Un racconto di Pietro Pancamo: “Succederà”

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Pieter Bruegel il Vecchio, Il trionfo della morte

 

Da lunghissimi, imperterriti anni l’Inferno è solo un grande paesaggio brullo e polveroso. Infatti Satana se n’è andato: si è stabilito sulla Terra, abbandonando i vecchi locali.
È vuoto l’Inferno, tutto spento: senza più baldoria di peccati e vendette. Adesso la perfezione del Male è in Terra.

L’identikit della malvagità ha per connotati un paio di corna adunche, gli occhiali neri da sole e un ghigno felice.
Perché i diavoli amano il fuoco quanto amano l’Inferno e cercano di ricreare il loro habitat naturale incendiando e abbrustolendo: così (dopo aver sparpagliato benzina in abbondanza su alberi, palazzi, macchine, uomini, edicole, chioschi, cravatte, lasagne, contadini, psicologi e calzette) gettano cerini accesi per strade e continenti, suscitando esplosioni molto concitate. Ma soprattutto ustioni sanguinanti. E roghi incandescenti, sterminati, luccicanti!


 

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Buonamico Buffalmacco, Il trionfo della morte

 

“Che belli!”, esclamano i demoni eccitati. E intanto il mondo si consuma, piagato di fiamme.
“Evviva!”, esultano i diavoli, che per non abbagliarsi osservano le vampe attraverso lenti scure. Nel frattempo, scambiandosi sorrisi soddisfatti, si scuotono per le corna con gesti d’allegria.
“Ah, magnifico: che fuoco stupendo!”, e si baciano in volto, mentre sulle loro guance la pira immensa che la Terra sta diventando, provoca un sudore denso, mellifluo, pesante.
La perversione eclettica di questi mostri incalliti, non conosce limiti. Ed è cinica, spietata. Si son portati dietro, ad esempio, le anime dannate. E non sapendo dove metterle, le hanno crocifisse per le mani e per i piedi alle rocce dei monti, servendosi di grossi chiodi arrugginiti e sporgenti. Che utilizzano poi come comodi appigli, quando decidono (per tenersi in forma) di farsi una gitarella per le Alpi arrampicandosi qua e là. Ed ecco allora demoni atletici e scalatori che si issano su per cime e vette, aggrappandosi saldamente ai chiodi per l’appunto, ma anche (se capita ed aiuta) alle braccia, alle gambe e alle teste dei poveri spiriti, appesi e trafitti.
Dal canto loro le città e le campagne, popolate da rari superstiti, sfuggiti al falò in cui la Terra gradualmente si converte, sono invase da particolari demoni, muniti di patente. È possibile vederli, pimpanti e spigliati, alla guida di buffi furgoncini piccoletti, ciascuno dei quali dotato di un rimorchio scoperto e angusto. Nonché stracolmo d’anime peccatrici che, simili per consistenza –non per forma– a fragili e friabili nembi temporaleschi, gemono di dolore ininterrotto, dal momento che lo spazio insufficiente e stretto le stritola senza tregua. Son talmente pigiate e compresse, che alcune scoppiano. E dai loro corpi eterei –esplosi e sbrindellati– subito fuoriesce il male che han compiuto prima di morire. Si tratta (cosa orrenda) di un liquido ingannatore che sgorga e sprizza –sotto forma di sangue melmoso– con lo stesso impeto epilettico dei fulmini e che, a dispetto del colore cupo e deforme, spande intorno un profumo fragrante: la tentazione.
I demoni patentati, dai cattivacci che sono, scarrozzano quest’aroma traditore, imbroglione e ciarlatano in giro per cascine, paeselli, piazze, viali, boschi diroccati dal fuoco e metropoli.
Così facendo, oltre a raggiungere il loro scopo (turbare le narici degli uomini ancor vivi), ottengono pure di creare, come corollario imprevisto e inevitabile, un traffico eccessivo e intenso di furgoncini ingorgati. Nelle file immobili, che intasano specialmente le città, resta qualche volta imprigionato Satana stesso, al volante del suo camion personale (essendo il re dei diavoli, ha preteso per sé un furgone un po’ più grande, per portare le anime a spasso).
Ebbene, mentre aspetta che la circolazione riprenda e si sblocchi, egli si guarda intorno dai finestrini e gioisce per il trionfo del Male (ovunque demoni che incendiano e distruggono, uomini che cedono alla tentazione!). Giocondo e contentone, scatena il suo entusiasmo premendo sul clacson. E quando il traffico ricomincia a muoversi, non trascura d’investire qualche pedone, tanto per procurargli una fine crudele, dolosa e compiaciuta.

Da secoli, dunque, l’Inferno è un vacuo paesaggio, dove il termine “vacuo” sta a significare “brullo e polveroso”.
Tra le ceneri dei fuochi eterni, estintisi per sempre, sorgono ora conventi di monaci emigrati. Infatti solo all’Inferno c’è adesso la tranquillità, adatta agli esercizi spirituali: e i frati han deciso di trasferirsi allora, e di traslocare le loro masserizie liturgiche proprio lì, nelle bolge deserte. Dove trascorrono il giorno vestiti del saio, tenendo la speranza stretta nel cuore… e nella dolce, inutile preghiera.

Pietro Pancamo
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33 Responses to “Un racconto di Pietro Pancamo: “Succederà””

  1. Maria Luisa scrive:

    Ma che bellissimo racconto !
    il demonio si cela sotto le più svariate sembianze e ,come dice Papa Francesco mai è scacciato via per sempre, soltanto l’ultimo giorno lo sarà…..

    • Pietro Pancamo scrive:

      O forse verrà redento anche lui… Il male è prevedibile, si sa. Ma il bene è imperscrutabile.
      Grazie di nuovo per i tuoi tanti commenti, cara Maria Luisa.

  2. Cristiano scrive:

    Da anni mi sono tirato fuori dal traffico satanico. Mi sento un po’ monaco cavalcando la mia bicicletta: una sorta di trascendenza urbana.

    • Pietro Pancamo scrive:

      E io, all’imbrunire, cammino da eremita per i boschi. Come vedi ci somigliamo, caro Cristiano.
      Grazie d’aver pedalato per di qua e d’essere passato a trovarmi.

  3. Maria Luisa scrive:

    a tutti noi piacerebbe uscire dal caos! Ci vuole coraggio per andare contro corrente, e saper rinunciare alle “comodità “( ????) alle quali ormai , pare non possiamo rinunciare

  4. susy pagliaro scrive:

    Un racconto dalle tinte fosche e drammaticamente attuale, alla luce dei terribili accadimenti parigini di ieri. Sembra davvero che il Male domini la terra e che la speranza sia solo un miraggio. Dal canto mio ,però, voglio ancora credere nella possibilità dell’ Amore…Il racconto di Pietro sia allora un monito, la visione drammatica della fine dell’ umanità se continuerà a camminare sui sentieri dell’ odio, della vendetta e del potere. ‘ La meta del viaggio della vita sia l’ AMORE’!

    • Pietro Pancamo scrive:

      E l’amore dov’è? Speriamo che non sia morto in croce, speriamo che sia risorto insieme con Gesù… e che, quindi, esista ancora da qualche parte.
      Grazie per le tue parole sempre così toccanti, carissima Susy.

  5. Maria Luisa scrive:

    Alla luce degli ultimi avvenimenti, che ci hanno sconvolto, il tuo racconto è sembra una tragica premonizione che ci fa riflettere….. Resta l ‘amara consapevolezza che poco o nulla il singolo può fare.Ai potenti è demandato l’onere di decidere……

    • Pietro Pancamo scrive:

      È una responsabilità che i nostri potenti rifiutano: prova ne sia che invece di imitare la Francia (e di reagire dunque perentoriamente e senza compromessi sia al terrorismo che all’allarme attentati) se ne stanno lì a guardare. Però lo fanno in maniera assai artistica e originale, ci mancherebbe! Come ci ha spiegato Renzi, ben presto avremo, per le strade d’Italia, la videosorveglianza creativa con regia di Nanni Moretti. (Non mi stupirei se alla prossima Mostra del cinema di Venezia, venisse istituita la categoria “Miglior filmato di videosecurity”).

  6. Maria Luisa scrive:

    Alla luce degli ultimi avvenimenti, che ci hanno sconvolto, il tuo racconto sembra una tragica premonizione che ci fa riflettere….. Resta l ‘amara consapevolezza che poco o nulla il singolo può fare.Ai potenti è demandato l’onere di decidere……

  7. laura e maria teresa scrive:

    Forse è possibile eliminare anche l’inferno terrestre: basterebbe abbandonare sia l’abito del diavolo sia quello del monaco per indossare sia pur faticosamente l’abito dell’uomo vero.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Quello dell’uomo vero è lo stesso abito di Gesù: lo indossò per scendere qui sulla Terra, ma dato che le staffilate, le spine e i chiodi lo consumarono e bucarono peggio delle tarme, nessuno da allora ha più voluto metterlo. No, sfoggiarlo non sarebbe stato chic affatto!
      Grazie per le vostre considerazioni così profonde, carissime Laura e Teresa.

  8. Santina. P scrive:

    La vita è una sola e…se tutti se ne rendessero conto, non esisteva tanta cattiveria, tanta malvagità e falsità. Non resta che sperare un mondo migliore. Ciao Pietro☺

  9. Marisa B. scrive:

    “…soffia il vento di un vuoto gelido e vertiginoso, illimitato e senza confini” (Dostoevskij).
    I demoni non sono né all’inferno né sulla terra. I demoni sono gli uomini, misura di tutto il male e di tutto il bene del mondo.

    • Pietro Pancamo scrive:

      La tua è una bellissima intuizione, cara Marisa! Forse gli angeli caduti siamo proprio noi.
      E cadendo abbiamo battuto forte la testa. Così ci sono spuntati due bei bernoccoli: le corna…
      Chiedo scusa per l’amena facezia. Ogni tanto si avverte il bisogno di tirarsi un po’ su… (Per riavvicinarsi al cielo, magari?).
      Grazie per la tua assidua presenza.

  10. Anna Maria Benussi scrive:

    Interessante racconto che rappresenta in modo realistico la nostra situazione direi “abituale”. Purtroppo siamo talmente assuefatti ad una vita così poco umana, da non riuscire nemmeno più a considerarla diabolica.
    Ottima narrazione!

    • Pietro Pancamo scrive:

      L’unica cosa veramente diabolica, per non dire italiana, è il politicamente corretto. Mi spiego meglio: scadere nel politicamente corretto è umano, rimanervi e sguazzarvi è italiano.
      Grazie, cara Anna Maria, per aver contribuito al dibattito.

  11. Marisa G. scrive:

    Racconto terribile che, peraltro, rispecchia bene la situazione che stiamo vivendo. D’altra parte , se guardiamo al passato, situazioni terribili si sono alternate con altre più vivibili: penso che nonostante i fatti terribili cui assistiamo non dobbiamo stancarci di SPERARE e, soprattutto, di continuare ad alimentarci con l’AMORE , unico sentimento che ci aiuta a scacciare il pessimismo. Comunque GRAZIE,come sempre per queste importanti occasioni di riflessione!

    • Pietro Pancamo scrive:

      Sono davvero lieto di risentirti, cara Marisa!
      La speranza, che sempre ci guida e ci sostiene, è costretta al superlavoro coi tempi che corrono. Ahimè, se a un tratto si stancasse e decidesse di pensionarsi, non avremmo più scuse: a quel punto dovremmo rivolgerci per forza al coraggio… E sarebbe una cosa così poco italiana, così poco pigra –e così aliena, insomma, al politicamente corretto– che ci vergogneremmo di noi, probabilmente.

  12. laura e maria teresa scrive:

    L’ODIO.Una forma di estasi amorosa gli deforma il viso. Capace, sveglio, molto laborioso.In ogni istante è pronto a nuovi compiti. Se deve aspettare, aspetterà.Lo dicono cieco. Cieco? Ha la vista acuta del cecchino e guarda risoluto al futuro-lui solo.(W.Szymborska) Non è diavolo anche questo?

    • admin scrive:

      Sono d’accordo con te. Il diavolo è l’odio. L’odio deforma i cuori, le anime, i pensieri, persino il viso di chi odia. Come la gelosia, la cattiveria, l’invidia condotta all’estremo, patologica. Non c’è bisogno di cercare oltre. Il diavolo è questo.

    • Pietro Pancamo scrive:

      Ai cattivi, tutto va sempre liscio come “l’odio”, a questo mondo…

  13. Luciana Imperato scrive:

    Come giustamente ha detto Sartre “L’enfer c’est les autres”.
    Spero, questa volta, di riuscire a mettermi in contatto cn te.
    Luciana

  14. laura e maria teresa scrive:

    Rileggendo il racconto mi sorge un dubbio angosciante:sono io il diavolo?(Anche se non mi arrampico sulle Alpi e non sono patentata)

  15. Elena scrive:

    il tuo racconto mi ha fatto venire in mente la famosa frase di Edmund Burke che cito:”tutto ciò che è necessario per il trionfo del male è che gli uomini di bene non facciano nulla”

    • admin scrive:

      Ben detto, Elena!

    • Pietro Pancamo scrive:

      Mai osservazione fu più giusta e pertinente della tua, cara Elena. La Francia ha scatenato l’aviazione; invece l’Italia (che vuol fare la paladina dell’arte e della cultura) la banda interforze. Ciò significa che quando gli attentati cominceranno a proliferare anche da noi, ai colpi di kalashnikov risponderanno, tonanti, i colpi di tamburo e di grancassa. Eh sì, cara Elena, hai proprio indovinato: è l’inanità che rischia di condannarci.

  16. Letizia scrive:

    Riletto ora il racconto risulta profetico. Solo gli artisti possono captare i segnali del futuro nascosti nel quotidiano!

    • Pietro Pancamo scrive:

      La ringrazio di cuore per i complimenti, cara Letizia.
      Io mi accontento della mia onesta fantasia. Le profezie le lascio volentieri ai poeti fanfaroni di Milano, tutti graniticamente convinti di essere gli eletti e gli illuminati.

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