Jova Beach Party: io c’ero!

Premessa: in un mio post facebook dell’11 luglio ho scritto:

La mia amica Paola mi ha chiesto di descrivere con un aggettivo il Jova Beach Party di ieri a Rimini, e mi è uscito al volo “estremo”.
Più ci penso e più mi sembra azzeccato: ESTREMO, ecco come è stato!
Ne scriverò dettagliatamente nella mia uscita di luglio de “Il Cofanetto Magico”, ma di sicuro l’idea sarà questa!
Jova Beach Party: estremo!

In meno di due mesi, la grande carovana del Jova Beach Party farà 17 date, e ogni data vuol dire mettere in piedi, grazie al lavoro di circa 1000 persone, un gigantesco villaggio in grado di accoglierne poi oltre 40.000. A data.
Per dire, mentre scrivo risuona ancora l’eco della data di Marina di Cerveteri (16/7) e si è praticamente alla vigilia di quella di Barletta (20/7).
Si dirà: e dove sta la novità? E’ un tour, no? E i tour da sempre sono fatti così! Una città dopo l’altra, un concerto dopo l’altro.
Ok, ricominciamo!

Jova Beach Party NON E’ un concerto, e dunque questo non si può paragonare a nessun altro tour. Jova Beach Party è una vera città che uno normale, una volta che l’ha installata, la lascia lì se non proprio per sempre, almeno per un mese o due, e poi magari lì ci suona e ci balla e ci fa quello che vuole tutte le sere e sarai tu, se vuoi, che ti organizzi e ci vai.
Ma Lorenzo Jova, è tutto meno che “uno normale”, e allora questa cosa gigantesca l’ha pensata itinerante: si sposta e si monta e poi si smonta e poi si sposta di nuovo (ok, i set in realtà sono due, perché se no non ci sarebbe il tempo materiale tra una e l’altra, ma il concetto è quello).

Che io sia molto più che un fan di Lorenzo, è cosa risaputa, visto che non perdo occasione per ribadire che lui, per me, è uno dei giganti di questa epoca, uno di quelli che mi fa essere contento di viverci, in questa epoca, in contemporanea con lui e con una manciata di altri che arricchiscono il mio mondo e il mio modo di vivere (volete sapere chi sono gli altri? Beh, se mi seguite lo sapete già e se no lo scoprirete dai miei prossimi scritti).

Insomma visto che il 12 dicembre 2018, mi ero fatto un autoregalo di Natale comprandomi il biglietto per la data di Rimini (che sembrava così lontana e invece è arrivata e adesso è già passata) eccomi, mercoledì 10 dopo breve e piacevole trasferta, a varcare la soglia e immergermi nella festa. Anche se sono da poco passate le 16:00 è già (sembra) pieno di gente. Io al mare ci sono nato e ci vivo, e questo mare è molto simile a quello che conosco così bene, dunque la sensazione di “casa” è forte, ma al contempo mi assale subito la sensazione che ci sia tanto da esplorare. Ed è questa voglia che mi prende di andare un po’ in giro a “vedere cosa c’è” (e anche “chi c’è”) che mi fa scrivere su facebook un post a commento di una foto: “Decisamente non ci sono dubbi su dove sia la festa!

JBP è indubitabilmente una festa: si gira, si guarda, ci si cerca, ci si trova, ci si sofferma di fronte al mare, poi si passa davanti ad un campo da beach volley, al Furgoncino del mio amico Carlo (che dispensa pane vino & rock’n’roll), ad una torre, ad un palco.
Poi ad un tratto l’onda di energia si concentra e si canalizza, segui il flusso e ti trovi a distanza variabile da Lorenzo, che ha fatto una delle sue incursioni su uno dei tanti palchi, oppure sta facendo un annuncio, o lanciando un filmato, o celebrando un matrimonio…

Insomma, è già festa, ma in fondo in fondo, tutti sanno, tutti sappiamo, che quella è solo l’attesa, una specie di sabato del villaggio, ma al contrario.

Questa non è una cronaca, e dunque non voglio scrivere di chi si è esibito e dove e quando. Anche perché ce la siamo raccontata per tutto il pomeriggio, che l’attesa era bella, ma tanto siamo tutti qui (nel frattempo siamo diventati veramente tanti, i numeri ufficiali dicono 45mila), per quello che sta per succedere. E puntalmente succede, che arriva Lorenzo e la festa, quella vera, inizia.

Saranno (sono state) più di 3 ore, di quello che, mi piace sottolinearlo ancora, non è un concerto. Di concerti di Jova ne ho visti ormai quasi una ventina, e questa è un’altra cosa.
Lorenzo lo sottolinea più volte, che è un po’ tutto improvvisato. Tutto, non credo, ma parecchio sì (e diciamolo, un po’ si nota, perché comunque secondo me c’è solo uno che può fare show di quattro ore improvvisando, e Jova non è Bruce, e la sua non è la E-Street Band, ma questo è un altro discorso).

Io, come mi è sempre capitato alle feste anche quando avevo gli anni giusti, mi sono trovato un punto di osservazione leggermente appartato. Adesso che ho anche l’alibi dell’età mi astengo dal buttarmi in mezzo alla mischia (non sono mai riuscito a cedere alla tentazione di scatenarmi nel ballo, mannaggia) e dunque sono consapevole di perdermi un bel pezzo di trasporto emozionale. Ma questo non mi toglie un grammo di emozione e convinzione sul fatto di essere comunque nel posto giusto. Certo, Lorenzo sta molto tempo nascosto dietro la consolle a fare il dj e il tutto è concepito ed architettato principalmente per chi è un po’ più… in forma di me, ma ogni tanto arrivano le canzoni con la band, e, al ritmo giusto, dopo più di tre ore si arriva al gran finale con Jova chitarra acustica al collo.

Sono in piedi quasi da otto ore, la fatica fisica è tanta, ma la festa è stata travolgente, il tempo magnifico, l’energia dei 45mila intensa e vitale. Intorno a me tutti gli sguardi esprimono soddisfazione, gioia di vivere, pace, e puro amore per questa follia, per questo posto, per la musica, e soprattutto, è ovvio, per chi questa cosa l’ha pensata, voluta, progettata e la sta realizzando, sera dopo sera.

E’ tutto così ESTREMO, come la convinzione che ho fatto bene, anzi benissimo, quel 12 dicembre, a regalarmi questo biglietto. E a cedere d’impulso alla tentazione di comprare anche quello per un secondo appuntamento. Il 3 agosto ci sarò, al Lido di Fermo, ad un nuovo, ESTREMO Jova Beach Party.

Paolo Pagnini
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