Considerazioni di giugno, ossia “Il traguardo”

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Amici del «Cofanetto Magico»,
mentre Alessandro Petacchi farfugliava, vittima d’una misconoscenza a dir poco plenaria, seriale e terminale della lingua nostrana; mentre Andrea De Luca, con la sua proverbiale incapacità di mettere in croce anche solo due parole, riusciva (paradossalmente) a mettere in croce tutto l’italiano; e mentre Fabio Genovesi lodava a ciclo continuo i paesaggi toscani, il campione olimpico Elia Viviani perdeva a tavolino, il 13 maggio scorso, la terza tappa del Giro d’Italia.


 

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Gino Bartali

 

Ma il ciclismo, cari lettori, non è soltanto il nobile sport di Bartali e Froome, od un mero programma televisivo come il Giro d’Italia, per l’appunto, e il Tour de France. No, è anche una metafora della vita: a dimostrarlo chiaramente, contribuisce una serie nutrita di frasi celebri, fra cui spiccano senz’altro quella di Elias Canetti (“Corridore: non tollera ombre sulla propria ombra”) e quella di Vasco Pratolini (“I corridori ritardatari, anime dannate che Dante si dimenticò di cantare”); frasi, naturalmente, molto più belle e significative della poesiola striminzita che vi propongo qui di seguito.

 

IL TRAGUARDO

I cerchioni nel grano
di una bici caduta.
Anzi no: scagliata via.

E mentre il traguardo
straguardo da lontano,
mi dico a pugni stretti:
«La fede è più fragile
persino della vita».

Pietro Pancamo
CHI SONO

 
 
 
 

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