“Papà, non voglio fare la chemioterapia!” Il giudice olandese dà ragione al bambino.

David, il bambino di 12 anni, protagonista di questa drammatica e sconvolgente vicenda.

David ha solo 12 anni. E’un bel bambino biondo, con gli occhi azzurri ( vedi il video alla fine di questo articolo). Vive ad Hoorn, nei Paesi Bassi. Sei mesi fa è stato operato per un tumore al cervello; in seguito è stato trattato con la radioterapia, con ottimi risultati. Per terminare il percorso di cura i medici avevano proposto la chemioterapia. Ma il ragazzino si era rifiutato di farla. Secondo la legge olandese un minorenne, fra i 12 e i 16 anni, può scegliere come morire; ma con una decisione vagliata e presa insieme ai suoi genitori.

Amsterdam, 11 luglio 2017. Anche la Corte d’Appello ha deciso che David, 12 anni, può rifiutarsi di sottoporsi ad una cura chemioterapica, anche se potrebbe salvargli la vita. Il padre ricorrerà alla Corte di cassazione.

Il problema è che i genitori di David sono divorziati. E non sono d’accordo su niente: neanche sulle cure necessarie per il loro figlio. La madre ha subito appoggiato la decisione del ragazzino, confidando piuttosto nella medicina alternativa; il padre voleva invece che David accettasse di sottoporsi alla chemioterapia, in quanto i medici avevano dichiarato che gli avrebbe dato una possibilità di guarigione del 75, 80%. Solo del 50% se rifiutava di continuare a curarsi.

A questo punto il giudice aveva levato loro la tutela del figlio. Due mesi fa il padre aveva fatto ricorso, ma era stato respinto dal tribunale di Alkmaar. Allora si era rivolto alla Corte d’Appello di Amsterdam la quale ieri ha sentenziato, ancora una volta, che David ha tutto il diritto di non accettare la chemioterapia e che nessuno può imporgliela. Il giudice A. Van Schotman ha motivato così il suo verdetto: “pur comprendendo i motivi e i dubbi del padre di David, non li considero comunque una ragione per non rispettare il volere del figlio. David è stato esaminato da uno psichiatra infantile, il quale afferma che è in grado di intendere e di volere. Secondo lui ha riflettuto a fondo sulla sua situazione e ha tratto le sue conclusioni con convinzione, lucidamente. Inoltre non è depresso. Pertanto, considerato che suo padre non ha portato motivazioni sufficienti per opporsi a questo giudizio professionale, David non può essere costretto a fare una cura che non vuole”.

La Dottoressa Martine de Vries, specializzata in pediatria e medicina etica ha commentato che è ovvio che il ragazzino, dopo aver vissuto il dramma per la diagnosi del tumore al cervello, e a causa delle sofferenze legate all’operazione e alla radioterapia, si sia sentito debilitato e forse demotivato; è stato un percorso pesante, anche a livello emozionale. Proprio per questo per lui era fondamentale l’appoggio dei genitori, il comunicare con loro, prima di fare una scelta così gravosa e definitiva.

Ma i genitori non andavano d’accordo, e, invece di pensare al bene del loro figlio, hanno continuato a litigare; così è intervenuto un giudice a risolvere il problema, arrivando ad una sentenza inquietante, assurda, che addirittura dà la possibilità ad un ragazzino di opporsi ad una cura chemioterapica. Sicuramente a 12 anni si è in grado di intendere e di volere, ma, ripeto, parliamo sempre di un bambino! A questa età non si può guidare un motorino ma si può scegliere di morire! Il portavoce del tribunale, a cui un giornalista, dopo la sentenza, ha chiesto se la trovava giusta, ha risposto, diplomaticamente: “è una sentenza in linea con la legge”.

E allora… forse bisognerebbe pensarci bene prima di fare delle leggi con poteri decisionali sulla vita e soprattutto sulla morte di un essere umano, le quali, sia che vengano applicate alla lettera, come in questo caso, sia che in seguito vengano interpretate “troppo liberamente”, possono rivelarsi pericolose. Come sta sempre più accadendo nei Paesi Bassi dove di recente alcuni medici, prima sostenitori della legge per l’eutanasia ed il suicidio assistito, ora cominciano a ripensarci. Di recente hanno pure lanciato una petizione in cui invitano i colleghi a non applicarla a dementi e pazienti con patologie psichiatriche.

Londra, il piccolo Charlie Gard, sul cui destino si deciderà domani.

Ultimamente ha fatto il giro del mondo il caso del piccolo Charlie Gard, inglese, di 10 mesi, che ha scarse possibilità di sopravvivenza a causa di una grave e rara patologia, già con danni cerebrali, a cui, contro il volere dei genitori, i medici vogliono staccare la spina del respiratore che lo tiene in vita, appoggiati da una sentenza del tribunale. Ricordiamo che l’ospedale sino ad ora ha persino negato al papà e alla mamma di Charlie di portarlo a casa, a morire nella culla che avevano preparato per lui, nel suo nido. Domani, giovedi 13 luglio, sarà comunicata la decisione definitiva sulla sorte del bimbo inglese. E per David?

Per David si dovrebbe continuare a lottare, senza rassegnarsi, come sta facendo suo padre: perchè lui stesso continui a combattere e a sperare per la sua guarigione. Stringiamolo tutti virtualmente fra le braccia e facciamogli capire che deve andare avanti.

Vi lascio con questo video in cui potrete “conoscerlo”, anche se non capite quello che dice, perchè parla olandese. In esso David commenta la sua decisione, sostenendo di condividere una legge che permette ai bambini di “decidere liberamente su come vivere e sulla qualità della loro vita”.

Infine ecco il link ad un’intervista, sempre sulla storia di David, che mi ha fatto stamattina la bravissima giornalista Chiara Placenti, a Radio in Blu. Questa volta…in lingua italiana!
L’intervista comincia al minuto 13.40 del podcast.

Maria Cristina Giongo
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2 Responses to ““Papà, non voglio fare la chemioterapia!” Il giudice olandese dà ragione al bambino.”

  1. Maria scrive:

    Papà di Davide devi continuare a combattere!!!Non si può rimanere impassibile dinanzi ad una tragedia!!!IBisogna avere fiducia nei medici…se loro sono convinti che le probabilità di guarire deve crederci!!!Forza Davide..Ti stringo in un forte abbraccio!!

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