Intervista a me stesso. “L’ultimo pescatore” di Luciano De Giorgio

Luciano De Giorgio presenta il suo recente libro, edito da Albatros.

Ebbene sì, ho chiesto all’autore del libro “L’ultimo pescatore”, Luciano De Giorgio, di intervistare se stesso. Infatti chi meglio dello stesso scrittore può parlarci della sua opera? Uscire da se stessi per vedersi da un altro punto di vista, con le proprie paure, esperienze di vita e speranze. Io ho appena terminato di leggerlo e mi è piaciuto. Originale (soprattutto per la fine!), coinvolgente, ricco di citazioni e pensieri che invitano ad una riflessione profonda. Su un tema che tocca tutti: quello della malattia e della morte.

Come quando si è nella stanza di un parente caro tutti intorno ad un letto consapevoli di non poter far nulla, di non riuscire a dir nulla… neanche gridare la rabbia per un destino crudele, dovuto ad “una malattia feroce” (come la definisce De Giorgio) Ma niente finisce, quando il corpo perisce.

Rimangono quei 21 grammi di anima…De Giorgio scrive: “Questo il peso dell’anima. Non si sa perchè, non si sa come, ma appena il cuore compie il suo ultimo battito pare che il nostro corpo perda 21 grammi esatti.” E, poi, ancora: “nella numerologia il numero 21 rappresenta la fortuna in tutto il suo insieme.” Il che implica quindi il concetto del…: “lieto fine.” Se vogliamo vedere in tutto ciò un segno di speranza. La speranza che la nostra vita su questa terra non sia stata soltanto un caso.

Vi lascio a questa speciale intervista dell’autore a se stesso e…
buon mese di febbraio a tutti!

Maria Cristina Giongo
CHI SONO

Complimenti signor De Giorgio, la vita da pensionato l’ha visto rinascere. Oggi siamo al suo quarto libro. Di cosa parla “L’ultimo pescatore”?
A differenza dei miei precedenti libri che avevano un sapore “dolce” (Pinocchio, Sagre e Fiere, Leonardo Da Vinci) questa volta il sapore é “amaro” trattando una malattia ancor oggi incurabile: il cancro.

Quindi, per la prima volta si cimenta su un tema drammatico. Che cosa lo ha portato ad un argomento così difficile e doloroso?
É la somma di varie esperienze vissute negli ultimi anni con persone afflitte da varie malattie che purtroppo portano alla morte. Nonostante questo, il mio racconto vuole essere un messaggio di speranza perché la speranza non deve morire mai.

Un disegno di Loredana Lancisi, realizzato appositamente per il capitolo che da il titolo all’opera.

Il protagonista é un settantenne di nome Camillo. Che cosa ha di particolare quest’uomo rispetto ad altri nella sua condizione?
Camillo é consapevole del suo stato. Attraversa le fasi della malattia ripercorrendo la sua vita tra ricordi e speranze, tra momenti di gioia vissuti con la sua famiglia mentre il dolore lo attanaglia, in un crescendo senza sosta, nel suo letto numero “sette”.

Interessante, ma non è tutto qui, vero?
Verissimo. Ogni capitolo ha riferimenti letterari che spaziano attraverso i secoli: da Tito Lucrezio Caro a Voltaire, Moliere, Manzoni, Montale, Pirandello e altri fino a scrittori dei giorni nostri. Questi testi servono a Camillo da stimolo per varie riflessioni sulla vita toccando molti argomenti filosofici. Troverete anche un divertente colloquio del protagonista con Sigmund Freud, il famoso psicoanalista.

Bene. L’ultimo capitolo comincia con una frase molto ambigua: “quando la fine é solo l’inizio”. Ce la vuole spiegare?
Il capitolo precedente termina con un “game over” che fa presagire la fine del racconto. Invece il lettore arriva ad un nuovo capitolo chiamato “l’ultimo viaggio”. É il capitolo più lungo e più inaspettato. Dopo tanta sofferenza ecco che arriva la speranza con un finale che mi guardo bene dal commentare. Lascio la sorpresa a chi vorrà leggere il racconto…

Ultima domanda. Cha cosa si aspetta da questo nuovo libro?
Non ne ho la più pallida idea. Quest’anno i miei lettori mi hanno apprezzato per il racconto fantasmagorico “Il taxi di Leonardo” dove il divertimento e le battute si sprecano a iosa. “L’ultimo pescatore” é tutta un’altra storia, quindi dovrò trovarmi dei nuovi lettori. Si tratta di una nuova sfida alla quale non mI tiro indietro e che affronto con molta serenità d’animo.

Luciano De Giorgio

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