Giù la maschera! Davide Pagnini ci racconta del suo essere musicista nella “Città della musica” (Pesaro, Città Creativa della Musica Unesco)

Davide Pagnini, cantautore e musicista

Me lo dicono tutti, al punto da avere ormai convinto anche me, che quando nell’autunno del 1983, con l’incoscienza sognatrice dei miei 26 anni, novello emulo non ricordo quanto inconsapevole del “Signor di Bergerac” dissi “No, grazie!” ad un posto in banca (peraltro legittimamente conquistato con un piazzamento da podio al termine di un apposito prestigioso concorso) e decisi di seguire una specie di impulso euforizzantemente illogico, era più difficile, rispetto ad oggi, fare una scelta così controcorrente.

Oggi che una vera “corrente” a cui abbandonarsi non ci sarebbe neppure più, è paradossalmente più facile fare scelte che diventa improprio anche definire “alternative”, visto che manca proprio “l’impianto strutturato” a cui teoricamente contrapporsi.

Voglio dire che se non c’è quasi più un percorso ovvio, o quanto meno facilitato, che traghetti lo studente coscienzioso dall’aula scolastica o universitaria, direttamente alla scrivania lavorativa, decidere di fare qualcosa che continuiamo impropriamente a definire non convenzionale, seguendo una qualche vocazione, pur se non ancora considerato normale, non appare più di certo una scelta così irrazionale.

Ma una legge base del mondo (non solo di quello del lavoro) dice che quando la concorrenza aumenta diventa più difficile emergere. Ovvero, se è meno utopistico oggi seguire la propria indole e mettersi a fare il musicista piuttosto del bancario, ci si troverà di certo in buona compagnia, e quello che si sarà guadagnato grazie alla atipicità della scelta, lo si perderà per colpa della mancanza di originalità dell’opzione.

Insomma, se decidere di fare il musicista, oggi, può essere una scelta più facile anche a causa della scarsità di alternative, riuscire poi a farlo veramente (e magari anche ricavare di che viverci) è più difficile, per eccesso di concorrenza.

Tra pochi o tra tanti, lo strumento migliore per emergere, resta comunque sempre lo stesso, ovvero la qualità di ciò che si fa, e l’impegno costante a puntare all’eccellenza.

In foto: a sinistra Davide Pagnini con la sua chitarra e a destra Paolo Pagnini col suo nuovo libro “L’ultima vita

Davide Pagnini lo conosco da quando è nato. L’omonimia tra noi non frutto del caso. Davide è il figlio di mio fratello Gabriele. Il suo primo palco è stato quello dove noi per anni abbiamo tenuto spettacoli di animazione per la nostra città, il suo primo impegno nel mondo dello spettacolo è stato con il nostro Staff di animazione cittadina (per chi fosse curioso, a questo link c’è una bella intervista che la Direttrice Maria Cristina mi ha fatto, per il Cofanetto Magico, ben quattro anni fa).

Insomma, qui il rischio che qualche lettore sia infastidito dall’idea di una compiacente “cosa in famiglia” è veramente grosso. E allora diciamo subito che:

1 – L’idea dell’intervista è proprio della nostra apprezzatissima Direttrice;
2 – Davide, come cantautore e musicista (ci ho pensato molto, prima di esserne certo), mi piacerebbe, e molto, anche se non fosse mio nipote.

Per cui, se avrete voglia di seguirci, ci sono ottime possibilità che scopriate anche voi una delle nuove voci del panorama musicale italiano, e, fra qualche (poco) tempo, quando, come ci auguriamo, la notorietà di Davide Pagnini “esploderà”, potrete dire: io lo conosco già!

Davide, cosa c’è scritto alla voce “professione”, sulla tua carta d’identità?

C’è scritto MUSICISTA, ma svolgere questa professione non significa fare soltanto una cosa. Un cantautore, oggi, deve essere un professionista del web e dei social, un promoter, un manager, un rappresentante, un musicista, un cantante, uno scrittore, un videomaker, un editor, un arrangiatore, un autista, un facchino, un magazziniere, un inventore e un rivenditore.
Ogni singola parte è fondamentale per mandare avanti un ingranaggio complesso che poi si conclude con la semplice facciata di una canzone. Molto spesso, la musica finisce per essere l’aspetto meno importante di tutto questo meccanismo e la qualità artistica generale si abbassa, portando molti colleghi MUSICISTI a scegliere di scrivere DISOCCUPATO nella propria carta d’identità.

Davide mentre esprime la sua arte

Ad un biografo che volesse raccontare la tua storia, cosa raccomanderesti di non dimenticare, nei primi capitoli?

– Vorrei che introducesse la mia biografia così: la musica si fa, non ci si può girare intorno. La musica non viene a bussare alla tua porta, la musica non ti cerca.
Se consideri la musica un sogno stai pur certo che non potrai mai fare musica. Un sogno si definisce tale quando è diverso dalla realtà. Se la musica è diversa dalla realtà non può funzionare. Porre obiettivi, lavorare duramente ogni giorno, seguire se stessi più di ogni NO che un frustrato qualunque si diverte a dire, studiare, andare a sporcarsi le mani, cercare un solo talento e approfondire quello, essere maniaci e perfezionisti.
La carriera non inizia con il primo disco. La carriera ha inizio quando si nasce e si comincia ad accumulare esperienza. Sarà quel bagaglio che un giorno ti farà scrivere la prima canzone.
Molte professioni richiedono una preparazione didattica, mentre il metodo per trovare ispirazione non si studia su nessun libro.
“Il mestiere dell’autore è vivere la vita”.

I libri vanno letti, i quadri vanno ammirati e la musica va ascoltata. Detto questo, se volessimo comunque provare a spiegare a parole perché chi ci legge in questa intervista, dovrebbe ascoltare le tue canzoni, cosa ti sentiresti di dire?

– Compongo canzoni che esprimono poetica ed eleganza, affronto temi basilari osservandoli da un punto di vista inesplorato, lavoro per aprire il canale emotivo più di quello auditivo. In un’epoca di omologazione come la nostra, dove la discografia tende a standardizzare ogni artista e genere musicale, queste sono caratteristiche rare. Per questo si dovrebbe ascoltare Davide Pagnini.

Cosa scriveresti oggi, al Davide sedicenne che iniziava a far ascoltare in giro le sue prime canzoni? E cosa ti piacerebbe leggere, in una lettera che il Davide 60enne riuscisse ad inviarti facendotela trovare oggi prima di un concerto nella custodia della chitarra?

– Al Davide sedicenne scriverei così: “Caro Davide, bravo Davide! Sono fiero di te, del tuo coraggio e della tua umiltà. Sei stato forte, sei stato determinato e a volte hai anche raggiunto l’obiettivo. La strada è stata tortuosa e qualche volta anche in discesa, la bussola ha segnato sempre la stessa direzione, ma la direzione è una cosa bella solo per chi sa dove andare.”
Da un Davide sessantenne vorrei sentirmi dire:”Caro Davide, bravo Davide! Sei sulla strada giusta, ma sei ancora lontano dall’obiettivo. Ti stai godendo il percorso? A volte temo che tu non lo sappia fare. Ho paura per te quando vieni attaccato dagli invidiosi, ho paura che ti dispiacciano troppo cose, ho paura che sia un mondo difficile, ma so che potrai vincere, lo so.
Ti auguro di essere felice. Qualunque sia il modo.”

E ora una domanda alla Marzullo: è la musica che aiuta a vivere meglio o in fondo in fondo non siamo altro che quello che mangiamo? Ovvero: si faccia una domanda e si dia una risposta…

– Quando vivo un’esperienza sviluppo dei pensieri concettuali. L’istante dopo averli catturati, ho sempre la violenta necessità di esprimerli in musica. A volte ci riesco e sono davvero felice.

Prima di concludere, una specie di domanda di rito. Che poi sono due: se non avessi fatto l’artista: a) cosa ti sarebbe piaciuto fare e: b) cosa pensi che avresti anche accettato di fare.

– Se non avessi scelto la musica, avrei voluto essere uno sportivo, per l’esattezza un giocatore di basket o tennis. Credo che lo sport sia l’arte più vicina alla perfezione.
Avrei accettato di lavorare nel settore turistico e culturale. Ho anche una laurea in questo ambito!

Davide Pagnini con le copertine di due suoi singoli:
Ballerino di Jazz e Mare


E ora, per il gran finale, io non ti chiederò i tuoi programmi per il futuro più o meno immediato, ma se tu ci svelassi almeno qualcosa in esclusiva… chessò, qualche data dei concerti, o quella di uscita del nuovo album… o un piccante gossip sulla tua vita “on the road”… insomma, qualcosa per rendere questa intervista VERAMENTE UNICA!

– Posso svelarvi in anteprima che sto ultimando i lavori su un nuovo album che per me rappresenta una grande svolta artistica. Credo che uscirà entro quest’anno.
Ora sto concludendo un tour che mi ha portato dal Teatro Comunale di Teramo al Teatro Arciliuto di Roma. In questo preciso istante vi sto scrivendo dalle baraccopoli dell’Idroscalo di Ostia, una realtà dura e cruda. Ho un gatto sulle gambe che cerca attenzioni, un iPad tra le mani e fogne a cielo aperto tutt’intorno. Poco lontano, nel porto turistico, yacht milionari.
Siamo esseri strani.

Ringraziamo Davide Pagnini per averci così generosamente concesso un po’ del suo tempo libero nelle pause di una sua minitournee (tre date tra Teramo e Roma), e invitiamo tutti ad integrare le parole appena lette, con la musica, da ascoltare (e vedere), cliccando sui link qui sotto.

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Articolo di Paolo Pagnini

Paolo Pagnini è nato, legge, scrive e vive a Pesaro.
Osservatore attento e curioso, si lancia in spericolate sperimentazioni nei più diversi settori: dalla comunicazione allo spettacolo, dalla radiofonia alla fotografia, dal commercio alla ideazione e promozione di iniziative turistiche, culturali e artistiche.
Aggiorna quotidianamente il suo profilo facebook e frequentemente il sito web e risponde con estrema sollecitudine a messaggi in cinque diverse tecnologie.

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