Io sono Malala. La storia della “ragazzina-guerriera”, ferita gravemente durante un attentato alla sua vita, premio Nobel per la pace.

Con la sua penna lotta per l’uguaglianza e la libertà degli oppressi, per constrastare la violenza dell’estremismo religioso.

Malala Yousafrai, un grande esempio per i giovani che lottano pacificamente per la libertà e l’uguaglianza, contro la violenza ed il sopruso.

Nella nostra società spesso tendiamo a dare ogni cosa per scontata: a volte non pensiamo che, da qualche parte, ci siano persone che non godono degli agii e delle libertà di cui noi occidentali disponiamo. Molti, soprattutto tra i giovanissimi, non sono interessati a ciò che accade al di fuori delle rassicuranti mura domestiche, e non sanno che ci sono persone costrette a lottare per qualcosa che a noi pare scontato se non, addirittura, superfluo.

In fin dei conti in Occidente le persone possono vivere liberamente e possono plasmare, a loro piacimento, la loro esistenza: a nessuno viene impedito di perseguire pacificamente i propri obiettivi. Purtroppo tutto ciò non è possibile ovunque e la giovane Malala Yousafzai lo sa bene. Lei è nata in un luogo in cui le ricchezze e gli agii occidentali non esistono, un luogo in cui l’educazione, per le donne, è vista come un qualcosa di minaccioso che va assolutamente osteggiato. Malala dovette affrontare, assieme alla sua famiglia, il difficile scenario della valle dello Swat, in Pakistan, una zona occupata militarmente dai talebani: un gruppo innervato da un dannoso e violento integralismo religioso.

Malala, fin da piccolissima, nutrì il desiderio di acquisire nuove conoscenze, di ampliare i propri orizzonti, attraverso lo studio. Un desiderio che purtroppo venne più volte intralciato dalle folli convinzioni dei talebani: secondo loro le donne non avevano bisogno di essere istruite, il loro compito era quello di accudire e i figli e di occuparsi della casa. Nonostante le difficoltà la giovane Malala riuscì a frequentare la scuola: non voleva che le follie propugnate dagli integralisti condizionassero la sua vita e inoltre ella si impegnò subito a denunciare i vergognosi crimini del regime: a soli undici anni divenne celebre per il blog da lei curato per la BBC, nel quale mostrava le gravose condizioni alle quali dovevano sottostare gli abitanti di quello sfortunato distretto.

Malala viene soccorsa dopo essere stata ferita alla testa dai terroristi.

Purtroppo, a causa del suo coinvolgimento nella lotta contro i soprusi di questi gruppi estremisti, il 9 Ottobre 2012 venne ferita alla testa da dei terroristi mentre si trovava nell’autobus che la stava riportando a casa da scuola. La ragazza venne trasportata d’urgenza all’ospedale di Peshawar per essere operata e fortunatamente riuscì a riprendersi. Poco dopo l’attentato Ihasanullah Ihsan, portavoce dei talebani pakistani, ne rivendicò la responsabilità: secondo lui Malala rappresentava un pericolo, la sua influenza stava aumentando e inoltre, a suo avviso, incarnava gli ideali di quelli che egli definiva, assieme ai suoi accoliti, “infedeli”. Malala, tuttavia, non si diede per vinta e nonostante le minacce continuò imperterrita la sua battaglia per l’uguaglianza e la libertà degli oppressi, soprattutto sul fronte dell’educazione.

Malala, ormai, non doveva lottare solo per sé stessa ma anche per tutti coloro che erano tiranneggiati dagli estremisti; la sua storia e il suo coraggio,infatti, potevano essere di conforto e ispirazione a tutti coloro che vivevano situazioni simili alla sua e non poteva assolutamente permettere che le ingerenze dei terroristi avessero la meglio. La sua determinazione, a lungo andare, portò i suoi frutti: Malala venne invitata il 12 Luglio 2013, giorno del su sedicesimo compleanno, al palazzo di vetro (sede dell’Onu) e lì tenne un discorso riguardante l’importanza dell’istruzione: secondo lei, nel mondo, non si faceva abbastanza per permettere ad ogni bambino di accedere facilmente ad un’adeguata istruzione ed educazione. Emblematiche furono le frasi da lei pronunciate in quell’occasione, soprattutto l’ormai celebre: “ un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo”. E lei proprio con l’uso della penna, delle idee, vuole contrastare la violenza dell’estremismo religioso.

Malala, nonostante la giovane età, oggi è riuscita ad ottenere una visibilità non indifferente: le sue idee hanno conquistato i cuori e le menti di molte persone e negli anni la sua fama è cresciuta sempre di più , diventando una vera e propria icona politica e culturale. Uno degli avvenimenti che, sicuramente, contribuì a renderla ancora più influente fu la vincita del premio Nobel per la pace nel 2014, assieme all’attivista indiano Kailash Satyarthi. Ella fu premiata proprio per la sua dedizione alla battaglia atta a garantire un’istruzione adeguata a tutti i bambini. Nel 2014 uscì anche il suo libro: “io sono Malala”, un libro autobiografico nel quale lei illustra, con lucidità ed intelligenza, non solo i problemi affrontati nel corso della sua vita ma anche le sue vittorie e i suoi pensieri.

Malala Yousafzai, una giovane apparentemente come tante altre, dal temperato umile e gentile, ha in realtà tanto da insegnarci: la sua mente e le sue idee hanno ispirato, e ispirano tuttora, milioni di persone e grazie al suo esempio molti sono gli uomini e le donne che hanno trovato il coraggio di denunciare le ingiustizie e le violenze che hanno subito. Leggendo le sue dichiarazioni o il suo libro appare evidente la motivazione che si cela dietro al suo meritatissimo successo: tutti riescono ad immedesimarsi in lei.

Riescono a sentirla vicina perché, in fin dei conti, tutti noi potremmo essere come Malala; tutti noi potremmo affrontare, nel corso della nostra vita, prove difficili apparentemente insormontabili, che vengono poi superate grazie alla nostra forza di volontà. La differenza, infatti, sta nel riuscire a mantenere viva la luce della speranza e nel riuscire a credere, fermamente, nei propri mezzi e nei propri obiettivi, proprio come Malala. Lei ha lottato, ha creduto in sé stessa e alla fine ha trionfato.

Per questo è importante tenere a mente il suo esempio, per questo è importante avere un obiettivo e cercare, in tutti i modi, di portarlo a termine. La luce di Malala ha appena iniziato a brillare e scaldare gli animi di tutto coloro che non riescono, apparentemente, a trovare una via di fuga. Lei, attraverso le sue parole, ci ha ricordato che il potere di cambiare la propria vita risiede nelle nostre mani, anche nelle situazioni più drammatiche.

Marco Capriotti

MARCO CAPRIOTTI:
ha 24 anni, si sta laureando in scienze politiche e vive nelle Marche, a Grottammare. Ama i gatti, il cielo stellato, la musica e la letteratura.

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2 Responses to “Io sono Malala. La storia della “ragazzina-guerriera”, ferita gravemente durante un attentato alla sua vita, premio Nobel per la pace.”

  1. Elisa scrive:

    Brava, brava, brava; speriamo che sia sempre supportata da capi di stato,
    gruppi umanitari e chiunque possa darle un valido aiuto.
    Elisa

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