L’amicizia (e le donne…)

Indubitabile che le donne abbiano raggiunto traguardi importantissimi. Ma con la crescita professionale è arrivato anche un miglioramento della qualità affettiva? Le donne hanno anche migliorato il rapporto, spesso non proprio solidale, fra di loro? Dai comportamenti osservati non sembrerebbe… salvo poi a partecipare a cortei e dibattiti sulla questione femminile con grande apparente convinzione. E pensare che una vera solidarietà fra donne, la forza riunita di un patrimonio di conoscenze misto a sensatezza e sensibilità potrebbe davvero cambiare il mondo. Allora forza donne, auguri a tutte noi!

Il rapporto tra donne è spesso alimentato dall’esigenza di una presenza di supporto, della serie “la tale ha un brutto carattere, ma qualcuna che mi accompagni al cinema ogni tanto ci vuole; poi abita vicino a me e se mi capita di avere l’influenza…” Ma può succedere che il tollerare continuamente divergenze di carattere e di temperamento per avere una compagnia qualsiasi alimenti un risentimento interno che prima o poi esplode. Certo, non è opportuno né umano cercare l’assoluto in ogni rapporto: anche se spesso un’amicizia nasce da un’esigenza pratica, non è detto che non si possa trasformare in qualcosa di degno di essere vissuto. Paris Hilton dice “curate le amicizie vere, tenetevi anche quelle false, potrebbero essere le uniche che avete.” Scherza? Mah, se lo dice lei…
Uno degli errori più comuni nell’amicizia tra donne è l’invadenza: stimolare, quasi pretendere la confidenza dell’altra, considerare l’altra come il serbatoio delle nostre lacrime. Oppure permettere che l’amica, in ogni momento del giorno o della notte, riversi su di noi fiumi di parole (se non siamo disponibili all’ascolto diamo un appuntamento in un momento successivo).
Come in ogni rapporto umano il rispetto è fondamentale. Ognuna di noi desidera tenersi delle cose per sé, e questo non tocca l’amicizia: mai pensare “ma se non me lo dice non mi considera un’amica” oppure “io mi confido, lei no, mi sento messa da parte“.
La riservatezza, il rispetto delle confidenze e dei dolori altrui, tenendoli segreti, segna il confine tra una personalità matura ed una immatura, tra l’adulto ed il bambino. Non occorre che l’altra parte dica “non ne parlare, per favore”, bisogna sapere quando occorre tacere (niente di più avvilente dei cosiddetti segreti “circolari” tra amiche).
Spesso, purtroppo, nel caso in cui un rapporto finisca, l’una si sente autorizzata a diffondere quanto sa sull’altra: un pessimo comportamento, purtroppo diffuso. Perciò, se sappiamo che le nostre conoscenze non sono un modello di riservatezza, cerchiamo un confidente a chilometri di distanza, che non abbia contatti con il nostro entourage!
Le amiche debbono sostenersi nelle difficoltà, ma alla larga da quelle che porgono solo lai, piagnistei, giudizi su conoscenti comuni, depressione, ecc.
Un vero amico è un arricchimento, condivide con te le cose belle e buone della vita, agisce in un clima di rapporto scambievole: un po’ si fa viva una e un po’ si fa viva l’altra, senza atteggiamenti di superiorità, spesso inconsapevoli e molto comuni, verso la donna sola, nubile o separata. Alcune amiche non hanno mai tempo di chiamare (“sai, la famiglia…”), però il tempo di stare al telefono delle mezz’ore quando vengono chiamate, ebbene si, quello ce l’hanno.
Un amico ti avvisa per tempo di un pericolo, ma trova anche il modo di avvertirti con sensibilità di difetti tuoi che non vedi: facile fare l’amica tutta bacini e moine “o come stai bene, o come ti dona, o che bella casa “, mentre in genere chi segnala un difetto o una negatività è poco accettato, data la nostra immensa voglia di essere desiderati e lusingati, tanto che non sappiamo trarre vantaggio da certe verità rivelate che non vediamo.
E’ amica quella che condivide i dolori, ma soprattutto quella che gioisce della tua fortuna e dei tuoi successi: vuol dire che ha raggiunto una maturità tale da saper riconoscere la tua superiorità in qualche campo, senza sentirsi sminuita. Tra donne spesso non si sopporta quella che fa carriera, si pensa sempre che ci sia sotto qualcosa di oscuro o di poco pulito.

Essere amica di chi fa pena è facile.
Avere un’ mica vera è una cosa straordinaria, ma anche riuscire ad esserlo lo è.
Con l’età cresce l’insicurezza e spesso conduce all’esigenza di identificarsi con l’amica.
Capita che la donna non più giovane comunichi con il suo aspetto fisico il fatto di non credere più nella possibilità di trovare un affetto.
Tacchi bassi, vestiti beige, faccia lavata, capelli cortissimi (“ho scelto la comodità, no?”): il fatto è che l’amica sciatta non ci mette molto a pretendere che tu faccia lo stesso, che ti conformi alla sua sciatteria. Salvo poi uscirsene con frasi acide se un uomo ti guarda due volte. Apparire al meglio è un dovere, farlo notare con delicatezza è una vera e sottovalutata prova di amicizia. Non è riprovevole riconoscere le proprie esigenze affettive ad ogni età: se le soffochi, prima o poi corpo e psiche te ne chiederanno conto.
Che fare quando la situazione è difficile, ad esempio quando si viene a sapere che il marito dell’amica cornifica? Rivelare o non rivelare?
Non è un problema di facile soluzione. Può funzionare la tecnica dello specchio: se l’amica ti comunica di aver visto qualcosa di strano nel comportamento di suo marito, prova a dire, “ah, ti pare strano? In effetti lo è”. Questo la solleciterà a rifletterci sopra e ad arrivare alla verità.
Una grande prova di rapporto maturo è la capacità di chiedere scusa quando si sbaglia.
E così appartiene all’individuo maturo anche la capacità di perdonare, fin dove si può: il perdono giova, è anche liberatorio. Non dimenticate però, la memoria è una difesa!

A volte ci si deve rendere dolorosamente conto che l’amica si vuole staccare, oppure siamo noi a volerci staccare: anche in questo caso cerchiamo di evitare quella brutta cosa che sono le sparizioni: bene o male ci ha dedicato tempo e attenzioni, va trattata col rispetto che si deve ad una persona. Il fatto di dire il perchè ve ne andate o di domandare all’altra perchè se ne va non vi toglie dignità e può servire a far riflettere se sia il caso di mantenere il rapporto.
Se non risponde, se si chiude, in genere è perchè ha un groppo in gola, un rancore, un’invidia che non riesce a riconoscere.
In ogni caso l’affetto, l’amicizia, i sentimenti, non vanno mai mendicati, anche quando è difficile accettare che manchino, anche quando si para davanti a noi lo spettro della solitudine. Anzi, la solitudine deve essere un incentivo per continuare la ricerca di rapporti validi.

Elisa Prato

Elisa Prato nasce l’ultima domenica di Carnevale di un freddissimo inverno piemontese, sotto il segno dell’Acquario, ma con una pratica luna in Capricorno.
Laureata in legge, lavora come funzionario e dirigente nella pubblica amministrazione.
Oggi alterna l’attività di consulente e formatore con quella di recensionista in arti sceniche; inoltre coltiva e pratica il reading (letture teatrali).
Evergreen nel DNA, crede fortemente nella funzione riformista delle donne, portata avanti insieme agli uomini, diretta all’evoluzione sociale e alla maturazione personale autentica di entrambi i sessi.

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5 Responses to “L’amicizia (e le donne…)”

  1. Ben detto! Bell’articolo!

  2. Alex scrive:

    Oh finalmente vedo com’è Elisa Prato.
    Caspita! Posso constatare che qui la bravura come giornalisti non è soltanto l’unico pregio che avete. Complimenti sinceri.

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