Invito a cena con sorpresa!

Foto di Chris Bethell, foto estrapolate dalla storia di Oobah Butler
che ha ispirato questo articolo

Qualche giorno fa ho sentito per radio una storia che troverei geniale anche se fosse solo inventata.
Il fatto poi che sia stata presentata come vera, me l’ha resa irresistibile, soprattutto come simbolo di quella parte di mondo alla quale ci ritroviamo in tanti ad appartenere.
Quella parte di mondo che si rivolge al web anche più volte al giorno, per informarsi, aggiornarsi, fare acquisti, chiedere pareri, contattare amici e conoscenti, cercare indirizzi, numeri telefonici, destinazioni per le proprie vacanze…

Provo a raccontarla a modo mio.

Insomma c’è questo giovane giornalista inglese che dopo aver fatto un po’ di tutto per sopravvivere, si mette in testa una idea meravigliosa. Cercare lo scoop sperando di riuscire a farlo sufficientemente grosso da permettergli di uscire dall’anonimato e magari permettersi anche di andare a vivere in una casa vera.

Al momento infatti non se la passa un granché, e ha trovato alloggio presso una specie di capanno degli attrezzi nel giardino di una casa di un conoscente.

“The shed at Dulwich” di Oobah Butler

Pensa che ti ripensa si ricorda che, qualche tempo prima, per raggranellare qualche sterlina qualcuno gli aveva commissionato false recensioni a pagamento, da pubblicare su TripAdvisor, il celeberrimo portale di recensioni a tema turismo e dintorni. Qualcuno doveva aver pensato che costa meno pagare una recensione che offrire il pasto al recensore, e dunque ecco un lavoretto perfetto per chi ha fantasia e scrive in modo chiaro e convincente.

Se è facile pubblicare false recensioni di veri ristoranti (e anche efficace, visto che il nostro si era accorto che molti ristoranti da lui recensiti avevano poi scalato le classifiche del gradimento), cosa poteva succedere se anche il ristorante fosse stato falso, come le recensioni?

La faccio breve: in sei mesi il suo ristorante, ambientato virtualmente nel capanno dove il fantasioso giornalista aspirante-famoso vive, passa dalla ovvia posizione di oltre 18millesimo (ah, non avevo ancora detto che la storia è ambientata a Londra, vero?), a, udite udite, PRIMO!!! Avete capito bene: primo in classifica, ovvero in assoluto il miglior ristorante di Londra!!! E non ha mai servito un pasto, nessuno ci è mai entrato, le pietanze immortalate nelle foto sono realizzate a base di spugne, vernice e schiuma da barba, l’indirizzo è senza numero civico, perché il ristorante è indicato come “solo su prenotazione”, e ovviamente al telefono la risposta è invariabilmente che non c’è un tavolo libero per diversi mesi a venire. La sfida è completata dal nome del ristorante inesistente: “THE SHED AT DULWICH”, ovvero “Il capanno a Dulwich” (che è il sobborgo di Londra dove il nostro vive).

“The shed at Dulwich”, al primo posto!

La storia ha un lieto fine. Almeno secondo me. Raggiunto il top della classifica, e dopo 15 giorni incredibili e infernali durante i quali tutti vorrebbero pranzare o cenare allo “Shed”, ma anche magari lavorarci e non solo come camerieri, ma addirittura come maître e chef, o almeno collaborare a titolo di testimonial, Oobah (si chiama così l’ideatore dell’esperimento) decide di chiudere in bellezza, con una cena da incubo, offerta gratuitamente con la scusa che durante la serata verrà girato un video promozionale, e durante la quale succede di tutto. Il che comunque non scoraggia quasi nessuno, e c’è anche chi chiede di prenotare per poter tornare.

Poi Oobah Butler chiude tutto e pubblica l’articolo nel quale racconta tutta la vicenda.
TripAdvisor si giustifica dicendo che loro sono sì attrezzati per verificare la correttezza delle recensioni ma non per controllare l’effettiva esistenza dei ristoranti, visto che, secondo loro, solo i giornalisti sono interessati ad esperimenti del genere.

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Perché ho pensato che questa storia meritasse di essere raccontata? Per più di un motivo.

Per cominciare, l’articolo rivelatore di Oobah è dell’8 dicembre del 2017 e a me sembra che la vicenda abbia avuto pochissimo risalto, almeno qui da noi. Non è quantomeno curioso che io ne abbia sentito parlare per caso solo per radio e solo qualche giorno fa? Non sembrerebbe una notizia di quelle da far impazzire la rete, e in cascata i tg e i giornali? A voler viaggiare con la fantasia si potrebbe anche favoleggiare di un qualche spontaneo meccanismo di autoprotezione della rete stessa da ciò che ne possa se non proprio minacciare, almeno in piccola parte minare la credibilità.

Inoltre, la giustificazione di TripAdvisor è veramente esemplare. Noi, in pratica affermano, verifichiamo che le recensioni siano vere (visto che la nostra reputazione si basa su quello); il nostro mestiere non è mica controllare i ristoranti; a quello pensano i nostri recensori; se poi qualcuno in vena di scherzi e con molto tempo da perdere si prende la briga di inventare un ristorante, dotarlo di un sito con false foto e passare le sue giornate a rispondere al telefono che è sempre tutto prenotato, noi cosa ci possiamo fare?

Foto di Chris Bethell, alcuni finti piatti dell’inesistente ristorante

Il che potrebbe anche essere accettabile, se non fosse per il piccolo dettaglio che quel ristorante inesistente diventa in sei mesi primo nella speciale classifica di TripAdvisor, ovvero nella classifica elaborata basandosi sui voti espressi nelle recensioni.
Mica da diciottomillesimo cresce fino a diecimillesimo poi cinquemillesimo… no, qui stiamo parlando di arrivare all’ambitissimo primo posto!

E allora? Allora a me sembra chiaro che qualcosa non torna. Però anche io, come Oobah, voglio essere positivo, e dunque mi piace arrivare a questa conclusione. Questo è il mondo di oggi. Possiamo provare a difenderci? Secondo me sì. In che modo? Usando il sano, vecchio e sempre più utile buonsenso. Possiamo considerare un ristorante IL MIGLIORE su oltre 18mila solo perché c’è un sito che raccoglie recensioni più o meno verificate che lo affermano? E questo può determinare la nostra scelta? O può magari solo influenzarla, suggerendoci di cercare tra i nostri amici (veri e non virtuali) qualcuno che in quel ristorante ci sia veramente andato? Tanto se è il migliore, qualche notizia di prima mano la si troverà, no? E lo stesso può valere per un libro, per un film, per un viaggio. La rete è uno strumento che ci facilita moltissimo la vita, ma pur chiamandosi rete non protegge dalle cadute noi “trapezisti” se ci riveliamo troppo incauti.

Il web raccoglie miliardi di pareri e opinioni e ce li spiattella tutti alla pari, tutti apparentemente livellati in quanto ad autorevolezza e credibilità. Sta a noi imparare a distinguere, così come facciamo spesso istintivamente, a colpo d’occhio, quando in poche frazioni di secondo decidiamo se fidarci o meno di chi abbiamo fisicamente di fronte.

La conclusione, la lascio proprio ad Oobah Butler, diventato ora finalmente un quasi famoso giornalista, che conclude così il suoi articolo disvelatore:

Eccoci qua: ho invitato delle persone a mangiare in tavoli a caso fuori dal mio capanno, e se ne sono andate pensando che fosse davvero il miglior ristorante di Londra, basandosi esclusivamente su TripAdvisor. Se volete, potete vederla in modo cinico-sostenere che la risonanza di internet è talmente forte che le persone non riescono a usare in modo appropriato i sensi o il cervello. Ma a me piace essere positivo. Se sono riuscito a trasformare il mio giardino nel miglior ristorante di Londra, tutto è davvero possibile.

A questi link trovate, in italiano e in inglese, l’intera storia scritta da Oobah Butler e pubblicata dal sito VICE. Leggetela, è briosa e scritta molto bene e ne vale veramente l’impegno.

Per chi volesse approfondire aggiungo anche alcuni altri link tra cui quello che rinvia ad un analogo esperimento realizzato in Italia qualche anno fa.

E’ tutto molto divertente e soprattutto istruttivo, e a mio parere contribuisce a migliorare la comprensione di questo mondo nel quale ci siamo trovati un po’ all’improvviso a vivere, senza aver ricevuto nessun libretto di istruzioni.

www.vice.com/it/article/mb9e84/ho-trasformato-il-mio-capanno-nel-ristorante-migliore-di-londra-su-tripadvisor

www.vice.com/en_uk/article/434gqw/i-made-my-shed-the-top-rated-restaurant-on-tripadvisor

www.italiaatavola.net/media/stampa-web-tv-e-app/2017/12/12/tripadvisor-battuto-giornalista-ristorante-migliore-londra-non-esiste/53489

www.italiaatavola.net/articolo.aspx?id=40173

www.dissapore.com/ristoranti/tripadvisor-e-al-primo-posto-di-londra-ma-non-esiste/

www.tpi.it/2017/12/07/ristorante-inesistente-londra-primo-su-tripadvisor/

Paolo Pagnini

Paolo Pagnini è nato, legge, scrive e vive a Pesaro.
Osservatore attento e curioso, si lancia in spericolate sperimentazioni nei più diversi settori: dalla comunicazione allo spettacolo, dalla radiofonia alla fotografia, dal commercio alla ideazione e promozione di iniziative turistiche, culturali e artistiche.
Aggiorna quotidianamente il suo profilo facebook e frequentemente il sito web e risponde con estrema sollecitudine a messaggi in cinque diverse tecnologie.

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One Response to “Invito a cena con sorpresa!”

  1. Una storia incredibile. Da leggere!

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