Olanda. Polemica sul taser, pistola elettrica, usata anche per pazienti psichiatrici. E’una questione etica. Sono malati. Non criminali!

L’anno scorso nei Paesi Bassi è iniziato un esperimento che dava la possibilità a 300 agenti dei reparti mobili di usare il taser non solo sui malfattori ma anche su pazienti particolarmente aggressivi, affetti da patologie psichiatriche.

Il taser, o dissuasore elettrico, è una specie di pistola che genera scariche elettriche in grado di stordire ed immobilizzare una persona. Quando si preme il grilletto vengono sparati due piccoli dardi di metallo entrambi collegati ad un filo, da cui non si distaccano neanche quando toccano l’obiettivo, il quale viene colpito da una scossa di corrente che passa da un puntale di metallo all’altro creando un’immediata paralisi dei muscoli. Il corpo si irrigidisce e cade a terra. Questi due dardi saettano a 55 metri al secondo. Non è necessario che si conficchino sotto la pelle, è sufficiente che tocchino i vestiti.

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Questa iniziativa ha provocato molte polemiche, tanto che ne è stata chiesta l’immediata sospensione prima del termine stabilito, fissato per la fine di quest’anno. La prima reazione negativa è avvenuta da parte di Amnesty International che ha denunciato la morte di centinaia di persone a causa del taser, chiedendo ai governi di vietarne l’uso.
Oppure di limitarlo a situazioni di effettiva minaccia, per contrastare un pericolo immediato: piuttosto che sparare direttamente al sospetto criminale con una pistola a proiettili, in grado di ferirlo gravemente o ucciderlo.

Ma un malato mentale si può considerare un soggetto pericoloso a tal punto da usare questo mezzo per fermare i suoi attacchi di improvvisa violenza? Non dimentichiamo che “la difesa deve essere proporzionale all’offesa.”

Il primo uomo che è stato immobilizzato con una scarica elettrica proveniente dal taser è stato un uomo scappato da un ospedale psichiatrico di Rotterdam, che vagava svestito sull’autostrada appena fuori dalla città. Il “poveretto“ è caduto sull’asfalto riportando ferite per l’impatto sul terreno.

Non a caso ho adoperato la parola “poveretto”, perchè concordo con quanto hanno scritto due scienziati dell’University of Auckland in una pubblicazione uscita sull’International Journal of Law and Psychiatry: “si dovrebbe proibirne l’uso su pazienti affetti da disturbi psichici, in quanto, se adoperato su persone sane non è nocivo: ma non sono ancora conosciuti gli effetti su malati con disturbi mentali.”

Un giornalista americano ha esaminato le autopsie di 700 persone decedute su cui era stato utilizzato il taser. Alcuni avevano patologie cardiache, altri sono morti in conseguenza di crisi respiratorie, “sicuramente in conseguenza della scariche elettriche prodotte da quest’arma.”

E’anche una questione etica, come ha scritto il Dottor Mink de Vries in un articolo tratto da “Samen sterk zorgen zonder stigma” (Traduzione: “ Sostenerci con forza tutti insieme senza stigma”), prendendo ad esempio un uomo in una cella d’isolamento che era stato assalito da una psicosi (generalmente in questi casi la psicosi insorge per mancanza di assunzione delle medicine prescritte).

Nei suoi confronti si sono serviti del taser per calmarlo ma senza prima provare azioni alternative e soprattutto seguire il dovuto protocollo. Sua madre dichiarò che “non credeva che in un Paese come l’Olanda potessero accadere cose del genere.” “Per mio figlio Steven”, disse, “lo spavento per una simile azione è stato più forte del male provato.”

“I malati psichiatrici non sono cavie per esperimenti, sono esseri umani. Il confine fra cura e maltrattamento è sottile. Si tratta di persone fragili e malate, non di criminali. Mi domando se è una scelta etica !” ha ribadito il Dottor De Vries.

In un articolo uscito nel quotidiano olandese AD si legge che di recente il taser è stato usato di nuovo su un uomo di 73 anni in preda ad una violenta crisi distruttiva ( in un reparto chiuso della casa di cura Laurens di Rotterdam), da parte di un agente chiamato dagli infermieri che non riuscivano a calmarlo. Aveva già infranto un vetro e rotto un televisore.

Pare che l’agente sia stato redarguito e potrebbe essere rimosso dal suo incarico. Lui si è giustificato asserendo che prima di tutto non sapeva della sospensione dell’esperimento, in secondo luogo in quel momento aveva trovato l’utilizzo del taser l’arma migliore per bloccarlo, in quanto era diventato “pericoloso per se stesso e per gli altri.”

Agenti olandesi che fanno esercizi sull’uso del taser.

In sua difesa si sono espressi sia il capo della polizia di Rotterdam, Frank Paauw sia quello del sindacato di polizia, Jan Strujs, asserendo che il taser “non è lesivo perchè non ferisce e non uccide.” Dalla sua parte pure alcuni infermieri che assistono pazienti affetti da gravi patologie psichiatriche, fra cui alcuni malati di Alzheimer, i quali a volte possono essere molto aggressivi. Infatti in questi casi vengono calmati con “consistenti” dosi di calmanti e spesso legati con fasce contenitive.

Il ministro della giustizia e della difesa, Ferdinand Grapperhaus (del partito Cristiano Democratico, CDA), ha dichiarato che l’agente si era trovato in una situazione di pericolo e quindi aveva preso l’iniziativa a suo parere più opportuna.

Per questo motivo ha chiesto che si riveda la possibilità di riprendere l’esperimento per decidere poi in futuro se proseguire; ovviamente sempre in casi di assoluta necessità. Non dimentichiamo che in passato (sporadicamente ancora adesso) si usava la terapia elettroconvulsivante (TEC), comunemente nota come elettroshock, persino per curare devastanti forme di depressione.

Il mese scorso Italia per la prima volta in sei città, Milano, Brindisi, Caserta, Catania, Padova e Reggio Emilia alcuni agenti di reparti mobili, dopo aver seguito dei corsi per conoscerne a fondo l’uso e gli effetti, hanno avuto in dotazione il taser per stordire e bloccare un malvivente. Naturalmente è vietato l’uso personale.

Per fortuna nel nostro Paese non si è parlato di servirsene pure su persone affette da demenza senile, o da altre affezioni psichiche ricoverate nelle case di cura, come in Olanda. In quanto non è giusto considerarle alla stessa stregua dei criminali! Non dimentichiamoci che loro sono soltanto creature indifese, gravemente malate o anziane, per nulla coscienti e responsabili delle loro azioni.

Maria Cristina Giongo
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