Rampina, una favola dei nostri giorni (2° episodio)

Immagine realizzata da Marica Caramia, ispirata dalla
favola di Rampina di Valentino Di Persio

E’ talvolta tedioso e triste constatare la progressiva decadenza dei valori sociali di questi tempi, del venir meno dei principi morali: onestà, rispetto, altruismo, solidarietà, giustizia, eccetera, eccetera, in favore d’un materialismo sfrenato, dell’arrivismo, dell’egoismo, della prevaricazione. Tutti fattori che incidono, paradossalmente, anche sul ruolo educativo della famiglia verso i figli, spesso abbandonati in ambito virtuale che, di fatto, cancella le relazioni con il mondo reale, agevolando gli incontri sui social globalizzati. Rispetto al passato, i giovani godono di eccessiva libertà da parte dei genitori, i quali, non curanti dei pericoli a cui i propri figli vanno incontro, rischiano di ritrovarsi impelagati in vere e proprie tragedie, come l’abuso di alcool, di droghe, di incontri e frequentazioni indesiderati. E’ giunto il momento di richiamare i nostri figli alle regole di convivenza familiare: gerarchia filiale, limiti, ruoli chiari e definiti, comunicazione, affettività e rispetto dello spazio e dell’individualità di ciascuno, fornendo così un giusto equilibrio tra sentimento d’appartenenza e autonomia. Riscoprire il dialogo, la favola, la poesia. Rampina, seppur apparentemente anacronistica in questa epoca plagiata da sofisticati aggeggi elettronici, rappresenta un esempio di ritrovata modernità, un’eroina dei nostri giorni, un esempio di tenacia, di coraggio e di attaccamento alla vita. Rampina è una favola iniziata già nel ventre materno e tale vuol rimanere per trasmetterci la sua morale pregna di altruismo e di coraggio, indispensabili per affrontare le avversità della vita. Rampina è una cavallina che fa della sua esistenza un esempio di amore.
Buona lettura
Valentino

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Verso la vita

Come dopo ogni temporale che si rispetti, la quiete prelude sempre al bel tempo. Infatti quel mattino il sole splendeva caldo in cielo, sopra alla Majella. Mi chiedevo se la tempesta di grandine, che la notte aveva accompagnato la nascita di Rampina, altro non fosse che un segnale dall’alto per ridimensionare le ambizioni ed i sogni della nascitura. Insomma, una dura prova di sopravvivenza per testare, da subito, le reazioni della cavallina alle difficoltà della vita. Rampina era rimasta lassù da sola, ma non ancora per molto.

Uno sguardo da Cannatina (Brittoli, PE)

Ero tornato a casa dopo aver accompagnato Luigi. Mi sentivo abbattuto, ma non vinto. Sapevo che avrei reagito ed agito. Avrei tentato di tutto per salvarla. Gironzolavo per casa agitato come una belva in gabbia. La mancanza di idee risolutive mi rendeva ancora più nervoso. Ma ecco che un lampo improvviso m’illuminò la mente. Aprii il frigorifero e ne estrassi una bottiglia di latte. Dal ripostiglio presi oggetti e cose che mi potessero servire, come un secchiello di plastica che avevo conservato, insieme a palette e rastrellini colorati, in ricordo dei tempi felici di quando portavo le nipotine al mare. Risalii in macchina e ritornai lassù.
Rampina, sentendomi arrivare, muoveva la testa che riusciva persino a sollevare da terra. Il calore del sole doveva averle trasmesso energia. Mi accovacciai al suo fianco. Interpretai il suo fievole nitrito come un segno di riconoscenza per la mia presenza. Davanti a lei sentivo cadere le mie difese, la mia diffidenza. Rampina aveva scosso la mia coscienza e la mia sensibilità. Evidentemente, a livello emotivo, la dinamica della sua nascita rappresentava, per me, un fatto eccezionale. In cuor mio sentivo che quell’essere indifeso, venuto al mondo solo poche ore prima, in circostanze climatiche proibitive, doveva avere una protezione speciale dall’alto. Le parlavo come a una bambina: –Devi bere il lattuccio, devi diventare grande, forte e bella come la tua mamma, così quei lupacci sempre affamati non potranno mangiarti.– Sembrava che mi capisse. Alzava la testa, mi guardava con i suoi grandi occhi. Tentai di versarle il latte in bocca con un piccolo imbuto, ma senza successo. Cercai, allora, di sollevarla per farla alzare in piedi. Lei, che aveva capito le mie intenzioni, fece ogni sforzo per tirarsi su. Le stavo vicino per sorreggerla. Smuoveva piccoli passi incerti e il suo zoccolo rampino non le era certo d’aiuto. Cercai dentro di me la forza ed il coraggio di mettere in atto quello che avevo in mente, pur consapevole del rischio di compromettere la situazione gravemente. Versai metà del latte nel secchiello e, con determinazione, vi immersi il muso di Rampina trattenendolo, in modo da costringerla a bere senza poter respirare. Allentai quasi subito la presa. Rampina tirò subito fuori la testa dal secchiello scuotendola, mentre deglutiva il latte e starnutiva per liberare le narici dal liquido. Quando le riavvicinai di nuovo il secchiello alla bocca, fu lei stessa ad immergervi il muso. Succhiò fino all’ultima goccia. Ripetei l’operazione con il resto del latte rimasto nella bottiglia. Sentivo le lacrime scendermi giù dalle guance. Non sapevo se stavo piangendo per la contentezza o per lo scampato pericolo di averla potuta soffocare. Forse ero commosso per entrambe le ipotesi. Comunque ero felice e Rampina lo era con me.
Chiamai Luigi al telefono, il quale, superati i primi attimi di incredulità, mi assicurò che sarebbe venuto su col trattore e rimorchio. –Porta altro latte!– mi raccomandai.
Durante l’attesa Rampina mi stava sempre appiccicata. Con la bocca cercava altro latte. Riuscivo a tenerla a bada con dello zucchero del quale ne avevo messo due bustine in tasca. Gliene davo a piccole dosi sul palmo della mano, ma lei, avida, ne faceva cadere buona parte a terra.

Rampina e i suoi primi passi

L’attaccamento affettivo di Rampina nei miei riguardi, diveniva man mano più morboso. Insomma, una sorta di dipendenza filiale come tra figlio e genitore. –Ehi, non sono mica tua madre io!– le sussurrai, accarezzando la sua bella testolona, ma lei, determinata, mi seguiva passo passo pur con qualche difficoltà a deambulare.
Hai un bel carattere tu! Sei dolce, simpatica e caparbia come tutte le femmine.– le dissi, mentre lei cercava la mia mano dal sapore zuccherino, con le labbra.
Luigi stava venendo su attraverso i campi, per fare prima ed anche per evitare di intaccare l’asfalto con i cingoli, sprovvisti di pattini, del suo vecchio trattore. Dopo averle fatto bere altro latte, caricammo Rampina sul cassonetto prendendola in braccio insieme. Lei si dimenava, protestava contro quella violenza, inconcepibile per il suo essere, per il suo orgoglio equino. Mi misi accucciato con lei sul cassone. La tenevo abbracciata per il collo e lei, furbetta, si faceva accarezzare dolcemente. Luigi mise in moto e… via verso casa, verso la salvezza.

Fine del secondo episodio
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Valentino Di Persio
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