Posts Tagged ‘miniere’

Alla ricerca delle miniere d’oro perdute dello Swaziland: antiche tragedie e nuove prospettive- seconda parte

martedì, novembre 24th, 2015

Minatori fine ‘800 (Swaziland Digital Archives)

La corsa all’oro
Il periodo a cavallo tra il 19o e il 20o secolo vide una frenetica corsa all’oro in Sud Africa e in Swaziland.
In quest’ultimo paese furono aperte numerose miniere, dai nomi bucolici (Margherita), storici (Ivanhoe, Nottingham, Buckingham) o minacciosi (Sciacallo, Filone del Diavolo).
Furono intrapresi imponenti lavori.
Per far giungere l’acqua necessaria a far girare la ruota da mulino che muoveva i macchinari, a Daisy fu costruita una condotta di due chilometri, del diametro di circa mezzo metro che originava da una cascata sui monti.

Resti della condotta e della diga costruita sono ancora visibili nella fitta foresta.

Col tempo lo sfruttamento delle vene aurifere divenne più dispendioso e arduo per la necessità di scendere sempre più in profondità.
Entro gli anni ’30 del secolo scorso esse furono man mano abbandonate e lasciate in balia della natura.
Da allora saltuariamente scavi furono ripresi in alcune di esse fino agli anni ’60.
Negli anni ’40 fu iniziata, nell’area mineraria, la posa di eucalipti e pini per ricavarne legname e polpa di cellulosa per le cartiere (una delle principali risorse economiche del paese ancora oggi).
Quasi tutte le miniere abbandonate finirono inghiottite dalle fitte foreste tropicali o dalle piantagioni.

(altro…)

Alla ricerca delle miniere d’oro perdute dello Swaziland: antiche tragedie e nuove prospettive

domenica, ottobre 25th, 2015

Minatori, fine ‘800 (Archivio Storico Digitale dello Swaziland)

Le foglie di un arbusto cresciuto davanti all’ingresso della galleria del “livello 4” della miniera d’oro “Daisy” (risalente alla fine del 19° secolo e abbandonata da ottanta anni) si muovevano a indicare presenza di corrente d’aria. Il pertugio lasciato dallo smottamento dell’ingresso era però troppo piccolo da permetterci l’accesso: abbiamo dovuto aprire un passaggio sufficiente a entrare carponi.
La galleria in sé era alta non più di 160 cm per cui eravamo costretti a procedere curvi.
Nell’immaginario collettivo le miniere sono invase da pipistrelli aggressivi, puzzano di muffa e legno stantio, trasudano acqua, radici di alberi penzolano dal soffitto.
Non è sempre così e dopo aver esplorato una cinquantina di gallerie in venti miniere, mi sento in obbligo, per sfatare l’ingiusta nomea dei pipistrelli, di testimoniare che essi ci ignoravano oppure, spaventati, ci frullavano intorno alla ricerca dell’uscita e noi, per agevolarli, ci siamo spesso abbassati per lasciare loro il passaggio.
In alcune occasioni abbiamo notato, con una certa apprensione, piccole radici scendere dalla volta delle gallerie, segno che la roccia sopra di noi non era molto compatta (le radici degli alberi possono infilarsi nelle crepe e frantumarla).
Daisy (Margherita), nel nord dello Swaziland, fu la prima miniera che esplorammo e l’alone di mistero che la circondava ci rese particolarmente inquieti mentre avanzavamo lentamente con molta attenzione.
Perché questa miniera fu, apparentemente, teatro di una tragedia.

(altro…)