Le poesie di gennaio: “Anni luce” e “Bocca del nulla” (di Antonio Dentice)

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“L’arabesco arcobaleno è sciolto”

 

Nati all’improvviso, e incontenibili, da una tempesta interiore e per così dire “sottocutanea”: ecco che cosa il giornalista Antonio Dentice (esperto di filosofia economica palombiana, cronista di varie tradizioni mistiche e ideatore della piattaforma culturale «Rubrics», consigliata nonché promossa anche dal «Corriere della Sera») mi racconta in pratica dei suoi componimenti nei quali, come testimoniano i due in calce a queste righe, la visionarietà di Edgar Allan Poe si mescola al tono “sapienziale” di Kahlil Gibran, per dare origine a versi che sembrano quasi il reportage di una breve ma intensa peregrinazione spirituale, deputata a descriverci, da un lato, i tratti più distintivi della poesia e, dall’altro, il metodo migliore per avvicinarla e praticarla, dal momento che essa soltanto è in grado di renderci consapevoli di noi stessi e del nostro essere al mondo.

Pietro Pancamo
CHI SONO


 

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Edgar Allan Poe

 

ANNI LUCE

Ignoro poesia,
ma intravedo dove rinasce quella che m’è delegata.

È mistero per congiurati che sorvegliano cave di marmi inespressi,
evolvendo per sinestesie e balbettii un po’ idioti.

L’ispirazione è furba lepre con coda di pavone:

mescola i cieli come estati, ma dorme a mezzogiorno;

nutre chi non la cerca;

accoglie i poveri tra i pertugi delle basse maree;

e sempre fugge dai pezzenti che risalgono in banchi di granchi in lutto la sera,
sezionando l’orifizio dei granelli di sale, chiamandoli vittoria.

Veri versi svestono lo spartito,
le note son scacciate in una mano di poker, tra cuori e fiori.

Scavano trincea per difendersi dalla radiazione cerebrale,
reclamando indipendenza nel caos di sabbie mobili,
che affondano alle radici di una orazione non per l’uomo, ma con esso.

Gareggiano tra correnti amorali e amano chi s’uccide,
o chi, un pezzo alla volta, è masticato uva nobile dai giganti.

La chiarezza è bugia, funerale d’un piccolo infinito.

Lo spegnimento è ossigeno per chi naufraga tradito nei flutti della ragione.

Imbroglia!
Bara e arrenditi al vento.
Sii lo zero replicabile per milioni d’anni luce.

Antonio Dentice

 
***
 

BOCCA DEL NULLA

Sciami invisibili,
farfalle di pulviscoli ingrati.

L’arabesco arcobaleno è sciolto nella coppa insapore,
dove si mescolano insetti e tori.

Pungimi l’anima acerba che gattona nel perimetro di Dio
e dimmi che sono giuste sulla bocca di nulla,
quelle parole.

Domande gocciolano arrese anticipate dai silenzi
e giocando all’astronauta affievoliscono tra nuvole e pantani.

Il veleno da un seme,
fior di cura.

Dimmi,
che parole sono giuste sulla bocca del nulla?

Ho dimenticato di esserci e son caduto.

Antonio Dentice

 
 
 
 

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4 Responses to “Le poesie di gennaio: “Anni luce” e “Bocca del nulla” (di Antonio Dentice)”

  1. Bellissime! Grazie per questo contributo e questa “peregrinazione spirituale”! Anche a Pietro Pancamo, il nostro grande poeta giornalista.

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