L’amore, ma quanto paga la dignità? La vita agra delle donne dignitose

L’amore, chi diamine lo ha inventato… Se non lo hai mai conosciuto lo rimpiangi per tutta la vita, se l’hai conosciuto ed è andata male…anche! Ma può perfino succederti di ringraziare il destino perchè ha sposato un’altra.
Se è andata bene e lo hai sposato tu…che fatica mantenerlo vivo! Mah, che tutto questo faccia parte del pacchetto “peccato originale”?

Quando e come ti accorgi che l’amore comincia? C’è chi parla di farfalle nello stomaco: mai sentite. Io credo che la vera spia sia quello strappetto sulla custodia dell’anima che senti al momento di lasciarvi, quando ci si conosce ma non ci si frequenta ancora. E ti arrabatti per creare l’occasione di rivederlo.

Ma vi siete mai chiesti, uomini e donne, se l’amore sincero, a parole così bramato, sia alla fine sempre riconosciuto ed apprezzato? E una volta trovato (miracolo!) facciamo davvero di tutto per conservarlo ?

Recentemente ho avuto la piacevole sorpresa di veder confermata dall’illustre Alberoni, grande osservatore e studioso dei sentimenti, una verità in cui ho sempre creduto, anche per averla subita.

L’amore sincero e lineare, fatto di dono e dedizione, non sempre paga, perchè l’uomo, non necessariamente giovane e inesperto, è sensibile all’artificio, alla manipolazione da parte femminile. Sembra quasi cercarla, per farsi catturare e guidare. La donna semplice e spontanea che dice quello che pensa, anche per il di lui vantaggio, è spesso perdente di fronte alla donna scaltra che dice quello che l’uomo vuole sentirsi dire.

La spontaneità della donna, il suo adoperarsi, il suo tacere per ridurre ansie, paure, specie quando il rapporto scricchiola, sono spesso scambiati dall’uomo come indifferenza o mancanza d’amore, mentre l’implacabile serenità, l’approvazione costante, l’elogio delle donna scaltra sono scambiati per amore costante e profondo.

La donna è innamorata, tace e soffre, vuole il bene di lui e un rapporto onesto. La rivale invece vuole l’uomo per vanità, per capriccio, per approvazione sociale: lo lusinga, lo preme, lo ricatta e riesce ad ottenere ciò che vuole.
La donna innamorata dona ma non ottiene: l’altra, proprio perchè non ama, invece raggiunge lo scopo. Lucida verso il suo obiettivo, si presenta in una posizione di guida e di comando; lui accetta ogni cosa come ipnotizzato, quasi grato che lei lo sollevi dal prendere decisioni sulla sua vita privata. Lei gli appare come una donna che ha tutti i diritti, le cui richieste vanno soddisfatte.

Ricordate la trama di “Sangue e arena”, quando il cinema era davvero arte, donatore di grosse emozioni? Dona Sol è una donna esperta e spregiudicata, il bel torero lo sa, eppure si riduce a pendere dalle sue labbra, dimenticando la moglie innamorata e che pure ama.

E ricordate quella indimenticabile scena in cui coraggiosamente Carmen va da Dona Sol chiedendo indietro suo marito, e la fatalona torna nelle stanza e intima “ Olè toro !“e lui, a quattro zampe, obbedisce? La sofferenza di lei ti viene incontro, ti assesta un colpo allo stomaco, ti paralizza.

C’è una maniera di uscirne? Mostrandosi sempre sagge e docili, cercando di non dargli problemi, si finisce per far parte del mobilio, per non fare breccia, per provocare vuoti di memoria. Sforziamoci di avere un impatto visibile e indimenticabile, muoviamoci in un modo più eclatante, con entrate e uscite di scena degne di nota, senza insinuarsi sempre come ombre silenziose.

Alla donna “dignitosa” può toccare il marito bradipo (proprio per questo l’ha voluta, perchè non rompe!), che ama vivere in un mondo blindato, silenzioso e riservato, lavoro fuori, bricolage e tivù quando è in casa. Un padre accondiscendente coi figli, così la rompiscatole è la mamma mentre il papà è affabile e comprensivo.

Bisogna anche riconoscere che molti uomini non fanno altro che ripetere il modello matrimonio-azienda dei genitori: sposarsi è un obbligo sociale, poi fatalmente la brava moglie diventa governante e mamma anche del marito. Lui intanto si fa una vita sociale extra moenia e quando rientra è tutto pronto e apparecchiato, come succedeva con la sua dolce mammina.

Che fare allora? Proviamo a metterlo in crisi, a spiazzarlo. Niente più lavori domestici tutti gravanti su di lei e sempre perfetti, un po’ di sano disordine. Niente sesso abitudinario. Cominciare a spendere soldi per sé, farsi belle e uscire, finchè non prenderà in mano la situazione, almeno per non esaurire i fondi. Sbattere una tazza per terra ogni tanto, preferibilmente del servizio di mamma sua. Dirgli chiaro e tondo, senza reticenze o pudori, che un matrimonio senza condividerne la realtà più profonda non è un matrimonio, se ne va a morire.

Un amore, anche nato con le migliori intenzioni, può annegare nel risentimento e nell’indifferenza se privato dell’educazione all’amore, perchè è mancata la creazione di una complicità di coppia e il suo corretto svilupparsi e rafforzarsi nel tempo.

E’ prevalso il nemico numero uno dell’amore, il non detto, il lasciar perdurare abitudini sbagliate, il non aver il coraggio di chiedere l’aiuto dell’altro quando non si è felici ed esaminarne con calma le ragioni.

E ancora la mancanza di stimoli e di attenzioni verso il partner, il credere che, una volta in coppia, il sentimento più attraente, misterioso e fragile del mondo sia cosa scontata.

Elisa Prato

Elisa Prato è consulente e formatore in comunicazione, amministrazione pubblica e fiscalità, recensionista in arti sceniche e cultrice di reading.
Evergreen nel DNA, crede fortemente nella capacità femminile di individuare forme di maturazione personale e, insieme agli uomini, iniziative di revisione sociale.
L’autrice accetta con piacere scambi di idee con i lettori alla mail kira1602@libero.it.

Proibita la riproduzione dell’articolo senza citare autore e fonte di informazione.

No part of this publication may be reproduced or transmitted, in any form or any means, without prior permission of the publisher and without indicating the source.

Tags: , , , ,

Lascia un commento