Intervista al biologo Francesco De Giorgio. Interagire con i nostri animali non significa dominare, condizionare, manipolare. Lasciamo all’animale tempo e spazio per studiarci.

Nistelrode (Paesi Bassi). 31 ottobre 2015. Una bella immagine di Francesco De Giorgio, specializzato in cognizione animale, etica e zooantropologia. Studioso e profondo conoscitore del mondo animale.

Oggi ho deciso di regalarvi un’interessante intervista ad un biologo italiano, il Dottor Francesco De Giorgio, che abita nei Paesi Bassi, specializzato in etologia (studio del comportamento), etica e zooantropologia: un’eccellenza nel campo.
Sono andata a trovarlo nella sua fattoria a Nistelrode, un paese al sud dell’Olanda, dove abita e tiene corsi ad alto livello sulla conoscenza del mondo animale. Francesco De Giorgio ha 50 anni ed è nato a Portici (in provincia di Napoli). Ha studiato biologia all’Università di Parma, con il grande etologo Danilo Mainardi, con cui ha sempre mantenuto contatti. Ha viaggiato molto per i suoi studi e le sue ricerche scientifiche, visitando la maggior parte dei Paesi Europei; oltre all’Africa del nord e agli Stati Uniti d’America.

Nistelrode (Olanda), autunno 2015. Uno scorcio della fattoria dove il Dottor De Giorgio abita e lavora insieme a sua moglie Josè e ai loro animali.

E’ sposato con José, una bella donna olandese di 40 anni, nata ad Haarlem, che divide con lui la stessa passione. Quella passione per il mondo animale che con il tempo è diventata una vera e propria missione. Josè è laureata in ingegneria gestionale. E’ specializzata nella gestione del cambiamento e docente di zooantropologia.
Intanto che il Dottor De Giorgio terminava una sessione con un cane Corso di 5 mesi ho posto alcune domande a Josè.

Nistelrode (Olanda). Un intenso primo piano di Josè De Giorgio Schoorl, durante l’intervista. Alla mia domanda se hanno bambini ha risposto: “no, non abbiamo figli”. Poi, girando lo sguardo verso i suoi animali ha aggiunto: “la nostra famiglia allargata è questa”. Foto di Maria Cristina Giongo

Che cosa significa lavorare nella gestione del cambiamento?
Significa essere coinvolti nel cambiamento più speciale che esiste al mondo: quello della natura. Per me racchiude la particolarità di poter facilitare ed aiutare l’umano nel contatto con gli altri animali e viceversa. In questo momento mio marito sta facilitando ad un cane Corso un processo di apprendimento nello sviluppare un’azione socio cognitiva con l’umano che vive con lui. Noi pensiamo che l’animale non debba essere addestrato, in quanto processo discutibile dal punto di vista animale. Insegniamo piuttosto a coesistere: all’umano che vive con il cane o altri animali, diamo gli strumenti per agevolare l’ apprendimento .Gli “ umani” si focalizzano sul controllo, quando invece è necessario mirare alla coesistenza, al vivere insieme all’animale. In poche parole questo è il senso e lo scopo dei corsi che teniamo.

Chi partecipa ai vostri corsi?
Tutti coloro che vogliono acquisire conoscenza dell’animale. Ci sono veterinari, persone che hanno fattorie, ma anche privati.

E ottengono un diploma?
Sì, ma questo non significa che conoscono tutto subito. Si tratta di un primo passo, anche perchè la formazione personale rappresenta un processo continuo.

Nistelrode (Olanda), 31 ottobre 2015

Terminato il suo lavoro, l’intervista è andata avanti con Francesco De Giorgio.

Dottor De Giorgio; quanta confusione nel campo dell’approccio al proprio animale domestico! Ci sono troppe teorie, spesso contrastanti. Il cane va punito se sporca, dominato altrimenti non ti ubbidisce, oppure lasciato libero di fare quello che vuole?
Il mio punto di vista è che entrambi possono coesistere in un dialogo, in un interscambio relazionale di apprendimento. Il pensiero addestrativo ha fatto il suo tempo, ormai, come un prodotto scaduto.

Allora, per “educare” il nostro animale domestico dobbiamo lasciarci guidare dall’istinto o dalle regole?
Dall’istinto cognitivo. Non emotivo. Come ho scritto nel mio ultimo libro si deve entrare in una nuova dimensione dove le relazioni sono libere da tensioni; per cui non ci sono leadership o altre forme di controllo. Un animale apprende quando diventa proprietario del suo proprio apprendimento. Altrimenti tutto diventa “qualcosa”
di estremamente passivo dal punto di vista del cane.

Un altro tema importante è quello inerente la sofferenza dell’animale; quando si deve intervenire applicando l’eutanasia?
Eutanasia è differenza fra benesssere e qualità di vita. Anche nel campo animale ci può essere godimento della vita sia pur in stato di difficoltà. Io assisto umani che hanno cani con diverse abilità. La prima cosa che faccio è quella di facilitare al cane il vivere nella sua soggettiva vitalità.

Questo vuol dire, a livello pratico….?
Significa che gli facilito l’apprendimento per esempio nello stare nella carrozzina, dando supporto all’umano che vive con lui di esperenziare diverse modalità di coesistenza.

Se per esempio un cane di grande taglia, anche giovane, soffre di artrosi e non può più correre per ore in un bosco, che vita fa relegato a casa, spesso nella sua cuccia o compiendo solo dei brevi giri intorno alla casa?
Innanzitutto ci sono terapie di sostegno per questo tipo di patologie; in secondo luogo bisogna capire il significato di benessere per un cane, per quel cane. L’importante è che abbia esperienza del bosco; che l’annusi ( l’olfatto è molto importante!), che ne faccia conoscenza. Questo è il discorso pratico che si deve portare avanti con un cane diversamente abile: esso deve farsi un’idea cognitiva delle sue capacità, di cui tener conto.

In uno dei suoi scritti Lei lancia l’invito a lasciare l’animale “riflettere”, in modo da poter elaborare le informazioni di vita ricevute o accomulate. Gli animale pensano?
L’approccio cartesiano per cui l’essere può essere considerato pensante soltanto quando parla, non esiste se si fa riferimento al mondo animale. Tuttavia io dico: sì, gli animali pensano. Ma pensano come se stessi. Il cane è di per sè un animale individuale con una sua realtà soggettiva, e soggettivi pensieri.

Nel suo libro, The cognitive horse, Il cavallo cognitivo (edizione Amazon) ho letto una frase molto interessante, in cui si evince che la sua teoria getta una nuova luce sulle recenti credenze e abitudini attualmente in voga nella relazione, per esempio, con i cavalli (ma anche con il cane). In poche parole apre le porte alla percezione dei cavalli da un diverso punto di vista: il loro.
Non c’è cosa migliore, per spiegare un concetto… che viverlo anche in pratica, sperimentandolo di persona. Le rispondo quindi a questa domanda invitandola a fare lei stessa un’esperienza diretta su quanto ho appena detto…. con i cavalli che vivono qui. Prenda il suo blocco degli appunti. Andiamo insieme da loro. E continuiamo l’intervista nel loro campo. Sono cavalli che vivono insieme. Sono un gruppo familiare e sono cresciuti senza subire alcuna forma di addestramento.

In questo modo è cominciata la mia conoscenza con i cavalli che vivono con il Dottor De Giorgio, “spezzando”, che sta a dire, lasciamo che il cavallo ci studi, dandogli spazio e tempo per farlo. Così è avvenuto. E’ stata Marea, una bella cavalla di 8 anni che ha iniziato ad avvicinarsi a me, sempre mangiando. Brucava l’erba e piano piano si dirigeva nella mia direzione. Mentre Francesco mi spiegava che per i cavalli noi siamo presenze interessanti, che dialogano con la loro curiosità.

Marea in quel momento si chiedeva chi fossi, che cosa scrivessi sul mio quaderno. Sin dal primo momento sono stata invitata a stare in ginocchio, in modo che essa potesse osservarmi meglio, Alla mia domanda come mai avanzava verso di me ma sempre mangiando, senza alzare il capo, la risposta è stata che…. anche “noi umani a volte ceniamo dialogando!.” Questo non voleva dire che non continuasse ad osservarmi con attenzione, quindi. Infatti dopo un po’ è arrivata vicino a me, e quando ho appoggiato il taccuino a terra, ha cominciato ad annusarlo.

Più avanti si trovava un recinto con i cavalli maschi. All’inizio Francesco mi ha detto che era meglio stare a distanza, non perchè potessero diventare pericolosi ma in quanto più fisici nell’interazione e quindi, come avviene fra uomini, il cavallo potrebbe assestarti una…virile “manata sulla spalla”! Lui li paragona a guerrieri spartani.

In seguito, avendo constatato che i suoi cavalli (oltre a Marea anche Ninfa, Pioggia, Topazio, Onda e altri) avevano accettato la nostra presenza (quella del fotografo e mia), ci ha fatti entrare comunque nel loro recinto; chiedendo però la presenza di sua moglie Josè, e domandando a me di camminare con lui sottobraccio. Ancora una volta ho notato che i cavalli sono cognitivi ed hanno bisogno di tempo per elaborare le loro informazioni.

E’ stato molto interessante osservare l’approccio di José a Sparta, il modo di condividere la sua attenzione, di esperenziarsi nel gioco …per il piacere di entrambi. Senza forzature di nessun genere.

“Possono esprimere quello che vogliono”, ha detto Francesco, “ma non bisogna interrompere la loro dinamica”. Nel frattempo Josè si era messa a giocare con il più “ ribelle” del gruppo, e lui con lei; divertendosi con il suo scialle e lasciandosi persino coccolare. Ma sempre con un occhio rivolto a noi, per studiare il motivo della nostra presenza nel loro ambiente naturale.

Il contatto è stabilito.Il cerchio dell’interazione è completo. L’ospite è stata accettata dal cavallo, che si stringe a Francesco con fare giocoso, fiducioso e libero da qualsiasi tensione.

Dopo questa interessante e speciale intervista ho capito perchè Francesco De Giorgio preferisce occuparsi del mondo equino e non di quello equestre, di quello canino e non di quello cinofilo. In quanto a lui interessa conoscere l’animale libero da condizionamenti, sia pur in un rapporto di convivenza con l’umano.
Come scrive nel suo libro, proprio per aprire le porte alla percezione dei cavalli (e degli altri animali) da un diverso punto di vista: IL LORO.

Maria Cristina Giongo
CHI SONO

Il servizio fotografico è di Hans Linsen

Link al sito del dottor Francesco De Giorgio, in italiano, inglese ed olandese; cliccare sulla riga colorata per aprirli.

http://www.learning-animals.org/it
http://www.learning-animals.org/nl
http://www.learning-animals.org/en

Per ulteriori informazioni potete scrivere a info@learning-animals.org

Vi ricordo inoltre che Il Dottor Francesco De Giorgio e la moglie José De Giorgio Schoorl, lavorano con percorsi di formazione pratici e teoretici anche via online (tramite Skype); con l’Inghilterra, Germania, Francia, Spagna, Kenia.

Proibita la riproduzione del testo e delle fotografie senza citare autore e fonte di provenienza.
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3 Responses to “Intervista al biologo Francesco De Giorgio. Interagire con i nostri animali non significa dominare, condizionare, manipolare. Lasciamo all’animale tempo e spazio per studiarci.”

  1. Elisa scrive:

    Bello, bellissimo e, per la poca esperienza che purtroppo posso avere con gli animali, del tutto condivisibile.

  2. noemi scrive:

    una visione molto interessante.. sopratutto con i cavalli ai quali faccio davvero fatica ad avvicinarmi..

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