L’involuto

Sono rimasto indietro, involuto, retrogrado. Un troglodita legato al palo al tempo delle utopie quando sognare era lecito e i miracoli succedevano veramente. Sono un antiquato, uno che non ha fatto i conti col progresso, con l’evoluzione intellettiva di una società interattiva, senza sostanza, solo apparenza, virtuale. Sono uno che crede ancora in un mondo come quello evocato da John Lennon, utopico, ma non impossibile da realizzare:

«Immagina che non ci sia alcun paradiso, nessun inferno sotto di noi, ma solo il cielo sopra di noi. Immagina che non ci siano nazioni. Niente per cui uccidere o morire. Nessuna religione. Immagina tutta la gente vivere in pace. Si potrebbe dire che sono un sognatore, ma non sono l’unico ad esserlo.»

Particolare del dipinto intitolato “Italia”, di Jacopo Scassellati

Io ci credevo, io ci credo ancora ad una società multietnica , globalizzata. Una società senza confini, dove ognuno nasce libero e va dove gli pare nel rispetto delle regole. Sono rimasto fermo ad allora, agli ideali del mio tempo che si avveravano ogni giorno perchè ci credevamo in tanti.
Apro la finestra sul moderno e la richiudo in tutta fretta; troppa avidità, troppa invidia, solo voglia di apparire, su quei volti appiccicati su tavolette illuminate. C’è poca umanità all’orizzonte, troppi morti in mezzo al mare, troppe bocche da sfamare, troppo cibo buttato nella spazzatura.
Ma poi è arrivato lui, il 2020, il famigerato bisestile che ci ha messo tutti in riga con la sua pandemia. Tutti proni impauriti asserviti dalle regole del potere, talvolta assurde, pur di salvare la pellaccia. E’ una minaccia? No, è solo un segnale dall’alto per ricordarci di fermarci. Di girarci indietro ogni tanto per tendere la mano a chi ne ha bisogno.

Milano, Rivisitazione in murales, dello street artist Tvboy,
de “Il bacio” di Hayez

Un Virus atipico, mutevole che ha voluto evidenziare tutti i limiti della società in cui viviamo, con le sue incongruenze e con l’importanza che diamo alle cose superflue, trascurando, molto spesso, il senso della vita. Per renderci consapevoli che non siamo eterni. Ed è per questo che il Virus ha voluto rinchiuderci, isolarci dai figli, dai genitori, dai nonni e dai nipoti. Un segnale per ricordarci che siamo tutti uguali. Un Virus che ha voluto creare sentimenti di vicinanza e dirci che sulla terra non c’è bisogno né di arroganza né di soprusi né di violenza, e che senza l’amore e il rispetto non c’è futuro.
No, il 2020 non è stato un anno cattivo, semmai è stato un anno da ricordare anche nei secoli a venire, perchè ha segnato il cambiamento. Un anno già passato alla storia per aver segnato l’inizio di un nuovo paradigma con l’invito alla riflessione, alla riconsiderazione di un nuovo ordine mondiale.

Valentino Di Persio
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