Il mistero della «Dama Bianca» dei monti Brandberg

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White Lady

«Quando verrà a visitare la nostra Dama Bianca dei Brandberg?».
Così, si narra, nei primi anni ’40 del secolo scorso J. Smuts, Primo Ministro della Repubblica del Sud Africa, invitò l’abate Henry Breuil a visitare la famosa pittura rupestre nei monti Brandberg, in Namibia, che allora era governata dai sudafricani.
Breuil (1877-1961), archeologo e antropologo francese, fu uno dei massimi studiosi di arte rupestre al mondo.
Egli passò diversi anni nell’Africa del sud compiendo studi sulla ricca arte rupestre; riguardo alla Dama Bianca commise, però, un errore d’interpretazione.

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Alba sui Brandberg

Già nel 1929 egli ebbe modo di osservare i disegni che nel 1917 R. Maack, un topografo tedesco, fece di una pittura rupestre in cui s’imbatté casualmente. Maack fu colpito da una figura bianca e nera che spiccava tra le altre e che egli descriveva come in stile Egizio-Mediterraneo.
Breuil, che in seguito visitò il sito nel 1947, ritenne che il dipinto fosse stato eseguito da viaggiatori provenienti dal Mediterraneo, viste le analogie che egli credette di notare tra la con raffigurazioni di atleti nella reggia di Cnosso e chiamò la figura «Dama Bianca».
In realtà già negli anni successivi la comunità scientifica internazionale liquidò come «spiegazione molto romantica» l’ interpretazione di Breuil e, di concerto anche l’opinione che la storia antica dell’Africa sub-sahariana fosse stata influenzata dalla civiltà mediterranea.

White Lady è in realtà uno sciamano dipinto più di 2000 anni fa, da un «bushman» in un affresco che raffigura una danza rituale o una scena di caccia.
Sul significato mistico-religioso delle pitture rupestri in Africa ho già scritto (articoli sul Cofanetto Magico di Aprile e Maggio 2014) e quindi non mi ci dilungo.
Più di un migliaio di pitture (tra cui la Dama Bianca) si trovano nei Brandberg, un massiccio roccioso rotondeggiante del diametro di circa 30 km situato non lontano dalla cittadina di Uis.
Nei Brandberg svetta anche la cima più alta della Namibia: Koenigstein a 2574 m s.l.m.

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La miniera abbandonata di Uis

Due parole su Uis.
Uis è una cittadina che crebbe dagli anni ’20 del secolo scorso fino a raggiungere prosperità negli anni ’50 grazie all’estrazione dello stagno (vi era la più grande miniera al mondo di estrazione dalla roccia).
Quando, negli anni ’90, il prezzo dello stagno scese fino a rendere poco economica l’estrazione, la miniera fu chiusa e la città vide un rapido declino nella popolazione.
Ora, grazie soprattutto ai turisti (vi è un distributore, spaccio e possibilità di alloggio), ha una popolazione stabile composta anche da pensionati che hanno acquistato villette a poco prezzo.

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La nostra guida davanti alla Dama Bianca

Per raggiungere la Dama Bianca ( una trentina di km da Uis) è obbligatorio servirsi di una guida locale.
Si cammina per circa un’ora durante la quale la guida illustra la storia della scoperta e descrive la vegetazione circostante.

L’affresco, composto di diverse figure di animali ed esseri umani, è ora protetto da una barriera per preservarlo dai danni causati dai turisti: infatti essi gettavano acqua sulla pittura per rendere sgargianti i colori che però erano dilavati e quindi resi ancor più pallidi, quando l’acqua evaporava.

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Tramonto sui Brandberg

E’ un bell’affresco, senza dubbio, ma non più bello di tanti altri da me visitati. L’interesse sta soprattutto nella curiosità suscitata dalla storia della sua scoperta ed interpretazione.
Comunque una visita alla Dama Bianca e ai Brandberg va inserita come tappa in un viaggio in Namibia non solo per la «Dama Bianca», ma anche per l’affascinante ambiente in cui essa si trova.

Testo e foto di Mauro Almaviva

Mauro Almaviva
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