La posta del cuore dei nostri amici animali di Imma Paone. Il lutto per la perdita di un nostro amico a quattro zampe.

L’argomento di cui oggi voglio scrivere è per me molto impegnativo ed anche difficile da affrontare, ma purtroppo abbastanza frequente: l’elaborazione del lutto per la morte, naturale o accompagnata, di un animale domestico.

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Gli animali hanno sempre  fatto parte della nostra vita, ovviamente in maniera diversa a seconda della sensibilità delle persone, tanto che sappiamo che in Italia si contano più animali domestici nelle nostre case rispetto a qualche anno fa e che la percentuale di chi possiede un pet è più alta nelle famiglia senza figli o con ragazzi adolescenti o di età maggiore (ISTAT, Indagine sul possesso di animali domestici, 2000 e 2006). Queste informazioni ci permettono di capire meglio quanto il ruolo dell’animale sia mutato negli ultimi anni. 

Oggi, infatti, è considerato un vero e proprio membro della famiglia al pari di un fratello o di un figlio, cresciuto come un “eternamente bambino” perché non autonomo e dipendente dai proprietari.

Si è ormai capito che tra l’uomo e il proprio animale si crea un legame così profondo che il momento della malattia e della perdita diventa motivo di grande sofferenza, quasi al pari di un lutto umano. 

In certi casi per evitare le inutili sofferenze al proprio amico animale si richiede al proprio veterinario di effettuare l’eutanasia, ovvero la dolce morte (di cui ho già affrontato come argomento tempo fa), scelta che comporta una ulteriore sofferenza e grandi sensi di colpa per i proprietari dell’animale.

La relazione che si instaura con i nostri amici domestici non è costituita semplicemente da un investimento emotivo, ma da tutti i benefici che tale relazione porta. Si è infatti studiato che questa relazione determina un aumento della secrezione dell’ossitocina, di beta-endorfine e di dopamina, così come succede durante la fase di innamoramento tra due persone, tutti neurotrasmettitori endogeni che ci rendono più felici ed aumentano le nostre sensazioni piacevoli ( consapevolezza sfruttata anche nel campo della pet-therapy). 

Distaccarsi da tutto questo è molto difficile, ed, al pari della perdita di un parente o un amico umano, bisogna spiegare come avviene l’elaborazione del lutto

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Ogni soggetto reagisce in maniera differente ed unica all’evento luttuoso ma si riconoscono cinque fasi comuni (individuate da E. Kübler-Ross nel 1970):

a) Fase della negazione o del rifiuto: è la fase del rifiuto della realtà, per cui l’evento non viene accettato, viene considerato impossibile. Tipica frase che rimbomba nel proprio cervello è: “No, non è possibile, non può essere successo veramente”. Spesso è anticipata da uno stato di shock, in cui non ci si rende conto di quanto sia realmente successo. Questa fase di negazione è un meccanismo di difesa messo in atto dal soggetto per proteggersi dal dolore e per darsi del tempo per metabolizzare l’accaduto.

b) Fase della rabbia: è caratterizzata da un sentimento di rabbia rivolto verso se stessi o verso chiunque si ritenga responsabile della perdita (amico, parente o veterinario).

Il veterinario non ha fatto abbastanza, poteva salvarlo” oppure “Dovevo accorgermene prima che stava male, non sono stato attento!”.

La rabbia è importante per l’elaborazione del lutto, ma irrigidirsi in questa fase rende più difficile accettare la perdita e passare oltre.

c) Fase della contrattazione o del patteggiamento: si inizia a render conto della perdita ma si cercano delle soluzioni, spesso irrazionali, per riavere indietro ciò che si è perso, come se la perdita fosse percepita come qualcosa di temporaneo. “Se torni non ti lascerò più solo”. 

d) Fase della depressione: costituita dalla consapevolezza che la morte è inevitabile. Predomina la disperazione per l’evento ormai percepito come irreversibile. “Non tornerà mai più indietro”.

E’ la fase in cui ci si chiude in se stessi e non si ha voglia di far nulla.

e) Fase dell’accettazione: comprende la totale elaborazione del lutto e l’accettazione della perdita. Rabbia e dolore possono essere ancora presenti, ma con minore intensità. Si inizia ad organizzare la nuova e differente condizione di vita.

Sarà per sempre nel mio cuore”.

Ovviamente tutte queste fasi non necessariamente si susseguono in questo ordine, ma spesso si alternano e si ripresentano più e più volte, tanto che passa molto tempo, anche anni, per accettare completamente la perdita di un amico a quattro zampe.

E’ possibile notare la stretta similitudine con l’elaborazione di un lutto umano e addirittura con la rottura di una relazione affettiva-amorosa.

L’ elaborazione della perdita di un animale, come la perdita di un nostro caro, quindi non è per nulla semplice e dipende non solo dal carattere della persona ma molto dal rapporto che si era impostato con l’animale stesso. Ci sono persone che magari conservano giochi, cucce e altro del loro amico, altri che buttano via tutto ciò che apparteneva al loro animale per evitare di ricordare. Ci sono alcuni che richiedono una cremazione singola con restituzione di ceneri in una urna, meglio personalizzata, altri ancora che preferiscono lasciare che se ne occupi il veterinario riuscendo a stento a firmare i documenti necessari per la cancellazione dall’anagrafe.

E’ evidente quindi che il lutto per un animale è un processo emotivo molto intenso, caratterizzato, proprio come per una persona, da sentimenti struggenti, ma a differenza di quest’ultimo manca non solo di rituali sociali, come un funerale vero e proprio, ma anche di un supporto psicologico che renderebbe più semplice l’elaborazione.

Già consapevole di questa realtà ho cercato in rete diverse pubblicazioni sull’argomento lutto ed ho trovato uno studio che ha raccolto le testimonianze di proprietari che hanno dovuto prendere la difficile decisione di addormentare il loro animale da compagnia, praticando l’eutanasia, e di come hanno affrontato la perdita. Mi interessa riportarlo in questo mio articolo perché è una situazione che ormai da anni mi ritrovo ad osservare nella mia professione.

Secondo questo studio “una grande percentuale degli intervistati ha dichiarato di piangere in privato la morte dell’amico. Questo comportamento è spesso una reazione alla poca comprensione ed allo scarso significato che le persone vicine (parenti, amici, colleghi) danno alla perdita che si sta vivendo. Questa condizione può rendere difficile elaborare il lutto e portare a conseguenze nocive in termini di salute per i proprietari che possono andare incontro a cattive condizioni di salute fisica, aumento dello stress e depressione. 

Un’altra grande maggioranza di intervistati riferisce invece di aver cercato sostegno da famigliari ed amici e questa si è rivelata una preziosa risorsa per affrontare la perdita. Tale condivisione ha portato a rafforzare le relazioni, le persone riferiscono di provare un senso di maggiore unità ed apprezzamento reciproco a seguito della perdita di un animale da compagnia.

Un terzo degli intervistati ha dichiarato di aver adottato un nuovo animale e che questa scelta ha aiutato a superare la perdita. Per alcune persone può essere vista come una scelta inappropriata e poco accettabile ma è una reazione normale e non sbagliata purché non sia il tentativo di sostituire la relazione precedente e negare la perdita. Un nuovo inizio è auspicabile per la salute fisica e psicologica dei proprietari, la compagnia ed il prendersi cura di un nuovo animale, instaurare una nuova relazione affettiva possono fornire un grande conforto psicologico.

Una piccolissima percentuale di proprietari si è rivolta invece a gruppi di supporto dove poter condividere il proprio dolore con altri proprietari che stavano vivendo la perdita di questa relazione. I partecipanti a questi gruppi possono trovare beneficio e veder ridursi i sentimenti di colpa legati alla scelta dell’eutanasia e depressione dovuta al lutto”.

In realtà veri e propri centri di supporto psicologici sono ben collaudati negli USA ed in Inghilterra mentre qui in Italia siamo ancora ben lontani da questo tipo di approccio al benessere psicologico di un proprietario in lutto.

Ciò che posso suggerire ai miei clienti è quello di vivere il proprio dolore senza nascondere la sofferenza e senza lasciarsi influenzare da quelle persone che reputano inutile o folle star male per il proprio amico. Soffocare i propri sentimenti e le proprie emozioni genera altre situazioni di malessere personale (ansia, depressione, rabbia) che poi bisognerà inevitabilmente affrontare. E’ invece, secondo me, importante condividere questo malessere con amici e parenti, del resto anche in umana, dopo un lutto o addirittura una separazione e la fine di un amore, si suggerisce di parlarne, meglio con competenti del settore, per aiutare a rielaborare questo forte dolore.

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Una ultima nota degna di curiosità, che ho notato personalmente in casa con la morte di uno dei miei due cani ma, che poi ho avuto riscontro sia da racconti di clienti sia da ricerca fatte sempre in rete, anche gli animali che restano in famiglia percepiscono la mancanza del proprio compagno e vivono l’elaborazione del lutto con delle modifiche comportamentali che un proprietario, particolarmente in sintonia con i propri pet, potrà percepire.

Per qualsiasi informazione contattatemi al mio indirizzo di posta elettronica: immavet1973@libero.it

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One Response to “La posta del cuore dei nostri amici animali di Imma Paone. Il lutto per la perdita di un nostro amico a quattro zampe.”

  1. Enrica Talamo scrive:

    Articolo scritto con il cuore e con la sensibilità di chi ama le proprie bestiole e le considera al pari di un figlio. Perderli e’ un dolore insopportabile e io quel dolore lo conosco bene e ce l’ho ancora dentro. Mi ha salvato avere ancora il mio Fully (un Maine Coon di 3 anni) e dovevi occuparmi di lui. Ma dopo la morte del mio.primo micio mi ammalai tanto da restare in un letto per 3 mesi. Non avevo più voglia di vivere. L’anno precedente mi aveva lasciato la mia mamma e ora il mio Birillo. Nessuno mi aspettava a casa al mio rientro. Fu così che presi Fully che ora ha 6 anni ed è il mio salvavita. Poi volli dargli un compagno di giochi. Il suo nipotino Baloo. La gioia di vivere in persona. Vivace, birichino e adorabile. Ma una domenica mattina, era il 7 ottobre 2018 lo.trovai a terra.senza vita. Mezz’ora prima era sul mio letto che giocava
    Credetti di impazzire. Un trombo mi aveva privato del.mio.piccino. Ma c’era Fully e reagii per lui con la morte.nel cuore. Non riuscii più a prenderne un.altro. Lo shock che provai mi segnerà per sempre

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