Alberobello. Il culto dei Santi Medici

Fotografia di Gianfranco Ricupero

Ricordo di aver avuto 5 o 6 anni quando, un pomeriggio, mentre giocavo in bicicletta con le mie amichette nel tratturo di casa, vidi allo sbocco della statale una miriade di gente a piedi.
Scena che si ripete, ogni anno, negli ultimi giorni di settembre e che si dilunga per una decina di giorni con maggiore affluenza nei fine settimana. Una tradizione che prevede il pellegrinaggio alla volta di Alberobello, in onore dei Santi Medici Cosma e Damiano, il cui culto inizia nel 1600. I fedeli, ma anche soli curiosi, provengono dai paesi limitrofi come da Martina Franca, Locorotondo, Cisternino, Fasano, Noci, e dalla regione in genere.
L’usanza del pellegrinaggio, risalente al XVIII secolo, continua a rinnovarsi grazie al rimando da padre in figlio.

Io e il paesaggio oscurato dalla notte

Da quella volta, mi ripromettevo ogni anno di andarci, curiosa e in dovere di mantenere alta una tradizione che ha visto partecipi, prima di me, i miei nonni, i miei genitori e chi prima di loro. Di solito, impegni e umore me lo hanno sempre impedito. Ma quest’anno mi son decisa nell’impresa.

Per chi non lo sapesse, sono di Martina Franca ed abito sulla strada “vecchia” per Alberobello, quella che storicamente veniva utilizzata per questo grande evento dai fedeli di Martina (ne parlo al passato, in quanto, ormai, da molti anni, una nuova via ha surclassato questa antica e stretta strada). Un percorso di circa 15 km, che prevedeva una sosta, all’incirca a metà percorso, davanti alla chiesetta rurale, in contrada Nigri, dedicata alla Madonna dell’Altomare.

Per me, quindi, che abito a circa 6,5 km da Alberobello, non sarebbe stata un’impresa impossibile, anzi l’idea di avventurarmi da sola su di una strada non illuminata e isolata tra boschi, masserie e qualche trullo abbandonato, mi dava la giusta adrenalina, soprattutto dal momento che molti han cercato di dissuadermi dal farlo, da una parte perché ero una ragazza da sola, dall’altra per la presenza di cani “mannari” e di qualche stupidotto in vena di scherzi, nascosto dietro i muretti a secco, per spaventare i pellegrini.

Fotografie di Federica Mancini

Così nella notte del giorno 27 settembre, alle 2.30 del mattino, armata di bastone, lucettina, gilet catarifrangente, ombrello (perché di solito piove!) e uno spicchio di luna in cielo, mi sono avviata, con la mente serena, su questa strada, per assistere alla messa delle 4, quella specificamente dedicata ai pellegrini.
Durante il percorso non sono mancate le chiamate preoccupate, che mi facevano sorridere e mi tenevano compagnia, ma non sono mancati nemmeno attimi di riflessione dal momento che stavo protraendo quello che molti prima di me avevano già fatto, a piedi scalzi, con una richiesta nel cuore verso i Santi Medici.

Fotografia di Federica Mancini

A sorpresa, svoltando a destra, mi sono ritrovata davanti ad una grande folla. Gente che, come me, aveva intrapreso il mio stesso percorso. Penso che in quel momento l’emozione, il silenzio, la devozione che si respirava nell’aria con le parole del prete, non lasciavano spazio ad altro se non alla preghiera e alla riflessione.

Dopo tutto, dov’è il bello della tradizione se non nel tramando di usi e costumi e nel ritrovare lo spirito e le sensazioni di chi, già precedentemente, ha battuto la tua stessa strada?

Marica Caramia
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Le foto mi sono state gentilmente concesse dagli autori.

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One Response to “Alberobello. Il culto dei Santi Medici”

  1. Elisa Prato scrive:

    Che bel racconto di coraggio, devozione,ostinazione. Grazie, cara Marica, ne vogliamo ancora dalla Puglia meravigliosa. Elisa

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