. Lui si ricorda di sicuro che io ho sentito questa conversazione ed ora vorrà liquidare anche me, per paura che parli. Vuole che le dica chi è?”
Improvvisamente è intervenuta Marleen, che mi ha confessato di non aver mai smesso di amare questo uomo e di credere nella sua innocenza; e lo ha bloccato.
“Per carità, Michel, non fare quel nome! Non dirglielo. Se lei lo scrive ti ammazza.”
Il nome non l’ho saputo; ma ho capito che si nascondono ancora tanti misteri sotto questo processo durato anni ed anni, in cui sono stati sentiti ben 108 testimoni fra avvocati, magistrati e poliziotti sospettati di nascondere responsabilità e segreti.
Una cosa è certa; per un uomo in prigione ce ne sono centinaia fuori che non sono mai stati puniti per i loro misfatti e che girano fra di noi, costituendo un serio pericolo per i nostri bambini. Spero che tanti genitori colgano il mio messaggio e stiano ancor più attenti ai loro figli in quanto basta un attimo di disattenzione per perderli; condannati all’inferno più terribile, a sofferenze inimmaginabili.
Sto cercando di prendere contatto con i genitori di Madeleine Mc Cann, perchè forse potrebbero ancora essere aiutati nella ricerca della loro piccola rapita in Portogallo, il 3 maggio 2007, alla tenera età di 4 anni. La pista dei passaporti falsi andrebbe seguita.
Termino con una frase che mi disse Regina Louf, quando, con gli occhi e il cuore gonfi di lacrime la salutai, abbracciandola forte:
“Io sono viva e passo per passo, caduta dopo caduta, sono riuscita a rialzarmi e a guarire.
Ma per quei bimbi che sono scomparsi, per quelli che non riescono più a riprendersi dal male subito, si deve gridare. Sempre più forte. Fallo anche tu per me”.
Questo dossier è stato il mio grido; un grido contro l’ingiustizia, contro questi orchi terribili. Contro chi sa ma tace. Un grido d’amore in difesa dei bambini che rappresentano il nostro futuro e sono il bene più puro e prezioso che abbiamo.
Prima di concludere, per mantenere la promessa, una notizia dell’ultima ora, appena arrivata. A Cancun ( Messico) una bimba di un solo mese di vita è stata violentata da un ragazzo a cui la madre l’aveva affidata mentre andava a fare la spesa. Quando la donna è tornata a casa la neonata respirava a fatica; portata all’ospedale è morta.
I medici hanno scoperto l’abuso e concluso che era deceduta per un infarto. MORTA DI PAURA! Ero indecisa se raccontare una simile atrocità o soffrire in silenzio, come mi è spesso accaduto durante tutti questi anni di interviste.
Poi ho ricordato la frase di Regina Louf di continuare a parlare; per tutte quelle povere creature che sono state violate, che sono state martoriate, che non ci sono più. I cui piccoli cuori si sono fermati per lo spavento.
Copyright: Maria Cristina Giongo
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Maria Cristina Giongo durante l’intervista.
La casa dove abita adesso Nihoul, a Zeebrugge, Belgio.
Un atto del processo riportato nel libro su Nihoul. in cui si vede che sono stati censurati i nomi dei partecipanti ai festini a luce rossa da lui organizzati.
Una pagina che riporta l’interrogatorio in cui si parla dei documenti falsi portoghesi.
Maria Cristina Giongo
CHI SONO
Tags: marc dutroux, maria cristina giongo, michel nihoul, pedofilia, regina louf
Complimenti Cristina, uno splendido servizio, nel tuo inconfondibile stile, sebbene angosciante: ma proprio questo è lo scopo, per riflettere.
Vi leggo praticamente ogni dì e ne approfitto per salutarvi.Ciao!
Oddio, angosciante è il servizio, non l’impeccabile stile, la frase sembra un poco ambigua…
Doei!
Non ti preoccupare, cara Bianca, ho capito che cosa intendevi…grazie di leggerci ogni giorno. E’molto importante avere tra i lettori persone intelligenti e colte come te.
Che cosa posso dirti? Racconto la realtà; una realtà terribile ed angosciante di cui ho tanta paura anch’io. Poveri bimbi!
Un abbraccio,
Cris
Purtroppo sì, questa è la realtà terribile che tu racconti così bene e certamente non dev’essere facile fare queste interviste, belle ma allo stesso tempo terribili.
Grazie delle belle parole che spero di meritare 😀 sì il “Cofanetto” è una piacevolissima abitudine, anzi, spero che abbia una svolta professionale per voi!
Abbracci complimenti e a presto,
Bì
segnalato link all’articolo nel gruppo facebook Retesicura – una squadra contro i pedofili
http://www.facebook.com/group.php?gid=310929635515
Grazie, Gionata, ho visto. I dossier pedofilia sono 4, più un’intervista all’imprenditore Giorgio Sgarra.
Speriamo che servano a qualcosa; sia ai genitori che ai figli!
Cari saluti,
Cristina
Impressinonante..lo avevo già letto, ma ogni volta mi colpisce di più
SONO UNA MAMMA DI UNA BIMBA DI 3 ANNI che lascia abbastanza libera Giulia, ma solo a casa, dentro la casa, neppure in giardino non la perdo di vista, figuriamoci in vacanza!!!
Nel settembre del 2008 siamo andati in Tunisia per una vacanza e mi sono stupita del numero di genitori che lasciano i propri figli con gli animatori solo perché vogliono andare a farsi un massaggio oppure stare tranquilli mezza giornata senza lo stress di avere i bimbi attaccati. Ma io mi chiedo: hai voluto quel figlio??? Come si fa a dire che è un peso! Certo a volte i figli possono farti andare alle stelle e perdere la pazienza, ma anche questo fa parte dell’essere genitori. Se solo si pensa che ci sono parecchie famiglie che desidererebbero avere figli e non possono o non ci riescono ed invece genitori a cui “capita” di avere un figlio e se ne fregano!!!
Quando insieme al mio compagno abbiamo deciso di avere un bimbo la prima cosa che ci siamo chiesti è stata: siamo pronti a diventare genitori? E in che modo? Ora non potremo più pensare solo a noi stessi e la nostra vita verrà “stravolta” per sempre.
CERCHIAMO DI NON FARE GLI STRUZZI E PENSARE CHE CERTE COSE SUCCEDANO SOLO AGLI ALTRI.
TROPPO FACILE DIRE: SE SUCCEDE A ME LO AMMAZZO! MA DOBBIAMO ASPETTARE CHE PROPRIO CI SUCCEDA???!!!
Grazie di cuore, Emanuela, per la tua appassionata testimonianza.
Hai ragione.
Cara Cris, bel servizio, scioccante ed efficace. Ora dovresti secondo me integrarlo con una bella inchiesta sulla pedofilia in ambito religioso, negli oratori, nel seminari e nelle chese di tutto il mondo, una piaga di dimensioni mostruose.
E’ una macchia nera che si allarga ogni giorno e meriterebbe a maggior ragione l’attenzione della cronaca e dell’informazione, oltre che di una giornalista attenta come te all’attualità.
Hai ragione, Vilma; è un grande lavoro raccogliere tanto materiale per farne un servizio documentato.
Il dossier pedofilia ho cominciato a prepararlo 8 anni fa e prima ho seguito per tanti altri anni il processo Dutroux.
Lo scandalo nella Chiesa è scoppiato solo ora; si sapeva, certo, ma era difficilissimo poter entrare in certi ambienti, raccogliere testimonianze…..
Siano benvenute tutte le testimonianze dirette a riguardo!
Ciao,
Cristina
buonasera Cristina,
intervista toccante ed emotivamente rilevante.
Gradirei sapere quando è stata fatta questa intervista poiché mi risulta dell’aprile 2010.
Mi stupisce che tale Nihoul sia a tutt’oggi “segregato” in un postaccio nel Belgio, ma è veramente un quartiere degradato? In centro e sul mare? Apparentemente la sabbia davanti alla porta fa pensare ad una piccola residenza estiva sul mare… Zewbrugge pare che sia in riva al mare: Possibile che un uomo accusato di tali nefandezze si ritiri in villeggiatura?!
Un incoraggiamento a continuare nella ricerca dei lati oscuri della giustizia e un’attesa di delucidazioni su questo interessante servizio transalpino.
Cordialmente,
Pio
Caro Pio,
questa intervista è stata fatta nel giugno di 3 anni fa; per questo l’ho inserita in un dossier dove ho raccolto tutte le interviste che ho attuato in passato sul tema della pedofilia. La parola DOSSIER implica proprio il concetto di elementi e documenti. E’ stata pubblicata dal settimanale OGGI il 13 giugno di quell’anno. Ma solo una parte.
Infatti il colloquio con lui, che ho registrato, è durata 3 ore! Per cui il materiale raccolto è molto; Nihoul ha anche scritto due libri.
La sabbia davanti alla porta del condominio era per via dei lavori iniziati in una via in degrado. Infatti lui abita in una casa veramente povera, dove ha costruito il suo alloggio…nel sotterraneo. Quindi non è una residenza estiva sul mare ed il mare non lo vede di sicuro, anche se in effetti è a due passi: in quanto vive rinchiuso e recluso là, senza uscire, per paura di essere ammazzato.
Come ha detto lui stesso è un sepolto vivo che ha il terrore di essere eliminato per le troppe cose che sa.
Cordiali saluti,
Maria Cristina Giongo